UN MODELLO FALLITO

DiOld Hunter

25 Novembre 2024

Il G20 è un’organizzazione fallita e senza futuro, scrive Eduardo Vasco.

di  Edoardo Vasco per Strategic Culture Foundation  –  Traduzione a cura di Old Hunter

Il vertice del G20 a Rio de Janeiro è stato caratterizzato da molte negoziazioni, e negoziazioni molto difficili. Il governo brasiliano ha considerato la dichiarazione finale una vittoria per la sua diplomazia, poiché ha mantenuto l’essenza delle idee principali che sono state promosse dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva, come la necessità del dialogo invece della guerra, la lotta contro le disuguaglianze sociali e la sostenibilità climatica.

In effetti, la dichiarazione finale può persino essere considerata una vittoria per la diplomazia brasiliana. Alcuni sostengono addirittura che sia stata una vittoria diplomatica per l’intero “Sud globale”, in particolare perché i negoziatori dei BRICS hanno resistito ai tentativi occidentali di imporre un linguaggio ancora più aggressivo nei confronti della Russia.

Il Brasile ha anche innovato durante la sua presidenza lanciando il G20 Social e istituendo una Global Alliance against Hunger [Alleanza Globale contro la Fame]. Queste iniziative possono essere attribuite direttamente al presidente Lula, poiché portano il suo marchio, quello di riformatore sociale.

Tuttavia, bisogna fare i conti con la realtà. Ed è crudele per coloro che sognano di riformare le istituzioni della governance globale. Non ho alcuna speranza che qualsiasi impegno preso dai membri del G20 si realizzi. Le feroci negoziazioni stesse dimostrano la riluttanza di alcuni dei suoi membri a mettere in pratica queste politiche.

E non mi riferisco solo a Javier Milei, che ha dimostrato di essere un pupazzo da ventriloquo per Donald Trump. I resoconti della stampa indicano che anche i paesi ricchi hanno cercato di ridurre la loro responsabilità nel contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico. Come ha già indicato Lula più volte, questa responsabilità grava più pesantemente su di loro, poiché sono stati storicamente quelli che hanno sfruttato di più la natura. Tuttavia, avendo già beneficiato degli interventi sulla natura per industrializzare e sviluppare la loro economia e la loro società, ora stanno cercando di impedire ad altri di fare lo stesso, usando il ricatto climatico.

Di recente, il russo Vladimir Putin ha dichiarato che, quando il vecchio G8 era ancora in funzione, i paesi del G7 (le potenze capitaliste) si incontravano sempre prima, a porte chiuse, per discutere quale sarebbe stata la loro politica comune nei confronti della Russia, l’altro paese di quel gruppo. In pratica, quindi, non c’è stata una vera discussione o negoziazione alla pari all’interno del G8, ma piuttosto un complotto di una parte del blocco contro l’altra.

Solo gli ingenui potrebbero pensare che il G20 sia diverso. Le informazioni sui negoziati diffuse dalla stampa corroborano questo sospetto. La composizione del gruppo e la situazione internazionale rafforzano ulteriormente questo punto di vista. Il G20, quindi, ha l’ingrato compito di bilanciare gli interessi delle cosiddette nazioni emergenti (dai BRICS, all’Unione Africana, ecc.) con quelli delle nazioni ricche, il che è in ultima analisi impossibile, soprattutto in uno scenario di polarizzazione internazionale tra queste due categorie di paesi.

Questa polarizzazione influenza tutto il lavoro del G20, poiché gli interessi di queste due categorie di paesi sono diventati sempre più contraddittori, se non antagonisti. E questa tendenza è destinata a continuare, poiché la polarizzazione geopolitica tra nazioni ricche e povere è irreversibile. Pertanto, i negoziati del G20 diventeranno più difficili e, certamente, inutili. È molto probabile che cesserà presto di esistere, proprio come il famigerato G8.

Anche gli aspetti che potrebbero essere considerati positivi – le vittorie brasiliane e del Sud del mondo – non sono altro che meri inganni. La Global Alliance Against Hunger, ad esempio, ha come partner istituzioni strettamente legate al Deep State americano, il settore più marcio e fetido dell’oscuro sistema imperialista degli Stati Uniti (come le fondazioni Rockefeller e Gates). Il G20 Social, a sua volta, è un finto fronte di movimenti sociali che serve da facciata per fingere che la popolazione abbia una qualche partecipazione alle decisioni. La “società civile” rappresentata nel G20 Social non è altro che George Soros e la CIA, attraverso l’Open Society e la Ford Foundation.

Pertanto, i forum del G20, come il suo summit, servono più come piattaforma per trasmettere le idee e le richieste di Lula, Xi e Ramaphosa per un mondo meno diseguale che come piattaforma per intervenire nella realtà. Anche questa piattaforma si è dimostrata controproducente, date le atrocità neoliberiste propagate da Milei.

Il G20 è un’organizzazione in bancarotta senza futuro. È una dimostrazione dell’impossibilità di riformare la governance globale dall’interno delle istituzioni di questa governance, come sognano alcuni leader. Non è possibile riformarle. Devono essere sostituite da altre con modelli completamente diversi, fuori dal controllo dittatoriale di una mezza dozzina di nazioni che le usano per imporre i loro progetti e sottomettere le altre.

Edoardo Vasco

Link alla fonte: https://strategic-culture.su/news/2024/11/24/a-failed-model/

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