
Questo libro, uscito in Francia col titolo Comprendre le conflit israélo-palestinien des origines à nous jours (Kontre Kulture, Dijon 2024), si rivolge “a tutti coloro il cui interesse per la Palestina è stato improvvisamente suscitato dagli eventi del 7 ottobre 2023 e dal genocidio in corso a Gaza, a tutti coloro che desiderano conoscere i vari aspetti di un conflitto che si protrae da un secolo. La propaganda, l’informazione selettiva, parziale e di parte, seminano la confusione nelle menti e impediscono ai più di comprendere il conflitto israelo-palestinese”. Per ovviare a queste difficoltà l’autore illustra il percorso che ha portato alla nascita della tragedia palestinese.
Il lettore apprenderà così che i primi insediamenti ebraici in Palestina risalgono all’ultimo quarto dell’Ottocento, in seguito alla fondazione dell’Alliance Israélite Universelle (Parigi 1860 e Londra 1871). Questo organismo, che ufficialmente si prefiggeva di combattere il pregiudizio antiebraico, nel 1870 iniziò a incentivare l’immigrazione ebraica dall’Europa in Palestina, allora territorio dell’Impero ottomano. Pochi anni dopo, negli anni Ottanta del XIX secolo, Edmond de Rothschild cominciò ad acquistare decine di migliaia di ettari di terra palestinese per trasferirli alle organizzazioni ebraiche che promuovevano l’emigrazione dall’Europa alla Palestina. Sono dati che possono sorprendere soltanto un lettore sommariamente informato, perché nell’immaginario collettivo il cosiddetto Stato di Israele è sorto magicamente nel 1948, per dare una patria agli ebrei sopravvissuti all’Olocausto. Ma l’Autore spiega con chiarezza e abbondanza di particolari che la conquista sionista della Palestina, iniziata verso la fine dell’Ottocento, venne portata a termine grazie ad un’attività terrorista e ad una feroce pulizia etnica.
Hindi ricorda che i piani di spartizione del territorio palestinese iniziarono a essere concepiti nel corso della Prima guerra mondiale e si concretizzarono con la famigerata Risoluzione 181, adottata nel novembre 1947, la quale “oltrepassò tutte le regole della Carta sulla mediazione internazionale, poiché i membri della commissione non avevano nessuna esperienza per la risoluzione del conflitto e non avevano nessuna conoscenza della storia e della realtà della Palestina” (p. 59). In questa frase è racchiuso il nocciolo della questione, il cui tragico peso ricade interamente sulla responsabilità delle potenze occidentali: sono state ignorate la storia e la realtà di un paese e di un popolo che è diventato merce di scambio in uno sporco gioco politico e ideologico accuratamente occultato agli occhi dell’opinione pubblica, alla quale è stata raccontata, dal 1948 in poi, tutta un’altra storia.
Così non è stato difficile far digerire a livello internazionale tutto ciò che è accaduto da allora: l’illegale espansione territoriale dei coloni ebrei e le conseguenti operazioni di pulizia etnica; la condanna della Prima (1988) e della Seconda (2000) Intifada come azioni offensive e non difensive; l’indifferenza per la mancata attuazione degli accordi di Oslo (1993 e 1995); la criminalizzazione di Hamas, liquidato come “organizzazione terroristica” e, infine, il genocidio perpetrato a partire dall’autunno del 2023.
Molti di questi fatti sono ormai sommariamente noti anche al grande pubblico. Tuttavia, in questa lunga storia caratterizzata dalla presenza costante e più o meno palese dell’amministrazione USA, rivestono un’importanza cruciale anche fattori molto particolari, attinenti più alla sfera religiosa che a quella ideologico-politica. Infatti Hindi ci informa che nel 2004 fu ricostituito a Tiberiade il Sinedrio (tribunale supremo del popolo ebraico), che aveva cessato di esistere nel 429 d.C. Un simile evento risulta alquanto singolare per una democrazia laica, anche alla luce di altri obiettivi dichiarati dell’élite israeliana: “rintracciare i discendenti delle tribù d’Israele disseminati nel mondo” e “restaurare la monarchia davidica” (p. 131). Era questo il risultato dell’ascesa del movimento messianico in Israele, destinato a saldarsi con il Likud, il partito della destra nazionalista presieduto da Benjamin Netanyahu; il quale nel 2022 ha assegnato al rabbino Avi Maoz (alias Avigdor Fischheimer) “un’agenzia governativa per il rafforzamento dell’identità nazionale ebraica” (p. 139), vale a dire ossia per la costruzione di un’identità che possa plasmare le nuove generazioni israeliane legittimando l’espropriazione delle terre palestinesi e l’annientamento della popolazione autoctona.
D’altronde, tutti hanno visto come Israele non indietreggi di fronte a nulla pur di perseguire il suo obiettivo. L’ultimo capitolo del libro rivela infatti che a guidare le azioni dell’IDF il 7 ottobre 2023 è stata la dottrina Hannibal, “elaborata e adottata dall’esercito israeliano nel 1986 come reazione alla cattura dei suoi soldati in Libano” (p. 144), la quale recita: “i rapimenti devono essere fermati con ogni mezzo, anche a prezzo di colpi e di danni da infliggere alle nostre forze” (ibidem). Ufficialmente abrogata nel 2016, la dottrina Hannibal sarebbe però ancora in vigore: a sostenerlo è Amnesty International, una fonte certamente insospettabile. È chiaro che, se gli occupanti sionisti tengono in così scarsa considerazione le vite della propria popolazione civile, minore sarà quella per gli autoctoni, dichiarati “animali umani” dal ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant (p. 150). Al quale ha fatto eco lo stesso Netanyahu, con un discorso scopertamente messianico: “Noi siamo i Figli della Luce, loro sono i Figli delle Tenebre… realizzeremo la profezia di Isaia” (p. 150). Vale la pena riportare qualche passo della profezia: “[…] Stranieri ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio […] il popolo e il regno che non vorranno servirti periranno e le nazioni saranno tutte sterminate. […] Verranno a te in atteggiamento umile i figli dei tuoi oppressori; […] Tu succhierai il latte dei popoli, succhierai le ricchezze dei re. […] Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in possesso la terra […]” (Isaia 60,10-21).
Il conflitto israelo-palestinese costituisce dunque un eccellente strumento di consultazione anche per chi è addentro alla materia, grazie alla sua dovizia di dati e al suo prezioso corredo di riferimenti bibliografici.
Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2024, pp. 160, € 19,00 – disponibile QUI