
di Julian Macfarlane, julianmacfarlane.substack.com, 26 ottobre 2025 — Traduzione a cura di Old hunter
Di seguito è riportato un articolo tratto da un sito russo, Military Affairs. Lo pubblico integralmente, evidenziando in corsivo alcuni dei punti più importanti.
Ora, in Occidente, Military Affairs è considerato una fonte di “disinformazione”. Tuttavia, questo vale per TUTTE le fonti russe. Per le informazioni “vere” dovresti fidarti della CNN, del WaPo o del Kiev Independent… LOL (*).
“Military Affairs” è un organo di stampa del Ministero della Difesa russo, controllato dallo Stato. È fondamentalmente inaffidabile come fonte di verità oggettiva. Tuttavia, è una fonte primaria inestimabile per comprendere la narrazione ufficiale del Cremlino, le sue strategie di propaganda e la sua ambita autorappresentazione di potenza militare.
Quando lo consultate, fatelo sempre con la chiara consapevolezza che state leggendo una versione curata della realtà, pensata per servire gli interessi dello Stato russo. Per una visione equilibrata, è necessario leggerlo insieme a un giornalismo critico e indipendente proveniente da diverse fonti internazionali (Deep Seek).
Tuttavia, Military Affair ha alcuni articoli eccellenti come quello che sto citando. L’autore dell’articolo è un analista politico, scrittore e commentatore di origine ucraina che scrive anche per RT e Sputnik, considerati anch’essi organi di propaganda dello Stato russo, così come, tra l’altro, SouthFront, per cui scrivo anch’io. In effetti, ogni sito di informazione russo indipendente sembra essere controllato dal Cremlino, a differenza della “Free Press” occidentale.
Sarcasmo a parte, l’articolo offre informazioni che non troverete sulla stampa occidentale. E ci sono alcuni punti importanti.
- Se l’Ucraina perdesse Cherson, la Russia otterrebbe un vantaggio strategico che vanificherebbe gli sforzi di Kiev di coinvolgere i paesi della NATO nella guerra. Naturalmente, non è solo Kiev a cercare di farlo, ma anche il Regno Unito e gli Stati Uniti, nella misura in cui, sebbene gli Stati Uniti non vogliano essere direttamente coinvolti, vogliono che l’Europa agisca per procura, sulla base della teoria che più a lungo la guerra si protrae, più debole diventerà la Russia. Il Regno Unito, ovviamente, si limita a seguire il Grande Fratello. La Russia, tuttavia, non potrà che rafforzarsi.
- La Russia non ha bisogno di distruggere completamente le risorse militari di Kiev, ma solo di ridurle al punto da non poter combattere su un fronte di 1000 km. Nel 1945, l’esercito tedesco non era stato completamente distrutto. Né le forze armate giapponesi. Ma non potevano combattere, quindi si arresero. Anche le forze armate di Kiev si arrenderanno.
- Kiev ha sempre pensato che la NATO la coprisse. O almeno così le era stato promesso quando rinunciò a Istanbul 1. Questa volta, la NATO la abbandonerà. Completamente. Chi controlla il campo di battaglia detta le condizioni. Non ci sarà alcuna contrattazione.
- Chi paga il conto della ricostruzione? Gli sconfitti, direttamente o indirettamente. Si tratta dell’Europa e degli Stati Uniti, e naturalmente di tutti i paesi occidentali che hanno investito in Ucraina. La Russia controllerà tutti i beni dell’Ucraina, compresi gli investimenti e le proprietà occidentali.
Poiché gli Stati Uniti e l’Europa detengono beni russi, i russi potrebbero semplicemente liquidarli prendendo i beni occidentali in Russia, oltre a quelli nel Regno Unito, il che compenserebbe ampiamente.
Naturalmente, un cambio di regime in Ucraina potrebbe essere accompagnato da un cambio di regime altrove: in Germania, in Francia, nel Regno Unito?
OK, quindi sono di parte a favore dei… fatti .
09:39 21-10-2025
Ishchenko: il fronte ucraino è appeso a un filo
L’analista politico Rostislav Ishchenko afferma che l’offensiva russa si sta espandendo rapidamente, mentre la linea del fronte ucraino tra Chernihiv e Kherson rischia il collasso totale.
L’analista politico russo Rostislav Ishchenko ha pubblicato un’analisi approfondita su Military Affairs, sostenendo che l’offensiva russa in Ucraina non solo sta accelerando, ma sta anche espandendo la sua portata geografica. Scrive che le forze russe hanno iniziato a sondare le difese intorno a Kherson e che, una volta che i combattimenti saranno pienamente impegnati nella regione di Černihiv e nel settore settentrionale della regione di Kiev, il fronte ricorderà di fatto la configurazione osservata a fine marzo 2022, al culmine dell’avanzata iniziale, quando le unità russe controllavano fino al 35% del territorio ucraino.
Ishchenko invita i lettori a confrontare le lunghe e massacranti battaglie per Bakhmut, Chasiv Yar e Avdeevka con le operazioni molto più rapide attualmente in corso nei pressi di Pokrovsk e Mirnograd.
Osserva che, laddove le forze russe nel 2022 non riuscirono a penetrare nelle vicinanze di Seversk, la città è oggi sotto attacco attivo e fonti ucraine sono già scettiche sulla capacità di Kiev di mantenerla a lungo. La situazione intorno a Kupyansk si presenta in modo simile: dopo quasi due anni e mezzo di tentativi di raggiungere la città, è iniziato un assalto su vasta scala e i rapporti ucraini avvertono che Kupyansk potrebbe cadere nel giro di poche settimane o giorni.
Ishchenko sottolinea la crescente pressione lungo l’asse di Liman, dove prevede la caduta imminente di Yampol e l’inizio imminente di un assalto a Lyman, mosse che rimetterebbero in gioco Izium e Balakleya, abbandonate dalle forze russe nell’autunno del 2022.
Fa inoltre riferimento a nuove operazioni nei pressi di Volchansk, avvertendo del crescente rischio che i raggruppamenti di Volchansk e Kupyansk vengano collegati, consentendo potenzialmente un’avanzata verso Chuhuiv.
Per Ishchenko, le implicazioni strategiche sono evidenti:
se anche Kherson venisse persa, la capacità di Kiev di prolungare la guerra e di coinvolgere anche solo una manciata di membri europei della NATO in un combattimento diretto al fianco dell’Ucraina svanirebbe.
Sostiene che tali speranze erano già improbabili perché la maggior parte dei governi europei non è disposta a combattere la Russia senza il sostegno degli Stati Uniti. In caso di un rapido collasso delle difese ucraine, le forze armate e l’opinione pubblica europee non avrebbero semplicemente il tempo necessario per prepararsi a un intervento diretto.

L’analista avverte che il fronte ucraino è ormai appeso a un filo. Descrive crolli simultanei che colpiscono i raggruppamenti di Pokrovsk, Kostiantynivka, Seversk e Kupyansk, proprio i nodi che il comandante ucraino
Syrskyi sta cercando di mantenere a tutti i costi.
Ishchenko sottolinea che senza l’arco Kupjansk-Pokrovsk, una difesa duratura dell’agglomerato Slavjansk-Kramatorsk – l’ultima solida zona difensiva sulla riva sinistra del Dnipro, costruita a partire da maggio 2014 – diventa impossibile. Perdere i fianchi sotto Pokrovsk e Kupjansk significherebbe aggirare quell’area difensiva e tagliarla fuori dai rifornimenti.
Non sostiene che le forze ucraine sarebbero completamente indebolite, ma sostiene che rimarrebbero troppo poche truppe per mantenere un fronte di mille chilometri dopo aver perso le principali linee fortificate.
Se il fronte inizia a spostarsi tra Černihiv e Kherson, Ishchenko prevede che Kiev sarà in grado solo di organizzare difese localizzate e frammentate: a Kharkiv, Dnipropetrovsk con Zaporizhia, a Odessa con Mykolaiv, nel settore Kiev-Černihiv e forse da qualche parte in Galizia.
Egli ritiene che queste formazioni frammentate possano essere efficacemente circondate e costrette ad arrendersi in tempi relativamente rapidi.
Ishchenko inquadra l’attuale dilemma militare come conseguenza di un errore politico strategico: l’Ucraina ha scommesso senza compromessi sull’Occidente e sul confronto tra l’Occidente e la Russia.

Egli ripercorre questo schema attraverso le successive amministrazioni di Kiev, sostenendo che l’ ipotesi che l’Occidente avrebbe portato il peso di una vittoria decisiva non è nuova e precede l’attuale governo.
A suo avviso, l’approccio di Kiev ha ridotto il proprio ruolo all’innesco di un conflitto acceso, aspettandosi che l’Occidente risolvesse il resto: un calcolo che ora appare pericolosamente errato.
Sostiene che i leader ucraini non hanno mai previsto la possibilità che l’Occidente si rifiutasse di risarcire pienamente Kiev per le perdite di guerra, escludesse l’Ucraina da qualsiasi distribuzione post-conflitto del bottino o – cosa ancora più drammatica – permettesse alla Russia di prevalere e consolidare legalmente la sua vittoria. A Kiev, afferma Ishchenko, gli scenari scomodi venivano liquidati come propaganda o opera dell’FSB; una vera e propria pianificazione di emergenza, sostiene, era in gran parte assente.
Secondo Ishchenko, Kiev parla abitualmente di Piano B, Piano C e così via, ma non ha veri e propri piani di riserva e continua a dipendere dalle istruzioni occidentali.
Questa dipendenza, sostiene, è associata alla corruzione sistemica e alla convinzione che la rigorosa aderenza alle linee guida occidentali porterà a un risultato trionfale.
Quando l’assistenza occidentale diminuisce e le risorse si esauriscono (cosa che Ishchenko afferma stia già accadendo, dato che sia gli Stati Uniti che l’Europa stanno vacillando), i leader ucraini si trovano di fronte alla triste scelta di continuare a combattere a costi catastrofici o accettare condizioni che richiederebbero il riconoscimento delle conquiste territoriali russe, la fornitura di garanzie di sicurezza, tra cui la neutralità ucraina, e la protezione delle popolazioni russofone: risultati che, a suo dire, Kiev non può e non vuole accettare.
Ishchenko conclude che il continuo sabotaggio dei negoziati da parte di Kiev indebolisce gli sforzi di alcuni politici occidentali che cercano un accordo che preservi almeno un’Ucraina troncata e filo-occidentale.
Avverte che una volta crollata la linea del fronte, contrattare sarà inutile: negoziare con un’autorità che non controlla le sue forze, il suo territorio o i principi fondamentali della governance è inutile.
Secondo lui, quando il regime di Kiev si disintegrerà definitivamente, la ricostruzione e la riorganizzazione saranno decise dalle potenze esterne interessate e il conto, come sempre, ricadrà sugli sconfitti: l’Ucraina stessa e quei paesi dell’UE che non riusciranno a ritirare il loro sostegno prima del crollo.
Chi non ha risorse pagherà con il territorio e le infrastrutture rimanenti, avverte, mentre chi ha più risorse sosterrà i costi finanziari e materiali della soluzione post-crisi.
L’Occidente, ovviamente, ha una storia diversa.
(*) “LOL” è un acronimo inglese che significa “laughing out loud” (sto ridendo a crepapelle) o “lots of laughs” (tante risate)
