La Germania, che con Friedrich Merz sta per realizzare la seconda Zeitenwende, sembra pronta a consentire una “svolta epocale” sulla difesa anche nell’Ue.

di David Carretta e Christian Spillmann per davidcarretta.substack.com
La Zeitenwende [l Punto di Svolta] della difesa europea
Le prime cinque settimane della seconda presidenza di Donald Trump, e in particolare il grande tradimento dell’Ucraina che sta tentando di imporre una pace contraria agli interessi europei, hanno provocato un enorme choc tra i leader europei, che si ritrovano oggi a Bruxelles per un vertice straordinario dedicato al sostegno a Kyiv e alla difesa. Alcuni leader nutrono ancora l’illusione di poter contare sugli Stati Uniti come “alleati”. Almeno questa rimane la linea ufficiale. Ma quanto accaduto nell’ultima settimana – l’agguato di Trump e JD Vance a Zelensky nello studio ovale della Casa Bianca e la decisione di sospendere gli aiuti militari e le informazioni di intelligence all’Ucraina – costringe l’Europa a fare i conti la nuova realtà geopolitica. Oggi, al vertice dei capi di Stato e di governo, “si chiude una pagina e si apre il libro della difesa europea”, ci ha detto un alto funzionario dell’Ue. La Germania, che con Friedrich Merz sta per realizzare la seconda Zeitenwende, sembra pronta a consentire una “svolta epocale” sulla difesa anche nell’Ue.
Zeitenwende (svolta epocale) è il termine usato dal cancelliere uscente, il socialdemocratico Olaf Scholz, in un discorso al Bundestag appena dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, annunciando la creazione di un fondo da 100 miliardi di euro per ristrutturare l’esercito tedesco. Martedì il futuro cancelliere, il conservatore Friedrich Merz, ha annunciato una seconda Zeitenwende: un fondo da 500 miliardi per la competitività e la difesa e la fine del freno del debito per le spese militari superiori all’1 per cento del Pil. A Bruxelles si parla di “rivoluzione” e “svolta a 180 gradi su 30 anni di politica fiscale”. Secondo un diplomatico, “la Germania fa moltissimo per sé stessa”. Ma con una differenza rispetto al passato. Un tempo lo faceva “ignorando l’Europa”. Ora di prepara a farlo “con l’Europa”. “La sicurezza e la prosperità dell’Europa sono in gioco (…). Sono necessarie azioni decisive. Dobbiamo adottare le misure necessarie per garantire la pace in Europa”, ha detto ieri Merz in visita a Bruxelles.
Ursula von der Leyen non avrebbe osato presentare il suo piano di riarmo dell’Europa da 800 miliardi di euro senza il consenso di Merz. La presidente della Commissione è stata comunque prudente. La parte del leone per gli acquisti degli armamenti la faranno gli stati membri: 650 miliardi attraverso l’indebitamento nazionale grazie alla sospensione del Patto di stabilità, 150 miliardi attraverso prestiti concessi da un nuovo strumento europeo. Nel vertice di oggi, i leader daranno il via libera al piano von der Leyen. “C’è una chiara volontà da parte di tutti per intraprendere le azioni che devono essere prese per essere più sovrani e autonomi per essere pronti in termini di difesa”, ci ha detto un alto funzionario dell’Ue. Anche l’ungherese Viktor Orban e lo slovacco Robert Fico, che minacciano di mettere il veto sulle conclusioni sull’Ucraina, sono pronti a dare il via libera al rafforzamento della difesa europea (del resto i loro due paesi sono produttori di armi). Ma il piano di von der Leyen “non è la fine della storia. E’ un inizio”, prevede l’alto funzionario dell’Ue.
In effetti ieri mattina, quando gli ambasciatori si sono riuniti alle sette del mattino per discutere della bozza di conclusioni del vertice straordinario, il rappresentante della Germania ha stupito i suoi omologhi. Per Berlino la sospensione delle regole del Patto di stabilità non è sufficiente. L’ambasciatore tedesco ha chiesto di riformare le regole fiscali, malgrado il fatto che siano state modificate appena un anno fa. Secondo la Germania, la clausola di salvaguardia nazionale per quattro anni scelta dalla Commissione ha una portata troppo limitata, perché può essere rinnovata per un solo anno. Secondo i tedeschi, l’aumento della spesa per la difesa “sarà un’esigenza pluriennale che avrà carattere strutturale”, spiega una fonte. Dietro questa obiezione giuridica si nasconde un “cambio di mentalità”, che era impensabile appena una settimana fa”, dice un’altra fonte.
La Germania è solo l’ultimo dei frugali a convertirsi di fronte alle nuove minacce geopolitiche. Paesi Baltici, Finlandia, Danimarca e Svezia hanno abbandonato la loro ortodossia di fronte alla minaccia russa. Nell’Ue rimangono solo due veri frugali, i Paesi Bassi e l’Austria. Su una nuova revisione del Patto di stabilità, “in molti sono felici, ma c’è qualcuno che attorno al tavolo non ha lo stesso entusiasmo. Gli olandesi e in parte anche gli austriaci”, ci ha detto un diplomatico. Merz deve ancora essere messo alla prova. Deve trovare in fretta un accordo con gli altri partiti centristi per avere i due terzi del Bundestag necessari a modificare il freno costituzionale sul debito. La Zeitenwende di Scholz si è rivelata deludente e non è stata realizzata con la determinazione mostrata nel discorso del 27 febbraio 2022.
Merz ha usato un’altra citazione mercoledì per presentare il suo piano: “Whatever it takes”. E’ la frase di Mario Draghi che salvò l’euro nel 2012. Se Merz andrà effettivamente avanti spingerà la Commissione di Ursula von der Leyen a uscire dalla prudenza. Per la difesa europea “la chiave è che la Germania giochi un ruolo di leader”, spiega un altro responsabile europeo. Molti scommettono che a giugno i leader discuteranno di un nuovo strumento di debito comune per rafforzare le capacità militari sul modello di NextGenerationEU, il fondo da 750 miliardi di debito comune per la ripresa post pandemia. La bozza di conclusioni del vertice chiede a von der Leyen di presentare, oltre al piano da 800 miliardi, “ulteriori elementi e opzioni volti a incrementare sostanzialmente i finanziamenti per la difesa europea e a rafforzare la base tecnologica e industriale della difesa europea”. Alcune proposte potrebbero essere contenute nel Libro bianco sulla difesa che la Commissione presenterà il 17 marzo.
In attesa di costruire l’Europa della difesa, il vertice oggi deve fare i conti con una crisi molto più urgente. Trump ha interrotto le forniture di armi e di informazioni di intelligence all’Ucraina. Una missione a tre a Washington – Emmanuel Macron, Keir Starmer e Volodymyr Zelensky – potrebbe essere in preparazione per cercare di convincere il presidente americano a tornare all’approccio “pace attraverso la forza”. E’ uno dei principi contenuti nella bozza di conclusioni del vertice. Ma l’unità dei ventisette potrebbe andare in frantumi a causa di Orban.
Il premier ungherese minaccia il veto, contestando la volontà di continuare a rafforzare il sostegno a Kyiv, l’impegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina, la determinazione a fornire garanzie di sicurezza solide in caso di accordo di pace. Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, cercherà l’unità, ma è pronto a rispondere che “Orban si è isolato da solo” e l’Europa è unita al fianco dell’Ucraina. Fino al punto di fare da sola senza gli Stati Uniti? Su questo gli europei sono divisi. “Siamo una delle più grandi economie al mondo, abbiamo la forza finanziaria ed economica non solo di continuare a mettere pressione sulla Russia, ma anche nell’aiutare l’Ucraina”, spiega l’alto funzionario dell’Ue. “E’ illusorio pensare di poter trovare soluzioni senza la partecipazione degli Stati Uniti, anche solo indiretta attraverso l’intelligence”, risponde un diplomatico di uno stato membro.
