PREPARIAMOCI ALLA GUERRA COMMERCIALE CHE VERRÀ TRA STATI UNITI E CINA

DiOld Hunter

3 Gennaio 2025
Gli ultimi controlli sulle esportazioni della Cina a 28 aziende statunitensi dimostrano che Pechino è disposta a rispondere al fuoco di Trump col fuoco

di Nigel Green per Asia Times  –  Traduzione a cura di Old Hunter

L’annuncio della Cina di controlli sulle esportazioni a 28 aziende statunitensi, tra cui i giganti della difesa Lockheed Martin e Boeing Defense, preannuncia un inizio inquietante per il 2025. 

Questa ultima salva della guerra commerciale a causa della rivalità tra Stati Uniti e Cina arriva proprio mentre Donald Trump si prepara a riprendere la presidenza, riaccendendo le speculazioni secondo cui le politiche commerciali del “colpo per colpo” definiranno il panorama economico globale quest’anno e forse anche oltre.

La mossa punitiva, apparentemente fatta per “salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali”, evidenzia la crescente volontà di Pechino di reagire alle percepite provocazioni degli Stati Uniti, tra cui le crescenti restrizioni imposte all’accesso della Cina ai chip e all’alta tecnologia degli Stati Uniti e dei suoi alleati. 

La tempistica suggerisce che non si tratti di una coincidenza. La retorica della campagna di Trump ha ripetutamente promesso una posizione più dura nei confronti della Cina, tra cui tariffe generalizzate del 60% sui beni realizzati in Cina, un maggiore controllo degli investimenti cinesi e un raddoppio delle sanzioni.

Per la Cina, i controlli preventivi sulle esportazioni trasmettono il messaggio che è pronta a rispondere al fuoco commerciale degli Stati Uniti col fuoco. Se la precedente presidenza di Trump ci ha insegnato qualcosa, è che la sua amministrazione vede la politica commerciale come un gioco a somma zero. 

I dazi e le barriere commerciali imposti durante il suo primo mandato hanno provocato terremoti nelle catene di approvvigionamento globali, ma hanno anche spinto la Cina a intensificare le sue contromisure. Nel 2019, le due nazioni erano bloccate in una guerra commerciale senza esclusione di colpi che ha lasciato le industrie in difficoltà e incerti gli investitori.

Nel 2025, le dinamiche sono cambiate ma non si sono attenuate. L’economia globale è già alle prese con pressioni inflazionistiche, insicurezza energetica e lo spettro della guerra. Una nuova escalation delle tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali potrebbe esacerbare queste sfide, trascinando altre nazioni nella mischia come danno collaterale.

A complicare questo complesso panorama si aggiunge il fatto che gli investitori statunitensi in fondi di rischio cinesi stanno ora correndo per conformarsi alle nuove e severe regole che vietano gli investimenti in società che sviluppano intelligenza artificiale e altre tecnologie avanzate utilizzate dall’Esercito Popolare di Liberazione (PLA).

Le misure introdotte dall’amministrazione Biden, in vigore dal 2 gennaio, impongono sanzioni civili e penali alle entità americane che investono in aziende cinesi che si occupano di semiconduttori, informatica quantistica o sistemi di intelligenza artificiale con applicazioni militari.

Queste regole impongono agli investitori un pesante onere di obblighi. Le istituzioni con denaro vincolato in fondi d’investimento cinesi devono ottenere “garanzie contrattuali vincolanti” che il loro capitale non confluirà in aziende che violano le normative.

La duplice pressione della conformità e della tensione geopolitica complica ulteriormente le interazioni finanziarie tra Stati Uniti e Cina, evidenziando la crescente sfiducia tra le due superpotenze.

Una spirale di ritorsioni

Ciò che rende particolarmente preoccupante questo marchingegno economico è il suo potenziale di andare fuori controllo. È improbabile che la nuova amministrazione di Trump consideri gli ultimi controlli sulle esportazioni di Pechino come una semplice presa di posizione.

In risposta, potrebbe raddoppiare le misure punitive, colpendo in modo più aggressivo le imprese cinesi o inasprendo ulteriormente le restrizioni sulle esportazioni di tecnologia. Pechino, a sua volta, potrebbe inasprire ulteriormente i toni, prendendo di mira le imprese americane che operano in Cina o imponendo nuove restrizioni finanziarie.

Una spirale di ritorsione del genere rischia di autoalimentarsi. Entrambe le nazioni sono in lizza non solo per il predominio economico, ma anche per la superiorità ideologica, inquadrando il conflitto come una battaglia tra democrazia e autoritarismo (almeno sotto Biden; questo è meno chiaro sotto Trump).

Questa retorica ad alta tensione lascia poco spazio al compromesso e le imprese che si troveranno sotto questo fuoco incrociato potrebbero subire conseguenze devastanti. Le ripercussioni non si fermeranno agli Stati Uniti e alla Cina. Mentre le due economie più influenti del mondo si scontrano, altre nazioni saranno costrette a destreggiarsi in un ambiente commerciale sempre più frammentato

Gli alleati degli americani potrebbero trovarsi sotto pressione nel doversi allinearsi alle politiche di Washington, anche a costo dei loro legami economici con Pechino. Nel frattempo, i partner strategici della Cina potrebbero essere attirati più strettamente nella sua sfera di influenza, creando nuovi blocchi economici che esacerberanno le divisioni geopolitiche e creeranno distorsioni di mercato.

A rimetterci saranno soprattutto i mercati emergenti. Molti di questi fanno affidamento sulle esportazioni verso entrambe le superpotenze economiche e non possono permettersi di alienarsi nessuna delle due. Per loro, le conseguenze dell’interruzione delle catene di approvvigionamento e dello spostamento dei flussi commerciali potrebbero bloccare la crescita e aumentare la volatilità.

Una via d’uscita?

Esiste pertanto una via d’uscita da questa incombente guerra commerciale? La storia dimostra che il sangue freddo a volte, anche se non sempre, ha prevalso. È stato il caso dell’accordo commerciale di Fase Uno tra Stati Uniti e Cina nel 2020, che ha temporaneamente attenuato le tensioni.

Tuttavia, tali accordi spesso affrontano i sintomi piuttosto che le cause profonde. Senza un cambiamento fondamentale nel modo in cui Stati Uniti e Cina percepiscono le reciproche ambizioni economiche e strategiche, qualsiasi tregua sarà probabilmente di breve durata.

È necessario un quadro di riferimento per la concorrenza che preveda regole chiare e il rispetto reciproco degli interessi fondamentali di ciascuna nazione. Istituzioni multilaterali come l’Organizzazione Mondiale del Commercio potrebbero svolgere un ruolo, ma la loro efficacia è diminuita a causa delle accuse di parzialità e inefficienza.

L’impegno del settore privato potrebbe offrire un’altra strada, in quanto le imprese hanno un interesse personale a relazioni commerciali stabili e potrebbero spingere per politiche pragmatiche da entrambe le parti. Per le imprese, gli investitori e i politici, la chiave sarà l’adattabilità.

L’anno che viene metterà alla prova la tenuta del sistema economico globale. Se ne uscirà rafforzato o più frammentato dipenderà da come Stati Uniti e Cina gestiranno la loro rivalità. Per il momento, i segnali indicano un’ulteriore escalation, con i divieti di esportazione della Cina e le tariffe anticipate da Trump che gettano le basi per un 2025 turbolento.

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