LA GUERRA CONTRO I PALESTINESI DEVE CONTINUARE

DiOld Hunter

2 Novembre 2024
Entrambi i principali partiti politici sono conniventi con il genocidio israeliano a Gaza

Philip Giraldi per The Unz Review  –  Traduzione a cura di Old hunter

L’adulazione verso Israele e i suoi sostenitori da parte della classe politica americana non sembra mai scomparire. Anzi, semmai aumenta nel periodo che precede le elezioni nazionali. Nell’ultima manifestazione di giudeofilia, Rudy Giuliani, autodefinitosi “sindaco d’America”, ci ha informato che “Loro [gli israeliani] sono i nostri migliori amici. Ho lavorato per Ronald Reagan per otto anni e Ronald Reagan ha detto che dobbiamo sempre essere presenti per Israele perché Israele è sempre presente per noi! Hamas non c’è per noi, gli iraniani non sono lì per noi, vogliono ucciderci e ai palestinesi viene insegnato ad ucciderci a due anni! Non lasciano entrare un palestinese in Giordania. Non lasciano entrare un palestinese in Egitto. E [Kamala] Harris vuole portarli da voi! Potranno anche avere delle brave persone, non mi interessa, ma non correrò rischi con persone a cui viene insegnato ad uccidere gli americani a due anni! Io sono dalla parte di Israele! Voi siete dalla parte di Israele! Donald Trump è dalla parte di Israele! E loro [i democratici] sono dalla parte dei terroristi”.

Giuliani ha detto tutto questo e molto di più a un comizio elettorale di Donald Trump al Madison Square Garden di New York, dove ha sputato fuoco in un discorso [al minuto 17:27] che un organo di stampa ha descritto come “squilibrato” per incitare la folla in massa a odiare i nemici di Israele, che apparentemente includono il Partito Democratico se dovessero riconquistare la presidenza. Non vorrei essere in disaccordo con un uomo della statura psico-fantasmagorica di Giuliani sui fatti, ma non ricordo quando gli Stati Uniti siano stati effettivamente minacciati dai nemici di Israele tra cui il Libano, la Siria, l’Iraq, l’Iran o un posto che una volta chiamavamo Palestina, ma d’altronde, sto invecchiando e la mia memoria potrebbe venir meno. Né riesco a ricordare nulla di ciò che Israele ha fatto per quello che un tempo era il mio paese, a parte essersi appropriato di enormi quantità di denaro pubblico, equivalenti a un quarto di trilione di dollari, corrompendo al contempo i nostri politici e minando sia il nostro stato di diritto sia la nostra Carta dei diritti, ma, ancora una volta, do la colpa alla mia memoria, perché non riesco a immaginare un tipo affabile e amichevole come Benjamin Netanyahu che faccia qualcosa di brutto o di cattivo.

Nel tentativo di segnare punti politici, Giuliani non sembra capire che l’adorazione dello Stato ebraico è una cosa bipartisan, che il governo degli Stati Uniti, indipendentemente da chi vince le elezioni, continuerà a fornire agli israeliani denaro e armi per espellere o uccidere il maggior numero possibile dei suoi vicini. La carneficina creerà una nuova metaforica “terra senza popolo”, uno spazio vuoto tra i fiumi Eufrate e Nilo che diventerà un grande vivaio per stabilire e popolare l’Eretz o “Grande Israele” scelto da Yahweh per governare il Medio Oriente.

Una cosa buona di Giuliani e del suo padrone Donald Trump è che non fanno nemmeno finta di voler aiutare i palestinesi e le altre “razze minori senza legge” a resistere all’occupazione e allo sradicamento da parte dei loro padroni ebrei. Trump vorrebbe che il lavoro di sterminio fosse terminato per non danneggiare ulteriormente l’immagine di Israele nelle relazioni pubbliche. Kamala, invece, continuerebbe a distribuire armi e denaro, invocando pietosamente un cessate il fuoco, un obiettivo che viene sistematicamente respinto da un severo Netanyahu. La regola delle relazioni estere tra Biden e Harris nei confronti del Medio Oriente consiste nel fingere una cosa mentre se ne fa un’altra. È stato riferito che i negoziatori di pace di Biden, Amos Hochstein, un israeliano che ha prestato servizio nell’IDF, e Brett McGurk, che apparentemente stavano lavorando per evitare l’espansione della crisi di Gaza in Libano, stavano facendo esattamente il contrario. Hanno lavorato “dietro le quinte” per incoraggiare Israele e ora descrivono le operazioni israeliane in Libano, che hanno incluso una grande invasione di terra, come un “momento che definisce la storia”, che “rimodellerà in meglio il Medio Oriente per gli anni a venire”.

E c’è di più. L’ambasciatrice statunitense in Libano, Lisa Johnson, ha incontrato i vari partiti e gruppi che compongono il governo libanese e il suo mix sociale e religioso con la proposta di organizzarsi per preparare il Paese a una “era post-Hezbollah”, mobilitando forze “interne” per eliminare il movimento di resistenza islamico mentre è impegnato a combattere l’esercito israeliano. La Johnson, nominata da Joe Biden, riflette certamente il pensiero della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato sul Medio Oriente. Secondo quanto riferito, la Johnson ha detto ai politici libanesi: “Israele non può ottenere tutto con la guerra; è ora che facciate la vostra parte e lanciate una rivolta interna all’insegna del “Basta”. Il popolo libanese deve mostrare il suo desiderio di sollevarsi e liberarsi di Hezbollah”. Johnson ha sfidato i politici: “Perché sembrate spaventati? Hezbollah è stato sconfitto, la sua leadership è stata distrutta, e noi siamo con voi, e tutto il mondo libero è al vostro fianco… Non vogliamo solo limitare l’influenza di Hezbollah, ma colpiremo le sue linee di sostegno, e stiamo lavorando senza sosta per abbattere anche il regime in Iran”.

Qualcuno dovrebbe ricordare alla signora Johnson, così come a McGurk e Hochstein, che non siamo legalmente in guerra con il Libano, né con l’Iran e nemmeno con i palestinesi di cui stiamo permettendo il genocidio. La realtà è che Gaza e il Libano sono la guerra dell’America, nel senso che l’assalto di Israele contro i suoi vicini non sarebbe né possibile né sostenibile senza che Washington ne sostenga i costi e fornisca le armi. Un rapporto pubblicato di recente dall’organo di informazione israeliano Calcalist ha esaminato la spesa militare israeliana per le guerre dall’inizio dei combattimenti il 7 ottobre. Ha stabilito che nell’ultimo anno Washington ha finanziato direttamente il 70% dei costi militari totali di Tel Aviv. Si tratta di oltre 20 miliardi di dollari di aiuti militari, una cifra vicina ai 22,57 miliardi di dollari stimati da diverse fonti statunitensi, tra cui l’autorevole Cost of War Project della Brown University, che ha esaminato le cifre. Inoltre, si presume che ci siano anche sostanziali spese nascoste che consistono in armamenti spediti direttamente dagli arsenali statunitensi senza alcuna procedura di contabilità e in denaro nascosto in altri progetti. In definitiva, si deve concludere che senza il sostegno diretto degli Stati Uniti, la guerra di Netanyahu sarebbe semplicemente inpossibile per lo Stato ebraico. Calcalist conclude che “Pertanto, è dubbio che questa guerra sarebbe stata condotta come lo è – né in intensità né in portata – senza l’assistenza americana”. Quindi, in un senso molto reale, è ed è stata la guerra dell’America, mentre l’obiettivo segreto del governo statunitense di distruggere Hezbollah e Hamas e persino di rovesciare il regime iraniano indica chiaramente che il piano egemonico e genocida di Netanyahu di rendere Israele la potenza suprema in Medio Oriente è condiviso da molti a Washington.

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