Qualche giorno fa gli amici del Fronte del Dissenso mi hanno chiesto se volevo aggregarmi a loro per un viaggio a Parigi in occasione della manifestazione del Primo Maggio per portare la solidarietà degli italiani alle lotte che i francesi stanno conducendo contro il prodotto in vitro delle élite finanziarie Macron, incaricato di portare a termine l’agenda di demolizione dello Stato Sociale; ho subito colto l’occasione con entusiasmo. Questo vuole essere un breve resoconto, sicuramente non esaustivo, ma utile a raccontare le impressioni che ho tratto da questa sortita parigina.

Siamo arrivati la sera prima e abbiamo pernottato, in modo da essere freschi e carichi per la manifestazione del giorno dopo.

Il mattino dopo la delegazione del Fronte del Dissenso, che nelle settimane precedenti ha lavorato sulla stesura e approvazione di propri Statuto, Manifesto e Programma, ha incontrato Joel e Michelle del Partie pur la Demondialisation (ParDem – Partito per la demondializzazione), con i quali si è pranzato e discusso della situazione politica/geopolitica, con particolare riferimento al contesto francese ovviamente; in ogni caso nulla che nella nostra area non si sappia già, non solo sull’utilizzo da parte delle élite di figure come Macron, appositamente create e introdotte per perseguire la loro agenda, ma sul danno che l’appeasement di figure come Mélenchon causano di fatto al Popolo, configurando un sostegno esterno all’agenda delle élite, giustificato con la solita farlocca narrazione che caratterizza la rappresentazione teatrale dello scontro che anche in Italia vede contrapposte categorie desuete come fascismo e antifascismo, applicate in maniera impropria e faziosa alla realtà, per fare in modo che le energie del dissenso siano disperse dalle frammentazioni sociali che queste categorie determinano.

Altro tema importante che è emerso, e che sento particolarmente, è la lontananza delle nuove generazioni da alcune delle tematiche delle nostre istanze, un gravissimo punto debole che di fatto compromette in modo irrecuperabile la riuscita strategica delle nostre lotte sul periodo medio-lungo.

Ci siamo quindi incamminati per unirci al corteo, che per tutto il tempo è stato pacifico e variegato per presenze, con anziani e giovani di varie età. Il dispiegamento di forze della Gendarmerie era comunque imponente, un vero e proprio presidio militare con contingenti in tenuta antisommossa completa di svariati accesori, che controllavano i documenti di chiunque si avvicinasse ai quartieri della manifestazione.

Inizialmente abbiamo disteso lo striscione che vedete nelle foto e siamo rimasti di fianco al primo corteo in attesa del passaggio del gruppo del ParDem insieme al sindacato CGT cui aggregarci, e già svariati francesi si fermavano a leggerlo e ci sorridevano di cuore, mentre parecchi non trattenevano l’entusiasmo e venivano a ringraziarci e stringerci la mano, manifestando un’accoglienza che non posso che definire calorosa da parte dei nostri fratelli d’oltralpe.

Anche quando abbiamo cambiato corteo l’accoglienza è stata calorosa, con anche alcuni carri che diffondevano musica che ci hanno dedicato alcune canzoni partigiane in italiano.

Alcuni francesi ci chiedevano come mai in Italia non reagissimo come loro ai soprusi delle élite, un’arrendevolezza per loro inconcepibile, mentre abbiamo anche avuto modo di raccogliere le critiche rattristate di alcuni italiani residenti in Francia per i quali era incomprensibile e inaccettabile l’inazione letargica che vedono accadere in Italia.

In ogni caso posso confermare che per tutto il tempo della nostra permanenza nel corteo non si è avuto alcuno scontro e tutto si è svolto in modo gioioso e pacifico, e quando ci siamo dovuti staccare per prepararci al rientro, siamo rimasti molto perplessi dalle immagini di violente coreografie inscenate nelle televisioni locali, a conferma non solo che questi scontri erano un qualcosa di molto isolato e localizzato, ma che l’insistenza delle TV ad evidenziare solo questo aspetto in una manifestazione complessivamente immensa e gioiosamente partecipata, è chiaramente il solito stratagemma che serve a demonizzare il dissenso, segno che queste tecniche vengono usate ovunque allo stesso modo e con la stessa regia, con il previsto arrivo dei Black Bloc opportunamente infiltrati proprio con lo scopo di realizzare queste coreografie a favor di telecamera.

Tirando le somme, non posso che dire che l’esperienza è stata sicuramente positiva. L’unico dispiacere è non essere riuscito a rintracciare degli artigiani professionisti specializzati in rivoluzione francese, da cui imparare con opportuni corsi il know-how indispensabile per costruire ciò che è veramente necessario in Italia; ma ci sarà tempo per imparare quanto serve da falegnami e fabbri. 😉

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