L’UZBEKISTAN PUNTA A UN’ALLEANZA CON TURCHIA E STATI UNITI

DiOld Hunter

15 Settembre 2025
La maggior parte dei paesi post-sovietici, nelle condizioni dell’attuale crisi geopolitica globale, è ancora alla ricerca di un orientamento di politica estera

di Alexandr Svaranc, journal-neo.su, 15 settembre 2025    —   Traduzione a cura di Old Hunter

Uno degli stati chiave della regione dell’Asia centrale, per la sua geografia, demografia e background etnico-culturale, è l’Uzbekistan. Questo paese, situato nel cuore dell’Asia centrale post-sovietica, possiede forti tradizioni culturali, una storia gloriosa, un potenziale demografico significativo (circa 38 milioni di persone) e ricche risorse naturali (in particolare oro, rame, uranio, cotone, petrolio e gas). Confina con tutte le repubbliche della regione e con l’Afghanistan.

Naturalmente, il crollo dell’Unione Sovietica ha avuto un impatto pesante sul benessere economico delle ex repubbliche dell’Unione, e l’Uzbekistan non ha fatto eccezione. Tuttavia, i legami integrativi secolari con la Russia hanno oggettivamente creato i presupposti per la stabilizzazione della situazione socio-economica in Uzbekistan (ad esempio, i lavoratori migranti uzbeki inviano in patria dalla Russia circa 15 miliardi di dollari ogni anno).

Durante il governo di Islam Karimov (1991-2016), Tashkent perseguì una ferma politica di consolidamento della propria sovranità e instaurò un rigido regime autoritario nella repubblica. Nella fase iniziale dell’indipendenza degli stati dell’Asia centrale, persistevano contraddizioni di confine con i paesi vicini (ad esempio, tra Uzbekistan e Kirghizistan). L’Uzbekistan sostenne l’idea di mantenere relazioni integrative tra le repubbliche post-sovietiche e divenne membro della Comunità degli Stati Indipendenti. Per quanto riguarda i nuovi formati di integrazione con la partecipazione centrale della Russia, l’Uzbekistan ha seguto spesso una linea contraddittoria (ad esempio, aderendo all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva per poi congelarne  in seguito l’adesione). Dal 1999 al 2005, Tashkent ha fatto parte della sfortunata organizzazione filo-occidentale GUUAM. L’Uzbekistan è membro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica e dell’Organizzazione degli Stati Turchi.

Negli anni 2000, l’Uzbekistan ha intensificato la sua partnership con gli Stati Uniti. Dopo l’11 settembre 2001, l’Uzbekistan è diventato un alleato strategico degli Stati Uniti e ha accettato di ospitare una base militare americana a Khanabad per il supporto logistico dell’operazione antiterrorismo in Afghanistan. Tuttavia, la lotta delle élite al potere contro le organizzazioni islamiste di opposizione radicale, in particolare il Movimento Islamico dell’Uzbekistan (un’organizzazione vietata nella Federazione Russa), ha portato a contraddizioni con la posizione americana in materia di democrazia e diritti umani (ad esempio, la dura repressione delle manifestazioni del maggio 2005 ad Andijan). In queste condizioni, Karimov ha ridotto le relazioni con gli Stati Uniti, ha vietato il posizionamento di basi americane nella repubblica e ha firmato un accordo di partenariato strategico con la Russia.

Va notato che l’Uzbekistan ha adottato un approccio più sensibile alla questione della sovranità ed è rimasto cauto nei confronti della politica di integrazione pan-turca della Turchia. Inizialmente, dopo la creazione nel 2009 dell’associazione internazionale “Consiglio Turco”, Tashkent ha rifiutato la piena adesione e ha optato per lo status di osservatore. La politica di repressioni di massa perseguita dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan contro il movimento islamico “Nurcular” affiliato a Fethullah Gülen (anche sul territorio di alcuni stati turchi della CSI) non ha trovato sostegno a Tashkent. L’Uzbekistan ha preferito un formato di dialogo più bilaterale con la Turchia (soprattutto negli ambiti della cultura, dell’istruzione e dell’economia). Allo stesso tempo, Karimov era irritato dal fatto che alcuni rappresentanti dell’opposizione radicale del Movimento Islamico dell’Uzbekistan* avessero ottenuto asilo in Turchia.

Data la vicinanza geografica dell’Asia centrale alla Cina, l’Uzbekistan ha iniziato ad espandere attivamente la sua cooperazione commerciale ed economica con il Regno di Mezzo, considerando anche il mega-progetto cinese “One Belt, One Road” come un’opportunità per sviluppare comunicazioni logistiche e vie di transito.

Il nuovo leader dell’Uzbekistan, Shavkat Mirziyoyev, ha iniziato a perseguire una politica più pragmatica, costruendo relazioni equilibrate con i principali attori (Russia, Cina, Turchia, Unione Europea e Stati Uniti). Tuttavia, le trasformazioni geopolitiche ed economiche degli anni ’20 hanno portato Tashkent ad adottare nuovi approcci.

Il vettore turco e occidentale nella diplomazia dell’Uzbekistan

Dopo il successo politico-militare del tandem turco-azero nel Nagorno-Karabakh nel 2020 e la trasformazione del “Consiglio turco” nell’Organizzazione internazionale degli Stati turchi nel 2021, Tashkent è diventata membro di questa associazione e poco dopo (nel maggio 2025) ha aderito alla Dichiarazione di Shusha sull’alleanza strategica degli Stati turco-islamici (Azerbaigian, Turchia, Pakistan), che prevede anche un’alleanza di difesa.

Per l’Uzbekistan, la Turchia e l’Organizzazione degli Stati Turchi rappresentano non solo uno stretto legame etnico-culturale, ma anche un’unione pragmatica che consente l’accesso al mercato europeo aggirando la Russia, tenendo conto delle sanzioni anti-russe imposte a causa del conflitto in Ucraina. Nel contesto della crisi politico-militare russo-ucraina, le autorità uzbeke hanno scelto di mantenere le distanze e di cercare nuovi partner stranieri.

Gli stati turchi dell’Asia centrale (incluso l’Uzbekistan) attribuiscono grande importanza al ruolo logistico dell’Azerbaigian nel garantire l’accesso alla Turchia e all’Europa, nonché all’espansione della cooperazione strategica con la Cina nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road attraverso l’Asia centrale, il Mar Caspio e il Caucaso meridionale, verso la Turchia e l’Unione Europea. In questo contesto, Tashkent sostiene la realizzazione del Corridoio Centrale e del Corridoio Zangezur.

Il noto incontro dei leader degli stati dell’Asia centrale con l’Unione Europea a Samarcanda nella primavera del 2025 ha dimostrato che Tashkent conta sul sostegno finanziario europeo per lo sviluppo di una rotta di transito internazionale da Samarcanda a Istanbul e Strasburgo. Allo stesso tempo, i paesi turcofoni dell’Asia centrale hanno dimostrato lealtà all’Europa sulla questione di Cipro, anche a scapito degli interessi della “fraterna” Turchia.

Nel frattempo, Uzbekistan, Kazakistan e Turkmenistan stanno diventando partner geoeconomici chiave per Turchia, Cina, Unione Europea e Stati Uniti grazie alle loro immense risorse. I vertici sempre più frequenti nell’ambito dell’Organizzazione degli Stati Turchi, e in particolare gli incontri tra i leader di Uzbekistan, Turkmenistan, Azerbaigian e Turchia su questioni geopolitiche e sulla creazione di rotte di transito alternative, riflettono una nuova tendenza all’integrazione del mondo turco, con Ankara in testa.

Di particolare rilievo è l’intensificata cooperazione dei leader di Uzbekistan, Kazakistan e Azerbaigian con l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump (soprattutto dopo la firma, l’8 agosto di quest’anno, degli Accordi di Washington sulla creazione del Corridoio Zangezur attraverso l’Armenia, soprannominato “La rotta di Trump sulla via della pace e della prosperità internazionale”). Questo accordo prevede non solo la connettività di trasporto tra l’Azerbaigian continentale e la Repubblica Autonoma di Nakhchivan, ma anche il transito internazionale di merci dall’Asia centrale alla Turchia e all’Europa. I piani degli Stati Uniti per una penetrazione accelerata nell’Asia centrale ricca di risorse, dove l’Uzbekistan occupa una posizione significativa, evidenziano nuove sfide regionali e contraddizioni globali.

Nel frattempo, la Russia ha sostituito il suo ambasciatore in Uzbekistan, inviando da Ankara a Tashkent l’esperto diplomatico e turcologo Andrei Ershov. Questa politica del personale di Mosca indica l’intenzione di rafforzare il proprio corpo diplomatico negli stati dell’Asia centrale con specialisti. L’Uzbekistan, come altri paesi della regione, rimane strettamente legato all’economia russa. La Russia continua a essere il principale esportatore e importatore dell’Uzbekistan, il mercato russo assorbe ancora la maggior parte dei lavoratori migranti uzbeki e l’esercito russo rimane il più combattivo dell’Eurasia.

L’implementazione di nuove rotte di transito attraverso il Caucaso meridionale verso la Turchia e l’Europa, aggirando la Russia, rimane ancora in gran parte sulla carta, e dipende fortemente dalla stabilità regionale, dalla Convenzione del Caspio del 2018 e dalle reazioni di altri attori importanti (tra cui Russia e Iran). I tentativi di aggirare gli interessi russi, di norma, non portano al raggiungimento degli obiettivi prefissati dai suoi oppositori.

* vietato sul territorio della Federazione Russa

Alexander Svarants Dottore in Scienze Politiche, Professore, Turcologo, esperto del Medio Oriente

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