L’AUSTRALIA È RIMASTA AGGANCIATA AGLI STATI UNITI

DiOld Hunter

22 Agosto 2024

Di Leonid Savin per Oriental Review – traduzione a cura di Old Hunter

Il Paese ha istituito un Cyber ​​Command e sta rafforzando la cooperazione con Washington.

L’ Australia occupa un posto speciale nella geopolitica globale. Nonostante le dimensioni del paese, non ha maipartecipato attivamente alla definizione dei processi politici globali, agendo come appendice del Regno Unito e poi degli Stati Uniti. Ora, nel contesto del mutevole equilibrio globale del potere e del crescente confronto tra Stati Uniti e Cina, l’Australia sta diventando un lontano cortile di Washington, che sarà utilizzato dal Pentagono come roccaforte strategica nella regione del Pacifico.Il 9 agosto è stato annunciato che il Paese aveva istituito un Cyber ​​Command. Joint Cyber ​​Unit, Fleet Cyber ​​Unit, 138 Signal Squadron, 462 Squadron e 1st Joint Public Affairs Unit sono ora tutti confluiti nel Cyber ​​Forces Group. È prevista per il futuro la creazione di una Joint Data Network Unit dal suo precedente ruolo di task di supporto operativo. Il Cyber ​​Command è affiancato dalla Cyberspace Operations Division, dalla Joint Capabilities Division, dalla Strategic Military Effects Branch e dal personale ADF impiegato nell’Australian Signals Directorate. Il dominio cyber comprende il cyberspazio e lo spettro elettromagnetico. La guerra cognitiva e dell’informazione, correlata al lavoro del nuovo Cyber ​​Command, riguarda avere capacità e produrre effetti all’interno dell’ambiente informativo, che comprende tutti e cinque i domini: nell’applicazione del potere militare, oltre al dominio cyber, è anche marittimo, terrestre, aereo e spaziale. Qualcosa di simile, ma molto prima, era stato già fatto dall’esercito statunitense. L’istituzione dell’Australian Cyber ​​Command è stata preceduta dall’addestramento informatico Blue Spectrum a luglio, che si è svolto assieme a militari degli Stati Uniti e del Giappone. L'”ospite” formale delle esercitazioni è stato il comandante della Information Warfare Force Captain Catherine Gordon, e le manovre si sono svolte sotto gli auspici dell’iniziativa Trilateral Maritime Information Warfare Working Group. Il compito principale è consistito nel sincronizzare tattiche, tecniche, procedure, flussi di lavoro e il lessico informatico della difesa, attraverso la risposta agli incidenti della tecnologia operativa marittima. Secondo le dichiarazioni ufficiali, queste manovre sono state un altro passo per rafforzare la partnership e l’efficacia inter-operativa nella conduzione di operazioni di guerra informatica. Inoltre, all’inizio di agosto, è stato annunciato che l’Australia avrebbe lanciato la Defense Digital Engineering Strategy per accelerare i processi di riorganizzazione delle capacità dei dati e degli strumenti di gestione. È importante notare che i programmi di trasformazione digitale vengono implementati sotto gli auspici del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e non dell’Australia, il che indica ancora una volta che Canberra non è diventata solo un partner minore degli Stati Uniti, ma è effettivamente gestita da questi per i loro interessi geopolitici. E l’istituzione dell’Australian Cyber ​​Command è stata effettuata con l’assistenza diretta del Pentagono. Il ministro della Difesa australiano Richard Donald Marles ha confermato l’attuale concordato con gli Stati Uniti durante le ultime consultazioni ministeriali, svoltesi all’inizio di agosto a Washington.

Il ministro a specificato che oltre all’attività sulla linea AUKUS e all’ordinativo di sottomarini nucleari di classe Virginia agli Stati Uniti, verrà organizzata la produzione congiunta di missili Precision Guided Strike, noti come PrSM, inoltre verranno avviate altre iniziative bilaterali, tra cui il dispiegamento a lungo termine delle forze armate statunitensi in Australia in nuove località (in altri termini, l’espansione della rete di basi militari statunitensi).

Allo stesso tempo, in un’intervista, quando gli è stato chiesto “In relazione alla minaccia di aggressione cinese come acuto problema per il vostro governo, qual è a questo riguardo la sua percezione del maggiore rischio?”, Marles ha evitato una risposta diretta, dicendo che “abbiamo cercato di stabilizzare il rapporto con la Cina e abbiamo avuto un certo successo in questo. Parte di ciò, una sua parte fondamentale, da un punto di vista della sicurezza è stata la ripresa del dialogo sulla difesa. Non risolverà i problemi di fondo tra i nostri due paesi, ma si spera che significhi che comprendiamo meglio i comportamenti reciproci e il nostro punto di vista militare”. Ovviamente, stiamo parlando del punto di vista non solo dell’Australia, ma anche del suo fratello anglosassone più anziano nell’AUKUS e della coalizione Five Eyes (FVEY), e la posizione degli Stati Uniti sulla Cina è abbastanza chiara: bloccare la crescita del potere della Cina e limitare ovunque la sua cooperazione con altri Paesi. Oltre a varie restrizioni nelle sanzioni e una maggiore presenza militare nelle immediate vicinanze della Cina, Washington sta lavorando a nuove misure. Ad esempio, negli Stati Uniti, gli esperti militari osservano che “gli Stati Uniti devono adattare e riorganizzare le proprie strategie e istituzioni per affrontare la sfida, adottando una filosofia di priorità basate sul rischio in tutti i fronti. I leader dovrebbero dare priorità alla limitazione degli scambi economici con la Cina in aree che toccano infrastrutture critiche, resilienza nazionale e capacità di combattimento, riconoscendo la natura in evoluzione dell’approccio strategico della Cina a questi settori. In secondo luogo, ci sono aree in cui gli obiettivi economici e di sicurezza degli Stati Uniti non sono allineati. Per favorire l’allineamento, la Casa Bianca potrebbe nominare uno zar della sicurezza economica che organizzi lo sviluppo di una strategia di sicurezza economica nazionale stabilendo obiettivi strategici e coordinando l’uso di strumenti come i controlli sulle esportazioni e le sanzioni. Lo zar potrebbe anche guidare i tentativi per approfondire la collaborazione con alleati e partner per sviluppare valutazioni sulle minacce condivise e strategie per la ricerca, lo sviluppo e gli investimenti in tecnologie strategiche. In terzo luogo, gli Stati Uniti e le altre democrazie devono affrontare la lacuna critica nella sicurezza della ricerca per quanto riguarda il trasferimento delle conoscenze nella ricerca fondamentale, che le attuali politiche incentrate sul trasferimento tecnologico spesso trascurano.. Questa svista è particolarmente pericolosa nel contesto della fusione militare-civile, dove collaborazioni scientifiche apparentemente benigne possono contribuire alle capacità militari della Cina. I partenariati e gli scambi di informazioni tra governo, industria e università saranno essenziali per colmare le lacune della ricerca in materia di sicurezza”. Ecco perché Washington reagisce in modo estremamente negativo a qualsiasi attività cinese, che si tratti di nuovi accordi commerciali con qualsiasi paese o del suo successo nelle costruzioni navali. E l’Australia sembra svolgere un ruolo sempre più importante per dissuadere la Cina, concedendo i suoi beni e il suo territorio agli StatiUniti e seguendo le ulteriori istruzioni della Casa Bianca e del Pentagono .

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