L’ALLEANZA ISLAMICA PROPOSTA DA ERDOGAN CONTRO ISRAELE È PURA DEMAGOGIA

DiOld Hunter

12 Settembre 2024

Andrew Korybko per la sua newsletter – Traduzione a cura di Old Hunter

La sua forte retorica porta ad una scarica di dopamina da parte di coloro che pensano che sia sincero, ma inevitabilmente questa si esaurirà quando si renderanno conto che non lo è, per poi ricavarne un giudizio negativo della sua persona.

Nel corso degli anni il presidente turco Erdogan ha cercato di presentarsi come voce della comunità musulmana internazionale, o Ummah, chiedendo di recente un’alleanza islamica  contro Israele. La sua forte retorica sull’ultima guerra tra Israele e Hamas gli è valsa il plauso di molti, ma ha anche provocato reazioni piccate da parte degli israeliani, che con il loro comportamento alimentano la percezione che lui sta cercando di crearsi. Tutti i suoi discorsi duri, tuttavia, sono solo pura demagogia, dal momento che non è disposto a entrare in guerra con Israele. I palestinesi affermano che oltre 40.000 dei loro sono stati uccisi in questo conflitto durato quasi un anno e che la maggior parte dei loro sostenitori lo considera un genocidio. Le condizioni di vita a Gaza sono atroci, quasi tutta la striscia è stata danneggiata o distrutta dalle bombe israeliane e l’Egitto  continua a tenere chiuso il confine per impedire il deflusso dei rifugiati nel suo territorio. A quanto pare, è più che tardi per suggerire di formare un’alleanza multilaterale contro Israele, che sia davvero sincera o meno. Erdogan è un politico molto abile e quindi, come prevedibile, ha qualche asso nella manica per proporre questa proposta così tardiva. Per prima cosa vuole riaffermare l’immagine della Turchia come lo storico protettore della Ummah fin dai tempi degli Ottomani, motivo per cui chiede a gran voce la formazione di questa alleanza islamica. Il secondo obiettivo è quello di basarsi su quanto detto sopra per posizionare la Turchia in cima alla gerarchia militare regionale nella mente di coloro che prendono sul serio la sua proposta.

Terzo, sa anche molto bene che nessun paese musulmano si subordinerà volontariamente alla implicita egemonia militare della Turchia, in particolar modo i regni del Golfo. Il loro rifiuto della sua proposta, o almeno la pubblica indifferenza nei suoi confronti può quindi essere interpretato come uno scaricabarile per aver finora “fallito nel salvare la Palestina”. La quarta ragione è collegata alla precedente e riguarda le pressioni pubbliche che la Turchia sta subendo da parte di alcuni affinché tagli le esportazioni di petrolio dell’Azerbaigian verso Israele che passano attraverso la Georgia e la Turchia. Ankara non possiede né l’oleodotto né il petrolio che vi transita, quindi qualsiasi interferenza su queste spedizioni sarebbe una palese violazione del diritto internazionale e una pugnalata alle spalle del fratello azero. L’alleanza con Baku è tale che i dirigenti turchi non possano esercitare pressioni sulle loro controparti, né tanto meno condannarle pubblicamente per aver continuato a letteralmente alimentare l’economia israeliana, ma il fatto che l’opinione pubblica veda questa mancanza di risposta all’alleanza islamica proposta da Erdogan gli toglie almeno in parte la sua autorità. Infine, l’ultimo obiettivo che sta cercando di perseguire è quello di condurre una guerra psicologica sugli israeliani, facendo loro temere le grandi conseguenze strategiche della prosecuzione del conflitto e quindi, idealmente, spingendoli a intensificare le loro pubbliche proteste affinché venga fermato, anche se questo potrebbe ritorcersi contro di loro. Però, esacerbando la loro attuale mentalità di assedio, rischia che alcuni riconsiderino se ora valga la pena porre fine al conflitto, se tutti gli obiettivi del loro Paese devono ancora essere raggiunti, visto che questa alleanza islamica si sta già comunque formando. Nel complesso, gli osservatori non dovrebbero dimenticare che Erdogan sa come giocare con le folle della Ummah, quindi poco di ciò che dice sui suoi piani contro Israele dovrebbe essere preso sul serio. C’è sempre un secondo fine o più motivi dietro le sue parole, come ho spiegato in questo caso. La sua forte retorica porta ad una scarica di dopamina da parte di coloro che pensano che sia sincero, ma inevitabilmente questa si esaurirà quando si renderanno conto che non lo è, per poi ricavarne un giudizio negativo della sua persona.

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