Se l’estrema destra prendesse il controllo del parlamento del secondo paese più grande dell’UE, l’Europa cambierebbe radicalmente.

del suo primo ministro di formare un governo funzionante è fallito in sole 14 ore.
di Marion Solletty e Tim Ross, politico.eu, 9 ottobre 2025 — Traduzione a cura di Old Hunter
PARIGI — Non agitatevi ancora, ma iniziate a preparare delle scorte di emergenza.
Il timore di Bruxelles che un membro fondatore dell’Unione Europea viri verso l’estrema destra questa settimana si è improvvisamente riattivato, mentre la crisi politica francese si aggravava sempre di più, spingendo uno degli alleati storici del presidente francese Emmanuel Macron a unirsi al coro degli oppositori che gli chiedevano di dimettersi.
Il presidente francese è sotto una pressione straordinaria dopo che l’ultimo tentativo del suo primo ministro di formare un governo funzionante è fallito in sole 14 ore e con nuove elezioni nei prossimi mesi, se non settimane, che sembrano sempre più probabili.
Sia a livello presidenziale che parlamentare, la vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen è ormai decisamente possibile, il che significa che una figura euroscettica e di estrema destra potrebbe presto parlare a nome della Francia nelle principali istituzioni dell’UE, aggiungendosi al crescente coro di voci populiste di destra.
“Siamo un continente che ha vissuto la guerra, il lockdown, una sorta di dittatura leggera a Budapest, siamo abituati a continuare a funzionare con molti shock”, ha affermato un funzionario della Commissione europea, a cui, come altri citati in questo articolo, è stato concesso l’anonimato per parlare apertamente.
Ma con la “Le Pen è diverso”, ha affermato, riferendosi a una valutazione ampiamente condivisa a Bruxelles secondo cui un cambiamento radicale nella leadership francese avrebbe conseguenze di vasta portata per l’UE.
Mentre l’estrema destra ha esortato Macron a indire nuove elezioni parlamentari, gli eventi di questa settimana sollevano anche la possibilità di elezioni presidenziali anticipate se Macron fosse prima o poi costretto a dimettersi, cosa che ha sempre fermamente escluso, giurando di restare in carica fino alla fine del suo mandato nel 2027.
Se il Rassemblement National giungesse al potere esecutivo in Francia, questo aumenterebbe notevolmente i grattacapi dell’UE, già impersonata al tavolo del Consiglio dall’ungherese Viktor Orbán e dallo slovacco Robert Fico, e a cui probabilmente si unirà presto Andrej Babiš dopo il suo recente trionfo elettorale nella Repubblica Ceca.
La rinnovata ondata populista minaccia di far deragliare le politiche dell’Unione in settori critici, con preoccupazioni particolarmente acute riguardo alla Russia e alla politica ddella difesa. Orbán e Fico si sono entrambi opposti ai tentativi dell’UE di imporre sanzioni a Mosca sin dalla sua invasione su vasta scala dell’Ucraina.
Babiš ha promesso di abbandonare l’iniziativa riguardo alle forniture di munizioni al’Ucraina, di contestare i piani della NATO di aumentare la spesa militare e di confrontarsi con la Commissione sul Green Deal, che è anche questo nel mirino della le Pen.

la carica di primo ministro e creare un governo di estrema destra.
La leader francese dell’estrema destra si è sempre espressa contro l’incremento degli aiuti a Kiev, accusando Macron di essere un guerrafondaio quando, ad esempio, si è opposto al pensiero europeo e ha suggerito di inviare truppe sul territorio ucraino.
Sebbene la Francia non sia stata il principale finanziatore di Kiev per gli aiuti militari, la “leadership” retorica di Macron sull’Ucraina è stata un importante motore di sostegno al paese in difficoltà e al rafforzamento delle difese europee, ha affermato un alto funzionario di un governo dell’UE. Una volta che se ne sarà andato, “sarà completamente a rischio: sappiamo che la Le Pen non continuerà sulla stessa linea”.
Il Rassemblement National si è opposto con veemenza alla visione di Macron per quanto riguarda la possibile condivisione dell’ombrello nucleare francese o la messa in comune delle risorse militari mentre la guerra si espande nel continente.
Alla domanda posta di recente sul canale televisivo LCI se un giorno le armi nucleari francesi potrebbero essere dislocate in Germania o in Polonia, la Le Pen ha risposto in modo tagliente: “E poi?”
Ha inoltre ribadito gli impegni assunti in passato di abbandonare il comando militare integrato della NATO, pur impegnandosi a continuare a collaborare con gli alleati, compresi gli Stati Uniti, nelle missioni militari chiave.
Lo scenario peggiore per gli eurofili potrebbe, ovviamente, non materializzarsi mai. Nonostante tutta la sua retorica ottimistica, il Rassemblement National deve ancora dimostrare di poter superare le barriere elettorali che lo hanno costantemente limitato.
Nel peculiare sistema elettorale francese a doppio turno, i partiti devono effettivamente ottenere il sostegno di oltre il 50% degli elettori al ballottaggio per vincere. Questa soglia è stata particolarmente difficile da superare per la Le Pen e i suoi sostenitori, con elettori di diverse convinzioni politiche finora motivati a unirsi ai candidati tradizionali per tenere fuori l’estrema destra, sebbene con un margine sempre più ridotto.
Ciononostante, il Rassemblement National ha ottenuto risultati straordinari ed è ora il gruppo politico più numeroso della Camera bassa, controllando insieme ai suoi alleati circa un quarto dei seggi. Ne aveva solo una manciata nel 2017, quando Macron fu eletto per la prima volta.
Anche nell’attuale caos politico, ottenere la maggioranza assoluta è un’impresa ardua, ha affermato Mathieu Gallard dell’istituto di sondaggi Ipsos.
Ma il panorama politico profondamente diviso fa sì che il cosiddetto fronte repubblicano, a cui per tenerla a bada altri partiti tra i due turni si alleano contro l’estrema destra, appare seriamente indebolito.

National di Marine Le Pen è ormai decisamente possibile.
Secondo Opinionway, il Rassemblement National è attualmente stimato intorno al 33 percento (un livello simile a quello ottenuto nelle elezioni legislative dell’anno scorso) per un potenziale futuro voto parlamentare, con il blocco moderato di sinistra stimato al 18 percento contro il 24 percento e il campo centrista di Macron al terzo posto con il 14 percento contro il 16 percento.
Se il partito della Le Pen dovesse ottenere la maggioranza assoluta alle elezioni parlamentari anticipate, o ci andasse vicino, il suo protetto Jordan Bardella sarebbe in grado di rivendicare la carica di primo ministro e creare un governo di estrema destra.
Ciò significa che il Rassemblement National presiederebbe la posizione della Francia nel Consiglio dell’UE, dove i rappresentanti dei governi negoziano le leggi congiuntamente con il Parlamento europeo.
L’estrema destra a Bruxelles
Mentre tutti a Bruxelles hanno in mente le elezioni presidenziali, la gente “sottovaluta completamente come si presenterebbe uno scontro generale” nel Consiglio, ha affermato lo stesso funzionario della Commissione citato sopra, con la Francia che lavorerebbe per bloccare le leggi che escono dalla Commissione in un’ampia gamma di settori.
Una futura Francia di estrema destra sarebbe ancora in minoranza, almeno per ora.
“Per quanto riguarda le automobili, ad esempio, avranno solo gli ungheresi dalla loro parte. E perderanno. E anche per quanto riguarda il Mercosur, perderanno”, ha affermato il funzionario, riferendosi alla bozza di accordo commerciale tra l’UE e il gruppo di paesi sudamericani del Mercosur la cui possibile firma è prevista per il 5 dicembre.
Gallard di Ipsos ha affermato che uno scenario del genere è improbabile nel breve termine, nonostante i partiti di estrema destra registrino risultati elevati nei sondaggi alle prossime elezioni, come quelle olandesi di fine ottobre.
“Se si guarda ad altri Paesi, si notano situazioni in realtà piuttosto contrastanti”, ha affermato. “Ad esempio, nei Paesi Bassi, a prima vista, il Partito per la Libertà [di Geert Wilders] è in testa nei sondaggi, ma probabilmente si posizionerà significativamente più in basso rispetto alle ultime elezioni”.
È probabile che i nazionalisti populisti siano protagonisti chiave anche nelle elezioni del prossimo anno in Svezia e Ungheria, dove Viktor Orbán punta alla rielezione. Alle elezioni tedesche di febbraio di quest’anno, gli elettori hanno assegnato al partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) il suo miglior risultato nazionale di sempre, con il 21% dei voti, diventando il secondo partito più grande del Paese.
“Il modo più strategico per interpretare la situazione è capire che ogni Paese avrà più o meno il suo momento di un ‘capitolo populista’”, ha affermato Grégoire Roos, direttore del programma per Europa e Russia presso il think tank Chatham House di Londra. “L’unica cosa che possiamo sperare è che questi capitoli non si verifichino tutti contemporaneamente”.