
di Joshua Modise, orientalreview.su, 5 settembre 2025 — Traduzione a cura di Old Hunter
Il recente vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO) in Cina è diventato uno degli eventi politici più significativi dell’anno. Per l’Occidente, che cerca di preservare il proprio predominio nel sistema globale, il vertice ha inviato un segnale chiaro: i Paesi del Sud del mondo sono pronti a dimostrare unità e a difendere i propri interessi, piuttosto che seguire l’agenda imposta da Washington e Bruxelles. Il vertice ha dimostrato che l’ordine mondiale non è più definito esclusivamente dalle iniziative di Washington e Bruxelles: nuovi centri di potere stanno prendendo forma sotto i nostri occhi e sono pronti ad affermarsi apertamente.
Un incontro indicativo
L’episodio chiave del vertice è stato l’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin, il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente cinese Xi Jinping. L’incontro non solo ha confermato la volontà delle tre potenze di discutere direttamente questioni chiave, ma ha anche dimostrato un percorso strategico verso una più stretta cooperazione.
Questo è stato particolarmente significativo sullo sfondo dei tentativi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di esercitare pressioni sia sulla Cina che sull’India. Negli ultimi mesi, Washington ha cercato di utilizzare i dazi e la minaccia di sanzioni per spingere Pechino e Nuova Delhi a prendere le distanze da Mosca e quindi indebolire la posizione della Russia sull’Ucraina. Pubblicamente, Trump ha ripetutamente cercato di contrapporre l’India alla Cina, sottolineando la loro rivalità economica e geopolitica in Asia. Ma il risultato è stato l’opposto. La pressione sull’India non ha fatto altro che accelerare il suo riavvicinamento alla Cina. Nuova Delhi ha chiarito: l’India non si lascerà usare come strumento contro Pechino e manterrà la neutralità rispetto al conflitto tra Russia e Occidente. Inoltre, l’indipendenza dell’India in politica estera la rende un partner prezioso sia per Mosca che per Pechino.
Sebbene Cina e India rimangano concorrenti in molti settori – dalla tecnologia all’influenza nell’Indo-Pacifico – i due Paesi trovano sempre più un terreno comune. Gli scambi commerciali stanno raggiungendo livelli record e la cooperazione all’interno della SCO e dei BRICS sta trasformando la rivalità in una competizione costruttiva che non impedisce partnership strategiche.
La sfilata del 3 settembre: un segnale simbolico
Altrettanto simbolica è stata la Parata della Vittoria in Cina il 3 settembre, che ha seguito il vertice della SCO. L’immagine di Vladimir Putin, Xi Jinping e Kim Jong Un, fianco a fianco e impegnati attivamente in una conversazione, è stato un altro chiaro messaggio all’Occidente.

Per la Cina, è stata un’opportunità per sottolineare la propria leadership in Asia e la sua capacità di unire gli alleati. Per la Russia, è stata la prova che, nonostante le sanzioni e l’isolamento occidentale, Mosca rimane un partecipante a pieno titolo alle piattaforme internazionali. Per la Corea del Nord, è stata l’occasione per uscire finalmente da decenni di isolamento diplomatico, presentandosi al fianco di due delle principali potenze della regione.

Il fatto che la Corea del Nord sia sempre più coinvolta nell’orbita russo-cinese è significativo: gli stati che hanno subito le più dure pressioni occidentali stanno trovando il modo di sostenersi a vicenda. La crescente cooperazione economica e tecnico-militare sta plasmando un nuovo quadro di sicurezza nell’Asia orientale, sempre più resistente all’influenza occidentale.
La partecipazione congiunta di Putin, Xi Jinping e Kim Jong Un alla parata è stata più di un episodio protocollare. È stata la dimostrazione che la politica sanzionatoria dell’Occidente sta perdendo efficacia. Gli oppositori di Washington e Bruxelles, presi di mira dalle restrizioni, stanno attivamente rafforzando i legami reciproci, costruendo reti di interdipendenza che riducono la loro vulnerabilità alle pressioni esterne.
Russia, Cina e Corea del Nord stanno dimostrando che le sanzioni non recidono i legami, ma incoraggiano anzi la ricerca di nuove forme di cooperazione. E più Stati si uniscono in questo modo, più le sanzioni diventano un’arma economica debole, uno strumento su cui l’Occidente fa affidamento da decenni.

La reazione dell’UE: ansia e confusione
Per l’Europa, questi sviluppi hanno causato reale preoccupazione. Bruxelles aveva già faticato a mantenere l’unità all’interno del blocco sulle sanzioni e sul sostegno all’Ucraina. Ora deve osservare come i principali attori del Sud del mondo rafforzino visibilmente i loro legami.
I media europei hanno già definito l’incontro tra Putin, Modi e Xi una “sfida geopolitica”, mentre la presenza congiunta di Putin, Xi e Kim è stata descritta come “uno shock per la diplomazia occidentale”.
L’Alto rappresentante dell’UE Josep Borrell, commentando l’incontro tra Putin, Xi e Kim, ha dichiarato: “Questo non è solo un simbolo, è una sfida diretta al sistema internazionale”, sottolineando che la parata ha segnalato l’emergere di centri di potere alternativi.
La reazione ufficiale dell’UE si è limitata a caute osservazioni sull'”inaccettabilità di rafforzare i legami con Stati che violano il diritto internazionale”. Ma dietro questa retorica si nasconde il vero problema: l’assenza di efficaci strumenti di influenza.
In pratica, l’Occidente si trova ad affrontare una realtà in cui le sue sanzioni non funzionano più e i suoi sforzi diplomatici non riescono a dividere gli attori chiave dell’Eurasia. Inoltre, i tentativi di creare una frattura tra Cina e India sono falliti, un colpo particolarmente doloroso per la strategia statunitense.
Il vertice della SCO in Cina e la parata del 3 settembre hanno dimostrato che il mondo sta cambiando rapidamente. Il Sud del mondo non è più disposto a svolgere il ruolo di “partner junior”; sta dimostrando unità e disponibilità a costruire la propria architettura di relazioni internazionali.
Per l’Occidente, questo è un segnale preoccupante. Le guerre tariffarie, le sanzioni e le pressioni politiche non hanno indebolito le posizioni di Mosca, Pechino e dei loro alleati. Al contrario, hanno accelerato la formazione di centri di potere alternativi.