RICONOSCIMENTO DELLA PALESTINA O NUOVA COLONIZZAZIONE?

DiMaria Morigi

4 Agosto 2025

Il cosiddetto “riconoscimento della Palestina” è una frode. Non si tratta affatto del riconoscimento dei nativi palestinesi (musulmani o cristiani) o del riconoscimento della Palestina guidata dalla Resistenza di Hamas, bensì della legittimazione di uno Stato di Google Maps senza sovranità e vera autonomia. L’Occidente vuole che l’Autorità Nazionale Palestinese governi un servo obbediente e una terra mutilata alle condizioni di Israele e a quelle imposte dall’Occidente.

Si tratta infatti, in termini più realistici e corrispondenti alle aspettative atlantiche ed europee, di Enemy Watch “controllo del nemico”, “sorveglianza del nemico” o “vigilanza sul nemico” e non di un mezzo di liberazione. Il comitato di governo di Gaza su cui si insiste sarà in pratica un regime fantoccio, uno Stato artificiale con l’imposizione di sorveglianza e restrizioni di terra, aria, acqua. Coloro cui sarà permesso a discrezione di altri di rimanere a Gaza vivranno come detenuti o prigionieri in gabbia di due possibili Stati, dipendenti dagli aiuti internazionali e dalle pesanti interferenze neo-coloniali.

Secondo fonti governative iraniane, su cui invitiamo a riflettere “la propaganda di ‘riconoscimento della Palestina’ non ha alcun valore reale, né nella sostanza, né nella giustizia, e certamente non nella Resistenza. È un insulto ai martiri, agli orfani, ai tenaci, ai combattenti che non hanno mai chiesto un seggio all’ONU, ma una pala per estrarre i loro caduti dalle macerie e un fucile per difendere ciò che resta.

Non è riconoscimento. È ricolonizzazione travestita da diplomazia. Vogliono che serva a un solo scopo: offrire una tazza di tè ai sionisti arabi, normalizzare le relazioni con loro nell’illusione della pace. Si tratta di fargli riconoscere questo stato palestinese in cambio del riconoscimento di loro stessi… È un tradimento transazionale, non una svolta.” (cit. da Canale Telegram Notizie dall’Iran islamico e rivoluzionario)

Il tutto, cioè una graduale normalizzazione mascherata da diplomazia, era stato pianificato fin dagli Accordi di Abramo. Ora sperano di concludere la fase finale, entro settembre, al prossimo round globale di accordi e vertici. Ma purtroppo questo non ha nulla a che fare con la dignità o la libertà palestinese. “Si tratta di piantare l’ultimo chiodo nella bara della Resistenza palestinese, sostituendola con un’immagine a buon mercato e vendibile che fa comodo a Tel Aviv e Washington.” (stessa fonte citata sopra)

Infine –poiché fa bene contare coloro che si battono per Gaza e i diritti della Palestina – firmate per il riconoscimento della Palestina, purché del tutto consapevoli che a dovere essere riconosciuta è la Resistenza come unica fonte di legittimità di un popolo ad esistere. E che non potranno essere altri a decidere come dovrà essere governato uno Stato di Palestina e chi è o non è terrorista dentro questo Stato.

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