L’uscita di Trump sulle pretese americane sul canale di Panama ci offre l’occasione di ripercorrere le vicende che portarono alla realizzazione di questa via d’acqua fondamentale per il commercio oceanico.

L’idea di creare un passaggio che evitasse di circumnavigare il Sudamerica permettendo alle navi di risparmiare un mese di navigazione e l’attraversamento dello Stretto di Magellano o del Canale di Drake, entrambi molto pericolosi, fu prospettata a Carlo V dal famoso conquistador spagnolo Hernan Cortez, già nel 1534. Successivamente, Filippo II avviò una missione esplorativa, ma con scarsi risultati.
Si iniziò a fare sul serio solo nel 1881, quando una compagnia francese assunse l’incarico dei lavori, giovandosi tra l’altro della collaborazione di Ferdinand de Lesseps, ideatore del Canale di Suez.
Tuttavia, tra ostacoli tecnici e scandali finanziari, la compagnia andò in bancarotta nel 1889.
Entrarono in scena allora gli Stati Uniti, nella persona del presidente Theodore Roosevelt, che nel 1901 pagarono 40 milioni di dollari per rilevare il progetto francese.
C’era però un problema: la Colombia non aveva nessuna intenzione di affidare agli USA l’esclusiva gestione del canale. Abbiamo scritto Colombia non a caso, perché all’epoca Panama non esisteva come Stato, bensì era parte della Colombia.

Ci voleva ben altro, però, per scoraggiare Teddy Roosevelt: fedele al suo motto “parla sommessamente e tieni in mano un grosso bastone”, preso atto che le parole dolci non erano più sufficienti, passò a misure più concrete: inviò le navi da guerra a sostegno di un movimento indipendentista “casualmente” sorto a Panama in quei giorni, minacciò la Colombia di guerra se avesse ostacolato gli insorti e il 18 novembre 1903, due settimane dopo la proclamazione dell’indipendenza panamense, ottenne con il Trattato Hay-Bunau Varilla l’agognata gestione esclusiva del Canale
Così, liberati da lacci e lacciuoli, gli USA poterono finalmente iniziare a lavorare. Grazie a innovative soluzioni ingegneristiche e nonostante gli alti costi economici e umani dell’opera, il Canale fu terminato il 3 agosto 1914.
La sovranità statunitense sul Canale era sempre meno tollerata dai panamensi. D’altra parte, nel secondo dopoguerra, in piena decolonizzazione, Washington non faceva una gran figura mantenendo quella zona extraterritoriale. Un conto erano i colpi di Stato periodicamente commissionati a generali con gli occhiali scuri, tutt’altra cosa esporsi in prima persona.

Si arrivò quindi nel 1977 agli Accordi Torrijos-Carter, con i quali si stabiliva il ritorno a partire dal 1999 della sovranità della zona del Canale a Panama. Tuttavia, nel trattato del 1977 c’è una clausola che dà agli USA il diritto di intervenire per salvaguardare la neutralità del canale qualora venga minacciata ed è a questa che si sta aggrappando Trump, in maniera naturalmente del tutto pretestuosa.
L’ennesima prova che, dopo più di duecento anni, la dottrina Monroe è più viva che mai.
Parafrasando Porfirio Diaz, povera America Latina, così lontana da Dio e così vicina agli Stati Uniti.

[…] Fuente: giubberossenews […]
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