RENDERE LA FRANCIA DI NUOVO GOVERNABILE

DiOld Hunter

6 Dicembre 2024
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di E. de Groot, B. Picton e M. Wijffelaars, gli strateghi della Robobobank per zerohedge.com del 5 dicembre 2024  –   Traduzione a cura di Old Hunter

  • Cosa stiamo cercando: un Primo Ministro della Quinta Repubblica francese.
  • Chi siamo: la seconda economia più grande dell’Eurozona e l’unica potenza nucleare dell’Eurozona; siamo europeisti, ma fondamentalmente deboli, con un deficit di bilancio che è più del doppio della soglia stabilita da Bruxelles. Il nostro panorama politico e il nostro parlamento sono divisi in tre blocchi: estrema sinistra, centro ed estrema destra. C’è poco spazio per compromessi tra loro.
  • La nostra missione: rimanere economicamente rilevanti e tenere a galla la nostra economia, garantendo al contempo finanze sostenibili nel medio termine. Sebbene il nostro spread si sia ampliato, i mercati ci hanno ampiamente trattati come “troppo grandi per fallire”; vorremmo che continuasse così.
  • Tu sei: qualcuno con energia instancabile e che è in grado di colmare le suddette divisioni; in alternativa, sei in grado di creare un cuneo nel blocco di destra o di sinistra per fratturare l’opposizione e forzare compromessi. Ti piacciono i numeri, i bilanci e hai un modo di fare machiavellico.
  • Offriamo: un’opportunità senza grandi vantaggi.

Il Bitcoin ha superato il livello di 100.000 dollari in seguito all’annuncio di Donald Trump di aver nominato Paul Atkins al posto di Gary Gensler alla presidenza della Securities and Exchange Commission.. Atkins è molto stimato negli ambienti repubblicani, essendo stato precedentemente nominato da George W. Bush come commissario della SEC dal 2002 al 2008. Il post dell’annuncio di Trump su Truth Social ha promosso le competenze di Atkins in ambito di criptovalute, affermando che “riconosce che gli asset digitali e altre innovazioni sono cruciali per rendere l’America più grande che mai”.

Mentre Trump continua a mettere insieme la sua squadra per rendere l’America di nuovo grande, Emmanuel Macron si trova ora di fronte al difficile compito di trovare un nuovo premier per rendere la Francia di nuovo governabile. Michel Barnier ha clamorosamente perso ieri il voto di sfiducia sui suoi tre mesi i presidenza, dopo che il National Rally di Marine Le Pen si è schierato con i partiti di sinistra per far cadere il governo.

La caduta del governo francese era chiaramente già nel prezzo, perché quel giorno il cambio EUR-USD è rimasto sostanzialmente invariato. Gli OAT hanno sovraperformato i Bund mentre la curva rialzista del titolo sovrano  francese è diventa ripida. Il CAC40 ha guadagnato lo 0,66%, ma ha sottoperformato l’Euro Stoxx 50 (+0,83%) e il DAX tedesco (+1,08%), mentre il FTSE100 ha chiuso in rosso e gli indici statunitensi hanno toccato nuovi massimi storici. Questa mattina, lo spread francese ha aperto di nuovo con diversi punti base in meno, confermando che Macron ha ancora il beneficio del dubbio. Ma è improbabile che il tempo sia amico di Macron. Moody’s ha dichiarato questa mattina che il voto di sfiducia francese è “negativo per il credito”.

In prospettiva, gli scenari a cui pensare sono molteplici. Ricordiamo che il Presidente può sciogliere l’Assemblea solo una volta all’anno, il che significa che i francesi dovranno lavorare con l’attuale distribuzione dei seggi parlamentari fino al giugno 2025.

Lo scenario preferito dall’opposizione è che Macron rinunci al suo incarico e chieda elezioni presidenziali anticipate, ufficialmente previste per il 2027. Non lo riteniamo uno scenario probabile, almeno non prima di marzo, quando Le Pen sarà condannata per l’uso improprio di fondi europei, il che la bandirebbe dalla politica per cinque anni. Il motivo per cui non vediamo Macron scegliere di dimettersi prima è che quasi certamente spianerebbe la strada a una vittoria della Le Pen e quindi a un primo ministro di estrema destra. Non cambierebbe la distribuzione parlamentare nel prossimo futuro, e quindi richiederebbe il sostegno dei centristi o della sinistra per far passare un bilancio, cosa che a questo punto sembra difficile da immaginare. Ma, cosa fondamentale, Le Pen chiederebbe elezioni parlamentari anticipate a luglio, dove il suo partito RN avrebbe una reale possibilità di vittoria, dato che quest’anno ha vinto il voto popolare. In ogni caso, si otterrebbe una Francia più conservatrice ed euroscettica, con un’intenzione limitata o nulla di riformare l’insostenibile sistema  pensionistico e, almeno apparentemente, un minor senso di urgenza nel ridurre sostanzialmente il deficit e stabilizzare il massiccio e crescente onere del debito. Inoltre, per proteggere i pensionati, un’importante base di elettori, potrebbe persino portare a un aumento della spesa pensionistica. Se la RN si preoccupasse effettivamente del consolidamento fiscale, questo potrebbe portare a tagli alla spesa e a un aumento della tassazione altrove, a tutto svantaggio delle prospettive di crescita a lungo termine della Francia. In breve, potrebbe quindi essere meno dannoso per le prospettive di crescita a breve termine della Francia, ma di più per quelle a lungo termine.

Un secondo scenario vedrebbe l’insediamento di un primo ministro intermediario in grado di trovare un consenso su un bilancio. Un tale consenso, tuttavia, potrebbe essere raggiunto, a nostro avviso, solo se il bilancio contenesse meno tagli alla spesa e/o meno aumenti delle tasse, per proteggere le pensioni. In effetti, la proposta di Barnier di risparmiare denaro sulla spesa pensionistica ritardando di sei mesi l’indicizzazione dell’inflazione, sembrava essere una linea rossa per il RN di Le Pen. I calcoli differiscono per quanto riguarda l’importo che si risparmierebbe, ma in genere si stima fino a 4 miliardi di euro. Sembra difficile trovare questa cifra altrove, senza danneggiare l’economia. Un bilancio senza questi tagli potrebbe essere leggermente vantaggioso per le prospettive di crescita a breve termine, ma negativo per la traiettoria fiscale. Ricordiamo che la Francia spende già molto di più per le pensioni rispetto alla maggior parte degli altri paesi OCSE (13,6% del PIL contro il 7,7% in media nell’OCSE) e il Consiglio nazionale delle pensioni ha previsto che il fondo pensione sarà in deficit a partire da quest’anno. Inoltre, ciò comporterebbe probabilmente anche a un problema con Bruxelles più avanti, in quanto implicherebbe che il bilancio non rispetti le regole di bilancio riformate. Un potenziale scontro verrebbe probabilmente rimandato all’autunno dell’anno prossimo, o forse alla primavera del 2026, quando i dati reali mostreranno effettivamente che la Francia è fuori strada.

Una terza opzione, e forse la più probabile, è l’insediamento di un governo ad interim che deve governare sulla base di leggi di emergenza sulla spesa e sulla tassazione, fino a quando non saranno indette nuove elezioni. Si tratta di uno scenario che non è mai stato testato. Un governo di questo tipo potrebbe essere guidato da una figura indipendente e apartitica per evitare qualsiasi evidente pregiudizio politico. Sebbene questa sia una soluzione a breve termine per tenere accese le luci in Francia e possa risparmiare qualche sofferenza economica grazie alla minore austerità, non è molto probabile che porti a miglioramenti strutturali delle finanze pubbliche o del potenziale di crescita economica strutturale della Francia. Inoltre, non farebbe altro che dare un calcio al barattolo. Le nuove elezioni dell’anno successivo introdurrebbero un’incertezza simile a quella dei mesi scorsi. Il fatto che il RN sia riuscito ad ottenere il voto popolare nelle elezioni di luglio, ma non sia riuscito a conquistare così tanti seggi, dimostra che era molto vicino a una grande vittoria.

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il rapporto ISM sui servizi di ieri ha sorpreso per il suo andamento più debole, attestandosi a 52,1 contro 56 precedenti. I sottoindici “occupazione” e “nuovi ordini” sono entrambi scesi, ma rimangono in territorio di espansione. I “prezzi pagati” sono saliti da 58,1 a 58,2, il che forse alza un po’ la posta in gioco nel rapporto sui salari non agricoli di domani per determinare l’esito della riunione del FOMC di dicembre.

A proposito del FOMC, il presidente della Fed Jerome Powell ha rilasciato un’intervista a Andrew Ross Sorkin dalla quale non sono emerse indicazioni nuove per la prossima riunione. Quando gli è stato chiesto perché la Fed stesse tagliando nonostante un’inflazione più vivace e un’economia forte, Powell ha risposto che “possiamo permetterci di essere più cauti per trovare il tasso neutrale“. Mary Daly ha usato un tono simile durante PBS News Hour, affermando che non c’è “alcun senso di urgenza” nel tagliare i tassi. Un taglio di 25 pb a dicembre è attualmente scontato al 74% nella fascia OIS. Il nostro osservatore della Fed Philip Marey, per il momento, rimane della sua idea di un taglio di 25 pb.

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