I RETROSCENA DELLA GUERRA DEI 12 GIORNI

DiOld Hunter

2 Luglio 2025
Le operazioni Leone Nascente e Martello di Mezzanotte sono state una dimostrazione di forza che ha mobilitato notevoli risorse. In totale non sono durate più di 12 giorni. Non sappiamo quali siano stati i risultati, ma abbiamo imparato molto su chi le ha pianificate. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), che si è basata su un software d’intelligenza artificiale (IA) piuttosto che sulle osservazioni dei propri ispettori, è screditata. I danni subiti dai siti di ricerca nucleare non sono certi. Incontestabili sono solo le uccisioni di militari di alto grado e di scienziati civili.
Ad oggi l’unica conseguenza accertata delle operazioni Leone Nascente e Martello di
Mezzanotte è che la serietà e l’imparzialità dell’AIEA sono messe in discussione. Il
parlamento iraniano ha chiesto al governo di interrompere ogni collaborazione con
questa organizzazione, che considera un’agenzia di spionaggio.

Thierry Meyssan, voltairenet.org, 1 luglio 2025

Diversi elementi della Guerra dei 12 giorni rimangono inspiegabili, ciononostante i principali attori (Israele, Stati Uniti e Iran) affermano di averla vinta. In particolare, ci sono interrogativi su elementi fondamentali che non permettono di stabilire con certezza se Washington abbia deliberatamente violato il diritto internazionale o abbia ritenuto di doverlo fare per evitare il peggio.

Il programma di ricerca nucleare iraniano

Su queste colonne abbiamo spiegato a lungo le ragioni del conflitto sulle ricerche nucleari iraniane [1]. Nacquero nel 1981, quando la Repubblica islamica d’Iran pretese l’uranio arricchito che le spettava per il programma nucleare irano-francese, proposto dal presidente Valéry Giscard d’Estaing e dal primo ministro Jacques Chirac allo scià Mohammad Reza Pahlavi, nell’ambito del programma statunitense Atomi per la pace. È in questo contesto, e di fronte al rifiuto della Francia di dare alla Repubblica islamica ciò che sarebbe spettato all’Iran imperiale, che gli attacchi delle Fazioni armate rivoluzionarie libanesi, legate all’Iran, eliminarono diplomatici americani e israeliani in Francia.

Il conflitto si intensificò a partire dall’invasione anglosassone dell’Iraq (2003). Washington e Londra, che già avevano inventato la bufala delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, fecero altrettanto con le armi di distruzione di massa iraniane. Riuscirono a far adottare dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite le risoluzioni 1737 (23 dicembre 2006) e 1747 (24 marzo 2007) che avrebbero dovuto aprire la strada a una guerra contro l’Iran. Tuttavia, in seguito al rapporto del Gruppo di studio sull’Iraq (Iraq Study Group), noto come Commissione Baker-Hamilton, queste teorie astruse furono abbandonate da Washington e si poté risolvere il conflitto con la Francia [2].

Il conflitto si riaccese quando il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad lanciò un vasto programma di ricerca sulla fusione nucleare; un progetto per sua natura a doppio uso: può avere applicazioni sia civili sia militari [3]. Sostenuto dalla maggioranza degli Stati membri dell’Onu, Ahmadinejad rifiutò, a giusto titolo, la pretesa del Consiglio di sicurezza che l’Iran rinunciasse a un suo diritto per «ripristinare la fiducia» degli altri Paesi nei suoi confronti (risoluzione 1696 del 31 luglio 2006); una polemica emblematica del condizionamento degli Occidentali sulle Nazioni unite, propiziato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. L’Iran, che già aveva vissuto il rovesciamento di Mohammad Mossadeq (il primo ministro che aveva tentato di nazionalizzare il petrolio iraniano), non poteva non opporsi alla volontà occidentale di impedirgli di cercare una fonte inesauribile di energia. La polemica si acuì quando il Consiglio di sicurezza, di nuovo in contrasto con l’Assemblea generale, adottò la risoluzione 1929 del 9 giugno 2010.

I sionisti revisionisti, cioè i discepoli del fascista Vladimir Jabotinsky ¬– da non confondere con i sionisti tout court, cioè i discepoli di Theodor Herzl – usarono il tema ai propri fini. Oggi, dopo quindici anni, sono riusciti a infiltrarsi nell’AIEA, di cui Israele non è membro, e a influenzarne il direttore, Rafael Grossi [4].

Jean-Noël Barrot e Rafael Grossi

Il 2 aprile 2025 il ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, ha dichiarato alla Commissione Affari esteri dell’Assemblea Nazionale: «Abbiamo solo pochi mesi prima della scadenza di questo Accordo [il JCPOA, da cui gli Stati Uniti si sono ritirati]. In caso di fallimento, uno scontro militare sembra pressoché inevitabile» [5]. Il ministro ha aggiunto che nelle settimane successive sarebbero state approvate nuove sanzioni della Ue contro l’Iran, legate alla detenzione di cittadini stranieri.

Il 28 aprile 2025 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha tenuto due riunioni a porte chiuse sulla «Non proliferazione delle armi di distruzione di massa». Non sappiamo esattamente cosa sia stato detto, ma le sedute sono state burrascose, come dimostra la pubblicazione, il giorno successivo, di una lettera di protesta della Repubblica islamica dell’Iran (S/2025/26) [6]. Secondo questo documento, il ministro degli Esteri francese, Barrot, giunto appositamente da Parigi, avrebbe affermato che «l’Iran sta per acquisire l’arma nucleare».

Barrot e il suo ministro delegato per l’Europa, Benjamin Haddad, facevano parte del governo di Michel Barnier e sono stati riconfermati nel governo di François Bayrou. Mentre le opinioni di Barrot sono poco conosciute, quelle del suo ministro delegato sono note. Haddad non è solo un ex funzionario di alto livello dei Servizio europeo per l’azione esterna, ha anche lavorato per anni per il TikvahFund del sionista revisionista Elliott Abrams [7]. È lui che ha architettato la strategia di Benjamin Netanyahu per convincere gli europei a sostenere Israele contro i palestinesi [8].

Un mese dopo, nel rapporto trimestrale su Verifica e controllo nella Repubblica islamica d’Iran alla luce della risoluzione 2231 (2015) del Consiglio di sicurezza dell’Onu [9] e nel rapporto sull’Accordo di salvaguardia TNP con la Repubblica islamica d’Iran [10], l’AIEA ha affermato che Teheran nascondeva qualcosa. Ma questi documenti non si basavano su osservazioni oggettive, bensì sulle conclusioni del software d’intelligenza artificiale Mosaic. Questo software, progettato per individuare complotti terroristici analizzando un’infinità di dati, non si è limitato all’analisi, ma ha presentato segnali di allerta come certezze. Per la prima volta un’IA, progettata per individuare anomalie, è stata utilizzata per descrivere la realtà. Di conseguenza, le anomalie rilevate in Iran sono state interpretate come preparazione di una bomba atomica. Su queste premesse grottesche e costose, il 12 giugno Rafael Grossi ha allertato il Consiglio dei governatori dell’Agenzia.

Il software Mosaic è prodotto da Palantir Technologies, società di cui i principali clienti sono Cia, Pentagono, FDI e Mossad, ma anche la Direzione generale della Sicurezza interna (DSGI) francese. È di proprietà di Peter Thiel, amministratore del Gruppo Bilderberg, cittadino sudafricano, statunitense e neozelandese.

Il 12 giugno, in una riunione particolarmente burrascosa, il Consiglio dei governatori dell’AIEA ha adottato una risoluzione [11] in cui si afferma che «il direttore generale, come indicato nel documento GOV/2025/25, non può garantire che il programma nucleare dell’Iran sia esclusivamente pacifico». Nonostante le proteste di Russia e Cina, l’AIEA ha sottoposto la questione al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. La delegazione russa all’Onu ha fatto quindi distribuire con urgenza un’analisi (S/2025/377) in cui denunciava la doppiezza di Germania, Francia e Regno Unito e la loro fallace interpretazione dei dati dell’AIEA [12]. Dalla lettura di questo documento risulta evidente che questi Paesi non sono stati ingannati da Grossi, ma hanno preso parte alla sua messinscena.

Solo i radar statunitensi coprono l’Iran. Per colpire i centri di ricerca nucleari, Israele deve aver avuto
accesso ai dati satellitari del Comando delle forze Usa nel Medio Oriente Allargato (CentCom).
L’operazione Leone Nascente

Israele lanciava senza indugio l’operazione Leone Nascente (Rising Lion). Sulla base dei dati attuali non si può affermare che i tre Paesi europei abbiano complottato per spianare la strada all’operazione. È possibile che siano stati semplicemente manipolati per sostenerla. Tuttavia precedenti episodi, come quello di giugno 2024 [13], dimostrano che questi Stati e i loro alleati non stavano più rispettando l’impegno di revocare le sanzioni contro l’Iran, soprattutto in quanto firmatari dell’Accordo di Vienna (JCPoA). Come negli anni Ottanta questi Paesi non si consideravano più impegnati dalla firma dell’accordo nucleare con l’Iran, dopo che la Repubblica islamica era succeduta all’Impero iraniano, ora non si ritengono vincolati dalla firma del JCPoA dopo che gli Stati Uniti ne sono usciti.

La prima ipotesi è dunque la più plausibile.

Il 14 luglio 2023 le Nazioni unite hanno abrogato le sanzioni contro l’Iran, previste dall’Allegato B della risoluzione 2231 (2015), in applicazione dell’Accordo di Vienna (JCPoA), ma Germania Francia e Regno Unito continuano ad applicarle. Queste sanzioni non sono altro che “misure coercitive unilaterali”, chiaramente in contrasto con il diritto internazionale. Berlino, Londra e Parigi si considerano svincolati dagli impegni assunti con il JCPoA, da cui tuttavia, a differenza degli Stati Uniti, non si sono ritirati.

Ufficialmente, anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, era convinto che l’Iran avrebbe prodotto una bomba nucleare entro 15 giorni. Almeno così ha detto, chiudendo il becco alla direttrice dell’intelligence, Tulsi Gabbard, secondo cui l’Iran non aveva alcun programma nucleare militare [14].

In ogni caso, informato dalla stessa Gabbard dell’imminenza di un attacco atomico israeliano all’Iran (Opzione Sansone) contro i centri di ricerca nucleare, il presidente Trump ha proposto di appoggiare un attacco convenzionale israeliano all’Iran, per evitare un bombardamento nucleare. L’aviazione israeliana ha quindi lanciato un attacco massiccio contro i centri di ricerca nucleari iraniani, il suo sistema di missili balistici e ha ucciso numerosi militari di alto grado nonché scienziati nucleari, appoggiandosi sui radar statunitensi di Camp al-Udeid (Qatar), dal momento che i radar israeliani non coprono l’Iran.

Secondo il resoconto dell’operazione presentato dal ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar, al Consiglio di sicurezza (S/2025/390) [15], Israele afferma di aver voluto «neutralizzare la minaccia esistenziale e imminente rappresentata dai programmi iraniani di armi nucleari e missili balistici». Israele si è appoggiato sulle conclusioni dell’AIEA (basate non su osservazioni dirette, ma sul software d’IA Mosaic, come detto) per affermare falsamente che l’Iran non rispetta gli obblighi assunti nei confronti dell’AIEA e ha «accelerato i suoi sforzi clandestini per sviluppare armi nucleari». Tuttavia, anche supponendo che i dirigenti israeliani abbiano creduto che l’Iran avrebbe avuto presto la bomba atomica e l’avrebbe usata contro Israele, l’operazione Leone Nascente ha preso di mira anche il sistema di missili balistici, nonché diversi capi militari e scienziati nucleari. L’attacco israeliano non mirava quindi all’obiettivo dichiarato, ma alla distruzione dei mezzi di difesa e di ricerca dell’Iran.

Ciò solleva ancora una volta la questione se Israele e gli Stati Uniti stiano violando gli impegni internazionali, cioè il diritto internazionale [16]. Il rappresentante permanente di Israele alle Nazioni unite, ambasciatore Danny Danon, ha parlato di guerra «preventiva e di prelazione». Israele avrebbe agito senza essere provocata (preventivamente) e nell’interesse della comunità internazionale (esercitando il diritto di prelazione). A questa stregua chiunque potrebbe uccidere e in qualsiasi momento il proprio vicino. Abbiamo notato, ancor prima dell’operazione Spade di Ferro a Gaza, che Israele agisce senza riguardi verso le vite umane dei civili, in altre parole, per riprendere i termini della Conferenza dell’Aia del 1899 (momento fondativo del diritto internazionale), non agisce «come una nazione civilizzata, ma barbara». La partecipazione militare degli Stati Uniti, con i radar della base di al-Udeid, ci autorizza a esprimere lo stesso giudizio sul comportamento di Washington.

Anche i Paesi non occidentali rivendicano il diritto di accesso alla scienza.
Israele ha ucciso civili che facevano ricerche sulla fusione nucleare.
 

Israele non si è limitato a bombardare con aerei. Le FDI hanno utilizzato anche i droni collocati in Iran per assassinare nelle loro case dirigenti militari e scienziati nucleari. È la seconda volta che Israele ricorre a questo metodo. La prima volta è stato l’attacco ucraino ai bombardieri strategici russi (Operazione Ragnatela) del 1° giugno 2025. Come non fare un parallelo tra le due operazioni? Tanto più che già in quella occasione si era notato che l’operazione doveva essere stata coordinata con un servizio segreto estero, statunitense o israeliano. Oltre al fatto che dovremmo riconsiderare la possibilità che Israele abbia dichiarato guerra alla Russia, dovremmo ricordare che il nazionalista integralista direttore del Servizio di sicurezza ucraino (SBU), generale Vassili Malouk, è un grande ammiratore dell’ufficiale delle SS Otto Skorzeny [17]. Ebbene, dopo la seconda guerra mondiale Skorzeny, protetto dalla Cia e dall’MI6, fondò un’agenzia, il Gruppo Paladin, che lavorò soprattutto per Israele. Naturalmente Israele non ha bombardato la centrale atomica di Boucher, dove lavorano molti ingegneri russi.

Inoltre, alla vigilia dell’attacco israeliano, la stampa iraniana ha pubblicato i primi documenti sul nucleare, sottratti dai servizi segreti iraniani in Israele. Uno di questi è un elenco di scienziati nucleari fornito a Tel Aviv da Grossi. Si dà il caso che sia l’esatto elenco degli scienziati uccisi durante l’operazione Leone Nascente. Questo non significa che il direttore dell’AIEA abbia designato egli stesso gli uomini da uccidere, ma lo rende complice della loro morte.

L’Operazione Martello di Mezzanotte

Il presidente Trump ha lanciato a sua volta l’operazione Martello di Mezzanotte, nella notte tra il 21 e il 22 giugno. L’obiettivo era distruggere tre siti di ricerca nucleare iraniani. Secondo la versione ufficiale, le bombe GBU-57 sarebbero state sganciate una dopo l’altra nello stesso cratere, in modo da forare 80 metri di granito. Forse sì, forse no. In ogni caso, assicurando che la missione era stata compiuta, il presidente degli Stati Uniti intendeva privare Gerusalemme Ovest di ogni giustificazione per continuare ad attaccare l’Iran. Netanyahu non aveva fatto mistero di mirare anche al rovesciamento del “regime” e Trump non sembrava contrario.

Mentre a Washington iniziava una polemica con l’Agenzia d’intelligence della difesa (DIA), le FDI hanno continuato a bombardare l’Iran, distruggendo scorte di carburante e diverse infrastrutture. Si è trattato di un’azione ben lontana dagli obiettivi dichiarati, come a Gaza il fatto di affamare la popolazione civile non ha nulla a che fare con l’unico obiettivo rivendicato: sconfiggere Hamas.

Il presidente Trump ha battuto i pugni sul tavolo e gli aerei israeliani ancora diretti in Iran hanno dovuto interrompere la missione e tornare alle basi.

Thierry Meyssan

[1] “Chi ha paura del nucleare civile iraniano?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 4 luglio 2010.

[2] Tuttavia, su pressione degli Stati Uniti, Georges Ibrahim Abdallah, capo delle Fazioni armate rivoluzionarie libanesi, è ancora detenuto in Francia, anche se, secondo la legge, avrebbe dovuto essere rilasciato da tempo per buona condotta. È il prigioniero politico detenuto da più tempo in Francia.

[3] “Il non-detto del programma nucleare iraniano”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 giugno 2025.

[4] « L’Argentin Rafael Grossi, directeur de l’AIEA, a failli déclencher une guerre nucléaire », par Alfredo Jalife-Rahme , Traduction Maria Poumier, La Jornada (Mexique) , Réseau Voltaire, 28 juin 2025.

[5] «Situation internationale : audition de Jean-Noël Barrot», Commission des affaires étrangères de l’Assemblée nationale, 2 avril 2025 (écouter à la 34° minute).

[6] « L’Iran proteste contre les déclarations mensongères de Jean-Noël Barrot », par Amir Saeid Iravani , Réseau Voltaire, 29 avril 2025.

[7] “Il colpo di Stato degli straussiani in Israele”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 marzo 2023.

[8] “Il ruolo degli Stati Uniti e di Israele nei governi dell’UE e della Francia”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 1 ottobre 2024.

[9] Vérification et contrôle en République islamique d’Iran à la lumière de la résolution 2231 (2015) du Conseil de sécurité de l’ONU, Rapport du Directeur général Rafael Grossi, Agence internationale de l’Énergie atomique (ref : GOV/2025/24), 2 juin 2025.

[10Accord de garanties TNP avec la République islamique d’Iran, Rapport du Directeur général Rafael Grossi, Agence internationale de l’Énergie atomique (ref : GOV/2025/25), 4 juin 2023.

[11] « Résolution du Conseil des gouverneurs de l’AIEA », par AIEA , Réseau Voltaire, 12 juin 2025.

[12] « La Russie rappelle que l’Allemagne, la France et le Royaume-Uni sont seuls responsables de la réduction des activités de vérification de l’AIEA en Iran », par Vassily Nebenzia , Réseau Voltaire, 12 juin 2025.

[13] « Accord de Vienne sur le nucléaire iranien (JCPoA) : Point de vue iranien », Réseau Voltaire, 6 juin 2024. « Mise à jour de la Chine, de la Russie et de l’Iran sur les vérifications du programme nucléaire iranien », par Amir Saeid Iravani , Fu Cong , Vassily Nebenzia , Réseau Voltaire, 12 juin 2024.

[14] «Annual Threat Assessment of the US Intelligence Community», Office of the Director of National Intelligence, March 2025.

[15] « Présentation par Israël de l’opération “Rising Lion”», par Gideon Sa’ar , Réseau Voltaire, 17 juin 2025.

[16] “Quale ordine internazionale?”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 novembre 2023.

[17] “Chi telecomanda i droni di Kiev ?”, di Manlio Dinucci , Rete Voltaire, 9 giugno 2025.

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