CHI HA PAURA DI TRIESTE?

DiOld Hunter

21 Ottobre 2024

Un accorato appello ai triestini ancora coscienti: non saranno né il governo di Roma né quello di Bruxelles a salvarvi.

Lorenzo Maria Pacini per Strategic Culture Foundation del 21.10.2024 – Traduzione a cura di Old Hunter

A quanto pare, l’articolo precedente su Trieste, il suo porto e il Territorio Libero ha fatto molto scalpore. Tanto che sarà divertente parlarne ancora.

Quindi era tutto vero

Sai, la coda di paglia, come diciamo in Italia, è tipica di chi deve nascondere qualcosa. Dopo che ho svelato le malefatte avvenute nell’allegro incontro tra Massoneria, Forze armate e Forze dell’ordine, think tank americani e ungheresi e governo di Trieste (di occupazione), è scoppiato il panico generale. Prima sono usciti articoli e programmi TV che davano risalto alla notizia, che è stata trattata come un vero scandalo; poi è partita la crociata di accuse per cercare di screditare l’autore, ma senza toccare il contenuto nel merito, al massimo sfiorandolo con qualche buffo espediente retorico, gridando “propaganda russa” che funziona un po’ come il prezzemolo e fa bella figura su tutto; dopodiché, quando ormai la notizia era fin troppo credibile e plausibile, oltre che confermata da prove concrete come i mezzi militari della NATO in transito e qualche strano movimento al Porto, ecco arrivare la conferma da parte di quegli stessi gruppi di potere, organi di informazione e “fonti attendibili” che dovevano confermare l’accaduto, addolcendolo con qualche favola e cercando di farlo passare come il “male minore” comunque non evitabile. Il circo della stampa d’intelligence italiana e americana dovette darsi da fare alacremente. Perfino in alcuni articoli comparivano nomi e cognomi di persone coinvolte nei fatti raccontati, a dimostrazione che qualche testa era saltata e che non si poteva continuare a lungo.

Il 15 settembre si è svolta anche la manifestazione contro la militarizzazione di Trieste e del suo porto franco internazionale, che ha radunato numerosi gruppi e sigle per far sentire la voce dei cittadini a chi risiede (abusivamente) nei palazzi del potere di Trieste, evento che la Questura ha cercato di dirottare.

Quindi, alla fine, era tutto vero. Lo hanno confermato gli stessi delinquenti delle notizie uscite. È vero che Trieste è un porto strategico nella dottrina del Trimarium di ieri, Iniziativa dei Tre Mari; è vero che la Via del Cotone passa per Trieste e, guarda caso, ci passa con una rotta gestita dallo Stato genocida Israele; è vero che Trieste è un Territorio Libero che è sotto occupazione militare da parte della Repubblica Italiana, in violazione dei trattati internazionali; è vero che c’è collusione tra Massoneria, Stato e potenze straniere. Ogni tentativo di negare l’evidenza di questi fatti si è rivelato ridicolo. Ma poiché raccontare i fatti non basta, cerchiamo ora di approfondirli ulteriormente.

Conoscere meglio Trieste e il suo porto

Partiamo da lontano. Nel 1947 fu firmato il Trattato di Parigi, con cui fu stabilita la pace e assegnate le divisioni di influenza tra i paesi vincitori e sconfitti. Con la 16a risoluzione fu istituito il Territorio Libero di Trieste (TLT). Nel 1954 il Memorandum di Londra affidò l’amministrazione civile provvisoria della Zona A all’Italia e della Zona B alla Jugoslavia. Nel 1975, tuttavia, con il Trattato di Osimo, Italia e Jugoslavia stabilirono un confine tra territori non di loro proprietà, violando l’autonomia del TLT e il Trattato di Parigi. Con il crollo della Jugoslavia e la successiva suddivisione del territorio in più stati, il TLT si ritrovò diviso tra tre paesi – Italia, Slovenia e Croazia – che lo occuparono illegalmente, violando i trattati precedenti e innescando contenziosi, lotte politiche e giudiziarie, scandali e proteste che durano ancora oggi. Cerchiamo quindi di esplorare le varie fonti per mettere ordine nelle idee.

A livello internazionale, non si può non menzionare uno dei discorsi più influenti sul TLT, pronunciato dall’Avvocato Prof. Alfred-Maurice de Zayas, primo Esperto Indipendente per la Promozione di un Ordine Internazionale Democratico ed Equo delle Nazioni Unite, Alto Commissario per i Diritti Umani, attività da lui svolta fino al 2018. Il 15 settembre 2017, a Ginevra, de Zayas ha pronunciato un discorso le cui parole sono rimaste impresse nella memoria dei triestini e dei funzionari delle Nazioni Unite:

“Tra i Trattati che devono essere rispettati c’è il Trattato di pace del 1947. Ed è singolare come certi trattati vengano messi nel cassetto: il cassetto è chiuso, a chiave, e nessuno ne parla più. L’ho sollevato e intendo continuare a sollevarlo, perché è una questione aperta e penso che abbiate il diritto di discuterne pubblicamente. […] il problema è più complesso, perché nessuno sa nulla della vostra situazione! I media ignorano più o meno sistematicamente la questione di Trieste. […]”.

Anche il prof. De Zayas è tornato a parlare pubblicamente del TLT, presso la sede delle Nazioni Unite a Ginevra, a margine della 37a sessione del Consiglio per i diritti umani , ribadendo la violazione dei Trattati nei confronti di Trieste, occasione in cui si è discusso delle irrisolte questioni dei beni abbandonati dai cittadini della Zona B e dei loro capitali ancora congelati nelle banche europee, e, ancora, del problema dell’erogazione dei fondi statunitensi per il Territorio Libero di Trieste che tuttora vengono versati sui conti correnti italiani e gestiti da Roma (Piani ERP/Marshall – Accordo sull’uso dei fondi di contropartita degli aiuti economici statunitensi a Trieste dell’11 febbraio 1955), in violazione del Diritto allo Sviluppo dei cittadini di Trieste, in primis (Risoluzione ONU A/RES/41/128 – 4 dicembre 1986); e ancora, la continua mancata applicazione della Cittadinanza del Territorio Libero di Trieste a coloro che ne hanno diritto, come proclamato dal Trattato di Pace, mancata applicazione che è stata notificata all’Ufficio del Registro dell’OHCHR. Sembra che le parole di de Zayas continuino a essere vere e di Trieste non si parli più.

Se non ci fidiamo di un funzionario esperto, c’è una lettera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 2015, datata 23 ottobre, lunga ben 32 pagine, firmata dal Segretario generale Ban Ki-moon, dove a pagina 10 ci ricorda che il Territorio libero di Trieste è una zona franca, istituita dalle Nazioni Unite nel 1947 (risoluzione 16 del Consiglio di sicurezza del 1947; Trattato di pace del 1947 con l’Italia, articoli 4, 21 e 22, allegati da VI a VIII) e che, come dice il testo, “ha posto fine alla sovranità dell’Italia su Trieste” e “il Consiglio di sicurezza, tuttavia, non ha mai adempiuto alle proprie responsabilità ai sensi del Trattato nei confronti del Territorio a causa della mancata nomina di un Governatore per il Territorio. Invece, in base al Memorandum d’intesa del 1954 sul Territorio Libero di Trieste, Italia e Jugoslavia hanno rispettivamente istituito un’amministrazione civile nelle due aree del Territorio precedentemente amministrate dal Regno Unito e dagli Stati Uniti da una parte e dall’Esercito Jugoslavo dall’altra”, ribadendo nelle righe successive la struttura dello Statuto permanente del Territorio Libero di Trieste, che nell’articolo 9 definisce la struttura del Governo. Inoltre, afferma che il Consiglio di sicurezza ha “la responsabilità ultima di garantire l’integrità e l’indipendenza del Territorio assicurando il rispetto dello Statuto permanente e il mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza nel Territorio”. Curioso, non è vero? Quindi alle Nazioni Unite, il Territorio Libero non è una fantasia. Citiamo altri quattro documenti significativi.

La prima è una expertise, intitolata Autonomy and Self-determination , del Prof. Peter Hilpold, dove nel Capitolo 10bis il Prof. Thomas D. Grant dell’Università di Cambridge discute del Territorio Libero di Trieste e del suo porto franco. Nella pubblicazione, l’autore analizza in dettaglio tutta la legislazione pertinente al porto e alla sua giurisdizione. Segnaliamo alcuni interessanti estratti:

è difficile vedere come l’apparato amministrativo del Porto Franco possa essere reso operativo oggi senza riconfigurare radicalmente lo schema amministrativo, ovvero, un apparato di Porto Franco a pieno titolo richiederebbe la separazione del Porto Franco dalle disposizioni del Territorio Libero del Trattato di Pace”. p. 28;

Si potrebbe anche sostenere che, sebbene i diritti e gli obblighi associati al Porto Franco non siano mai stati abrogati o sospesi, gli unici organi che avrebbero potuto dare concreta espressione a tali diritti e obblighi non esistono e, essendo il loro trattato di abilitazione obsoleto, non possono essere istituiti”. p. 30;

Come notato sopra, l’Autorità portuale italiana sembra comprendere che Trieste è un porto soggetto a un regime legale speciale. 68 Le recenti decisioni delle corti italiane sono già state menzionate. Questa pratica (amministrativa e giudiziaria) sembrerebbe indicare l’accettazione da parte dell’Italia della continua esistenza di obblighi originariamente derivati ​​dal Trattato di pace. Il riconoscimento dell’esistenza di un obbligo non equivale all’adempimento dello stesso. obbligo. L’esistenza di una violazione delle disposizioni del Trattato di pace sul porto dipende da come l’Italia attualmente tratta il porto. dipende da come l’Italia attualmente tratta il porto, un fatto che gli attivisti per l’autodeterminazione a Trieste hanno cercato di mettere in discussione. Il modo in cui l’Italia riceve i reclami sulla questione, e in effetti su Trieste in generale, porta a un punto finale: il diritto della gente di Trieste a esporre le proprie ragioni sullo status di Trieste, del territorio e del suo porto”. p. 31

Il documento contiene una spiegazione magistrale dell’anomalia della situazione FTT. Propongo a tutti i candidati delinquenti di leggere integralmente questo documento.

Il secondo documento è una lettera del Direttore del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite , datata 20 maggio 1983, protocollo PO 201 PI, indirizzata a Giovanni Marchesich, in cui il funzionario affermava che la Rappresentanza permanente d’Italia e la Rappresentanza permanente della Jugoslavia presso le Nazioni Unite avevano chiesto che la questione del “Governo del Territorio Libero di Trieste” venisse rimossa dall’agenda del Consiglio di Sicurezza. Quindi questi politici avevano un interesse personale nel contrastare la verità del TLT. Inoltre, la lettera metteva nero su bianco che la questione della nomina del Governatore (e quindi della piena creazione del Territorio Libero di Trieste) sarebbe stata rimessa all’agenda del Consiglio di Sicurezza qualora uno Stato delle Nazioni Unite ne avesse fatto richiesta. Una frase fatidica che in tempi come questi, lascia ben poche parole. Fortunatamente, ci sono voluti decenni più tardi perché Ban Ki-moon chiarisse che l’ONU non ha la memoria corta.

Un terzo testo interessante è un paper scritto da Marina Coloni e Peter Clegg, della University of West England. Si tratta di un paper pubblicato nel 2022, con peer review effettuata ovviamente, in cui vengono affrontate le questioni del Free Territory of Trieste. L’Allegato VIII afferma testualmente: “Sarà istituito nel Territorio Libero un porto franco che sarà amministrato sulla base delle disposizioni di uno strumento internazionale predisposto dal Consiglio dei Ministri, approvato dal Consiglio di Sicurezza e allegato al presente Trattato (Allegato VIII). Il Governo del Territorio Libero promulgherà tutta la legislazione necessaria e adotterà tutte le misure necessarie per dare effetto alle disposizioni di tale strumento”. Questa “autorità” è, inoltre, riconosciuta anche sul sito web ufficiale del Porto , dove afferma che “il principale referente normativo del regime legale del Porto Libero di Trieste è l’Allegato VIII al Trattato di Pace di Parigi del 1947”.

La conclusione è motivata razionalmente: non può esserci un Territorio Libero di Trieste senza il suo Porto Franco e non può esserci un Porto Franco senza il Territorio Libero di Trieste. I due sono stati istituiti insieme e intimamente connessi, come riconosciuto anche, nonostante ripetute violazioni, dalla legislazione successiva.

Un ultimo documento racchiude più di quanto ci si aspetterebbe. Come ho appreso da una lettera ricevuta da una fonte, inoltrata dal Direttore di Area Territoriale e Immobiliare del Comune di Trieste, con protocollo corr. n. 7° 1/8/5-01, datato 29 gennaio 2001, sembra essere firmata dal Dott. Ing. Paolo Pocecco. Fin qui, niente di interessante. Già… peccato che Paolo Pocecco fosse un agente GLADIO nell’Operazione Stay Behind della NATO in Italia, all’epoca sotto la direzione della VII divisione del SISMI, i servizi segreti militari italiani. Pocecco è molto conosciuto a Trieste, perché anni fa, nell’ambito di una presentazione di un libro dedicato al tema NATO e Unione Sovietica, uscì insieme all’ex commilitone Giuseppe Pappalardo, citando anche i nomi di Remigio Lampronti e del già noto Marino Valle. La curiosità, ancora una volta, è che un ex (?) agente segreto italiano che lavorava per gli americani in operazioni volte alla totale sottomissione dell’Italia agli Stati Uniti d’America, è finito come dirigente negli uffici pubblici della città. Un colpo di fortuna? Bene, di coincidenze del genere cominciano a esserci un po’ troppe.

Il secondo aspetto salta all’occhio nel documento sopra citato, ma anche negli altri documenti ufficiali della pubblica amministrazione italiana in terra di Trieste. Nel diritto, in particolare dal diritto marittimo in poi, c’è una distinzione tra la persona fisica e l’ente giuridico. La persona fisica per l’ordinamento giuridico italiano è una rappresentazione artificiale dell’essere umano. È a tutti gli effetti un artefatto giuridico, una maschera (in latino, persona significa “maschera”). Dal nulla (in latino ex nihilo ) attraverso un negozio giuridico, si crea il soggetto giuridico, che è un trust, e che è rappresentato da nome e cognome, che sono scritti in maiuscolo. Con tale negozio giuridico, le istituzioni si arrogano clandestinamente la proprietà del soggetto giuridico trust, come qualsiasi bene mobile, facente parte di un commercio.

Per fare un esempio, quando otteniamo l’abilitazione alla guida, la pubblica amministrazione rilascia la patente intestata alla persona giuridica (NOME e COGNOME) di cui è titolare. Con quel documento non sta dichiarando che siamo in grado di guidare ma sta stipulando un contratto con noi. Così come lo rilascia, può ritirarlo, proprio in funzione del fatto che il SOGGETTO a cui è intestato il documento è suo. Quando il documento scade, per rinnovarlo, sottopongono il titolare, cioè la persona fisica a cui è intestato il titolo, a prove di idoneità alla guida e, se supera le prove, il documento viene rinnovato, ancora una volta, alla persona giuridica. In realtà, il rinnovo non è una verifica della presenza delle condizioni di idoneità, poiché queste non si perdono con il tempo, ma rimangono a vita (in altri paesi il documento non ha una data di scadenza), bensì il rinnovo di un contratto pluriennale di amministrazione provvisoria della persona giuridica NOME COGNOME, di cui si assume la responsabilità.

Questo artificio legale, in gergo tecnico chiamato deminutio capitis , indica la perdita di una delle qualità legali dell’individuo. Per gli antichi romani, la deminutio capitis implicava una prioritis status permuratio , cioè un cambiamento nello status precedente della persona. Questo stratagemma è più evidente nelle comunicazioni ufficiali delle istituzioni governative. I nomi delle amministrazioni pubbliche, ad esempio, sono quasi sempre scritti tutti in maiuscolo. Nel comune di Trieste, invece, no: la scrittura è tutta in minuscolo, “comune di trieste”. Ciò indica, Legge alla mano, che Trieste non è soggetta al controllo societario italiano. Un’ulteriore conferma dell’illegittimità dell’occupazione territoriale da parte della Repubblica italiana. Si sa… Il diavolo si nasconde nei dettagli!

Passo dopo passo, il piano procede

Perché, diciamo la verità: in violazione di Trattati e accordi, la Repubblica Italiana e il suo padrone, ovvero gli USA, continuano a fare quello che vogliono a Trieste. La 3SI e la Cotton Road procedono speditamente.

Alcuni esempi recenti sono il pasticcio con Mediterranean Shipping Company e Wartsila. MSC, la prima compagnia al mondo nella movimentazione di merci via mare, è stata fondata dall’armatore miliardario Gianluigi Ponte, sposato con la miliardaria sionista Rafaela Diamant, con CEO il loro figlio Diego Aponte dal 2014, ha firmato un accordo commerciale con la multinazionale finlandese Warstila… applicando l’Allegato VIII del Trattato di Parigi del 1947, così da godere di un porto franco internazionale. Un bel trucco per pagare meno e guadagnare di più. Ma come, allora esiste il TLT? O meglio, esiste, ma viene applicato solo quando fa comodo al capitale internazionale , non certo per il bene dei cittadini. Pochi giorni dopo, sulla stampa locale il fatto è stato giustificato dicendo che l’accordo è stato firmato ai sensi della legge italiana 3054/1952 e degli altri trattati relativi al… Territorio Libero di Trieste! D’altra parte, per soddisfare gli affari di Israele nella Via del Cotone, hanno scelto una compagnia guidata dai sionisti in modo che non ci fossero ostacoli. Un’altra coincidenza da aggiungere alla lista.

Curioso anche come la pianificazione territoriale della città di Trieste abbia messo un Ufficiale di Riserva Selezionato dell’Esercito Italiano, l’Architetto Maggiore Beatrice Micovilovich, con esperienza maturata in missioni all’estero in zone di conflitto. Sarà una coincidenza, è probabile, ma con i venti di guerra che vengono continuamente invocati dai politici europei e dai mass media, risulta davvero poco credibile.

Ora però torniamo ai temi dell’articolo precedente, perché intanto le cose vanno avanti. Ci viene in aiuto un articolo di Paolo Deganutti pubblicato sul Limes Club di Trieste , di cui riportiamo di seguito alcuni interessanti stralci. Ringraziamo Deganutti per le informazioni fornite. Andiamo per gradi…

Paolo Messa, fondatore del gruppo Base per altezza , che dirige la rivista italiana di “intelligence” Formiche (che ringraziamo per la pubblicità attraverso gli  articoli di solidarietà che  hanno tentato di smantellare lo scandalo di Trieste ), che riecheggia The National Interest e Atlantic Council, ha lasciato la direzione del suo gruppo per diventare, fino a dicembre 2023, vicepresidente esecutivo di Leonardo – l’azienda di armi italiana per eccellenza – nonché responsabile delle relazioni geo-strategiche con gli Stati Uniti. Ora Messa è vicepresidente della National Italian American Foundation a Washington e ricopre il ruolo di Non-resident Senior Fellow presso l’Atlantic Council.

Sempre in Leonardo, dal 2018 al 2021 ha lavorato come consulente l’ex ministro della Difesa Guido Crosetto, che si è occupato anche di Orizzonti Sistemi Navali, joint venture tra Leonardo e Fincantieri. Leonardo viene ceduto al colosso BlackRock su invito del Primo Ministro Giorgia Meloni, come abbiamo recentemente illustrato . In tutto questo entra David Patraeus, ex comandante dello United States Central Command, con responsabilità strategica sul Middle Oriente, che in seguito è diventato il 23° direttore della CIA. Patraeus è nel consiglio di amministrazione di KKR, un grande fondo statunitense che controlla la rete Telecom Italia e supporta SACE, un gruppo assicurativo controllato dal governo specializzato nel supporto alle imprese.

Come scrive Deganutti, Patreus è stato proposto in incontri interlocutori a Trieste e Washington come possibile patrono statunitense dell’operazione studiata negli USA che vorrebbe fare del porto di Trieste contemporaneamente il vertice del triangolo Cotton Road Mumbai-Dubay-Trieste, siglato dal premier Meloni nel settembre 2023 durante il G20 di Delhi, e del triangolo securitario Trieste-Danzica-Costanza (il Trimarium della NATO), illustrato da Kaush Arha, Paolo Messa e altri autorevoli autori, tra cui l’ex ministro degli Esteri del governo Monti Giulio Terzi di Sant’Agata, che, altra coincidenza davvero inspiegabile, è stato ambasciatore in Israele, negli Stati Uniti e alle Nazioni Unite. Un curriculum perfetto. Siamo onorati di essere entrati nelle sue grazie, tanto che gli abbiamo dedicato articoli su Atlantic Council, The National Interest, Ants e due intere pagine su Il Piccolo di Trieste.

Quindi, il progetto di questa nuova cortina di ferro procede a gonfie vele, mentre l’intera Europa è gettata in una guerra senza speranza in cui a guadagnarci sono i pochi padroni del capitale, mentre a perderci sono interi popoli.

La domanda è quindi: chi ha paura di Trieste?

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