IRAN: TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE MA CHE SI HA TROPPA PAURA DELLA LOBBY ISRAELIANA PER CHIEDERLO

DiOld Hunter

2 Luglio 2025
In Israele esiste una condizione che è parte integrante tanto dell'”anima” collettiva della nazione quanto delle “anime” dei singoli israeliani. La mentalità è quella della supremazia ebraica; l’impegno comune che ne deriva è la supremazia regionale e militare.
Bombardamento israeliano sulle le strutture dell’IRGC a Teheran

Ilana Mercer, The Unz Review, 1 luglio 2025    —    Traduzione a cura di Old Hunter

RIGUARDA LA PALESTINA. Di tutti i fatti noti sulla guerra di aggressione di Israele contro l’Iran, ora formalmente sospesa da Trump, questo è il più importante. Come ha detto incisivamente Craig Mokhiber, “l’Iran è l’ultimo stato indipendente in prima linea che si rifiuta di sottomettersi, di normalizzare i crimini contro il popolo palestinese”. In parole povere, “l’Iran viene punito per il suo sostegno ai palestinesi“. Se non siete soggetti alla lobotomia prefrontale che accompagna gli abbonamenti ai media di Murdoch o di Adelson, lo capirete.

La guerra immotivata e illegale di Israele contro l’Iran non è stata in alcun modo una preventiva legittima difesa, spiega Mokhiber, eminente e autorevole studioso di diritto internazionale (che riporta sempre ai suoi elementi di diritto naturale). Si è trattato di un’aggressione vecchio stile. Normalizzate da Israele e dai suoi sponsor, le guerre di aggressione sono considerate il “crimine supremo” nel diritto internazionale (il diritto naturale e il diritto libertario concordano).

Il terrorismo, marchio di fabbrica di Israele, mirava a smantellare la sovranità iraniana. Prima della Rivoluzione iraniana, il centro di controllo degli affari iraniani risiedeva a Washington, DC, sinonimo, come tutti ormai possiamo concordare, di Tel Aviv. La Rivoluzione del 1979 ha sottratto il potere decisionale a Tel Aviv, riportandolo a Teheran. Ciò contro cui la Rivoluzione iraniana del 1979 si opponeva, Israele cerca di ripristinarlo.

Da parte loro, gli Stati Uniti d’America, leccapiedi co-belligeranti di Israele, sono ora visti, soprattutto nell’Asia occidentale, come una potenza militare testarda che non distingue lo sciita dallo shinola [*].

Trump, come ricorderete, ha messo in difficoltà il nostro Paese – il presidente ha dimenticato a chi spetti servire – promettendo la pace. Ha portato la guerra. I commentatori Chas Freeman e Scott Ritter, entrambi al corrente della situazione, avevano rivelato fin dall’inizio che il presidente era impegnato in una “diplomazia-inganno” con l’Iran. Avendo stretto accordi con Israele, Trump sapeva in anticipo dell’imminente attacco “a sorpresa” di Israele. Aveva intavolato finti negoziati con la Repubblica Islamica. Con l’aiuto della CIA, del Mossad e dell’MI5, i terroristi israeliani hanno poi introdotto clandestinamente il materiale necessario in Iran. Un truffatore, ha concluso il dottor Foad Izadi, un accademico iraniano.

Non che Israele abbia bisogno di un motivo per fare la guerra, ma più che una guerra di aggressione per un cambio di regime, l’attacco a sorpresa di Israele contro l’Iran del 13 giugno aveva lo scopo di eliminare l’Iran così come lo conosciamo.

Il professor John Mearsheimer, uno dei più illustri studiosi americani di relazioni internazionali, offre una descrizione degli obiettivi israeliani in termini che contraddicono le defunte e ingannevolmente panglossiane idee di una “soluzione a due stati” e di un “processo di pace”. Oltre a un cambio di regime, Israele, secondo la sempre attenta valutazione di Mearsheimer , ha un “profondo interesse” a disgregare – a frammentare – le nazioni circostanti.

La nomea di “canaglia” dell’Iran

La gestalt di Israele è annientatrice. Come dimostrato da due anni di genocidio e distruzione continua nei paesi confinanti, Israele è uno “stato annientatore“. Il verbo ebraico lechasel (לחסל)), eliminare, è usato in modo piuttosto promiscuo dalle menti mediocri dei telegiornali, della strada e della Knesset.

Esiste in Israele una condizione che è parte integrante tanto dell'”anima” collettiva della nazione quanto delle “anime” dei singoli israeliani. La mentalità è quella della supremazia ebraica; l’impegno comune che ne deriva è la supremazia regionale e militare.

In linea con questa patologia, Israele non cerca di vivere al fianco dei suoi vicini arabi e persiani da pari a pari. Piuttosto, mira a mantenere l’egemonia in tutto il Medio Oriente. Ovunque e in qualsiasi momento emerga l’asse della resistenza pro-liberazione e pro-palestinese, Israele si muoverà – non per negoziare o risolvere “conflitti” con esso, ma per eliminarlo e ripristinare l’egemonia israeliana.

In altre parole, si noti come Israele, metodicamente e dispettosamente, elimini i negoziatori di pace. L'”entità genocida” ha attentato alla vita di Ali Shamkhani. Era il principale negoziatore nei colloqui nucleari con gli Stati Uniti, prima del 13 giugno. L’assassinio illegale e immorale di Ismail Haniyeh, capo della diplomazia di Hamas, rientra in questa categoria di eliminazione (chisul/ חסול). Ce ne sono stati altri. Contro le leggi di guerra, scienziati iraniani e personale militare d’élite non combattente sono stati presi di mira nelle loro case e continueranno a essere eliminati a un ritmo in linea con la natura predatoria e cannibalizzante di Israele.

Questo impulso annientatore, il cuore di Israele, spiega perché, come è stato osservato, documentato e analizzato per oltre 20 mesi, Israele si compiace di annientare il capitale umano arabo (e persiano) – intellettuali, uomini e donne d’arte, nelle scienze applicate e teoriche, giornalisti, attivisti, guaritori e filantropi. Se voleste godervi il vostro quartiere, non lo ridurreste perennemente a uno stadio primordiale, pre-civiltà, come a Gaza, spazzando via conoscenza, esperienza, forza, intelligenza, bellezza e bontà.

Questo nucleo distruttivo della società israeliana, come ho sottolineato nel marzo del 2024, spiega perché Israele prende di mira “il tessuto stesso di una società, l’incommensurabile capitale umano, comprese le reti familiari estese, altrimenti indissolubili, il tipo di legami generazionali che noi in Occidente possiamo solo sognare, ridotti e impoveriti nei numeri e nella loro energia nativa”.

In fondo, questi atavici israeliani – durante l’offensiva in Iran, hanno assassinato quasi 900 palestinesi a Gaza – non vogliono vicini istruiti ed eruditi, dei pari con cui fare magie nella regione; vogliono sudditi da poter sanzionare e massacrare fino alla sottomissione. Tanto meglio per ridurli in ginocchio, dove ora languiscono, Iran, Yemen e Palestina esclusi.

Secondo Israele, la Penisola Arabica e il Levante devono inchinarsi non alla Mecca e a Medina, ma alla Medina del Cane Rabbioso (מְדִינָה, che in ebraico significa “paese”). La sottomissione regionale si ottiene riducendo la regione in macerie, con qualsiasi pretesto e a ogni passo, e rendendola in tutto finanziariamente dipendente dall’America, che a sua volta è, come sappiamo, è soggiogata da Israele. Con un mondo arabo cooptato, gli Stati Uniti possono assumere lo status di dittatori oltre che di benefattori.

Stando ai fatti, allora, chi è lo Stato canaglia, Israele o l’Iran?

Israele lancia guerre di aggressione contro i suoi vicini. L’Iran no. Israele, non l’Iran, è un proliferatore promiscuo di armi nucleari. Si ritiene che possieda “90 testate nucleari al plutonio e abbia prodotto abbastanza plutonio per altre 100-200 bombe”. L’Iran è parte del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP). Israele no. A differenza dell’Iran, finora Israele ha rifiutato qualsiasi supervisione, ispezione e salvaguardia da parte dell’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica). In netto contrasto, Israele, non l’Iran, è un’entità genocida. Israele, non l’Iran, ha iniziato questa guerra, sta conducendo raid aerei sulle nazioni vicine e commettendo quotidianamente omicidi di massa.

Iran e terrorismo

E a differenza di Israele, l’Iran non pratica il terrorismo di Stato; ha difeso il suo regno con riluttanza e abilità.

Negli Stati Uniti, il Complesso Industriale del Terrorismo Nazionale statunitense ha lanciato avvertimenti di “un ambiente di elevata minaccia negli Stati Uniti” da parte dell’Iran. Questi generalmente preannunciano una operazione sotto false flag. Il “Paese d’origine del maggior numero di terroristi di origine straniera” è l’Arabia Saudita, buon amico dell’America-Israele. Tra il 1975 e il 2024, i sauditi si sono resi responsabili di 2.354 omicidi sul suolo americano; gli iraniani di… nessuno… nemmeno uno.

Per cambiare la situazione, le operazioni di intrappolamento dell’FBI, denominate “operazioni sotto copertura” o “antiterrorismo”, vengono avviate di routine, e probabilmente sono in corso proprio ora. Attenzione! Queste operazioni non sono regolate da leggi approvate dal Congresso, ma da strategie creative. Un metodo classico di intrappolamento dell’FBI è quello che prevede che qualche sempliciotto bisognoso di aiuto venga indotto dagli agenti dell’FBI a commettere un crimine che non aveva intenzione di commettere fino a quando non è stato contattato.

Una battuta stupida, forse, ma abbiamo tutti bisogno di una risata. Come probabile esempio di intrappolamento, vi cito il caso di Masih Alinejad, una insignificante “giornalista” iraniano-americana che si batte per un cambio di regime. La donna, con i suoi capelli da cappellaio matto e a caschetto, snocciola il tipo di idee stereotipate di cui abbiamo abbondanza in America. La signora Alinejad aveva affermato di essere stata oggetto di un complotto di rapimento da parte dei mullah iraniani. Ha anche affermato che “l’FBI l’aveva contattata otto mesi prima con fotografie scattate dai cospiratori”. Occhiolino, gomitata, non dire altro.

Ma dai, signorina Alinejad. Per replicare, direi che non credo che la guida suprema iraniana (la cui vita gli israeliani hanno recentemente minacciato) la voglia indietro. Non credo che i mullah pensino che Masih sia una persona da tenere. Anzi, la loro era una supplica disperata: America, per favore, tieni lontani gli agitatori iraniani per un cambio di regime come Masih Alinejad.

IRAN e armi di distruzione di massa

Lo stato attuale della capacità nucleare dell’Iran non è mai stato un problema, sebbene “l’entità genocida”, Israele, stia portando avanti e porterà avanti “guerre per preservare il proprio monopolio nucleare” nella regione.

Prima di voltare pagina (per scodinzolare in favore di Trump), Tulsi Gabbard, Direttrice dell’Intelligence Nazionale (DNI), “ha presentato le conclusioni collettive della Comunità di Intelligence degli Stati Uniti (IC) che coprono un’ampia gamma di questioni di sicurezza nazionale e aree geografiche, tra cui la minaccia rappresentata dall’Iran e il suo possibile sviluppo di un’arma nucleare”. “L’IC continua a valutare che l’Iran non stia costruendo un’arma nucleare e la Guida Suprema Khamenei non ha autorizzato il programma di armi nucleari che ha sospeso nel 2003”, ha riferito la Gabbard, che “si è fatta eco di una valutazione che le agenzie di intelligence statunitensi stanno facendo dal 2007”.

Non estraneo alla creazione del casus belli israeliano è il fatto che l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) non sembra più agire in modo imparziale, come fece durante la preparazione alla guerra in Iraq, sotto la guida del Dr. Mohammed ElBaradei. Le dichiarazioni di Rafael Grossi, il volubile direttore generale dell’AIEA, avevano contribuito a giustificare un’azione energica contro l’Iran.

Prima della guerra immotivata scelta da Israele contro l’Iran, il vanitoso Grossi si aggirava per la regione, lanciando allarme sulla Repubblica Islamica. In sintesi, il rapporto di Grossi del 31 maggio 2025, “Verifica e monitoraggio nella Repubblica dell’Iran alla luce della risoluzione 2231 (2015) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”, equipara molto chiaramente il suo disappunto per l’Iran all’arricchimento per scopi bellici da parte dell’Iran.

Il vespaio di Grossi è l’uso da parte dell’AIEA del necro-software Palantir. Secondo Wikipedia, il rapporto fasullo di Grossi sulle armi di distruzione di massa è stato generato per l’AIEA dal software di Palantir di intelligenza artificiale.

Palantir guadagna una bella somma nel settore della necrologia, vendendo software per la sorveglianza di massa (e le relative, “presunte” esecuzioni). A Gaza, si dice che il software di Palantir abbia permesso all’Unità 8200 di Israele di generare algoritmicamente liste di uccisioni.

Senza prove se non “un mosaico di storie narrate dall’intelligenza artificiale“, Grossi aveva continuato a inventare storie contro l’Iran. Dopo gli attacchi aerei e anfibi americani del 22 giugno contro quella nazione pesantemente sanzionata, Grossi iniziò a blaterare di quantità, fino al chilogrammo, di uranio arricchito e nascosto in Iran. A volte si trattava di 400 chilogrammi, altre volte di 900. In tutta fretta, gli avvistamenti di armi di distruzione di massa da parte dell’agenzia sono stati da allora ritirati. “Non avevamo alcuna prova di uno sforzo sistematico per passare a un’arma nucleare”, aveva dichiarato timidamente Grossi a Christian Amanpour della CNN il 17 giugno.

I costi del guerrafondaio Israele si sono moltiplicati. Non è forse giunto il momento di guardare in bocca a questo particolare cavallo di battaglia?

Ritorno alle origini: Palestina

Qual è la causa principale di questi problemi nel Grande Medio Oriente, si chiede il Dr. John Mearsheimer, parlando al Notre Dame International Security Center. Chi è responsabile delle offensive avviate, dopo il 7 ottobre, da Hezbollah in Libano, dagli Houthi in Yemen e da varie milizie in Siria e Iraq, contro cui gli Stati Uniti scelgono di condurre guerre di bassa lega?

Ci sono due opinioni contrastanti. Il regime genocida e i suoi alleati – che avevano pianificato, prima del 7 ottobre, di cancellare i palestinesi dalla storia – danno tutti la colpa all’Iran. Si dice che l’Iran formi l’attrazione gravitazionale; sia il “burattinaio” di Hamas, Hezbollah e persino del coraggioso movimento yemenita Ansar Allah.

Queste assurdità incentrate su Israele sono rafforzate dalle obbedienti designazioni di “terroristi” dell’Occidente e da discussioni così piene di cliché da essere prive di significato. Un riduzionismo prediletto, ad esempio, è il termine “proxy”, sputato fuori dall’establishment di politica estera di Washington e dalla sub-intelligente élite al potere di Israele. Secondo Foreign Policy Inc., queste complesse e variegate comunità arabe regionali – la Resistenza – sono impegnate in un’impresa punitiva e non redditizia che dura da decenni, perché comandata dall’Iran. Non importa cosa dicano i mandanti stessi.

Nella sua radicata menzogna intellettuale, l’establishment della politica estera occidentale non crede che patriottismo, nazionalismo e solidarietà esistano tra gruppi al di fuori dell’Occidente. (Sono cinica) Incontrastato, il conglomerato della sicurezza nazionale e della politica estera sostiene che il coraggioso intervento militare degli Houthi a favore dei palestinesi, massacrati quotidianamente con l’imprimatur occidentale, non sia altro che la protesta di marionette manipolate dai loro padroni iraniani. Secondo questa mentalità, solo i “soldati” anglo-americani-israeliani agiscono in solidarietà con il loro popolo.

La teoria contrapposta, “lo scenario alternativo”, sostiene il Dott. Mearsheimer, è che Israele sia responsabile. Che “sia in gran parte il risultato dell’occupazione israeliana che i palestinesi abbiano attaccato Israele il 7 ottobre”. Dopo aver valutato le prove a sostegno della teoria dell’egemonia iraniana sulle milizie della resistenza, Mearsheimer, scrupoloso studioso di “politica delle grandi potenze” (e patriota che ha prestato servizio nell’Aeronautica Militare statunitense per cinque anni), ha riscontrato “poche prove che l’Iran sia responsabile di tutti questi conflitti in Medio Oriente“. Per molto tempo, il Dott. Mearsheimer ha sostenuto che, in base alle prove, “Israele è il principale responsabile del conflitto in Medio Oriente. Israele e la sua barbara occupazione dei palestinesi”.

La presenza nefasta di Israele nei territori di fatto annessi è il motivo per cui ogni presidente americano ha compreso l’imperativo di trovare una soluzione alla difficile situazione palestinese, senza la quale le Intifada — una, due, tre, all’infinito — culminerebbero in eventi come il 7 ottobre.

La noiosa argomentazione del “dare la colpa all’Iran, cambiare il regime iraniano” è stata avviata da Israele negli anni ’70 ed è stata imposta da Israele, sostiene il Dr. Stephan Walt. Fu durante gli anni ’90 che gli Stati Uniti entrarono a far parte di Israele e iniziarono a escludere l’Iran. Nel 1994, conferma Ali M. Ansari,

professore di storia iraniana all’Università di St. Andrews, “in linea con il nascente riavvicinamento di Israele al mondo arabo” e con la firma di “un trattato di pace con la Giordania”, Israele “ha cambiato la sua prospettiva strategica da una che considerava l’Iran un equilibratore [regionale] a una che vedeva l’Iran come il nemico. Da allora in poi, gli Stati Uniti sarebbero stati incoraggiati da Israele a ostracizzare e isolare la Repubblica Islamica”. (“Le radici superficiali della guerra dell’Iran con Israele“, Foreign Affairs, 29 maggio 2024).

Ciò che il Dott. Ansari non può dire, lo dirò io: la “prospettiva strategica” di Israele richiede sempre e ovunque un nemico. Questo nemico designato sarà macchiato da un’accusa di sangue, un’astrazione: lui, lei o loro saranno considerati antisemiti, anelanti al sangue ebraico. Questa accusa di sangue ignora la verità, perché quando i fatti e la realtà vengono esaminati attentamente, sono gli arabi a essere quotidianamente sterminati in massa, con i privilegi governativi concessi dall’Occidente, non gli israeliani.

Bisogna riconoscere il merito a Israele. Si è eretto a croce del mondo, una maledizione che ogni individuo non ebreo-israeliano porta con sé fin dalla nascita e che deve portare con sé come un albatro.

*  La Shinola era una marca di lucido per scarpe, popolare all’inizio del XX secolo. Il nome è anche all’origine di un’espressione americana comune, “know your shit from Shinola“, cioè riconosci la differenza tra la una “shit”, merda, e la shinola, per indicare una persona dotata di intelligenza di base o di buon senso. (ndt)

Ilana Mercer, scrittrice, saggista e teorica paleolibertaria, scrive dal 1999 iniziando dal Canada una campagna contro la guerra e il woke. Al suo arrivo negli Stati Uniti, nel 2002, la sua rubrica settimanale si è subito diffusa. La distribuzione nazionale della Mercer è fallita poco dopo a causa dei suoi scritti in netta opposizione alla guerra in Iraq. ILANA è descritta come “una creatrice di sistemi“. In sintesi, il suo modus operandi è stato quello di applicare metodicamente i principi fondamentali agli eventi del giorno”. È (una bellissima, ndt) ebrea, è cresciuta in Israele dai cinque ai diciannove anni e se n’è andata a 19 anni per non tornare mai più. Si era rifiutata di prestare servizio nell’IDF, l’esercito con leva obbligatoria israeliano. Dall’ottobre del 2023, Ilana si è concentrata sul genocidio. Una guerra contro i civili è una guerra alla civiltà.

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