NORBERTO CERESOLE – “CAUDILLO, ESERCITO, POPOLO. IL VENEZUELA DEL COMANDANTE CHÁVEZ” – UNA RECENSIONE

DiRedazione

12 Gennaio 2025

Norberto Ceresole, Caudillo, esercito, popolo. Il Venezuela del Comandante Chávez,

a cura di Luca Tadolini, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2025, pp. 184, € 20,00

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Il politologo argentino Norberto Rafael Ceresole (1943-2003), autore di una trentina di libri fra cui questo Caudillo, esercito, popolo, può vantare un curriculum militante di tutto rispetto: oltre ad essere stato consigliere del Presidente del Governo rivoluzionario delle Forze armate del Perù Juan Velazco Alvarado, Ceresole fu interlocutore del generale Perón a Madrid, fu referente di Salvador Allende e collaboratore di alcuni capi della rivoluzione cubana, tra cui Manuel Piñeiro Losada, il leggendario Barbarroja, diventato Comandante dei Servicios de Inteligencia dell’Avana. Infine, Ceresole fu un punto di riferimento per i suoi connazionali reduci dalla guerra delle Malvinas, che lo portarono in Venezuela ad affiancare come consigliere il Colonnello Hugo Chávez dopo il fallito colpo di Stato del 4 febbraio 1992, fino al plebiscito elettorale del 6 dicembre 1998 e alla costituzione dello Stato bolivariano. Instaurò relazioni di amicizia con Roger Garaudy, che gli dedicò un suo libro, ed ebbe un fitto scambio di idee con Robert Faurisson ed Ernst Nolte.

Dopo il collasso dell’URSS, che lo aveva accolto tra i membri dell’Accademia Sovietica delle Scienze (dipartimento di studi latinoamericani) e in seguito al successivo riordinamento globale, Ceresole avvertì la necessità di approfondire la lezione dei pensatori geopolitici classici; fu così che nelle sue analisi acquisì un posto di rilievo il concetto di un blocco continentale eurasiatico: sulla scorta di Karl Haushofer, egli considerava l’unità del continente asiatico e della sua penisola europea come un fattore determinante per la nascita di un mondo multipolare.

Per quanto riguarda il contributo dato da Ceresole all’edificazione dell’ordinamento politico bolivariano in Venezuela, è illuminante il bilancio che ne viene tracciato da Francisco de la Torre, corrispondente latinoamericano della rivista di studi geopolitici “Eurasia”. “Se riepiloghiamo a grandi linee le direttrici della politica estera di Chávez, – ha scritto l’analista ecuadoriano – possiamo affermare che in generale egli ha seguito le indicazioni del suo amico e compagno di lotta Ceresole. La rifondazione dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, preconizzata dal presidente venezuelano, è una delle strategie chiave propugnate dal geopolitico argentino; l’obiettivo è quello di dar forma ad una nuova organizzazione del mercato internazionale del petrolio, non solo per estendere la rete degli accordi economici, ma anche per instaurare nuove intese, nuove vie di scambio culturale, attraverso le quali si potrà pervenire ad una modifica radicale del centro di gravità della totalità del sistema internazionale” .

Un’altra strategia di chiara ispirazione ceresoliana, secondo Francisco de a Torre, è consistita nell’instaurazione, da parte di Caracas, di stretti rapporti politici, militari ed energetici con la Russia, con la Cina, con l’Iran in particolare e, in misura minore, coi paesi arabi, e ciò al fine di favorire la nascita di un mondo multipolare. In particolare, la convergenza fra la teoria ceresoliana e la politica estera del Comandante Chávez si è manifestata anche nella posizione antisionista del governo venezuelano e nella sua denuncia dei crimini commessi dall’entità sionista contro il popolo palestinese, cosa che portò all’espulsione dal Venezuela dell’ambasciatore israeliano.

Quanto all’America latina, la strategia presa in considerazione da Ceresole per una liberazione del continente dai predoni nordamericani è quella ispirata dal pensiero continentalista di Bolívar e di Perón. Secondo il politologo argentino è indispensabile che l’unità di tutte le nazioni che formano la Patria Grande sia non solo politica ed economica, ma anche militare; e in questo ambito la cooperazione deve procedere di pari passo con lo sviluppo economico, perché il potenziamento delle forze armate sudamericane è l’unico modo per rendere vitale il Continente nel quadro del futuro mondo multipolare. Un’idea, questa, che Chávez cominciò a formulare nell’anno 2000.

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