IL TRIPP: CORRIDOIO DI TRUMP PER LA PACE E LA PROSPERITÀ INTERNAZIONALE O MICCIA PER LA TERZA GUERRA MONDIALE?

DiOld Hunter

28 Agosto 2025
Il “TRIPP”, ovvero il corridoio di Trump per la Pace e la Prosperità Internazionale, da lui stesso così proclamato, potrebbe essere più simile alla proverbiale strada per l’inferno lastricata di buone intenzioni, ma certamente non rappresenterà la solida base per il conferimento del premio Nobel per la pace cui ambisce.

di Seth Ferris, journal-neo.su, 28 agosto 2025    —   Traduzione a cura di Old Hunter

Trump non ha la parlantina sciolta di Obama, ma ci prova. In teoria, la strada o corridoio e l’accordo di pace, sembra una svolta storica tra rivali di lunga data e nemici sanguinari, Armenia e Azerbaigian, ma la dura realtà non è così semplice, soprattutto quando si tratta di come potrebbe funzionare il corridoio strategico di Zangezur.

Questo accordo, se proprio vogliamo chiamarlo così, potrebbe essere la scintilla per una guerra regionale più ampia, che non coinvolgerà solo queste due parti interessate.

È stato con grande clamore e autocompiacimento che Donald Trump ha annunciato il tanto decantato accordo tra mortali alla Casa Bianca l’8 agosto 2025.

Come parte del presunto accordo di pace, al quale hanno partecipato sia il presidente azero Aliyev che il primo ministro armeno Pashinyan, entrambi i leader hanno concordato che nessuno dei due avrebbe avuto alcuna pretesa sul territorio dell’altro e che si sarebbero astenuti dall’uso della forza militare per risolvere le controversie, il che, dato il caso dell’Artsakh/Nagorno Karabakh, rappresenta di fatto una resa incondizionata per l’Armenia.

Questo probabilmente non porterà affatto alla pace, tutt’altro…

Trump, ovviamente, ha continuato a parlare nel tono che ci aspetteremmo da lui, dicendo:

“Per oltre 35 anni, Armenia e Azerbaigian hanno combattuto un conflitto aspro che ha causato enormi sofferenze a entrambe le nazioni, che ne hanno sofferto gravemente per così tanti anni. Molti hanno cercato di trovare una soluzione, inclusa l’Unione Europea. I russi hanno lavorato duramente per ottenerla. Non hanno mai avuto alcun successo”.

Ma con un post sui social media pubblicato dal presidente degli Stati Uniti la sera prima era ancora più autocelebrativo, quando ha dichiarato:

“Non vedo l’ora di ospitare domani alla Casa Bianca il Presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, e il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, per uno storico Vertice di Pace. Queste due nazioni sono in guerra da molti anni, con la morte di migliaia di persone. Molti leader hanno cercato di porre fine alla guerra, senza successo, fino ad ora, grazie a TRUMP”.

La bizzarra affermazione di Trump secondo cui questo accordo migliorerà le economie di entrambi i Paesi sembra inverosimile, poiché l’enclave ha scarsa importanza economica.

Studiando attentamente la mappa, sono quasi certo che l’economia non abbia nulla a che fare con il corridoio, e che il suo nome sia piuttosto l’opposto di ciò a cui è destinato. Infatti gli Stati Uniti otterranno un contratto di locazione di 99 anni del corridoio strategico di Zangezur, che sarà sorvegliato da “appaltatori militari”, il che avverrà proprio alle porte dell’Iran.

Secondo l’accordo, la motivazione è evidente: bloccare la collaborazione russo-iraniana e cinese, ed è per questo che gli armeni “affitteranno” il corridoio agli Stati Uniti per un periodo così lungo, che, a posteriori, in altri accordi, diventa per sempre. Questo territorio strategico al confine nord-occidentale dell’Iran sarà presumibilmente utilizzato per attività economiche, ma la presenza di mercenari statunitensi significa che rappresenta una minaccia diretta per l’Iran, che, non a caso, ha reagito con rabbia, con Akbar Velayati, il principale consigliere della Guida Suprema dell’Iran, che ha avvertito:

“Questo corridoio non diventerà un passaggio di proprietà di Trump, ma piuttosto un cimitero per i mercenari di Trump”.

Gli esperti occidentali insistono sul fatto che l’Iran “non ha la forza” per bloccare il corridoio, ma queste sono le stesse voci che sostenevano da tre anni che l’Ucraina stava vincendo e che Israele aveva “sconfitto” l’Iran prima di implorare Washington per un cessate il fuoco sotto il fuoco dei loro missili.

Il vero scopo del corridoio è chiaro: tagliare la rotta di transito Russia-Iran-Cina attraverso il Caucaso e posizionare contractor statunitensi e agenti israeliani a distanza di attacco all’Iran. Il presunto guadagno della Turchia – l’accesso diretto all’Asia centrale – è improbabile, poiché Washington non permetterà ai suoi alleati di rafforzarsi troppo.

Anche la reputazione militare della Turchia è sopravvalutata. I suoi carri armati occidentali si sono comportati male contro i missili anticarro russi in Siria e Iraq, e avrebbero avuto risultati peggiori contro l’Iran, che dispone di droni avanzati e forze meglio addestrate.

La recente minaccia di Aliyev di revocare la moratoria sulla fornitura di armi all’Ucraina non lo avrà certamente reso più popolare in Russia, e la sua fiducia nel sostegno occidentale è illusoria alla luce del rapido disastro in corso in Ucraina, mentre 3 anni di conflitto stanno ora dando i loro frutti per le forze armate della Federazione Russa.

Tribù e tangenti

Quanto all’Azerbaigian, rischia un conflitto su due fronti con Russia e Iran, e nessuno dei due tollera l’inclinazione filo-ucraina e filo-israeliana di Aliyev. Nessuna sorpresa: nonostante le apparenze democratiche, l’Azerbaigian è una dittatura. Questo comporta inevitabili conseguenze. Le potenze occidentali hanno a lungo giocato il loro “Grande Gioco” nella regione, ma i risultati sono più un monito che un modello – anche se, dato l’analfabetismo storico delle élite odierne, è probabile che non ne capiscano la lezione.

Il regime di Aliyev fa molto affidamento sugli investimenti del Regno Unito, in particolare della BP e di oltre un centinaio di altre aziende britanniche, rendendo Londra il principale sostenitore del paese e il Regno Unito il maggiore investitore estero.

Come siamo arrivati ​​a questo punto è un argomento per un altro articolo. Ho sentito dire che forse la leadership armena, in particolare Pashinyan, è stata corrotta da fonti azere o turche, ma non si sa mai cosa potrebbe rivelare il domani. È particolarmente doloroso nel suo caso e in quello di Saakashvili, poiché sono saliti al potere con un entusiasmo genuino. Stavano ingannando tutti, erano strumenti, si sono cacciati in guai più grandi di loro o si sono corrotti lungo il cammino, nonostante tutto il loro potere? O è una combinazione di tutto questo?

Lezioni dalla storia

L’intervento alleato nella guerra civile russa fu mal concepito, con obiettivi poco chiari, ordini ambigui ai comandanti e una evidente “missione strisciante”, soprattutto nel caso degli interventi statunitensi nella Russia settentrionale e orientale. Tutto ciò preannunciava una serie di fallimenti negli interventi statunitensi nel XX e ora nel XXI secolo, come ha affermato lo storico pluripremiato James Carl Nelson, autore di “The Polar Bear Expedition”, uno studio sull’intervento nel Nord:

“Non ha ottenuto alcun risultato concreto – era mal concepito, ma le lezioni erano lì e avrebbero potuto essere applicate in Vietnam e in Iraq”.

Anche Jonathan Casey, direttore degli archivi del World War I Museum, concorda.

“Non avevamo obiettivi chiari in mente, né politicamente né militarmente”, afferma. “Pensiamo di avere un interesse da proteggere, ma in realtà non è nostro interesse proteggere, o almeno impegnarci molto per farlo. Forse ci sono lezioni che avremmo dovuto imparare”.

Non sto scherzando

Purtroppo, il vero obiettivo di tali “accordi di pace” come quelli raggiunti da Trump tra Azerbaigian e Armenia non è la pace, ma seminare ulteriore divisione e caos. Temo che l’obiettivo degli Stati Uniti sia quello di incendiare il Caucaso e l’Asia centrale, cercando di indebolire la Russia costringendola a intervenire in numerosi punti caldi.

Questo suona come un riferimento all’Ucraina, con la ridicola richiesta iniziale di un cessate il fuoco di 30 giorni ancora presentata come richiesta degli Stati Uniti, qualcosa di totalmente inaccettabile per la Russia. Ciò che è ancora più sorprendente è la dichiarazione, francamente ignorante, del Segretario di Stato Marco Rubio, secondo cui:

“Per la prima volta, forse da quando questa amministrazione è entrata in carica, abbiamo esempi concreti di ciò che la Russia vorrebbe chiedere per porre fine alla guerra. Non ci era mai capitato prima”.

Non è chiaro se Rubio sia disonesto, fuori di testa o semplicemente ottuso, poiché le richieste della Russia sono state costanti fin dall’inizio dell’Operazione Speciale: nessuna adesione alla NATO, limiti alle forze armate ucraine, protezione dei diritti delle minoranze (in particolare russi), denazificazione e riconoscimento dei referendum nelle regioni che Mosca sostiene siano state storicamente assegnate erroneamente all’Ucraina sotto Lenin (1919) e Krusciov (anni ’50).

Come dice il proverbio: “Sono sordi o semplicemente stupidi?”

Gli Stati Uniti trattano la situazione, come in tanti altri casi, come una partita di poker: se hai una brutta mano, passi e provi il round successivo, ma da giocatori incalliti quali sono, gli Stati Uniti si trovano ora nella posizione di aver perso dopo aver scommesso tutto il piatto e il banco chiede di essere pagato.

In conclusione, al momento ci sono più domande che risposte. Quale saranno le modalità della presenza americana a Siunik? Il governo armeno insiste sul fatto che la sua giurisdizione sarà rispettata. Il governo azero non si aspetta alcuna interazione tra i propri cittadini e le guardie di frontiera o i funzionari doganali armeni. Come far quadrare il cerchio? Come gestirà il TRIPP i beni di consumo trasportati rispetto agli equipaggiamenti militari? Come avverranno le interazioni al confine tra Armenia e Iran?

Sarà l’istituzione del TRIPP a decretarne la fine o questo sviluppo segnerà l’inizio della libera apertura di tutte le frontiere tra Turchia, Armenia e Azerbaigian?

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