
Tanti saggi e articoli hanno per oggetto la teoria di genere e le sue implicazioni: essi descrivono fatti e iniziative analoghi, ma differiscono per una diversa attenzione verso leggi, regolamenti, sentenze che sono la pericolosa trama in cui si sta strutturando un nuovo sistema valoriale. Il limite di queste trattazioni, sebbene spesso apprezzabili, è l’assenza di riferimenti storico-sociali e culturali. Ecco che quest’opera, non voluminosa, può finalmente chiarire i processi storico-sociali, culturali, antropologici e intellettuali nel cui alveo si fa spazio una teoria pericolosa. Questo saggio, infatti, indaga, non solo le espressioni più recenti e aggiornate di fenomeni quali la teoria e la transizione di genere, l’orientamento sessuale, la sessualizzazione precoce e il transumanesimo, ma fa emergere il contesto e le origini da cui la teoria di genere si sviluppa come volontà di rottura con quelli che, la filosofia post-strutturalista e decostruzionista, ha descritto come costrutti sociali prodotti da una società oppressiva e gerarchica. Dunque: da un lato l’esposizione dei fatti più recenti nell’ambito dell’affermazione di figure dall’identità fluida e della sessualizzazione precoce di cui è imbevuta la cultura pop, ovvero film, serie TV, film d’animazione, video musicali, passerelle di moda, influencer; dall’altro lato – e qui saranno rinvenibili le caratteristiche originali del saggio – si indugia, non solo sul percorso storico, sociale e culturale che ha creato lo spirito nordamericano da cui provengono queste tendenze, ma viene rimossa la membrana che ha celato le ideologie filosofiche che hanno veicolato quei concetti. Concetti e istanze promossi e resi legge dalle istituzioni sovranazionali che spingono i governi nazionali verso percorsi legislativi “inclusivi”. La teoria di genere nasce negli anni Cinquanta negli Stati Uniti dietro sollecitazione di alcune teorie filosofiche che, alla fine degli anni Sessanta, incrociano il femminismo radicale della seconda ondata cui si aggregano le associazioni omosessualiste e la comunità LGB; incrociano la temperie sessantottina e la società consumista e; negli anni Ottanta, incrociano la società dello spettacolo che eleva la vittima ad eroe. Sono queste le premesse su cui poggia il successo della teoria di genere, una teoria che, per la prima volta nella storia della nostra civiltà, sovrappone l’idea alla realtà e l’artificio alla natura. Ma l’analisi post-strutturalista e la lobby psicanalitica hanno reso possibile anche lo sdoganamento della pedofilia come ultimo traguardo decostruzionista. Il saggio si sofferma anche sull’illusione dell’autodeterminazione del corpo, simulacro in cui inscrivere la propria testimonianza solipsistica ed autoriferita, condita dell’aspirazione all’unicità come simbolo eversivo in un mondo omologato e privo di slanci vitali. Il desiderio della fine e la fine del desiderio saranno la maledizione di una società che, nel cupio dissolvi nichilista, troverà la dissoluzione di un desiderio destinato a non appagare più. L’unica ambizione partorita da questo Zeitgeist sarà quella di ripristinare il contatto con la realtà: una visione non moralista né cattolica, filtro quasi costante di tutte le altre trattazioni.
Il saggio si chiude con la formulazione delle possibili risposte a questa lenta e inesorabile deriva della società occidentale.
La legge del desiderio – Claudia Placanica – Edizioni Passaggio al bosco – disponibile QUI
Claudia Placanica vive a Pistoia dove è docente di lettere nelle scuole superiori. Studia socio-culture contemporanee e svolge attività politica; è autrice e curatrice di testi di critica cinematografica, artistica e teatrale. È stata membro di un’associazione teatrale cittadina. Ha fatto alcune piccole parti per Fellini, Steno e Tornatore. Autrice di testi e cantante per un duo musicale elettronico, ha collaborato anche con altri musicisti della scena elettronica; è stata ospite per due volte del libro-rivista “Night Italia” con testi e autoscatti.