I media occidentali ci offrono costantemente un quadro distorto dell’Islam, contribuendo a diffondere l’immagine di un mondo radicale, intollerante, fondamentalista, omofobo, violento, ove non apertamente incline al terrorismo. In poche parole, una fonte costante di pericolo, di fronte alla quale occorre essere vigili, se necessario, usando le armi. La realtà storica è un po’ diversa. L’Occidente ha sistematicamente rovesciato tutti i governi laici e progressisti e finanziato gruppi radicali e fondamentalisti nell’intento di acuire le tensioni e favorire le tendenze religiosi più estreme e radicali. Da civiltà pacifica e creativa, incline al socialismo, l’Islam è stato infiltrato, deragliato, manipolato e, infine, trasformato nel simbolo del terrorismo e dell’intolleranza.

* Pubblicato nel 2015, quando si profilava la minaccia dello Stato islamico.

“L’Islam non è solo una religione; è anche una cultura enorme, una delle più grandi della Terra, che ha arricchito l’umanità di importantissime conquiste scientifiche e di innumerevoli scoperte nel campo della medicina. […] L’idea del ‘sociale’ era naturale per molti politici musulmani e, se l’occidente non avesse interferito brutalmente rovesciando governi di sinistra e mettendo sul trono alleati fascisti di Londra, Washington e Parigi, quasi tutti i paesi musulmani, compresi Iran, Egitto e Indonesia, sarebbero oggi molto probabilmente socialisti, diretti da leader moderati e prevalentemente laici.

In passato innumerevoli leader musulmani si sono schierati contro il controllo occidentale del mondo e figure gigantesche, come il presidente indonesiano Ahmet Sukarno, erano vicine a partiti e ideologie comuniste. Sukarno forgiò addirittura un movimento antimperialista globale, il movimento dei Non Allineati, che fu chiaramente definito nel corso della Conferenza di Bandung in Indonesia, nel 1955. Ciò era in contrasto stridente con la cristianità conservatrice, orientata alle élite, che si sentiva a suo agio con i governanti e i colonialisti fascisti, con i re, i commercianti e gli oligarchi delle grandi imprese. Per l’Impero l’esistenza e la popolarità di governanti musulmani progressisti marxisti in carica in Medio Oriente o dell’Indonesia ricca di risorse, erano qualcosa di inaccettabile. Se avessero usato la loro ricchezza naturale per migliorare la vita del proprio popolo, che cosa sarebbe rimasto per l’Impero e le sue imprese? Doveva essere impedito con ogni mezzo. L’Islam doveva essere diviso e infiltrato da quadri radicali e anticomunisti e da quelli cui il benessere del popolo non poteva interessare di meno.

Quasi tutti i movimenti radicali dell’Islam odierno, dovunque nel mondo, sono legati al wahhabismo, una setta ultraconservatrice dell’Islam che controlla la vita politica dell’Arabia Saudita, del Qatar e di altri fedeli alleati dell’occidente nel Golfo. […]. L’occidente ha dato pieno sostegno ai wahhabiti negli anni ’80. Sono stati impiegati, finanziati e armati dopo che l’Unione Sovietica era stata trascinata in Afghanistan in una dura guerra durata dal 1979 al 1989. In conseguenza di questa guerra l’Unione Sovietica è crollata, esausta sia economicamente sia psicologicamente. I mujaheddin, che combattevano i sovietici e il governo di sinistra di Kabul, furono incoraggiati e finanziati dall’occidente e dai suoi alleati. […].

L’ISIS è un esercito estremista, nato nei “campi profughi” sui confini siriano/turco e siriano/giordano, che è stato finanziato dalla NATO e dall’occidente per combattere il governo (laico) siriano di Bashar al-Assad. Tali impianti radicali hanno servito diversi fini. L’occidente li usa come delegati nelle guerre che sta combattendo contro i propri nemici, cioè i paesi che tuttora intralciano il cammino al completo dominio del mondo da parte dell’Impero. Poi, in qualche momento del percorso, dopo che questi eserciti estremisti “finiscono totalmente fuori controllo” (e lo fanno sempre) possono servire da spauracchi e da giustificazione per la “guerra al terrore” o, come dopo la presa di Mosul da parte dell’ISIS, come scusa per un nuovo coinvolgimento di truppe occidentali in Iraq.

Servizi su gruppi musulmani radicali sono costantemente ostentati sulle prime pagine di giornali e riviste, o mostrati sugli schermi televisivi, ricordando ai lettori “quanto è realmente pericoloso il mondo”, “quanto importante è il coinvolgimento occidentale” e la sorveglianza, quanto indispensabili le misure di sicurezza così come gli enormi bilanci della “difesa” e le guerre contro innumerevoli stati canaglia. Da civiltà pacifica e creativa, incline al socialismo, lo stesso Islam e le nazioni musulmane si sono ritrovate deragliate, ingannate, manipolate, infiltrate da impianti religiosi e ideologici stranieri e trasformate da ideologhi e propagandisti occidentali in un’unica “enorme minaccia”, nel vertice e nel simbolo del terrorismo e dell’intolleranza… “

*André Vltchek, cittadino statunitense, ma nato in Russia, giornalista investigativo morto 56enne a Istanbul 22 nel 2020. Ha lavorato come reporter di guerra e dedicato gran parte della sua vita a smascherare i pregiudizi dei media occidentali, ha intervistato importanti politici, militanti di organizzazioni terroristiche e filosofi. Ha scritto per The Guardian, Russia Today, Iranian Press TV, Asahi Shimbun (giapponese), ABC (australiano), France 24, Ulusul Kanal (turco), Al-Mayadeen (arabo), China Daily . Negli anni 2000 ha girato una serie di documentari con il filosofo e linguista Noam Chomsky. Tra 1980-2000 collaboratore ai programmi dell’ONU e dell’UNESCO, ha visitato zone di disastri sociali e conflitti militari.

Condividi!

Shares
Un pensiero su “ANDRÉ VLTCHEK “DI CHI È LA COLPA DEL TERRORISMO MUSULMANO? LA FABBRICA OCCIDENTALE DEI MOSTRI MUSULMANI””

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *