C’È CHI VEDE GIÀ I CAVALLI DEI COSACCHI RUSSI ABBEVERARSI ALLA FONTANA DI TREVI

DiOld Hunter

18 Novembre 2025
Circola di tutto e di più, pur di fornire all’opinione pubblica una giustificazione per i miliardi inviati all’Ucraina, mentre si discute in Parlamento una legge di bilancio restrittiva.

di Giuseppe Liturri, orabasta.substack.com, 18 novembre 2025

Ieri mattina leggendo sul Corriere della Sera l’articolo di Federico Fubini (ripreso qui nella nostra rassegna stampa) abbiamo provato un brivido lungo la schiena, immaginando i soldati dell’Armata Rossa ormai alle porte di Roma, pronti ad abbeverare i loro cavalli nelle più belle fontane romane.

Poi abbiamo avuto un sussulto ed abbiamo realizzato che si trattava di discutibili e sempre rispettabili opinioni, prive di supporti documentali di alcun tipo, e allora ci siamo tranquillizzati.

Dopo settimane passate a parlare di guerra ibrida e droni di cartone e compensato che pare insidiassero gli aeroporti europei, l’opinione pubblica italiana sembra non volersela bere e comincia a chiedersi perché, nelle settimane in cui la legge di bilancio naviga al Senato tra mille ristrettezze, si debbano ancora gettare miliardi nella fornace ucraina. Per quali obiettivi? Con quali prospettive di ritorno in termini di risultati? Vorrebbe almeno sentirsi spiegare bene il perché.

Invece niente. Tocca sorbirsi Fubini. Che prospetta come probabile una delle soluzioni per finanziare l’Ucraina che vi abbiamo illustrato proprio sabato in questo articolo.

«L’ultima ipotesi allo studio a Bruxelles prevede una soluzione ingegnosa: l’Unione europea emetterebbe debito per un prestito a Kiev garantito, in ultima istanza, dalle riserve russe congelate per almeno 140 miliardi di euro.»

Poiché l’argomento della garanzia delle riserve russe congelate è inconsistente, dovendo alla fine ricorrersi alla  garanzia pro-quota degli Stati membri e, dal 2028, del bilancio UE (quindi sempre soldi dei contribuenti italiani), bisogna usare argomenti forti:

«I governi europei devono scegliere tra due scenari entrambi poco attraenti: assumersi più rischi per sostenere l’Ucraina contro la Russia; oppure accettare il rischio che la Russia guadagni nei prossimi anni il controllo politico e militare e inizi a premere anche di più per destabilizzare l’Unione europea».

O tiriamo fuori i soldi oppure la Russia ci schiaccerà. Ora siete sufficientemente spaventati? Ma quale Russia? Quella che in tre anni – anche grazie al pronto sostegno militare dell’Occidente a favore dell’Ucraina – non è stata in grado di arrivare a Kiev ed è impantanata nel Donbass? La Russia che ha visto drasticamente ridursi le entrate da combustibili fossili ma la cui economia non appare proprio sull’orlo del collasso, come ci raccontano da tre anni?

Noi non sappiamo da quali fonti qualificate Fubini abbia attinto la probabilità dello scenario della Russia all’assalto della UE, ma ci permettiamo sommessamente di osservare che la Russia potrebbe avere interessi diversi ed alternativi (guarda ad est invece che ad ovest?), a meno che non si faccia baccano nel giardino di casa loro.

Fatta questa minaccia, si passa a presentare il conto:

«Per la prima volta da quattro anni la responsabilità di puntellare l’Ucraina è solo sulle spalle degli europei. E i costi sono noti: circa cento miliardi di euro l’anno per la gestione militare e civile, di cui una decina spetterebbero all’Italia se si decidesse di non ricorrere alle riserve russe».

In cui emerge il “fantozziano” dubbio che le riserve russe siano indisponibili e che si debbano scucire dalle tasche dei contribuenti una decina di miliardi l’anno. Ma al lettore sgomento che comincia a chiedersi il perché di tutto questo, non convinto dalla minaccia di ritrovarsi i cosacchi a San Pietro, deve bastare la promessa finale:

di purtroppo recente memoria.

Ricordiamo tutti che non abbiamo avuto la pace e che abbiamo dovuto pure spegnere i condizionatori (oppure pagare il salasso delle bollette del 2022-2023).

Giuseppe Liturri

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