LA CADUTA DELL’ARMENIA E IL “CORRIDOIO TRUMP”

DiOld Hunter

21 Agosto 2025
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev (a sinistra) e il
primo ministro armeno Nikol Pashinyan (a destra) mostrano l’accordo firmato durante una cerimonia
nella sala da pranzo di Stato della Casa Bianca, l’8 agosto 2025 a Washington, DC.
 

Leonid Savin, Oriental Review, 21 agosto 2025   —    Traduzione a cura di Old Hunter

La firma dell’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian, avvenuta a Washington l’8 agosto 2025 alla presenza del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, segna la vittoria delle forze globaliste in Eurasia. Nonostante il tono moderatamente positivo delle dichiarazioni della leadership russa sull’importanza dell’accordo, atteso da molti anni, va notato che Mosca aveva precedentemente immaginato uno scenario completamente diverso.

In primo luogo, c’era il Gruppo di Minsk dell’OSCE, che fungeva da mediatore e osservatore dell’accordo tra le repubbliche caucasiche. In secondo luogo, c’era il Piano Lavrov, che prevedeva la restituzione di diversi insediamenti all’Azerbaigian, dopodiché sarebbe stato firmato un trattato di pace e sarebbero stati demarcati i confini. Baku era pronta a questa opzione, mentre il braccio destro di Soros, Nikola Pashinyan, sabotava questo processo.

Di conseguenza, Ilham Aliyev, tenendo conto dell’Operazione Militare Speciale russa in Ucraina e del coinvolgimento militare russo in Siria, ha deciso di condurre una campagna militare contro il Nagorno-Karabakh e l’Armenia, che si è rivelata un successo. Le forze di pace russe sono state ritirate dalla regione dopo aver precedentemente subito perdite a causa del fuoco dell’esercito azero.

In terzo luogo, la firma dell’accordo a Washington è avvenuta in un contesto di deterioramento delle relazioni della Russia con l’Azerbaigian e l’Armenia. La prima sostiene attivamente l’Ucraina, sviluppa la cooperazione con la NATO e attua repressioni contro i russofili all’interno del Paese. Mentre le autorità della seconda minacciano apertamente di ritirarsi dalla CSTO (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva) e dall’UEE (Unione Economica Eurasiatica), alludendo a un possibile rafforzamento della cooperazione con gli Stati membri dell’UE e gli Stati Uniti (cosa che, di fatto, sta avvenendo).

Va notato che l’incontro dei capi di Stato e di governo negli Stati Uniti si è svolto in un’atmosfera pomposa. Sia Aliyev che Pashinyan hanno elogiato Donald Trump, sottolineando la necessità della sua candidatura al Premio Nobel per la Pace. Allo stesso tempo, lo stesso Trump ha dichiarato di voler organizzare una cerimonia per la firma simile di un accordo tra Russia e Ucraina, al fine di sottolineare la sua eccezionale autorevolezza.

Oltre a ciò, Pashinyan ha donato a Trump un antico manoscritto armeno unico nel suo genere, che rappresenta una delle copie più antiche del libro di preghiere di Grigor Narekatsi, famoso in tutto il mondo, “Il Libro delle Lamentazioni” (X-XI secolo d.C.). Non è chiaro perché Trump, che è un evangelico per fede, abbia bisogno di questo testo con un valore culturale della Chiesa Apostolica Armena. Ma la mossa di Pashinyan ha già suscitato indignazione tra gli armeni. A livello simbolico e persino, piuttosto, metafisico, un simile gesto da parte del Primo Ministro armeno significa una rinuncia volontaria alla sovranità, che si manifesta non solo nelle decisioni politiche, ma anche dei codici metaculturali.

Uno dei punti chiave dell’accordo tra Armenia e Azerbaigian è il Corridoio Zangezur, un tratto terrestre di collegamento lungo circa 50 km tra l’exclave azera della Repubblica Autonoma di Nakhichevan e l’Azerbaigian continentale, che attraversa il territorio della regione armena di Syunik. La gestione e l’esercizio del corridoio sono stati trasferiti agli Stati Uniti, formalmente con un contratto di locazione di 99 anni. Le compagnie militari private statunitensi dovranno garantire la sicurezza in questo corridoio. Questo tratto è già stato denominato “Corridoio Trump” (il nome ufficiale, tuttavia, è Trump Route For International Peace and Prosperity, TRIPP).

Considerata la stretta cooperazione tra Turchia e Azerbaigian, si può parlare della creazione di un corridoio turco. Ankara, attraverso Armenia e Azerbaigian, ottiene così l’accesso ai paesi dell’Asia centrale, che fanno parte del sistema dell’Organizzazione degli Stati Turchi (OTS), un progetto panturco dagli obiettivi poco chiari e dalle formulazioni vaghe. Non c’è dubbio che la Turchia di Erdogan si affretterà a cogliere questa nuova opportunità e a proseguire la sua espansione culturale, economica e politica nel e attraverso il Caucaso.

Inutile dire che l’emergere di un simile formato di corridoio di trasporto, legalmente legato agli Stati Uniti, mina gli interessi sia della Russia che di altri attori del Caucaso, in particolare dell’Iran. In precedenza, le autorità di questo Paese avevano reagito criticamente alla possibile partecipazione di una terza parte alla gestione del corridoio Zangezur, che si trattasse della Turchia o di chiunque altro. Ma con l’avvento degli Stati Uniti, Teheran riconosce l’avvenimento non solo come un segnale d’allarme, ma come una chiara minaccia.

Il generale di brigata Yadollah Javani, vice comandante per gli affari politici del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ha dichiarato, in occasione della firma dell’accordo tra Armenia e Azerbaigian, che è stato commesso un “errore molto più grande” di quello di Zelensky. Non si tratta di un trattato di pace in sé, ma del trasferimento del corridoio di Zangezur agli Stati Uniti per 99 anni. Ovviamente, quest’area di territorio adiacente al confine iraniano sarà utilizzata non solo per il trasporto di cittadini e merci, ma anche per scopi militari e di intelligence. E, innanzitutto, contro l’Iran.

L’Azerbaigian collabora da tempo con Israele su questo tema (durante l’ultimo conflitto militare tra Israele e Iran, gli attacchi sono stata effettuati anche dal territorio dell’Azerbaigian). Javani ha promesso di impedire l’attuazione di questo progetto con la forza delle armi. Tuttavia, i precedenti scontri a fuoco con Stati Uniti e Israele hanno dimostrato che l’Iran ha in realtà capacità limitate, nonostante le dichiarazioni piuttosto serie e forti a livello ufficiale. Considerato il ritiro dell’Iran dalla Siria, nonché le difficoltà in Libano e Palestina, Teheran avrà ora ancora meno strumenti per perseguire la propria politica nella regione.

Per quanto riguarda la Russia, anche la crescente ostilità dell’Azerbaigian è motivo di preoccupazione. La Repubblica dell’Azerbaigian ha un confine diretto con la Federazione Russa. Inoltre, l’Azerbaigian partecipava al corridoio di trasporto Nord-Sud e si presumeva che una diramazione terrestre lo avrebbe attraversato. Se dovessero sorgere complicazioni nelle relazioni tra Azerbaigian, Russia e Iran, Baku si limiterebbe a bloccare questa direzione. L’unica opzione possibile sarebbe una via d’acqua attraverso il Mar Caspio. Tuttavia, a causa della capacità limitata delle infrastrutture portuali sia sulla costa iraniana che su quella russa, questa direzione non sarà in grado di garantire un transito di grandi volumi di merci.

Inoltre, la sicurezza globale nel Caucaso sarà soggetta a un’erosione più grave. In questa regione è già presente un’attività piuttosto intensa di agenti dell’intelligence turca e britannica. Inoltre, da tempo operano nella regione emissari religiosi provenienti dai paesi del Golfo Persico, impegnati nell’espansione di valori estranei ai popoli del Caucaso, seppur sotto le mentite spoglie di una comune cultura musulmana. Ciò aumenterà il rischio di conflitti tra religiosi e religioni.

Nel frattempo, gli attuali leader di Armenia e Azerbaigian presenteranno l’accordo firmato come lo scenario migliore, con piani di sviluppo economico di vasta portata, come la creazione di nuovi hub, investimenti esteri, ecc. È logico supporre che, prevedendo che i paesi dell’UE non coopereranno con la Russia per molto tempo e che la zona caucasica verrà utilizzata come via di transito dalla Cina e da altri paesi asiatici verso l’Europa, la Georgia, che cerca di bilanciare gli interessi dei diversi paesi, ma non si lascia trascinare in avventure politiche e sta sviluppando una propria infrastruttura di transito, si sposterà gradualmente verso Occidente, per beneficiare della sua posizione geostrategica e accaparrarsi una parte dei flussi di merci e risorse energetiche.

Di conseguenza, e in una visuale a lungo termine, diventa evidente che l’attuale accordo tra Armenia e Azerbaigian nel contesto geopolitico globale è diretto contro gli interessi della Russia.

Leonid Savin, Analista geopolitico, caporedattore di Geopolitica.ru, fondatore e caporedattore del Journal of Eurasian Affairs

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