Accensione della sacra fiamma olimpica, Grecia 2024

Avviciniamo le nazioni diverse con le amichevoli lotte dello sport e possa l’osservanza leale delle regole che presiedono ai nostri giochi aprire le loro anime a quel sentimento di reciproco rispetto, che è il fondamento primo del mantenimento della pace tra i popoli.

Pierre de Coubertin, Giochi Olimpici di Parigi nel 1894

Che cosa è cambiato? In questi giorni stiamo assistendo alla XXXIII Olimpiade 2024. Mai come in questa edizione ci sono così tante controversie da suscitare indignazione e interrogativi.

La Francia come paese ospitante aveva l’incarico di preparare la cerimonia di apertura, che doveva essere spettacolare nelle sue coreografie, prevedendo danze e canti ispirati alla propria storia. Lo spettacolo che invece è stato allestito dimostra che la Francia o non ha una solida tradizione o mostra la sua vera natura visto che è ricorsa alla blasfemia con uno spettacolo a dir poco degradante. Ma forse Macron è un trans gender e in lui si rispecchiano tutti o quasi tutti i francesi che continuano a votarlo dimostrando di accettare questa logica della distruzione dei valori fondamentali che costituiscono le fondamenta di una società, sicuramente ha rinnegato quanto dichiarato da Pierre de Coubertin. Sarebbe questa la vera grandeur francese!!?? Abbiamo assistito alla dissacrazione dell’opera di Leonardo da Vinci “Ultima cena” ripresa malamente dove i 12 apostoli sono stati sostituiti da personaggi con sembianze da diavoli con al centro, al posto del Cristo, una figura grottesca e oscena. Per gli organizzatori doveva essere una innocente parodia dionisiaca: o non conoscono la storia o hanno voluto diffamare le nostre opere d’arte più importanti e legate alla cristianità. Per tutti quelli che hanno ancora un briciolo di senno e di conoscenza è evidente che, in ogni caso, è stato fatto passare un messaggio veramente dissacratorio e irriverente verso Cristo che, invece, umilmente ma con grande forza, ha portato un messaggio di pace e di amore tra tutti i popoli della terra.

Proprio quella pace che ha dato vita alle Olimpiadi per unire i popoli nel nome dello sport dove la competizione è basata sulla lealtà. Ma che dire se anche la bandiera viene issata al contrario e chi la issa è un militare? Senza considerare il personaggio chiuso in una armatura che sembra un extraterrestre che la consegna!

D’altronde Macron è colui che vuole la terza guerra mondiale dimenticando che esiste la pace che si instaura non con la vittoria di una sola parte,ma con un trattato dove i diritti dei due popoli vengono rispettati evitando inutili massacri. Ma anche in questo i francesi sono grandi: hanno inventato la ghigliottina, un terribile strumento per uccidere democraticamente chi non era d’accordo durante la Rivoluzione francese con il potere di turno, altro che Liberté, Égalité, Fraternité.

La Francia ha in tal modo dissacrato anche questo simbolo che rappresenta l’ideale olimpico. Forse non era chiaro al militare che i 5 cerchi di colore diverso rappresentano i vari continenti : blu=Oceania, nero=Africa, rosso=America, giallo=Asia, verde=Europa che si soprappongono parzialmente in un abbraccio ideale. Inoltre, i sei colori della bandiera (quelli dei 5 cerchi e il bianco della bandiera) rappresentano tutte le nazioni del mondo. Purtroppo anche in questo si è distinta questa Olimpiade: non tutte le nazioni sono rappresentate essendo state escluse la Russia e la Bielorussa. A dimostrazione che non sono stati celebrati lo sport e la pace ma l’odio e la guerra. E pensare che nell’antichità si fermavano persino le guerre per i giochi olimpici e i popoli, anziché continuare a combattere, si scontravano lealmente durante le competizioni.

In questa edizione, anche il braciere olimpico ha assunto un significato diverso: al posto del tripode è comparsa una enorme mongolfiera alimentata dalla fiamma che, forse, si potrebbe associare alla libertà ma che, seppur scenografica, ha perso il suo valore sacro come se la libertà comportasse la distruzione delle tradizioni e del valore sacrale delle Olimpiadi. E pensare che, pochi mesi prima, la Grecia ha inaugurato i giochi Olimpici accendendo la sacra fiamma con un rito semplice ma molto simbolico che si è tenuto nel luogo in cui si trovava il tempio di Hera.

In Francia hanno voluto strafare sulle banalità senza considerare le vere necessità come la bonifica del fiume Senna, i dormitori e i pasti per gli atleti, e soprattutto regole basate sulla leale competizione. Tutto ciò è stato considerato superfluo e la partecipazione di ben 191 atleti trans (da notare: solo uomini che si sentono donne) che si sono presentati sotto varie etichette (LGBTQIA+, intersex, trans, iperandrogina) allo scopo di propagandare una “inclusione” che, di fatto, va a danno del genere femminile visto che presentano cromosomi XY (i cromosomi Y sono i cromosomi sessuali associati al sesso biologico maschile) e alti livelli di testosterone (il principale ormone maschile che sviluppa la massa muscolare).

Hanno tentato di fare passare come normale lo scontro tra la nostra Angela Carini e Imane Khelif, nonostante il pugile algerino fosse già stato squalificato nel 2023 dai Campionati mondiali dilettanti femminili a causa di test effettuati da IBA (International Boxing Association): dopo un anno improvvisamente per il Comitato Olimpico Imane è diventato una donna al 100%. Stesso identico caso per Lin YU Ting di Taiwan che ha battuto l’ungherese Hamori: ci sarebbe da ironizzare con una frase da spot commerciale: ti piace vincere facile!.

Non capisco perché, a questo punto, non creano una categoria olimpionica riservata ai trans assicurando una competizione alla pari, come avviene per i giochi paraolimpici per atleti disabili.

Per le donne è stato difficile conquistare il posto alle Olimpiadi: in passato alle donne era proibito partecipare. Per Pierre de Coubertin lo sport femminile è la cosa più antiestetica che gli occhi umani possono contemplare. Per questo motivo, oltre che per una struttura estremamente maschilista, le donne ebbero molte difficoltà a partecipare alle prime dieci edizioni.

Per dimostrare al de Coubertin che si sbagliava Alice Milliat, nuotatrice e canoista francese, dal 20 al 23 agosto del 1922 a Parigi organizzò i primi giochi olimpici femminili (Women’s Olympic Games) che ebbero un enorme successo con oltre 20.000 spettatori. Ai Giochi parteciparono 77 atlete provenienti da cinque nazioni differenti che gareggiarono in 11 discipline di atletica leggera. Davanti a questa evidenza il CIO ( Comitato Olimpico Internazionale) fu costretto a modificare la politica sportiva nei confronti delle donne.


Alice Milliat

Solo nel 1948 alle Olimpiadi di Londra le gare femminili iniziarono timidamente a farsi strada sino al 1952, quando con l’ingresso del Comitato Olimpico e l’esordio dell’Unione Sovietica, alle Olimpiadi di Helsinki si diffuse lo sport femminile. Per Lenin lo sport poteva diventare uno strumento di emancipazione femminile, cosa che accadde, infatti, anche per le donne islamiche diventarono un mezzo per rivendicare i propri diritti. Nel 1984 ai Giochi di Los Angeles la marocchina Nawal El Moutawakel è diventata non solo la prima donna musulmana, ma anche il primo atleta marocchino a conquistare l’oro alle Olimpiadi nelle gara di atletica leggera dei 400 ostacoli, diventando una figura di riferimento per tutte le donne musulmane. Ai Giochi olimpici del 1992 a Barcellona l’algerina Hassiba Boulmerka mezzofondista, è stata la prima atleta algerina a vincere una medaglia d’oro olimpica, nonché la prima donna africana a vincere un titolo mondiale. L’atleta fu costretta a trasferirsi in Europa dopo gli attacchi dei gruppi integralisti islamici che l’accusarono di indossare degli indumenti che lasciavano scoperto il corpo.

Queste donne hanno conquistato lealmente il loro posto nelle Olimpiadi, con grande forza di volontà e sacrificio. Atleti che si considerano tali senza uno scontro leale non meritano un posto d’onore, possono anche conquistare una medaglia d’oro ma nei nostri cuori saranno le donne anche se sconfitte le vere vincitrici.

Patrizia Pisino

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