PAKISTAN – ITALIA, economia, turismo e migrazione di L. Gentili, M. Morigi, S. Vernole (Ed ANTEO, gennaio 2025)

DiRedazione

20 Gennaio 2025

Il Pakistan, la “Terra dei Puri” è uno Stato giovane, nato nel 1947 con la sofferta “Partizione” dall’India britannica, per dare spazio politico democratico alle aspirazioni di autonomia dei musulmani. E’ uno Stato di ‘nativa’ ideologia islamica, grazie ai padri fondatori M. Ali Jinnah e M. Iqbal. Benché oggi sia potenza nucleare, rimane sconosciuto al grande pubblico, un Paese di cui si sentono echi di terrorismo, instabilità di governi, esercito e servizi segreti onnipotenti, povertà, sottosviluppo, confini problematici con l’India e la Cina (vedi Kashmir).
Colma qualche lacuna questo saggio, frutto del lavoro condotto dall’Ambasciata pakistana in Italia e dal Centro Studi Eurasia Mediterraneo (CeSEM) che, per statuto, si propone interpretazioni obiettive della contemporaneità e analisi del tutto indipendenti dall’idea di “scontro di civiltà” e dall’approccio ideologico del libero mercato. Quindi, senza indagare teorie geopolitiche, nel saggio sono affrontati argomenti concreti per illustrare la cooperazione Italia-Pakistan e, come dice nella prefazione il Vice Console del Pakistan a Milano, per spiegare le affinità tra pakistani e italiani attirando l’interesse sull’immigrazione e le risorse turistiche. L’introduzione di Cristiana Cianitto (Università degli Studi di Milano) mette in luce la tensione ideale a fondamento della nascita del Pakistan, ma anche i pregiudizi che nell’immaginario occidentale accompagnano il Paese (purtroppo avvalorati da tristi episodi di cronaca).
Nel primo capitolo sul tema della cooperazione economica tra Roma e Islamabad, Stefano Vernole, Vicepresidente responsabile delle relazioni esterne del CeSEM, illustra in un quadro esaustivo le iniziative di cooperazione e l’istituzione della “Unità nazionale di trasformazione economica” (NETU) che, sotto la guida del Ministero della Pianificazione e dello Sviluppo pakistano, funge da organismo strategico focalizzato su facilitazione della crescita economica, miglioramento della produttività e promozione dell’innovazione. Vernole sottolinea la gestione delle risorse idriche, fondamentale per sostenere la crescita agricola e l’approvvigionamento alimentare che costituisce il pilastro della sicurezza e dello sviluppo del Pakistan, anche relativamente alle crisi climatiche. Data la base agricola del Pakistan con il 69% della sua popolazione impegnata nel settore, l’agricoltura viene identificata come un’area promettente di collaborazione, insieme a ciò si evidenzia il rilancio della Via della Seta che – con il corridoio economico intermodale China- Pakistan dal porto di Gwadar fino a Kashgar in Xinjiang – rappresenta il potenziale per un aumento del volume degli scambi. Sono citate anche le relazioni bilaterali tra Pakistan e Russia, la cooperazione su piattaforme internazionali come SCO e ONU e l’adesione ai BRICS, segnalando che il Pakistan ha importato con successo un milione di tonnellate di petrolio greggio russo e ha espresso un forte interesse a garantire una fornitura costante di petrolio e gas russi. Inoltre, secondo l’ambasciatore del Pakistan in Russia, M. Khalid Jamali, data la sviluppata industria del mobile del Pakistan e le abbondanti risorse di legno della Russia, si potrebbero esplorare possibilità di esportazioni di legno dalla Russia al Pakistan. Opportunità ben comprese dall’Italia, come si è visto nell’incontro del 16 maggio 2024 ad Islamabad tra il Segretario della Difesa Generale Luciano Portolano e il Segretario per la produzione del Ministero della Difesa del Pakistan insieme ai rappresentanti delle industrie italiane quali Elettronica, Fincantieri, Leonardo e MBDA Italia. In tale occasione la delegazione italiana ha visitato a Rawalpindi il National Aerospace Science & Technology Park (NASTP), un progetto di importanza strategica guidato dall’Aeronautica Militare pakistana che intende creare opportunità di lavoro aperto alle collaborazioni internazionali.
Maria Morigi, archeologa e saggista, nel secondo capitolo tratta le peculiarità storico-artistico-culturali del patrimonio di civiltà del Pakistan. Il percorso segue un criterio storico – cronologico – geografico: dai grandi siti protostorici della Civiltà della Valle dell’Indo (Mohenjo-daro e Harappa) alle testimonianze del buddhismo e della civiltà del Gandhara (sito di Taxila e monasteri buddhisti nelle valli del Nord, studiati in collaborazione con missioni italiane). Ampio spazio viene lasciato alla storia della civiltà islamica, da quando, nel 711 d.C. il generale arabo Muhammad Bin Qasim conquistò il Sindh realizzando l’espansione territoriale promossa dal Califfato Ommayyade. Moschee, Mausolei e Santuari di Santi Sufi, meta di continui pellegrinaggi, dalla metà del 9° secolo testimoniano lo splendore dell’Islam dopo la conquista del turco Mahmud di Ghazni. L’impero si consolidò nel Punjab, dove le città di Lahore e Multan divennero centri di cultura e intorno al 12° secolo si diffuse il movimento della “Fratellanza mistica” ispirato dai Santi Sufi quali influenti guide spirituali. Il Sultanato di Delhi (1206 -1526) favorì non solo il sufismo, ma anche la fusione di cultura indiana e islamica, tuttavia subì l’invasione mongola di Genghis Khan e poi di Tamerlano (Timur). Il nipote di Tamerlano, Babur, conquistata Lahore nel 1524, fondò l’Impero Moghul (dal 1526 al 1707). La dinastia indo-islamica Moghul, famosa per tolleranza e pluralismo, raggiunse il suo apogeo con Akbar Il Grande che coltivò le arti (scuola indo-persiana della miniatura) ed edificò i grandiosi monumenti, giardini e moschee di Lahore. Nel libro vengono segnalati anche le collezioni degli importanti musei di Karachi, Taxila, Lahore (che ripercorre l’intera storia del subcontinente indo-pakistano), Islamabad, Peshawar, oltre alla maestosa bellezza e alle opportunità turistiche rappresentate dalle valli montane dell’Himalaya occidentale e del Karakorum , al confine col Kashmir.
Il terzo capitolo ci immerge nelle testimonianze di Usman Ali, Muhammad Asif, Ikbal Ali, Madeha Khalid immigrati pakistani in Italia (Ravenna, Forlì e Cesena) intervistati da Lucia Gentili, responsabile di China Communication, che si occupa di formazione, mediazione e integrazione culturale dei migranti, sia in ambito sociosanitario che scolastico. Le interviste, del tutto spontanee e trascritte senza interferenze o commenti, offrono un panorama delle difficoltà dei migranti che, per arrivare in Italia, hanno affrontato percorsi tortuosi attraverso Libia, Turchia, Grecia, Serbia, affidandosi spesso a trafficanti e poliziotti corrotti. Il motivo dell’immigrazione è quasi sempre legato alla necessità di guadagno per mandare denaro alle famiglie rimaste in Pakistan (la maggior parte degli intervistati non è giovanissima e ha vari figli minori in Pakistan). Dai colloqui emergono i legami con modi di vita tradizionali legati a costumi e usanze islamiche che gli interessati cercano di mantenere adattandosi al nuovo contesto, imparando la lingua italiana, specializzandosi in corsi di formazione-lavoro, tutte cose che offrirebbero loro maggiori possibilità per l’acquisto di una casa dove ospitare la famiglia.
Nessuna critica al governo, anzi ammirazione perché a confronto col Pakistan qui in Italia c’è stabilità, comunicazione e comprensione. “Ho deciso di fermarmi in Italia e non andare in altri Paesi come la Francia o la Germania, perché ho scoperto e capito che l’Italia mi piace. Le persone in Italia sono buone, mi piace come si vive e le persone che ci vivono. Poi mi piace che in Italia, a parte Roma e Milano, nelle città piccole come questa i pachistani sono pochi. Perché così è più tranquillo, non voglio troppo altrimenti si litiga sempre perché hanno un carattere difficile i pachistani.” (Usman Ali, pag 88)

PAKISTAN – ITALIA, economia, turismo e migrazione di L. Gentili, M. Morigi, S. Vernole (Ed ANTEO, gennaio 2025) è disponibile QUI

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