Nell’acceso e mai risolto dibattito sulle perdite subite e inflitte da russi e ucraini in oltre tre anni e mezzo di guerra si è inserito nei giorni l’intervento televisivo di James Carden, ex consigliere del Dipartimento di Stato statunitense, che intervistato da Sky News Australia ha completamente rovesciato la narrazione comune alla quasi totalità dei media e politici occidentali che raccontano di offensive russe pagate con un numero enorme di caduti di cui le autorità di Mosca non si curerebbero.
Una narrazione utile alla propaganda tesa a raccontarci ormai da almeno tre anni che i russi avanzano lentamente conquistando pochi lembi di territorio ma pagando un prezzo in vite umane che risulterà prima o poi insostenibile.
Una narrazione basata su numeri forniti da Kiev (oltre 1,1 milioni di soldati russi uccisi) e recepita anche da britannici e statunitensi con l’obiettivo di indicare un traguardo e rendere sostenibile sulla lunga distanza il supporto militare a Kiev. Una narrazione militare che, al tempo stesso, affianca quella economica parallela, basata sulla valutazione che le nostre sanzioni, alla lunga, sfiancheranno l’economia e la macchina bellica russa (cit. Mario Draghi, 2022).
In coda all’intervista (non sappiamo se fosse terminato il tempo previsto per ascoltare Carden o se dopo la sua risposta tranchant il conduttore abbia preferito chiudere il collegamento) e rispondendo alla domanda dell’intervistatore basata sulla solita litania circa le enormi perdite russe, Carden ha risposto “È vero il contrario. Dalle mie fonti risulta che il rapporto di perdite tra ucraini e russi è di 36 a 1. Sono le perdite ucraine ad essere vicine a un milione. La guerra d’attrito attuata fin dall’inizio dai russi è stata un successo, sono gli ucraini ad essere sull’orlo del disastro”.