I CANTIERI DI DONALD TRUMP (1/2)

DiOld Hunter

17 Aprile 2025
Il presidente Donald Trump agisce più velocemente degli altri leader politici della stessa generazione. In dodici settimane ha travolto l’imperialismo americano a vantaggio dell’eccezionalismo. Non è ancora la risoluzione del problema, ma è comunque un progresso considerevole sia per gli Stati Uniti sia per il resto del mondo. Nel medesimo tempo ha ridotto la burocrazia sopprimendo agenzie che non rientravano nelle competenze dello Stato federale e licenziando 230 mila dipendenti.

di Thierry Meyssan per Réseau Voltaire

In poco più di tre mesi dall’inizio del secondo mandato alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha firmato un numero impressionante di mandati di ogni tipo, dando di sé un’immagine di personalità confusa. Tuttavia, nonostante il breve tempo trascorso, già si vedono i risultati.

Decolonizzare l’impero americano

Trump ha iniziato subito a decolonizzare l’impero americano, usando però un metodo diverso da quello del 2017, che fu un clamoroso fallimento. All’ottavo giorno del suo primo mandato aveva rimosso per decreto i seggi permanenti del capo di stato-maggiore e del direttore della Cia al Consiglio di sicurezza nazionale [1]. Ne seguì una rivolta nelle alte sfere dell’amministrazione che lo indusse a licenziare, dopo soli 16 giorni, il proprio consigliere per la sicurezza nazionale, generale Michael Flynn.

La vicenda ha comunque lasciato il segno, infatti i massimi gradi della sicurezza nazionale sono intervenuti durante l’ultima campagna elettorale per negare, mentendo, l’esistenza del computer di Hunter Biden e affermare che quanti asserivano il contrario erano agenti della disinformazione russa [2]. Già nei primi giorni del secondo mandato, Trump ha revocato le loro autorizzazioni di accesso alle informazioni riservate della difesa nazionale [3].

Questa volta Trump ha preso il toro per le corna: ha mandato in pensione anticipata tutti i funzionari che lo avevano ostacolato durante il primo mandato e ha sciolto il Federal Executive Institute che li aveva formati [4].

Dopo questa epurazione, ha revocato le autorizzazioni alle informazioni della difesa nazionale anche a 15 politici, tra cui il predecessore Joe Biden e l’ex segretaria di Stato Hillary Clinton, per essere sicuro di non trovarseli di nuovo sulla propria strada [5]. E, a conferma del detto “non c’è due senza tre”, il 2 aprile ha licenziato altri sei funzionari del Consiglio nazionale di sicurezza [6] perché continuavano a lavorare in accordo con i loro amici straussiani [7].

Dopo aver messo queste persone in condizione di non nuocere, Trump ha avviato negoziati di pace per Ucraina, Palestina e Iran. Quando Trump ha rimesso al suo posto il presidente ucraino non eletto Volodymyr Zelensky c’è stata una sollevazione generale. Ma Trump è riuscito a tenere a bada, per due volte, anche il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu [8]: una prima volta ha reagito al piano israeliano di annessione di Gaza rispondendogli che preferiva far diventare Gaza la Riviera del Medio Oriente piuttosto che vederla occupata da lui. La seconda è stata quando gli ha detto che non poteva fare nulla per dividere la Siria e che non poteva nemmeno attaccare l’Iran.

Al momento nessuno di questi punti caldi è in pace, ma le cose evolvono rapidamente:

• In Ucraina, Trump ha fatto ammettere che Crimea, Donbass e parte della Novorossia sono effettivamente russe. Inoltre ha detto chiaramente che si dovranno svolgere elezioni presidenziali. I nazionalisti integralisti [9] sanno già di aver perso. Riguardo ai territori da dividere, le uniche pretese ucraine sono il recupero della centrale nucleare civile di Zaporizhia (ipotesi a cui la Russia si oppone fermamente [10]) e decidere se Mosca possa annettere Odessa senza conquistarla.

• Per quanto riguarda la Palestina Trump ha fatto accettare a quasi tutti i protagonisti che Hamas non potrà tornare al potere a Gaza, ma non riesce a trovare, in Israele, un’alternativa ai sionisti revisionisti (i seguaci del fascista Vladimir Jabotinsky [11]). Non è riuscito a fermare il massacro dei palestinesi, tutt’ora ridotti alla fame a Gaza, né a porre fine ai massacri confessionali in Siria, tutt’ora dominata dagli jihadisti, però ha imposto a Israele di rinunciare alle proprie ambizioni in Palestina, Libano e Siria.

• Per quanto riguarda l’Iran, siamo solo agli inizi: Trump non ha ancora fatto ammettere alla Repubblica islamica di non poter armare, senza incorrere in reazioni per lei pericolose, le minoranze sciite della regione; vero è che non ha ancora offerto a Teheran una garanzia per loro sicurezza con altri mezzi. La situazione in questo caso è più difficile perché ha minacciato l’Iran, come già l’Ucraina e i palestinesi, provocando un immediato irrigidimento di Teheran [12].

In queste tre situazioni Trump ha usato le forze armate statunitensi senza ricorrere alle armi: ha sospeso temporaneamente l’intelligence che il Pentagono forniva alle forze armate ucraine [13], provocando un crollo militare; ha sospeso brevemente anche la consegna di armi a Israele, provvedimento che non è stato divulgato dai media, ma ha suscitato grande preoccupazione all’interno dello stato-maggiore israeliano; Trump sta invece concentrando forze a Diego Garcia per minacciare l’Iran [14].

L’unica azione militare è stato l’attacco ad Ansar Allah in Yemen; un’azione mortale e tatticamente inutile, perché gli yemeniti erano preparati, ma utile per trasmettere efficacemente un messaggio all’Iran.

Epurazione della burocrazia federale

Parallelamente alla riorganizzazione delle relazioni con l’estero, Trump ha cominciato a tagliare i rami secchi, cioè a sfrondare quelli inutili dello Stato federale statunitense. Questo è l’altro grande cantiere aperto dei jacksoniani, cioè i seguaci del presidente Andrew Jackson [15]. Per questa operazione Trump si è affidato a Elon Musk, l’uomo più ricco del pianeta, che però non è un jacksoniano, ma un libertario, il cui obiettivo non è sottrarre le attribuzioni non costituzionali dello Stato federale per trasferirle agli Stati federati, ma diminuirne il peso. Obiettivi diversi, ma a cui sono utili le stesse azioni. Perlomeno finora.

In dodici settimane Musk è riuscito a ottenere le dimissioni o a licenziare 230 mila agenti federali. Per la nostra mentalità si tratta di un modo di procedere barbaro, ma sta di fatto che ciò che Musk mette in discussione non è la loro competenza, ma la loro utilità, che è cosa molto diversa. La maggior parte di questi dipendenti si occupava dell’applicazione di regole che non avevano ragione di esistere. Ciò non significa che siano regole sbagliate, ma che non rientrano nella competenza dello Stato federale; quindi, non dovrebbero essere poste a carico dei contribuenti. Questo sfoltimento ha accidentalmente fatto emergere numerosi casi di corruzione, come per esempio una sovvenzione di 900 mila dollari concessa dall’Agenzia per le piccole e medie imprese a un neonato di nove mesi. Tuttavia non è questa la posta in gioco. Sono state annullate sovvenzioni del Pentagono per sei miliardi di dollari, elargite, in particolare, a università prive di legami con la difesa del territorio statunitense. Quando il DOGE (Dipartimento per l’Efficienza Governativa) riuscirà a spulciare i conti della nazione potrà verificare la ragione di ogni trasferimento di denaro dello Stato federale, per esempio gli stipendi corrisposti a molti dirigenti stranieri. Si capisce quindi cosa c’è in gioco nella battaglia giudiziaria per mantenere il segreto su tutte queste attività.

Con questi tagli alla burocrazia e con la lotta alla frode, il DOGE prevede risparmi di 150 miliardi di dollari in un anno, ovvero un guadagno di 931,68 dollari per ogni contribuente. È poco rispetto a quanto era stato preventivato, ma è comunque un risparmio considerevole.

Non si dovrebbero fare confronti tra Stati Uniti e altri Stati. Il paragone è valido solo con l’Unione europea, la cui burocrazia federale è altrettanto opaca, come dimostra l’attuale scandalo delle sovvenzioni occulte alle ONG [16].

Segue…

Note:

[1] “Donald Trump smantella l’organizzazione dell’imperialismo statunitense”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 31 gennaio 2017.

[2] “Public Statement on the Hunter Biden Emails”, Voltaire Network, 19 October 2020.

[3] «2721 Donald Trump prive de leurs habilitations les responsables du Renseignement impliqués dans une falsification politique», Voltaire, actualité internationale – N°117 – 24 janvier 2025.

[4] «2872 Donald Trump dissout l’ENA états-unienne», Voltaire, actualité internationale – N°120 – 14 février 2025.

[5] «3138 Donald Trump retire les habilitations de sécurité de 15 personnalités de son opposition.», Voltaire, actualité internationale – N°126 – 28 mars 2025.

[6] «Trump Fires 6 N.S.C. Officials After Oval Office Meeting With Laura Loomer», Maggie Haberman, Jonathan Swan & Ken Bensinger, The New York Times, April 3, 2025.

[7] “È agli Straussiani che la Russia ha dichiarato guerra”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 marzo 2022.

[8] “La visita alla Casa Bianca gela le aspettative di Benjamin Netanyahu”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 11 aprile 2025.

[9] “Chi sono i nazionalisti integralisti ucraini?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 15 novembre 2022.

[10] « Déclaration du ministère russe des Affaires étrangères concernant la centrale nucléaire de Zaporojie », Réseau Voltaire, 26 mars 2025.

[11] “Il velo si squarcia: le verità nascoste di Jabotinsky e Netanyahu”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 23 gennaio 2024.

[12] « L’Iran dénonce les menaces états-uniennes contre la paix », par Amir Saeid Iravani , Réseau Voltaire, 31 mars 2025.

[13] “L’Occidente contro il CRINK”, di Manlio Dinucci , Rete Voltaire, 5 aprile 2025.

[14] «3185 Le Pentagone se prépare à une possible guerre contre l’Iran», Voltaire, actualité internationale – N°127 – 4 avril 2025.

[15] “Donald Trump, un Andrew Jackson 2.0?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 19 novembre 2024.

[16] «3249 Le scandale du financement opaque de certaines ONG par la Commission européenne», Voltaire, actualité internationale – N°128 – 11 avril 2025.

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