LE INGIUSTE CRITICHE DELLA NATO A KIEV

DiEnrico Tomaselli

16 Febbraio 2025
Secondo il Sunday Telegraph, la Nato sta criticando l’Ucraina per le sue tattiche “sovietiche” sul campo di battaglia. Fonti della difesa britannica accusano, infatti, l’esercito di Volodymyr Zelensky di sprecare armi e attrezzature costose. Come previsto, inizia lo scaricabarile. Quello che si omette di dire è sono state proprio le strategie e le tattiche NATO che i comandi dell’Alleanza hanno imposto all’esercito ucraino ad essere la causa di molti, se non tutti, gli insuccessi che l’esercito ucraino ha incontrato sul campo di battaglia. Esercito ucraino che, pur al netto delle enormi perdite, si è peraltro distinto più che egregiamente sul terreno.

Secondo quanto riportato dal Sunday Telegraph, negli ambienti NATO si stanno moltiplicando le voci critiche su come l’esercito ucraino avrebbe utilizzato gli armamenti forniti dall’Alleanza Atlantica, in particolare per quanto riguarda i sistemi anticarro spalleggiabili NLAW e Javelin. I comandi NATO rimprovererebbero a Kiev di usarli secondo “tattiche in stile sovietico”, con il che – in un colpo solo – si sottintende che quelle tattiche siano fallaci, o quanto meno desuete, e soprattutto si comincia a scaricare la colpa della sconfitta sugli ucraini, che non avrebbero saputo mettersi al pari con le moderne tattiche della NATO. Ovviamente, è ben possibile che vi siano stati episodi, anche diffusi, come quelli riportati dal Sunday Telegraph, ma non si può non sottolineare le grandi omissioni in queste critiche.

Innanzitutto, va detto che era ben noto che l’esercito ucraino era organizzato secondo i vecchi standard sovietici. Quindi, pensare che bastasse fornire loro armi concettualmente pensate per un utilizzo diverso, affinché si realizzasse miracolosamente una veloce conversione del personale militare, è stata a dir poco una grave ingenuità.
Ma la NATO ha ben più gravi responsabilità in questo. Innanzitutto, ha sempre fornito i sistemi d’arma più significativi a spizzichi e bocconi, oltre che in quantità limitata, rendendo impossibile che arrivassero a costituire un fattore di massa critica, capace di influenzare – anche solo a livello tattico – lo svolgimento delle operazioni. Inoltre, ha fornito armamenti provenienti da più di trenta paesi, che – per quanto si trattasse sempre di sistemi su standard NATO – erano molto spesso assai eterogenei tra di loro. Versioni diverse del medesimo modello di carri, magari con differenti adattamenti nazionali, oppure artiglieria inadatta a tutti i tipi di munizionamento di quel determinato calibro, per non parlare di mezzi semplicemente non adatti alla configurazione morfologica e climatica del teatro di guerra ucraino.

Tutto ciò ha comportato una infinità di problemi logistici enormi, perché ogni sistema d’arma richiede mezzi di recupero specifici, officine attrezzate per la riparazione (con relativi pezzi di ricambio), munizionamento adeguato ecc. Se a ciò si aggiunge che le forze armate ucraine continuano tuttora ad utilizzare materiale e sistemi d’arma sovietici, si può ben comprendere come le forniture militari della NATO abbiano comportato non solo vantaggi ed opportunità, ma anche l’insorgere di problemi ai quali non erano preparate.

Più di tutto, però, è significativa la principale omissione, ovvero l’impatto delle direttive NATO sulle operazioni militari, in particolare i vari tentativi di controffensiva lanciati dall’esercito di Kiev. Queste operazioni, infatti, sono state pianificate sotto la direzione dei comandi NATO, e secondo le modalità tattico-operative dell’Alleanza, senza però tener conto di alcuni significativi elementi che ne avrebbero dovuto escludere l’applicazione. Le dottrine militari NATO, infatti, si basano essenzialmente su due presupposti che, nel caso ucraino, erano invece totalmente assenti: dominio dell’aria e copertura d’artiglieria. Non tener conto di ciò ha portato a una perdita di quantità enormi di uomini, impossibili da rimpiazzare se non ricorrendo a coscritti mobilitati ed addestrati in fretta e furia, e quindi innescando una progressiva perdita nell’efficacia di combattimento.

Anche a prescindere dalla vera e propria tragedia che è stata per l’Ucraina fare affidamento sull’Alleanza Atlantica, ed al netto degli errori che possono essere stati commessi, volendo trarre un bilancio degli effetti degli aiuti NATO, è certo che questi sono stati molto abbondantemente inficiati da una quantità di problemi che gli aiuti stessi hanno portato con sé.

A conti fatti – e di questo gli va dato atto – l’esercito ucraino ha fatto miracoli e si è in fondo dimostrato migliore di coloro che, ancora adesso, pretendono di dare lezioni, convinti della propria superiorità.

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