LA GRAN BRETAGNA ABBANDONA IL “MONDO LIBERO”

DiOld Hunter

9 Luglio 2025
La polizia arresta 29 pacifici manifestanti mentre il governo abusa delle leggi antiterrorismo
Agenti della Polizia Metropolitana fermano dei cittadini durante una protesta perché portano cartelli con la scritta “Mi oppongo al genocidio. Sostengo Palestine Action”.

Dave Lindorff, savageminds.substack.com, 9 luglio 2025   —   Traduzione a cura di Old Hunter

Il Regno Unito ha appena superato gli Stati Uniti diventando il primo paese del cosiddetto “Mondo libero” ad abbandonare la sua tanto decantata tradizione di libertà di parola, di stampa e di riunione, insieme al diritto di protestare.

La decisione di abbandonare quelli che negli Stati Uniti sono comunemente noti come diritti del Primo Emendamento è in realtà arrivata qualche giorno fa, quando entrambe le Camere del Parlamento, guidate dal Partito Laburista e dal Primo Ministro Keir Starmer (ironicamente un ex avvocato per i diritti umani, e in seguito procuratore capo del governo, dove ha trascorso anni a cercare diligentemente di aiutare gli Stati Uniti a estradare il fondatore di Wikileaks Julian Assange per affrontare le accuse di spionaggio) hanno votato per dichiarare il gruppo di protesta Palestine Action un’organizzazione “terroristica”. Questa decisione, fortemente influenzata dalle lobby sioniste, è stata presa in seguito all’azione di protesta di Palestine Action con cui alcuni dei suoi membri hanno dipinto slogan con vernice spray rossa su due aerei della RAF.

Sebbene la polizia locale abbia stimato, in modo piuttosto assurdo, che il “danno” causato dagli aerei sia stato di 7 milioni di sterline (circa 9,5 milioni di dollari), l’azione con la vernice spray è stata in realtà solo un atto di vandalismo non violento (per quanto costoso da cancellare). Definirlo “atto terroristico” segna un’espansione draconiana del Terror Act britannico.

Emanata nel luglio 2000, la legge definisce il terrorismo come qualsiasi azione politica che:

  • a) comporta una violenza grave contro una persona,
  • b) comporta gravi danni alla proprietà,
  • c) mette in pericolo la vita di una persona, diversa da quella che commette l’azione,
  • d) crea un rischio grave per la salute o la sicurezza del pubblico o di una parte di esso, oppure
  • e) è progettato per interferire seriamente o interrompere seriamente un sistema elettronico .

Ma anche se definire atto di terrorismo una scritta sulla fiancata di un aereo può sembrare un’eccezione ridicola rispetto a tale definizione, inserirlo a forza nell’ambito del Terror Act e dichiarare un gruppo come Palestine Action un’organizzazione terroristica non è affatto uno scherzo. Diventare membri di Palestine Action o anche solo partecipare a una manifestazione dell’organizzazione ha improvvisamente reso possibili i rischi di arresto e di una potenziale condanna a 14 anni di carcere. Nel Regno Unito, infatti, rilasciare qualsiasi dichiarazione, orale o scritta, a sostegno di qualsiasi gruppo definito “terrorista” espone la persona a una pena detentiva fino a 14 anni. A quel punto, però, il governo non sta solo punendo un atto di vandalismo politico come se fosse l’equivalente di una protesta terroristica di massa, il che è già abbastanza grave, ma sta punendo la libertà stessa di parola.

Come hanno fatto notare diversi editorialisti britannici (esponendosi forse al rischio di essere perseguiti con l’accusa di aver sostenuto il presunto gruppo terroristico Palestine Action!), nessuno è stato ferito o minacciato dalle proteste di Palestine Action, compresa la pittura sull’aereo, mentre tuttavia Israele e i suoi alleati hanno commesso innumerevoli crimini di guerra e sono accusati di genocidio a Gaza, così come si dovrebbe contro i governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che hanno fornito le armi che Israele usa per commettere tali crimini, e che non stanno per questo affrontando alcun rischio legale.

Per il momento, la Gran Bretagna, con il suo provvedimento legislativo che etichetta Palestine Action come organizzazione terroristica, ha compiuto il passo più importante verso l’abbandono della libertà di parola e di associazione, ma gli Stati Uniti potrebbero presto superarla nella corsa verso questo oscuro percorso.

In effetti, ancor prima che Trump apparisse sulla scena, la presidenza Bush/Cheney aveva sfruttato la paura del terrorismo degli americani dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 per perseguire i manifestanti antigovernativi, avviando indagini per “terrorismo” su gruppi e individui che non erano coinvolti in alcun tipo di terrorismo. Perfino anche pagando informatori e agenti provocatori per creare piani terroristici per poi “smascherarli”. L’FBI e la Sicurezza Nazionale hanno anche sviluppato una lista di controllo del terrorismo – in realtà diverse liste di controllo – per le persone sospettate di essere terroristi o che erano a uno, due o tre gradi di parentela da presunti terroristi o gruppi “terroristici”.

Queste liste sono state tutte utilizzate impropriamente. In alcuni casi, l’FBI ha inserito alcune persone in una lista di controllo antiterrorismo “No-Fly” [divieto di volo] – il più delle volte arabi o altri musulmani – per fare pressione su di loro e indurle così a denunciare altre persone e attività nella loro comunità, in modo da poter liberamente viaggiare. In altri casi, le persone sono state inserite in una lista di controllo antiterrorismo per punirle, ad esempio giornalisti troppo aggressivi nei loro reportage su crimini governativi e corruzione. So che è così perché mi sono ritrovato inserito in una lista di controllo antiterrorismo nel 2018, durante la prima amministrazione Trump. Per due anni, fino al 2020, all’inizio dell’amministrazione Biden, quando ho scoperto di non essere più oggetto di perquisizioni intensive pre-imbarco, non potevo ottenere le mie carte d’imbarco online 24 ore prima di un volo, nemmeno tramite mia moglie, e dovevo ottenerle di persona al banco del check-in il giorno del volo. Essere nella lista era per lo più una questione di fastidio e timore di subire un ritardo così lungo da perdere il volo. Ma poi ho saputo dalla testimonianza dell’FBI durante una causa sulle liste di controllo che queste erano accessibili e consultabili su computer da qualsiasi agente delle forze dell’ordine degli Stati Uniti (compresi i poliziotti locali), e dalle agenzie di sicurezza private e dai governi stranieri.

Il motivo per cui ero stato inserito nella lista? Un articolo di copertina che avevo scritto per la rivista The Nation sulle enormi frodi contabili e di bilancio del Pentagono nel corso di decenni.

Negli Stati Uniti, la situazione è destinata a peggiorare per quanto riguarda l’abuso delle accuse di terrorismo e la Carta dei Diritti, in particolare il Primo Emendamento. Il Congresso e la Casa Bianca, insieme al Dipartimento di Giustizia di Trump (sic), stanno già utilizzando le parole, sia orali che scritte, di studenti stranieri, lavoratori e immigrati con visti di residenza permanente (Green Card) come pretesto per arrestarli, detenerli ed espellerli per aver criticato il genocidio israeliano o per aver espresso opinioni favorevoli su Hamas o Hezbollah.

È solo questione di tempo (e Trump sta già dicendo di volerlo fare) prima che non siano solo gli immigrati, ma anche gli stessi cittadini statunitensi a essere incarcerati o addirittura a perdere la cittadinanza e ad essere deportati per aver esercitato i loro diritti garantiti dal Primo Emendamento.

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