LA BATTAGLIA DI SUWAYDA: DOVE ISRAELE E TURCHIA SI SCONTRANO SULLE ROTTE COMMERCIALI DELLA SIRIA

DiOld Hunter

19 Luglio 2025

Nella Siria post-Assad, Suwayda, a maggioranza drusa, emerge come crocevia nella guerra regionale per il controllo delle rotte terrestri che collegano il Golfo Persico al Mediterraneo.

Malek al-Khoury, thecradle.co, 18 luglio 2025   ꟷ  Traduzione a cura di Old Hunter

Con la caduta dell’ex presidente siriano Bashar al-Assad e l’ascesa al potere di Ahmad al-Sharaa (Abu Muhammad al-Julani) a Damasco, con il sostegno della Turchia, la Siria è passata dall’essere parte integrante dell’Asse della Resistenza a terreno conteso tra progetti regionali rivali.

Sono emerse due visioni contrastanti: la “Via dello sviluppo” della Turchia, un corridoio di trasporto proposto per collegare Bassora alla Turchia e poi all’Europa; e la “Linea della pace” di Israele, che mira a collegare il Golfo Persico al Mediterraneo attraverso la Giordania al porto occupato di Haifa.

Mappa del corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), un
progetto pianificato che mira a collegare l’India, l’Asia occidentale e l’Europa

La battaglia regionale per la porta meridionale della Siria

Questi corridoi infrastrutturali non sono semplici iniziative economiche; sono i campi di battaglia di un nuovo ordine regionale. Suwayda, a lungo considerata periferica, è diventata un punto nevralgico strategico in questa guerra logistica. Questa provincia a maggioranza drusa è diventata una potenziale porta d’accesso che è causa di una guerra regionale per i corridoi commerciali e del trasporto. Questi piani si estendono anche al vicino Libano.

Il peso strategico di Suwayda deriva dalla sua posizione al centro di questi progetti rivali. La provincia potrebbe fungere da arteria vitale per le ambizioni di Ankara in territorio turco o da strettoia che minaccia i tentativi di Tel Aviv di aggirare i territori turchi e iraniani.

Perciò, il governatorato di Suwayda, nella Siria meridionale, si ritrova improvvisamente in prima linea, non a causa di una disputa con un conflitto localizzato, ma perché è un punto strategico nella battaglia ferroviaria, dove le strade diventano confini e gli oleodotti si trasformano in fronti.

Nel frattempo, la leadership religiosa drusa di Suwayda ha rilasciato una dichiarazione dai toni forti, che respinge l’uso della loro regione come ponte per progetti stranieri che ignorano la loro sovranità o esistenza. La dichiarazione chiarisce: “Chi scommette sulla violazione di Suwayda perderà. Il destino della montagna sarà deciso dalla montagna stessa”.

Gli anziani hanno sottolineato la geografia di Suwayda come crocevia e hanno chiesto l’apertura di corridoi terrestri con la Giordania e con le aree controllate dalle Forze Democratiche Siriane (SDF) nel nord.

La geoeconomia come guerra politica

Oltre alla competizione turco-israeliana per i corridoi dei trasporti attraverso la Siria meridionale, l’ambizioso progetto NEOM [1] dell’Arabia Saudita , insieme al sistema infrastrutturale collegato ad Al-Ain 2030 degli Emirati Arabi Uniti, emerge come un terzo attore che sta rimodellando il gioco geopolitico. 

Il progetto mira a trasformare la zona nord-occidentale dell’Arabia Saudita in un polo economico e logistico globale, comprendente linee ferroviarie e reti di trasporto che si estendono dal cuore della penisola arabica fino al Mar Rosso, riposizionando inevitabilmente le rotte commerciali regionali.

Questo cambiamento è direttamente collegato ai piani di Tel Aviv di costruire una linea ferroviaria che si estende da Eilat (adiacente a NEOM [1]) ad Aqaba, poi alla Siria meridionale e in Libano fino a Beirut o Tripoli. 

In questa configurazione, il corridoio israeliano funziona come un’estensione terrestre dei porti di NEOM sul Mar Rosso e come un complemento strategico all’ambizione di Riyadh di aggirare i punti critici come lo Stretto di Hormuz collegando il Golfo al Mediterraneo.

Qui, Suwayda diventa un nodo strategico indispensabile che funge da passaggio dal Mar Rosso al Libano, o viceversa, attraverso la Giordania e la Siria.

I media e i dirigenti israeliani hanno talvolta fatto riferimento a questo percorso come al “Corridoio di Davide”, un corridoio che reinterpreta il ruolo di Israele nella regione attraverso il predominio infrastrutturale che fonde il colonialismo dei coloni con la logistica.

Mappa del Corridoio di Davide, un progetto pianificato che mira
a collegare Israele alle aree controllate dai curdi in Siria e Iraq

In altre parole, l’ascesa di NEOM come asse marittimo-terrestre accresce il valore geopolitico della linea Aqaba-Suwayda, spingendo lo stato di occupazione [Israele] a essere più restrittivo. Per Tel Aviv, qualsiasi espansione turca verso sud rappresenta una minaccia esistenziale per questi progetti. Per Ankara, la sicurezza di Suwayda è essenziale per affermare la propria influenza sul fianco meridionale del Levante.

Il progetto Vecchio e Nuovo di Katz

Nel novembre 2018, l’allora ministro dei trasporti e attuale capo della Difesa israeliana Israel Katz aveva presentato in una conferenza internazionale sui trasporti in Oman il progetto “Ferrovia della pace”, che mira a collegare i paesi del Golfo Persico a Israele attraverso la Giordania, come parte di un piano strategico per promuovere l’integrazione economica e collegare i mercati dell’Asia occidentale ai porti israeliani del Mediterraneo. 

Katz, arrivato meno di due settimane dopo l’incontro a sorpresa del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con il defunto sultano Qaboos a Muscat, ha presentato il progetto come una massiccia impresa infrastrutturale che prevede linee ferroviarie che collegheranno il porto di Haifa, nel nord di Israele, alle città del Golfo passando per la capitale giordana Amman, con la possibilità di collegare i palestinesi al porto di Haifa per facilitare gli scambi commerciali.

Katz aveva affermato durante la conferenza: 

“Questo progetto non è solo un ponte per i trasporti, ma un ponte per la pace e l’economia tra i popoli della regione. Puntiamo a creare trasporti più veloci, economici e sicuri, aprendo nuovi orizzonti per la cooperazione economica e politica” ꟷ aggiungendo ꟷ “La Ferrovia della Pace consentirà di evitare rischi per la sicurezza nello Stretto di Hormuz e a Bab al-Mandab e aprirà alternative vitali per il trasporto di merci tra il Golfo e l’Europa”.

Il progetto si distingue come un’importante alternativa, consentendo agli stati del Golfo Persico di aggirare le minacce alla sicurezza nello Stretto di Hormuz e Bab al-Mandab, fornendo una rotta terrestre più sicura ed economica per il trasporto delle merci, con notevoli benefici economici per tutti i paesi partecipanti, tra cui Giordania, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, altri stati del Golfo e potenzialmente Iraq e Siria.

Il progetto prevede anche la creazione di moderni centri logistici, come la zona cargo di Irbid, in Giordania, per rilanciare l’economia locale.

Katz aveva anche sottolineato l’importanza del progetto per i palestinesi, quando ha affermato: “Collegando i palestinesi al porto di Haifa, diamo loro la possibilità di partecipare al commercio globale che porterà loro benefici economici e sociali“.

L’inclusione della Giordania e della Palestina occupata fu ventilata come un incentivo economico. Ma il vero obiettivo era l’egemonia regionale per mezzo delle infrastrutture.

Sebbene le dichiarazioni di Katz fossero intrise di eufemismi sulla pace e sullo sviluppo, la logica di fondo era chiara: utilizzare le infrastrutture di trasporto per normalizzare il ruolo regionale di Israele, escludendo al contempo i concorrenti iraniani e turchi.

Nonostante la maggior parte degli stati arabi coinvolti non intrattenesse relazioni diplomatiche ufficiali con Israele, il progetto ricevette un chiaro sostegno americano, con l’allora inviato statunitense Jason Greenblatt che lo considerava parte degli sforzi di Washington per promuovere l'”Accordo del secolo” per la pace regionale.

Suwayda diventa il campo di battaglia

Prima di puntare su Suwayda, l’ascesa di Sharaa fu segnata da brutali campagne nella regione costiera, tra cui massacri di comunità alawite che aprirono la strada al predominio sostenuto dalla Turchia. Completate queste operazioni, l’attenzione si spostò a sud, verso la roccaforte drusa.

Nel vuoto post-Assad, Sharaa scelse Suwayda come base per consolidare il potere e portare avanti il progetto turco, con l’obiettivo di proteggere i valichi di frontiera meridionali della Siria, creare profondità strategica ed estendere l’influenza verso Libano e Giordania. 

La Turchia ha sostenuto questa traiettoria attraverso accordi diretti e indiretti con le fazioni siriane ad essa allineate, in particolare Hayat Tahrir al-Sham (HTS), che ora svolge un ruolo centrale nell’amministrazione delle aree che vanno da Idlib alla campagna orientale di Hama, dove il deserto incontra le strade che conducono a sud verso Suwayda.

Le ambizioni di Ankara si sono espanse anche verso il Libano, in particolare verso la città settentrionale di Tripoli e i suoi dintorni, dove ha costruito la sua influenza sociale, politica ed economica tramite reti di istituzioni, associazioni e cittadini di recente naturalizzazione.

Il porto di Tripoli, che la Turchia spera di trasformare in un’alternativa al porto di Beirut, è concepito come una stazione chiave lungo la rotta di transito regionale.

Sharaa basava parte di questa convinzione su intese segrete stipulate nella capitale azera, Baku, che coinvolgevano personalità siriane e israeliane sotto l’egida non ufficiale della Turchia. Queste intese venivano interpretate come un’approvazione implicita della sua espansione verso sud, in cambio di garanzie contro il ritorno dell’influenza iraniana e dell’impegno turco a non minacciare la sicurezza israeliana.

Ma questa ambizione ha innescato una linea rossa israeliana. Netanyahu ha messo in guardia dall’emergere di un “nuovo Libano meridionale” in Siria. Katz ha dichiarato: “I drusi sono nostri fratelli e non li lasceremo soli ad affrontare questa espansione“, segnalando la disponibilità a intervenire. Poco dopo, gli aerei da guerra israeliani hanno preso di mira Damasco e le unità allineate con Sharaa che avanzavano verso sud.

Ankara, nel frattempo, ha pubblicamente ribadito le proprie linee rosse. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato dopo una riunione di gabinetto del 17 luglio: 

“Non abbiamo accettato la divisione della Siria né ieri né oggi, e non lo faremo categoricamente nemmeno domani. Chi scende nel pozzo, aggrappandosi alla corda di Israele, prima o poi si renderà conto del grave errore che ha commesso”.

In realtà, non c’è uno scontro aperto tra Turchia e Israele, ma una tacita spartizione del bottino, con cui ciascuno persegue le proprie ambizioni di un corridoio mentre gestisce il conflitto attraverso intermediari e canali secondari.

L’incidente del camion della verdura

L’esplosione della sicurezza a Suwayda non è stata causata da una decisione politica esplicita, ma è stata innescata da un incidente apparentemente di poco conto: una disputa sul carico di un camion di verdure a un posto di blocco. Informazioni di intelligence hanno poi rivelato che questo incidente è stata la scintilla che ha innescato un ampio scontro tra gruppi drusi locali, fazioni guidate da HTS di Sharaa e resti di gruppi armati reintegrati ufficiosamente nel territorio con il supporto indiretto della Turchia.

L’incidente si è trasformato rapidamente in una battaglia aperta che ha coinvolto droni da ricognizione israeliani, unità corazzate locali e gruppi armati con bandiere contrastanti – alcuni vicini ad Ankara, altri legati a organizzazioni estremiste recentemente riattivate. Nel giro di una settimana, oltre 700 persone sono morte.

Washington osserva, regola, ma non decide

Gli Stati Uniti non sono rimasti assenti dalla scena. Washington ha espresso più volte il suo apprezzamento per l’assunzione del potere da parte di Sharaa, considerandolo una figura accettata a livello internazionale rispetto al governo precedente. Tuttavia, non gli ha concesso un mandato libero per avanzare verso sud.

L’inviato statunitense in Siria, Tom Barrett, ha affermato chiaramente che Washington sostiene l’unità territoriale della Siria, ma ha allo stesso tempo messo in guardia contro azioni unilaterali che potrebbero minacciare la stabilità regionale.

In realtà, il ruolo di Washington è cresciuto, ma come osservatore piuttosto che come attore attivo. Questa passività ha creato spazio per potenze regionali come Turchia e Israele per disegnare nuove mappe di influenza su una geografia siriana devastata.

Washington sembrava intenzionata a regolare il ritmo, ma non era disposta a prendere una decisione conclusiva. Cercava di evitare uno scontro diretto con la Turchia o Israele, ma non era nemmeno pronta a consentire un’espansione turca incontrollata.

La guerra dei progetti

La battaglia per Suwayda non riguarda tanto il settarismo o la governance. È una guerra tra due diverse visioni infrastrutturali: una turca, una israeliana. Ogni progetto mira a dettare le rotte commerciali, energetiche e di influenza nella Siria post-Assad.

Sharaa, nonostante le sue radici in Al-Qaeda e nell’ISIS, è diventato un semplice indicatore degli interessi turchi. Ma senza alleanze genuine o legittimazione interna, si trova ad affrontare tutto il peso dell’ostilità israeliana.

La battaglia di Suwayda è il primo vero banco di prova per l’era post-Assad. Il suo esito definirà non solo i futuri confini della Siria, ma l’intera mappa dei trasporti e del potere della regione. Deciderà anche se la nuova Siria seguirà la Via dello Sviluppo della Turchia o la cosiddetta Linea della Pace di Israele.

  1. NEOM è una città che dovrebbe sorgere nel 2025 nella provincia di Tabuk, in Arabia Saudita. Il sito si trova a nord del Mar Rosso, a est dell’Egitto attraverso il Golfo di Aqaba e a sud della Giordania. Si prevede di coprire un’area totale di 26500 km², estendendosi per 170 km lungo la costa del Mar Rosso. Wikipedia

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