APRE IL PRIMO OSPEDALE NEL METAVERSO, L’ITALIA ACCELERA VERSO LA TELEMEDICINA DI MASSA

DiSonia Milone

12 Novembre 2024

Si entra con i visori ma basta anche un pc, un tablet o uno smartphone. Al piano terra si può prenotare una visita o il ritiro dei farmaci, pagare il ticket, consultare il proprio fascicolo sanitario elettronico e monitorare la situazione all’interno dei Pronto Soccorso. Salendo al primo piano è possibile parlare con il personale dell’ufficio relazioni con il pubblico per ottenere informazioni come se si fosse davvero lì. Ma non è finita: nei prossimi mesi si potrà arrivare ancora più in alto, al terzo e quarto piano, dove verranno allestiti i reparti destinati alle Cure palliative, alla Terapia del dolore e alla formazione.

E a dare il benvenuto c’è Anna, l’assistente virtuale dotata di intelligenza artificiale, sempre gentile e disponibile. Lavora h 24, non si stanca, non si ammala, non va in ferie e non chiede la tredicesima. Anzi, non chiede in cambio proprio niente…

Nasce a Cagliari il primo ospedale italiano nel Metaverso, la struttura virtuale nella quale gli “user city” (una volta chiamati cittadini) con l’It Wallet nello smartphone potranno entrare senza muoversi da casa utilizzando le prestazioni digitali offerte dalla sanità come se si fosse in presenza. (1)

Il nuovo servizio è stato presentato pochi giorni fa a Roma al Binario F (lo spazio di Meta dedicato allo sviluppo delle competenze digitali) di fronte ad un pubblico entusiasta costituito

da rappresentanti istituzionali quali Francesco Di Costanzo (presidente di PA Social e Fondazione Italia Digitale), Livio Gigliuto (presidente dell’Istituto Piepoli e direttore generale di Italia Digitale), i rappresenti di Federsanità e Fiaso (le organizzazioni che riuniscono le aziende sanitarie e ospedaliere italiane), Elisabetta Gola (prorettrice alla Comunicazione dell’Università degli studi di Cagliari).

Per la professoressa Gola, “Il Metaverso permette alla comunicazione mediata da computer di tornare ad essere ‘naturale’, in quanto immersiva e immediata. Al momento occorre ancora utilizzare dispositivi che hanno una loro complessità, soprattutto per le persone meno giovani che non hanno dimestichezza con joystick, tastiere, video interattivi ma questo è uno step intermedio verso una comunicazione trasparente che è una facilitazione anche per una serie di persone che possono incontrare difficoltà”.

Insomma, l’artificiale come natura seconda su cui rifondare la società e le mirabolanti possibilità offerte dal Metaverso, una tecnologia “destinata a rivoluzionare e a rendere sempre più fruibili i servizi che offre la sanità e la PA in generale”, spiega Fabrizio Meloni. Già perchè “Il Metaverso abbatte le distanze, rendendo presente ciò che è lontano e, per la prima volta, i pazienti potranno essere visitati senza mettere piede nella struttura”.

Se ti ammali, se ti sei fatto male o se soffri di qualche patologia cronica (e ti sei scaricato l’It Wallet, naturalmente) non andare in ospedale o nello studio di un medico! Ti basterà entrare dentro uno schermo dove potrai effettuare elettrocardiogrammi e ogni tipo di esame che verrà poi analizzato da remoto da uno specialista.

Siamo sicuri che i nonni e i malati (che già devono aspettare 6 mesi per una tac) non vedevano l’ora di abbandonare numeri verdi, password e diavolerie varie per essere catapultati dentro un videogioco: tutti avatar nella grande guerra che è stata dichiarata alla sanità pubblica italiana, smantellata un pezzo alla volta per essere spostata nelle mani dei privati e, peggio ancora, negli artigli degli oligarchi delle piattaforme digitali.

Secondo la società Ericsson, infatti, sarà proprio la sanità il settore che trarrà i maggiori benefici dal 5G: si prevede che entro il 2030 assorbirà il 21% dei 700 miliardi di dollari che genereranno i servizi connessi alle nuove reti, con tassi annui di crescita del 75% dal 2020.

Il problema non è la tecnologia ma la politica che ha abdicato completamente al suo dovere di amministrarla ponendola al servizio del “bene comune” dei cittadini. Oramai, personaggi come Mark Zuckerberg (il fondatore di Facebook che ora punta a rivoluzionare internet tramite il Metaverso)  vengono ricevuti con tutti gli onori della cronaca a Palazzo Chigi come Capi di Stato senza più timore di ostentare l’intreccio tra interessi pubblici e privati.

Il problema non è la tecnica ma la retorica della tecnica che ha soffocato ogni forma di esternalità critica, annichilendo ogni possibile slancio utopico capace di immaginare un futuro differente. Una retorica  feroce caratterizzata, da un lato, dal mito del progresso al suo culmine di automazione, robotica e digitale, dall’altro, dal mito del neoliberismo capace di imporsi ontologicamente come unica realtà possibile addobbata da filantropismo.

Ad esempio, la mattina dell’8 ottobre 2019 il professor Matteo Trimarchi del San Raffaele di Milano è salito sul palco indossando un visore collegato alla telecamera endoscopica e ha simulato in diretta dal Vodafone Village un’operazione chirurgica guidando un braccio meccanico per operare un “paziente” che si trovava a 14 chilometri di distanza dalle sue mani.

Si è trattato del primo intervento chirurgico italiano da remoto con tecnologia 5G gentilmente fornita da Vodafone Italia. Il test è riuscito: la qualità del taglio è risultata precisa come se il dottore fosse stato in sala e i risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Annals of Internal Medicine” dimostrando come la quinta generazione delle reti mobili sia potente, veloce e affidabile. (2)

Infatti, è proprio sulle nuove reti che verrà impiantata la futura medicina delle “4 P”, ovvero partecipata, coinvolgendo le persone; preventiva, combinando dati diversi e sensori diffusi; predittiva, grazie all’analisi di flussi costanti di informazioni; personalizzata, per effetto del monitoraggio in tempo reale.

“Non è un caso che la sanità sia un luogo di innovazione perché deve trovare modi per stare al passo con i tempi, così da dare risposte alle domande di salute delle persone”, ha affermato durante la presentazione del Metaospedale a Roma Chiara Seazzu, direttore generale della struttura cagliaritana.

E come darle torto: dopo tagli su tagli alla sanità pubblica, l’unica soluzione proposta è il digitale, nel senso di far sparire definitivamente ogni concreta politica sulla salute dissolvendola nel Metaverso. Il Recovery Plan non lascia alcun dubbio sulla direzione intrapresa: a fronte di quasi il 25%, dei fondi destinati alla digitalizzazione, alla Sanità sono stati dati solo il 4,6%, nonostante la tanto sbandierata carenza dei posti letto durante l’emergenza pandemica.

Infatti, sulla spinta del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) l’Italia è in corsa accelerata verso la telemedicina di massa con l’obiettivo di realizzare entro il 2026 l’ingegnerizzazione di tutti i processi e le attività del sistema sanitario. Si punta a raggiungere un target di almeno 300 mila persone assistite da remoto entro pochi mesi sulla base delle linee di indirizzo stabilite dal Ministero della Salute e dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale che hanno definito i servizi abilitanti la Piattaforma Nazionale di Telemedicina, punto di aggregazione delle infrastrutture regionali come indicato nei Piani Operativi delle Regioni e delle Province Autonome.

La retorica è sempre la stessa: razionalizzare l’amministrazione, creare una rete diffusa ospedale-medici-territorio, abbattere le liste d’attesa, accorciare le distanze tra medico e paziente garantendo una sanità sempre più vicina ai cittadini, ecc.

E se prima una mela al giorno toglieva il medico di torno, d’ora in poi basterà un Apple (nel senso del PC) per non vedere proprio più un dottore in carne ed ossa perchè tutto passerà nella medicina da remoto con distanziamento definitivo fra il popolo dei pazienti e la classe dei curanti. D’altronde, i medici sono già stati ridotti da tempo a semplici burocrati ed applicatori di protocolli in base ad una concezione della disciplina sempre più impersonale e standarizzata di cui la transizione digitale non rappresenta che il tassello finale. La concezione contemporanea del corpo è quella semplicistica della macchina composta di ingranaggi all’interno di una logica rigorosamente funzionalista, la medicina non fa che confermare il sistema di reclusione del corpo nella sua verità di oggettivazione radicale.

Il medico condotto di una volta arrivava a qualsiasi ora del giorno e della notte perchè non poteva fare a meno di visitarti e ascoltarti personalmente e, prima ancora di vedere i risultati degli esami, ti guardava negli occhi, studiava il colorito della pelle, sentiva il battito del cuore e ti osservava in tutta la tua inscindibile unicità.

La svalorizzazione di quell’antica e irriproducibile sapienza medica ha proceduto di pari passo con l’esaltazione delle cure a distanza uniformate per ognuno, dove tutto è pronto per la grande sostituzione dei medici, sciolti nell’acido degli algoritmi dell’IA dai mafiosi delle compagnie di Big Tech che, dalla Silicon Valley, guidano le sorti del mondo acquisendo così anche il potere di vita e di morte sugli essere umani.

La digitalizzazione totalitaria del vivente ha come traiettoria principale la sanità proprio perchè è in atto un salto di paradigma dello statuto stesso della realtà che deve innanzitutto passare attraverso la macerazione della carne. Solo quando il corpo avrà perso tutto il suo peso, tutta la sua scomoda ombra, tutta la sua irriducibile verità, ecco che potrà scavalcare lo schermo per dissolversi definitivamente nella trasparenza del virtuale.

Il Grande Reset dei corpi, iniziato con la società svuotata di ogni presenza umana durante la pandemia, ha aperto la strada verso la dissolvenza del reale, la sparizione del fisico e la sua sostituzione con un doppio virtuale tracciato alfanumericamente per poter uscire e circolare. Nell’anno zero della nuova era, il mondo stesso è diventato uno schermo inaugurando la grande transizione dal virale al virtuale. Il Covid ha implementato una connettività di massa senza precedenti mentre la telemedicina ha compensato il blocco delle visite negli ospedali riconvertiti a causa dell’allerta pandemica, un’eccezione che ora, in tempi ordinari, viene del tutto normalizzata.

Anche per questo è stato inventato, per la prima volta nella storia, il paziente asintomatico, il portatore sano di troppa salubre realtà che, in quanto tale, rischiava di sfuggire ai meccanismi di controllo digitali della biopolitica, termine coniato da Michel Foucault che fin dal 1974 aveva compreso che la medicina stava diventando una strategia della politica. Il filosofo francese ha segnato un punto di non ritorno nella presa di coscienza dei rapporti fra il sapere e il potere di cui anche la scienza è l’esito, nonostante le sue pretese di imparzialità e neutralità.

E tuttavia c’è una cecità diffusa nel riuscire a leggere il senso delle trasformazioni epocali in atto e la reale portata della posta in gioco. Se la rivoluzione agricola ci ha portato la “falce” e quella industriale il “cacciavite”, strumenti che comunque restano nelle nostre mani, sotto il nostro dominio e stanno fra noi e il mondo, la terza rivoluzione tecnologica si colloca su tutto un altro livello: le macchine digitali operano senza la nostra mediazione, scambiano informazioni fra loro senza il nostro intervento, si sviluppano a un ritmo esponenziale dato che il tempo delle macchine non è più il nostro. I prossimi dieci anni sono paragonabili a dieci secoli del passato.

La hubris della tecnica svolge fino in fondo la sua natura impositiva e si prepara, come aveva intuito Osvald Spengler, al grande salto faustiano estendendosi non più solo sulla natura esterna, ma anche sulla natura interna dell’uomo. L’essere umano oggi è il vero oggetto della tecnica, non concepito più come un sè compiuto ma come un esperimento incompleto da migliorare, da ottimizzare, da modificare, per eliminare, ad esempio, le malattie prima ancora che si manifestino. Non siamo più nell’ordine di una trasformazione tecnologica, siamo sulla soglia di un mutamento antropologico.

La telemedicina non serve a rendere la nostra vita più sana, serve a rendere l’uomo obsoleto. Non è un nuovo modello di cura ma un nuovo modello di vita risucchiato nel Metaverso lasciandosi alle spalle il vecchio mondo. Il sogno della grande salute, l’utopia di liberare l’umanità dalla caducità fisica, è il grimaldello con cui, nei laboratori di mezzo mondo, si sta compiendo la riprogettazione totale dell’essere umano in chiave trans-umana.

“Oggi siamo noi ad andare negli ospedali, fra cinquant’anni saranno gli ospedali a camminare dentro di noi. Le tecnologie a rilascio mirato di medicinali rappresentano ancora una frontiera della ricerca, anche se molti passi sono già stati fatti. Ecco perché, per curarsi, non sarà più necessario andare in ospedale”,

ha dichiarato Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione Ecologica nel governo Draghi (2021-2022), ex responsabile dell’innovazione tecnologica dell’azienda Leonardo (2019- 2021), ex direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova (2015-2019), e ora nominato dal governo Meloni consigliere per l’energia nell’ottobre 2022, nonché, dal 12 aprile 2023, amministratore delegato di Leonardo. (3)

Vale la pena ricordare anche le parole rilasciate durante la conferenza:

“possiamo fare un robot che lavora dentro il corpo umano, quindi un anticorpo artificiale, la cosiddetta first.. un mix di diagnostica e terapia. È un oggetto molto piccolo e intelligente che può viaggiare nel corpo umano, individuare la cellula malata, sedercisi sopra e rilasciare in quella sede il medicinale che serve o addirittura trascrivere la correzione, la sequenza genetica che vogliamo trascrivere. È un’ambizione infinita quella che porta questa tecnologica… “

Già, è l’ambizione infinita dei sacerdoti del transumanesimo eugenetista, in perenne competizione con la natura, invasati dal delirio di onnipotenza scientista di rifare l’uomo da capo a piedi.

Un uomo dapprima perennemente collegato ad una rete globale tramite dispositivi esterni al corpo, e poi invaso dall’interno con microchip (già inaugurato da Elon Musck) e nanoparticelle magnetiche, intelligenti, programmate e comandate a distanza che, come ha detto Cingolani, “girano per il corpo senza essere riconosciute dal sistema immunitario”, lasciandolo completamente indifeso dall’aggressione esterna.

La medicina del futuro prevede l’introiezione di nanobiotecnologie dentro il corpo che, così, diventerà un ambiente navigabile aprendo i corpi ad una disponibilità totale, ad una incondizionata schiavitù.

Con processi di assoggettamento innervati direttamente nella carne viva, la tecnica sequestra i corpi e li ripristina a suo piacimento. E l’anima non diventa altro che usufruttuaria di un mucchio di ossa.

La frontiera verso la quale si stanno spingendo le odierne tecnologie si fa sempre più invasiva allo scopo di digitalizzare la carne che siamo per iscriverla nel sistema biopolitico della sorveglianza perenne, assoluta, irreversibile.

Emanuele Severino ha scritto che “La tecnica è divenuta la potenza suprema in grado di riallineare tutti gli altri poteri”. Si verifica oramai una forma di sottomissione verso il potere scientifico data dalla paura e dal desiderio di sicurezza fortemente sentiti dalla società che generano una inasperata e acritica legittimità per il potere tecnologico. Anche a livello culturale la tecnica ha conquistato una vera e propria egemonia incidendo sui comportamenti collettivi e individuali al punto che tutti quegli atteggiamenti capaci di porre limiti etici alle nuove tecnologie vengono banditi come antichi, antiprogressisti, frutto di oscurantismo e di pulsioni antiscientifiche.

Come aveva capito Martin Heidegger, la “tecno-logia” è diventata la nostra vera “onto-logia”, l’unico modo con cui l’uomo interpreta il mondo in cui vive. E ciò accade perché il Transumanesimo altro non è che la deriva finale della nostra epistemologia. Tramontato ogni orizzonte trascendentale, l’unico culto rimasto è quello della salute perfetta, della scienza come religione, della medicina come salvezza, da riverire nella mitizzazione di un progresso tecno-scientifico capace di offuscare ogni altro orizzonte di senso.

La tele-medicina rinnova le promesse della metafisica classica: basta trasferirsi nel Metaverso dove verrà universalmente garantito il sogno più antico e ambizioso di sempre: vincere le malattie, vivere il più a lungo possibile, superare i difetti e le miserie della nostra natura umana, troppo umana…

NOTE

  1. Sonia Milone, Dal Green Pass all’It Wallet: l’Italia avanza verso il credito sociale
  2. Regione Lombarsia A Milano il primo intervento chirurgico da remoto con tecnologia 5G
  3. Roberto Cingolani: Vi spiego l’utilità delle nanotecnologie

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