QUAL È IL GIOCO DI GERMANIA, FRANCIA E REGNO UNITO ALL’ONU E ALL’AIEA?

DiOld Hunter

12 Novembre 2025
Thierry Meyssan aveva già segnalato ai propri lettori la parzialità del segretariato generale delle Nazioni Unite. Ora torna sulla polemica che oppone Germania, Francia e Regno Unito a Russia, Iran e Cina sulla coerenza del diritto internazionale. Non si tratta di questioni tecnico-giuridiche, ma della preminenza del punto di vista occidentale, nonché della gerarchia delle norme internazionali.
Jean-Noël Barrot, ministro degli Esteri francese, e Rafael Grossi, direttore
generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA)

di Thierry Meyssan, voltairenet.org, 11 novembre 2025

Mentre tutto il mondo ha gli occhi puntati sui teatri di guerra, passa inosservato quanto sta accadendo all’Organizzazione delle Nazioni Unite e all’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA): Germania, Francia e Regno Unito hanno escogitato un sofisma giuridico aberrante secondo cui avrebbero diritto di ripristinare le sanzioni contro l’Iran che furono previste dalla risoluzione 1737 del 23 dicembre 2006, ma abrogate dalla risoluzione 2231 del 20 luglio 2015. Sebbene la Russia e la Cina abbiano più volte ricordato che soltanto il Consiglio di Sicurezza ha l’autorità di emanare sanzioni, Germania, Francia e Regno Unito continuano a ritenere di averne diritto; il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, si è allineato alla loro posizione.

Ricordiamo il contesto della vicenda: nel 1972 il presidente francese Georges Pompidou prese l’iniziativa di istituire una società internazionale per l’arricchimento dell’uranio, al fine di alimentare le future centrali nucleari: l’Eurodif. Vi aderirono, oltre la Francia, Germania, Belgio, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito; poco dopo si aggiunsero anche Spagna e Svezia.

Nel 1974 il primo ministro francese Jacques Chirac s’impegnò a fornire cinque centrali nucleari franco-statunitensi all’Iran dello scià Reza Pahlavi. In tale ambito fu consentito all’Iran di partecipare al capitale di Eurodif. Ma la Francia si rifiutò di mantenere i propri impegni quando l’ayatollah Ruhollah Khomeini succedette allo scià. La controversia fu risolta nel 1988 da Chirac, diventato nel frattempo presidente della repubblica francese.

Al di là della situazione in cui le pretese di Germania, Franca e Regno Unito stanno precipitando il popolo iraniano, questa polemica richiama i metodi delle vecchie potenze coloniali. Dobbiamo tenere presente che la principale vittima della prima guerra mondiale non fu la Francia (che perse il 10.5% della popolazione), né la Germania (9,8%) e nemmeno l’Austria-Ungheria (9.5%), ma l’Iran (25-30%); non perché l’Iran fosse un importante teatro di guerra, ma perché i britannici decisero di affamarne la popolazione per fermare l’avanzata dei sovietici. Provocarono così la morte di 6-8 milioni di persone [1]. Questo modo di agire, che caratterizzò il colonialismo britannico, in particolare in India e in Cina, ha propaggini nelle «misure coercitive unilaterali» degli Occidentali, da loro abusivamente definite «sanzioni», come fossero esito di un dibattito davanti al Consiglio di Sicurezza.

Le relazioni tra l’Iran e gli europei occidentali si deteriorarono gravemente nel 2005, quando il Guardiano della Rivoluzione, Mahmoud Ahmadinejad, fu eletto presidente della repubblica Islamica. Ambiva padroneggiare la fusione nucleare per liberare gli Stati in via di sviluppo dalla dipendenza energetica.

Nel 2011 Benjamin Netanyahu dichiarò: «La prima cosa da fare è impedirgli [ai regimi islamici militanti] di produrre armi nucleari. Questa è la nostra prima missione; la seconda è trovare un succedaneo al petrolio» [2]. Queste parole riflettono l’interpretazione occidentale degli sforzi dell’Iran per formare non già alcuni scienziati, ma un’intera generazione di tecnici e scienziati nucleari. Sin dall’inizio, gli Occidentali hanno stigmatizzato la scienza nucleare iraniana come finalizzata all’acquisizione della bomba atomica, connotandola di ribellione del Terzo Mondo alla superiorità tecnica occidentale.

Torniamo all’iniziativa di Germania, Francia e Regno Unito: il 28 agosto scorso i ministri degli Esteri di questi Paesi, Johann Wadephul, Jean-Noël Barrot e David Lammy, hanno scritto al segretario generale delle Nazioni Unite che, in violazione dell’allegato 1 del JCPoA, dal 2019 «l’Iran ha, oltre ad altre infrazioni, superato i limiti che si era liberamente impegnato a rispettare in materia di uranio arricchito, acqua pesante e centrifughe; ha smesso di consentire all’AIEA di svolgere attività di verifica e monitoraggio del JCPoA; ha inoltre abbandonato la ratifica e l’attuazione del protocollo aggiuntivo al suo accordo sulle garanzie generali» [3].

Per tutta risposta, il giorno stesso Sergei Lavrov, Seyed Abbas Araghchi e Wang Yi, ministri degli Esteri rispettivamente di Russia, Iran e Cina, hanno scritto a tutti gli Stati membri dell’Assemblea delle Nazioni Unite [4], rammentando la gerarchia delle norme: il JCPoA (14 luglio 2015) è subordinato alla risoluzione 2231 (20 luglio 2015) del Consiglio di Sicurezza.

Hanno inoltre osservato che, dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dal JCPoA e l’abiura dei loro impegni, sia l’Iran sia Germania, Francia e Regno Unito hanno adottato misure contrarie a questo trattato, ma non hanno rimesso in discussione la risoluzione 2231. Di conseguenza, Germania, Francia e Regno Unito non hanno diritto di invocare il JCPoA, che peraltro non rispettano, per chiedere sanzioni contro l’Iran.

Osservano anche che a gennaio 2020 Germania, Francia e Regno Unito avevano espresso attaccamento per il JCPoA [5] e rammarico perché l’Iran aveva ripreso l’arricchimento dell’uranio al 60%, in risposta al ritiro e alla violazione degli impegni degli Stati Uniti, nonché per l’assassinio del generale Qassem Soleimani da parte del Pentagono. Tuttavia non hanno convocato il meccanismo di risoluzione delle controversie (Commissione Mista) previsto dal JCPoA. Di conseguenza, contrariamente a quanto sostengono, Berlino, Parigi e Londra non hanno fatto tutto il possibile per risolvere il conflitto e anche senza tenere conto della gerarchia delle norme sopra menzionata, non sono quindi autorizzati a ripristinare le sanzioni precedenti.

Da allora la polemica non ha smesso di enfiarsi, sino alle riunioni del Consiglio di Sicurezza del 19 e 26 settembre 2025, di cui il servizio di comunicazione delle Nazioni Unite ha pubblicato resoconti falsi. Ha infatti affermato che «il Consiglio di Sicurezza conferma il ritorno alle sanzioni dell’Onu contro l’Iran» [6]. Il segretario generale Guterres ha in seguito diffuso una nota verbale mendace che ordina il ripristino di tali sanzioni [7].

Ma la vicenda non è finita qui. La Russia ha dapprima inviato una lettera al segretario generale dell’Onu Guterres, per richiamarlo all’ordine [8]. Poi, insieme a Cina e Iran, si è rivolta a Rafael Grossi, direttore generale dell’AIEA. I tre Paesi gli hanno scritto citando, non la risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza, ma quella adottata 15 dicembre 2015 dal Consiglio dei Governatori dell’AIEA [9]. Hanno ribadito lo stesso ragionamento: esiste una gerarchia delle norme che riconosce la superiorità delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sui trattati, anche se multilaterali. Del resto, Germania, Francia e Regno Unito, «che hanno essi stessi violato gli impegni assunti nell’ambito del Piano di Azione Globale Comune (PAGC) e della risoluzione 2231 (2015) e che non hanno esaurito le procedure stabilite nel quadro del meccanismo di risoluzione delle controversie, non hanno alcuna legittimità per invocarne le disposizioni». In questo modo hanno notificato a Grossi che tutte le misure previste dalla risoluzione 2231 terminano dal 18 ottobre 2025: «Tale estinzione pone fine all’obbligo del direttore generale dell’AIEA di riferire sulle attività di verifica e di controllo svolte ai sensi di questa risoluzione».

Non ci si lasci trarre in inganno: se questi tre Stati perseverano nella loro manipolazione della risoluzione 2231 e tentano d’imporla all’AIEA, saranno loro a mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’Agenzia. A giugno Grossi aveva rischiato di distruggerla lasciandosi influenzare da un’intelligenza artificiale che contraddiceva le osservazioni dei suoi ispettori. Aveva accreditato l’idea che l’Iran fosse sul punto di realizzare una bomba atomica, giustificando la Guerra dei 12 Giorni, salvo poi ritrattare. [10].

                                                                                                                                    Thierry Meyssan

Traduzione
Rachele Marmetti

L’autore di questo articolo è stato consigliere del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad

[1] The Great Famine & Genocide in Iran, 1917-1919, Mohammad Gholi Majd, University Press of America (2013).

[2] « A World View Interview with Benjamin Netanyahu », Channel 2, YouTube, 2011.

[3] “Letter from Jean-Noël Barrot, David Lammy and Johann Wadephul stating that Iran is not respecting its commitments to the JCPoA”, by David Lammy, Jean-Noël Barrot, Johann Wadephul, Voltaire Network, 28 August 2025.

[4] « Lettre de Wang Yi, de Seyed Abbas Araghchi et de Sergueï Lavrov sur la perturbation du JCPoA », par Sergueï Lavrov, Seyed Abbas Araghchi, Wang Yi, Réseau Voltaire, 28 août 2025.

[5] « Déclaration conjointe de la France, de l’Allemagne et du Royaume-Uni à propos de l’Iran », Réseau Voltaire, 12 janvier 2020.

[6] «Le Conseil de sécurité s’oppose au maintien de l’allégement des sanctions de l’ONU contre l’Iran» et «Nucléaire iranien: le Conseil de sécurité entérine le retour aux sanctions de l’ONU contre l’Iran en rejetant une prorogation de la résolution 2231 de 2015», Nations unies.

[7] « Le secrétariat général rétablit les sanctions contre l’Iran », ONU (secrétariat général) , Réseau Voltaire, 27 septembre 2025.

[8] « La Russie demande à l’ONU de retirer ses sanctions contre l’Iran prises en violation des décisions du Conseil de sécurité », par Vassily Nebenzia, Réseau Voltaire, 29 septembre 2025.

[9] « Lettre de la Chine, de l’Iran et de la Russie à l’AIEA », Réseau Voltaire, 30 octobre 2025.

[10] “I retroscena della Guerra dei 12 giorni”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 1 luglio 2025.

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