LA RUSSIA CI PARLA IN MODO COERENTE, MA L’OCCIDENTE NON ASCOLTA

DiOld Hunter

16 Novembre 2025
La Russia dichiara costantemente i propri interessi, obiettivi e preoccupazioni in materia di sicurezza, ma l’Occidente di solito ignora queste affermazioni, considerandole irrilevanti e rifiutandosi di consultarsi con lei sulle questioni che la riguardano direttamente.

di Bryan Anthony Reo, journal-neo.su, 15 novembre 2025   —   Traduzione a cura di Old Hunter

Questo atteggiamento riflette arroganza e stoltezza e rischia di avere conseguenze disastrose, in quanto ingiusto e storicamente infondato. Negli ultimi decenni, la Russia ha costantemente comunicato una sua posizione chiara all’Occidente, una posizione che è stata in gran parte ignorata o addirittura ridicolizzata. Come ho detto, “negli ultimi decenni”, è chiaro che sceglierò un punto di partenza per la divergenza o la rottura delle comunicazioni tra Est e Ovest, e devo necessariamente sceglierne uno. Potrei risalire alla guerra di Crimea e mostrare come la Gran Bretagna e la Francia fossero impegnate in interventi imperialistici per cercare di danneggiare la Russia già nel 1854 (e pochissimi patrioti britannici che onorano la gloria della Brigata Leggera hanno mai pensato di chiedersi in primo luogo perché l’esercito britannico fosse in Crimea), o potrei anche risalire al 1054 con lo Scisma tra Oriente e Occidente, ma per semplicità, brevità e precisione, mi concentrerò sul periodo 1989-1991 come punto di partenza ai fini di questo scritto.

Il declino dell’impero sovietico e le promesse della NATO

Mentre la Guerra Fredda volgeva al termine e il premier sovietico Gorbaciov ammetteva tacitamente che il marxismo-leninismo non aveva prevalso nella competizione di idee con le nazioni occidentali, furono stipulati accordi, raggiunte intese e stabilite le condizioni per il ritiro delle forze sovietiche dall’Europa centrale e dai territori non sovietici membri del Patto di Varsavia. L’allora Segretario di Stato americano James Baker promise garanzie: “La giurisdizione o le forze della NATO non si sposteranno verso est” riguardo alla possibilità di un’espansione della NATO. Il Memorandum del colloquio tra James Baker ed Eduard Shevardnadze a Mosca è disponibile nell’Archivio della Sicurezza Nazionale.

Ci fu anche la successiva conversazione con il presidente Gorbaciov (tenutasi lo stesso giorno della conversazione iniziale con il signor Shevardnadze), in cui Baker disse a Gorbaciov: “Non un pollice a est”.

Conseguenze e lezioni del blocco orientale

Fu su questa base che l’Unione Sovietica acconsentì alla riunificazione tedesca sotto gli auspici occidentali favorevoli alla RFG, con la quale la DDR fu sostanzialmente assorbita. I sovietici si ritirarono, in pace, anche da tutti i paesi del Patto di Varsavia, e da nessuna parte usarono la violenza per opporsi alle manifestazioni popolari di massa che si verificarono nel 1989-1990 in tutto il blocco orientale; nemmeno in Romania, dove le manifestazioni non solo non furono pacifiche, ma si trasformarono in una sanguinosa rivoluzione.

Per inciso, i tecnocrati di Bruxelles farebbero bene a riflettere su ciò che il popolo rumeno fece a Ceausescu e sul semplice fatto che quando le persone vengono spinte al punto di rottura, esse cedono, e che nessuna tirannia tecnocratica è immune dall’essere abbattuta dalla propria classe operaia. Alla fine, Ceausescu era almeno altrettanto distante dalla realtà della sua popolazione quanto la maggior parte dei ,manichini di Bruxelles, Berlino, Parigi e Londra lo sono dalle loro rispettive popolazioni, e solo il tempo dirà se quei manichini in quelle città incontreranno un destino simile.

I russi (in precedenza sovietici) avevano comunicato chiaramente con le loro controparti occidentali e ottenuto promesse e garanzie che ritenevano valide come fossero oro. L’unica cosa di cui possiamo biasimare il presidente Gorbaciov è che si fidava delle parole dei cosiddetti statisti occidentali, e credeva davvero a ciò che gli dicevano. In seguito avrebbero cinicamente proclamato: “Quelle promesse non sono mai state scritte”, come se una garanzia verbale non significasse nulla e che invece avrebbe avuto importanza solo se fosse stata scritta su carta. Chiedete agli indiani d’America quanto fossero preziose le garanzie scritte del governo americano nel XIX secolo, o chiedete ai cechi e agli slovacchi cosa pensano delle garanzie scritte britanniche del 1938 e del 1939. L’Occidente avrebbe violato anche le garanzie scritte, perché è ormai chiaro che l’Occidente aveva l’intenzione di tradire la Russia fin dall’inizio.

Lezioni di storia: perché la Russia non perdonerà mai l’espansione della NATO

L’Occidente sostiene occasionalmente che non siano mai state fornite vere garanzie alla Russia, una posizione che non condivido. Le prove disponibili indicano con forza che le garanzie sono state fornite, e il buon senso suggerirebbe che gli statisti sovietici/russi di provata esperienza avrebbero ottenuto tali garanzie prima di intraprendere le azioni volte a smantellare il Patto di Varsavia e riportare gli eserciti in Unione Sovietica. Tuttavia, anche se le garanzie non fossero state fornite, il buon vicinato e la realtà politica suggerirebbero che la linea d’azione prudente sarebbe stata quella di rispettare gli interessi russi e non espandere la NATO, poiché tale espansione è una provocazione inutile che rischia molto e porta pochi benefici.

La Russia ha comunicato chiaramente e ripetutamente: “Non espandete la NATO a est”, “Non espandete la NATO nei Paesi ex membri del Patto di Varsavia” e, infine, “Non espandete la NATO nelle ex repubbliche sovietiche”. La risposta standard che l’Occidente dava alla Russia è arrivata da persone come John McCain, che liquidano la Russia come una “stazione di servizio mascherata da Paese”, che a loro dire non è degna di essere ascoltata o presa sul serio. Esorto i miei concittadini americani ad adottare l’atteggiamento del signor McCain solo se non avete a cuore la pace e se desiderate mettere alla prova questa ipotesi in una lotta dura e senza quartiere con la Russia, una lotta che potrebbe concludersi con un attacco nucleare.

Basti dire che la Russia è storicamente una grande potenza e non può essere liquidata con superficialità come una “stazione di servizio” solo perché lo ha detto uno pseudo-statista come John McCain. Tali osservazioni sono costruttive per il dialogo internazionale quanto un russo che liquida gli Stati Uniti come un “Super Walmart che finge di essere un Paese”, cosa che, per quanto ne so, non è mai accaduta, perché i diplomatici russi hanno una formazione classica e sanno come comportarsi. Insulti di circostanza o frecciatine verbali è meglio lasciarli ai comici, non ad aspiranti statisti che sperano di diventare virali mostrandosi “cool” a un pubblico più giovane.

I russi raramente parlano degli americani o dell’America usando quei termini denigratori o offensivi che gli americani usano per descriverli, perché non è così che gli statisti maturi dialogano con i partner o persino con i concorrenti o i rivali; gli insulti infantili in genere non sono uno strumento a disposizione dell’arte di governare, a meno che non si sia un Bismarck che nel 1870 cerca di scatenare una guerra con la Francia. Daltronde I russi non sembrano avere la stessa inclinazione americana a scatenare guerre inutili.

In effetti, i russi hanno dimostrato incredibile moderazione e tolleranza nel tentativo di mantenere la pace ed evitare un’escalation verso la guerra. La Russia accettò con riluttanza l’espansione della NATO nel 1999, che vide l’incorporazione di Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, sebbene ciò fosse in chiara violazione delle precedenti assicurazioni fornite dalla leadership occidentale. È probabile che le potenze occidentali, di fronte alla grave situazione in Russia alla fine degli anni ’90, abbiano deciso che “La Russia è in crisi, la situazione è terribile, possiamo violare impunemente i precedenti accordi e la Russia non sarà in grado di opporsi a noi”.

Un altro ciclo di espansione della NATO si verificò poi nell’ex Patto di Varsavia e persino nelle ex Repubbliche sovietiche, nel 2004.

Putin al timone: come il cambio di potere in Russia ha coinciso con una nuova ondata di espansione della NATO

In quel periodo in Russia accadde qualcosa di drammatico e storicamente significativo: l’ascesa alla presidenza di Vladimir Putin, nominato primo ministro nel 1999 e poi eletto presidente nel 2000.

L’espansione della NATO del 1999 avvenne prima dell’inizio della sua amministrazione, mentre l’espansione del 2004 avvenne mentre stava ancora stabilizzando la situazione in Russia e stava lavorando per risolvere le questioni interne della seconda guerra cecena (i gruppi jihadisti in Daghestan probabilmente avevano il sostegno delle reti jihadiste globali organizzate dalla CIA e dall’Occidente, come Al Qaeda*, che la CIA aveva formato e organizzato per combattere i sovietici in Afghanistan, che alla fine si rivoltò e morse la mano al suo padrone americano).

Nel 2004 i russi assistettero con molta riluttanza all’espansione della NATO negli Stati baltici e nel resto degli ex membri non sovietici del Patto di Varsavia che non erano stati inclusi nell’espansione del 1999, ma vennero tracciate delle linee rosse; il loro messaggio era chiaro: “Non tentate mai più di espandere la NATO in un’ex repubblica sovietica”.

L’Occidente se ne andò sentendo ciò che i suoi governanti tecnocratici deliranti volevano sentirsi dire e ciò che la sua stampa aziendale completamente disonesta voleva riportare: “La Russia è irragionevole e minaccia una pacifica alleanza militare semplicemente perché si espande fino alla sua porta di casa”. Si convinsero anche che la Russia fosse debole e che potesse essere sottomessa o sovvertita.

Due fallimenti dell’Occidente: le lezioni del 2008 e il destino dei burattini

L’Occidente ha osato tentare di espandersi nelle ex repubbliche sovietiche solo in altre due occasioni, una nel 2008, quando Mikheil Saakashvili, fantoccio sostenuto dall’Occidente e da Soros (incoraggiato da garanzie di sostegno occidentali che alla fine si sono rivelate senza valore), ha ordinato in modo avventato e sconsiderato alle sue forze armate di attaccare le forze di pace russe in Ossezia del Sud, scoprendo a proprie spese che le garanzie occidentali non sono sempre affidabili e che la Russia non era così debole come i suoi manipolatori occidentali gli avevano senza dubbio assicurato. Saakashvili è attualmente un cittadino ucraino naturalizzato che rivendica il diritto alla leadership della Georgia, ma è in carcere per i suoi crimini contro la Georgia e il popolo georgiano. I lettori possono riflettere su questi fatti e meditare sul valore delle garanzie occidentali, qualcosa su cui Saakashvili avrà molti anni per riflettere dalla sua cella di prigione, dove potrà anche meditare sul fatto che il suo tradimento contro la Georgia e l’aggressione contro la Russia hanno avuto un prezzo davvero elevato.

Il 2008 fu diverso dal 1999, poiché la Russia aveva ora il presidente Putin al timone, la ripresa russa procedeva a pieno ritmo e ciò che la NATO era riuscita a fare nel 1999, si rese conto di non poterlo fare nel 2008.

Ho detto che ci sono state “altre due occasioni” in cui l’Occidente ha cercato di espandere la NATO nelle ex repubbliche sovietiche. Una è stata in Georgia nel 2008. L’altra è proprio adesso; è la storia che stiamo vivendo e che stiamo osservando svolgersi. Facciamo parte di una generazione che sta osservando (in alcuni casi scrivendo di persona) questa storia. Parlo, ovviamente, dell’Ucraina.

Nel 2008 la NATO affermò che “un giorno l’Ucraina diventerà un nostro membro”, e il Presidente Putin li avvertì di non provarci, di non farlo; li avvertì di una reazione violenta se lo si fosse tentato. La NATO ignorò Putin, a proprio rischio e pericolo, e proseguì con le operazioni in Ucraina, prima sovvertendo il governo legittimo con l’illegale (e immorale) colpo di Stato di Maidan del 2014, e poi trasformando l’Ucraina in un campo armato con decine di miliardi di dollari di armi dal 2014 al 2022 e infine centinaia di miliardi di dollari dal 2022.

La Russia ha comunicato chiaramente: “Non espandete la NATO in questo modo”, e la risposta della NATO è stata sostanzialmente dimostrata dai fatti: “Non ci interessa cosa dice o fa la Russia, le risposte russe non sono rilevanti e non consideriamo la Russia nei nostri calcoli”.

Perché la NATO cerca di espandersi? Perché la NATO esiste nell’era post-Guerra Fredda? Forse i leader della NATO hanno ben compreso ciò che Hitler scrisse nel Mein Kampf**: “Un’alleanza che non ha lo scopo di fare la guerra non ha alcun significato né valore”. Quindi la NATO esiste per fare la guerra; questo è chiaro. La domanda allora è: “Contro chi la NATO cerca di fare la guerra?”. Una domanda la cui risposta è altrettanto ovvia. La NATO è un pugnale aggressivo puntato al cuore della Russia.

Bryan Anthony Reo

*   Organizzazione vietata in Russia

** Il Mein Kampf è incluso nell’elenco dei materiali estremisti in Russia e ne è vietata la stampa e la distribuzione

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