La Palestina continua a essere l’eterna vittima delle manovre di Stati Uniti e di Israele. Le conseguenze sono devastanti non solo per la Palestina, che ha subito un vero e proprio genocidio, ma anche per il mondo arabo e oltre.

di Jeffrey Sachs, commondreams.org, 13 novembre 2025 — Traduzione a cura di Old Hunter
Questa settimana, l’amministrazione Trump sta promuovendo una risoluzione elaborata da Israele presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) volta a eliminare la possibilità di uno Stato di Palestina. La risoluzione ha tre obiettivi. Stabilisce il controllo politico degli Stati Uniti su Gaza. Separa Gaza dal resto della Palestina. E consente agli Stati Uniti, e quindi a Israele, di determinare la tempistica del presunto ritiro di Israele da Gaza, il che vuol dire: mai.
Questo è imperialismo mascherato da processo di pace. Di per sé non sorprende. Israele dirige la politica estera degli Stati Uniti in Medio Oriente. Ciò che sorprende è che Stati Uniti e Israele potrebbero farla franca con questa farsa, a meno che il mondo non si esprima con urgenza e indignazione.
La bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite istituirebbe un Consiglio di Pace dominato da Stati Uniti e Regno Unito, presieduto nientemeno che dallo stesso Donald Trump e dotato di ampi poteri sulla governance, i confini, la ricostruzione e la sicurezza di Gaza. Questa risoluzione metterebbe da parte lo Stato di Palestina e subordinerebbe qualsiasi trasferimento di autorità ai palestinesi alla benevolenza del Consiglio di Pace.
Si tratterebbe di un ritorno palese al Mandato britannico di 100 anni fa, con l’unica differenza che il mandato sarebbe detenuto dagli Stati Uniti anziché dalla Gran Bretagna. Se non fosse così tragico, sarebbe ridicolo. Come diceva Marx, la storia si ripete, prima come tragedia, poi come farsa. Sì, la proposta è una farsa, ma il genocidio di Israele non lo è. È una tragedia di prim’ordine.
Se non fosse così tragico, sarebbe ridicolo.
Incredibilmente, secondo la bozza di risoluzione, al Consiglio per la Pace verrebbero concessi poteri sovrani a Gaza. La sovranità palestinese è lasciata alla discrezione del Consiglio, che da solo deciderebbe quando i palestinesi saranno “pronti” a governarsi autonomamente – forse tra altri 100 anni? Persino la sicurezza militare è subordinata al Consiglio, e le forze previste non risponderebbero al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o al popolo palestinese, ma alla “guida strategica” del Consiglio.
La risoluzione USA-Israele è stata presentata proprio perché il resto del mondo – ad eccezione di Israele e degli Stati Uniti – ha preso coscienza di due fatti. In primo luogo, che Israele sta commettendo un genocidio, una realtà testimoniata ogni giorno a Gaza e in Cisgiordania, dove palestinesi innocenti vengono uccisi per soddisfare le Forze di Difesa Israeliane e gli illegali coloni israeliani in Cisgiordania. In secondo luogo, la Palestina è uno Stato, anche se la sua sovranità rimane ostacolata dagli Stati Uniti, che utilizzano il loro diritto di veto nel Consiglio di sicurezza dell’ONU per bloccare l’adesione permanente della Palestina all’ONU. All’ONU, lo scorso luglio e poi di nuovo a settembre, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato a stragrande maggioranza a favore della statualità della Palestina, un fatto che ha messo in moto la lobby sionista israelo-statunitense, portando all’attuale bozza di risoluzione.
Affinché Israele possa realizzare il suo obiettivo del Grande Israele, gli Stati Uniti stanno perseguendo una classica strategia del divide et impera, mettendo sotto pressione gli Stati arabi e islamici con minacce e incentivi. Quando altri paesi resistono alle richieste di Stati Uniti e Israele, vengono esclusi dalle tecnologie critiche, perdono l’accesso ai finanziamenti della della Banca Mondiale e del FMI e subiscono i bombardamenti israeliani, anche nei paesi in cui sono presenti basi militari statunitensi. Gli Stati Uniti non offrono alcuna protezione reale, ma organizzano piuttosto un racket della protezione, estorcendo concessioni ai paesi ovunque esista un’influenza statunitense. Questa estorsione continuerà fino a quando la comunità globale non si opporrà a tali tattiche e insisterà sulla vera sovranità palestinese e sul rispetto del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti e di Israele.
La Palestina rimane senza mai fine la vittima delle manovre statunitensi e israeliane. I risultati non sono devastanti solo per la Palestina, che ha subito un vero e proprio genocidio, ma per il mondo arabo e oltre. Israele e gli Stati Uniti sono attualmente in guerra, apertamente o segretamente, nel Corno d’Africa (Libia, Sudan, Somalia), nel Mediterraneo orientale (Libano, Siria), nella regione del Golfo (Yemen) e nell’Asia occidentale (Iraq, Iran).
Se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite vuole garantire una sicurezza reale in conformità con la Carta delle Nazioni Unite, non deve cedere alle pressioni degli Stati Uniti, ma agire con decisione nel rispetto del diritto internazionale. Una risoluzione realmente orientata alla pace dovrebbe includere quattro punti fondamentali. In primo luogo, dovrebbe accogliere lo Stato di Palestina come membro sovrano delle Nazioni Unite, con la revoca del veto da parte degli Stati Uniti. In secondo luogo, dovrebbe salvaguardare l’integrità territoriale dello Stato di Palestina e di Israele, in base ai confini del 1967. In terzo luogo, dovrebbe istituire una forza di protezione sotto il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, composta da Stati a maggioranza musulmana. In quarto luogo, dovrebbe includere il disarmo e il taglio dei fondi a tutte le entità non statali belligeranti e dovrebbe garantire la sicurezza reciproca di Israele e Palestina.
La soluzione dei due Stati riguarda la vera pace, non il politicidio e il genocidio della Palestina, né i continui attacchi dei militanti contro Israele. È ora che sia i palestinesi che gli israeliani vivano in sicurezza e che gli Stati Uniti e Israele rinuncino alla crudele illusione di poter governare per sempre il popolo palestinese.
