L’indivisibilità della sicurezza come previsto da Russia-Cina equivale all’applicazione de facto della Carta delle Nazioni Unite. Il risultato sarebbe la pace a livello globale e, implicitamente, la campana a morto per la NATO.

Pepe Escobar per Strategic Culture Foundation del 18.10.2024 – Traduzione a cura di Old Hunter
Una settimana prima del vertice cruciale dei BRICS a Kazan, la Shanghai Cooperation Organization (SCO) ha tenuto un vertice a Islamabad.
Questa convergenza è importante per più di un motivo. Il summit in Pakistan ha coinvolto il Consiglio dei Capi di Governo degli stati membri della SCO. Da esso è uscito un comunicato congiunto che sottolineava la necessità di implementare le decisioni prese al summit annuale della SCO lo scorso luglio ad Astana: è lì che si sono effettivamente riuniti i capi di stato, incluso il nuovo membro effettivo della SCO, l’Iran.
La Cina, in seguito alla presidenza di turno della SCO del suo stretto alleato Pakistan, ora sotto un’amministrazione poco raccomandabile, pienamente sostenuta dai militari delinquenti che tengono in prigione l’ultra popolare ex Primo Ministro Imran Khan, ha ufficialmente assunto la presidenza della SCO per il periodo 2024-2025. E il nome del gioco, prevedibilmente, è business.
Il motto della presidenza cinese è – come altro? – “azione”. Quindi Pechino non ha perso tempo a promuovere un’ulteriore e più rapida sinergia tra la Belt and Road Initiative (BRI) e l’Eurasia Economic Union (EAEU), la cui potenza predominante è la Russia.
Ecco il rapido avanzamento dei corridoi economici trans-Eurasiatici della partnership strategica Russia-Cina. E questo ci porta a un paio di sottotrame chiave di connettività presentate in modo prominente al summit di Islamabad.
Cavalcando la steppa
Cominciamo con l’affascinante Steppe Road [la Via della Steppa], un’idea mongola che si sta cristallizzando come corridoio economico potenziato. La Mongolia è un osservatore presso la SCO, non un membro a pieno titolo: le ragioni sono piuttosto complesse. Tuttavia, il Primo Ministro russo Mikhail Mishustin ha parlato con entusiasmo della Steppe Road con i suoi interlocutori della SCO.
I mongoli hanno avuto l’idea di Taliin Zam (“Via della steppa” in mongolo) nel 2014, contenente niente meno che “Cinque grandi passaggi”: un labirinto di infrastrutture di trasporto ed energetiche da costruire con investimenti per un totale di almeno 50 miliardi di dollari.
Tra questi rientrano una superstrada transnazionale lunga 997 km che collega Russia e Cina; 1.100 km di infrastruttura ferroviaria elettrificata; l’ampliamento della ferrovia Transmongola, già in funzione, da Sukhbaatar a nord a Zamyn-Uud a sud; e naturalmente dei Pipelineistan, ovvero i nuovi oleodotti e gasdotti che collegano Altanbulag a nord a Zamyn-Uud.
Il primo ministro mongolo Oyun-Erdene Luvsannamsrai si è mostrato altrettanto entusiasta di Mishustin, annunciando che la Mongolia ha già ultimato 33 progetti della Via della steppa.
Questi progetti si allineano perfettamente con il Corridoio Transeurasiatico russo, un labirinto di collegamenti che comprende la Ferrovia Transiberiana, la Ferrovia Transmanciuriana, la Ferrovia Transmongola e la linea principale Baikal-Amur (BAM).
A luglio, durante il vertice della SCO, Putin e il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh hanno trascorso parecchio tempo a discutere i dettagli strategici più sottili della logistica eurasiatica.
Poi Putin ha visitato la Mongolia all’inizio di settembre per l’85° anniversario della vittoria congiunta sovietico-mongola sui giapponesi sul fiume Khalkhin Gol. Putin è stato ricevuto come una rock star.
Tutto ciò ha perfettamente un senso strategico. Il confine tra Russia e Mongolia è lungo 3.485 km. L’URSS e la Repubblica Popolare Mongola hanno stabilito relazioni diplomatiche più di un secolo fa, nel 1921. Hanno lavorato insieme su progetti chiave come il gasdotto Trans-Mongolo, un altro collegamento tra Russia e Cina; la modernizzazione della joint venture ferroviaria di Ulaanbaatar; la Russia che fornisce carburante al nuovo aeroporto internazionale di Chinggis Khan; e la Rosatom che costruisce una centrale nucleare.
La Mongolia ospita la proverbiale ricchezza di risorse naturali, dai minerali di terre rare (le riserve potrebbero raggiungere la sbalorditiva cifra di 31 milioni di tonnellate) all’uranio (riserve prospettiche di 1,3 milioni di tonnellate). Anche se applica quello che viene chiamato l’approccio del Terzo Vicino, la Mongolia deve mantenere un attento equilibrio, poiché è sotto i riflettori senza sosta degli Stati Uniti e dell’UE, con l’Occidente collettivo che preme per una minore cooperazione dell’Eurasia con Russia e Cina. Naturalmente la Russia detiene un importante vantaggio strategico rispetto all’Occidente, poiché non solo tratta la Mongolia come un partner alla pari, ma può anche provvedere alle esigenze del vicino in termini di sicurezza energetica.
Ciò che rende il tutto ancora più allettante è che Pechino immagina la Steppe Road come “altamente coerente” con la BRI, con il proverbiale entusiasmo che esalta la sinergia e la “cooperazione win-win” tra entrambi i progetti.
Questa non è un’alleanza militare
A completamento del progetto Steppe Road, il premier cinese Li Qiang si è recato in Pakistan non solo per il vertice SCO, ma anche con una priorità in termini di connettività: far progredire la fase successiva del China Pakistan Economic Corridor (CPEC) da 65 miliardi di dollari, probabilmente il progetto di punta della BRI.
Li e il suo omologo pakistano Sharif hanno finalmente inaugurato l’aeroporto internazionale di Gwadar, strategicamente cruciale e finanziato dalla Cina, nel sud-ovest del Belucistan, contro ogni previsione e nonostante i raid intermittenti dei guerriglieri separatisti beluci finanziati dalla CIA.
CPEC è un progetto di sviluppo infrastrutturale multilivello estremamente ambizioso che comprende diversi nodi a partire dal confine tra Cina e Pakistan nel passo del Khunjerab, attraverso l’autostrada del Karakoram (rimodernata) e scendendo verso sud attraverso il Belucistan fino al Mar Arabico.
In futuro il CPEC potrebbe persino includere un gasdotto che da Gwadar si snoda verso nord fino allo Xinjiang, riducendo ulteriormente la dipendenza della Cina dall’energia trasportata attraverso lo Stretto di Malacca, che potrebbe essere bloccato dall’egemone in pochissimo tempo.
Il vertice pre-BRICS SCO in Pakistan ha ribadito ancora una volta la sinergia di diversi aspetti riguardanti entrambi gli organismi multilaterali. Gli stati membri SCO, dai paesi centroasiatici all’India e al Pakistan, comprendono ampiamente il ragionamento russo quando si tratta dell’inevitabilità dell’Operazione militare speciale (SMO).
Ufficialmente, la posizione cinese è un prodigio di equilibrio e di soave ambiguità; anche se Pechino sottolinea il sostegno al principio di sovranità nazionale, non ha condannato la Russia; e allo stesso tempo non ha mai incolpato direttamente la NATO per la guerra di fatto.
La connettività geoeconomica è decisamente la priorità per le principali potenze della SCO e i partner strategici Russia-Cina. Dall’inizio degli anni 2000 la SCO si è evoluta da antiterrorismo a cooperazione geoeconomica. Ancora una volta a Islamabad è stato chiaro che la SCO non si trasformerà in un’alleanza militare di stampo anti-NATO.
Ciò che conta di più ora per tutti i membri, oltre alla cooperazione geoeconomica, è combattere la guerra del terrore dell’Occidente, destinata a intensificarsi con l’imminente e umiliante fallimento del Progetto Ucraina. Un meccanismo che potrebbe consolidare ulteriormente la SCO e spianare la strada a una fusione con i BRICS più avanti lungo la strada – tortuosa – è il concetto cinese di Global Security Initiative, che coincide con il concetto russo presentato agli Stati Uniti – e da questi respinto – nel dicembre 2021, solo due mesi prima dell’inevitabilità della SMO.
La Cina propone di “sostenere il principio della sicurezza indivisibile”, di “costruire un’architettura della sicurezza equilibrata, efficace e sostenibile” e di opporsi fermamente “alla costruzione della sicurezza nazionale sulla base dell’insicurezza di altri paesi”. È qualcosa che ogni membro della SCO – per non parlare dei BRICS – sottoscrive. In poche parole, l’indivisibilità della sicurezza come concepita da Russia e Cina equivale all’applicazione de facto della Carta delle Nazioni Unite. Il risultato sarebbe la pace a livello globale e, implicitamente, la campana a morto per la NATO.
Sebbene l’indivisibilità della sicurezza non possa ancora essere adottata in tutta l’Eurasia, poiché l’Egemone dispiega una guerra del terrore su più fronti per indebolire l’emergere di un mondo multi-nodale, la connettività transfrontaliera vantaggiosa per tutti continua a svilupparsi, dai corridoi della Via della Steppa alla Nuova Via della Seta.
