In seguito ai numerosi rapporti delle ultime settimane secondo cui la Repubblica islamica starebbe arricchendo altro materiale di grado nucleare, il team di Trump e i leader israeliani valutano la possibilità di un attacco aereo preventivo che lo impedisca
di Tyler Durden per ZeroHedge del 14 dicembre – Traduzione a cura di Old Hunter

A pochi giorni dal rapido crollo del governo siriano di Bashar al-Assad e ora che per la prima volta nella storia moderna gli aerei da guerra israeliani hanno il completo dominio sui cieli della Siria, le priorità dei dirigenti statunitensi e israeliani nella regione sono cambiate drasticamente.
Sia i leader statunitensi che quelli israeliani stanno ora valutando la possibilità di colpire il programma nucleare iraniano, in seguito ai numerosi rapporti delle ultime settimane secondo cui la Repubblica islamica starebbe espandendo il suo programma e arricchendo altro materiale di grado nucleare. Teheran è ora molto più sulla difensiva e potrebbe essere più desiderosa di disporre di armi nucleari.
Un importante articolo pubblicato venerdì dal Wall Street Journal afferma che “il presidente eletto Donald Trump sta valutando le opzioni per impedire all’Iran di costruire un’arma nucleare, tra cui la possibilità di attacchi aerei preventivi, una mossa che romperebbe con la politica di lunga data di contenere Teheran con la diplomazia e le sanzioni”.
“Durante le recenti telefonate, Trump ha detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di essere preoccupato per la creazione di un’arma nucleare iraniana durante il sua governo, hanno dichiarato due persone a conoscenza delle loro conversazioni, il che indica che starebbe cercando proposte per impedire questo risultato”, prosegue il rapporto.
“Il presidente eletto vuole piani che non arrivino a scatenare una nuova guerra, in particolare una che potrebbe coinvolgere le forze armate statunitensi, dato che gli attacchi alle strutture nucleari di Teheran potrebbero mettere gli Stati Uniti e l’Iran su una rotta di collisione”.
Attualmente gli Stati Uniti hanno ancora circa 1.000 soldati nel nord-est della Siria, che negli ultimi anni sono stati oggetto di attacchi interni da parte delle milizie sostenute dall’Iran. In una guerra più ampia tra Stati Uniti e Iran, queste truppe sarebbero facili bersagli da colpire tramite i proxy di Teheran nella regione.
Trump, durante la sua prima amministrazione, ha tentato, senza riuscirci, di riportare a casa le truppe, ma un maggiore coinvolgimento nella lotta all’Iran potrebbe sicuramente trascinarle in un conflitto più ampio. In tal caso, il Pentagono probabilmente dovrebbe espandere anche le forze dispiegate nella regione.
“L’Iran ha abbastanza uranio altamente arricchito sufficiente per costruire quattro bombe nucleari, il che lo rende l’unico Paese non dotato di armi nucleari a produrre il 60% di materiale fissile di grado prossimo a quello militare”, ha osservato ancora il WSJ. “Ci vorrebbero solo pochi giorni per convertire questa scorta in combustibile nucleare di grado bellico”.
L’Iran sostiene da tempo di sviluppare solo energia nucleare pacifica e non c’è dubbio che, dopo i drammatici eventi in corso in Siria e con i vertici di Hezbollah in gran parte decimati, Teheran si trovi in una situazione di svantaggio.
Alcuni funzionari israeliani e occidentali ritengono che tutto ciò potrebbe indurre i leader iraniani a voler disporre di una difesa finale e definitiva contro qualsiasi minaccia (come lo sviluppo rapido di una bomba atomica).
Ma se Trump autorizzasse attacchi alle strutture iraniane, questo violerebbe ovviamente anche le sue frequenti promesse agli elettori di non iniziare nuove guerre in Medio Oriente. Tuttavia la realtà è che anche degli attacchi “limitati” costituirebbero comunque un atto di guerra. E il potenziale di un’escalation incontrollata che coinvolga Stati Uniti, Iran e Israele sarebbe una probabilità di gran lunga più grande.
