L’establishment europeo è terrorizzato dal giorno in cui gli ucraini si renderanno conto di essere stati sacrificati per preservare le illusioni di Bruxelles e i giochi strategici di Washington.

di Leon Vermeulen, leonvermeulen.substack.com, 27 novembre 2025 — Traduzione a cura di Old Hunter
L’ultima dichiarazione di Mark Rutte, secondo cui “la Russia non ha alcun diritto di veto sull’adesione dell’Ucraina alla NATO”, non è diplomazia. Non è principio. Non è arte di governo.
È l’atteggiamento di una classe politica che non può accettare la realtà della guerra che ha contribuito a creare e non può sostenere il costo di porvi fine.

L’Europa ha trascorso tre anni rinchiusa in una favola virtuosa:
la Russia deve essere punita, l’Ucraina deve “vincere” e l’Europa deve parlare con tono morale mentre l’America paga il conto.
Questa fantasia sta ora crollando, militarmente, finanziariamente e politicamente.
Quindi, cosa fa l’Europa di fronte a un emergente tentativo di pace?
Raddoppia la retorica che ha contribuito ad accendere il conflitto.
Non si tratta di un errore.
Non si tratta di ingenuità.
È un rifiuto deliberato di impegnarsi in qualsiasi soluzione che non si concluda con la Russia inginocchiata davanti a Bruxelles.
1. I leader europei temono la pace più della guerra
Un accordo negoziato svelerebbe tutto ciò che hanno negato:
- Che la Russia non sarebbe mai crollata
- Che l’Ucraina non può sconfiggere una superpotenza nucleare
- Che le sanzioni non hanno spezzato Mosca
- Che l’espansione della NATO ha incontrato un muro geopolitico
- Che la “leadership morale” dell’Europa è un teatro senza esercito alle spalle
La pace significa responsabilità.
La guerra significa slogan.
Quindi scelgono gli slogan.
2. L’affermazione di Rutte non è coraggio, è insicurezza
Un vero statista parlerebbe con cautela, umiltà e consapevolezza della posta in gioco.
Rutte fa l’opposto: getta benzina sul fuoco di un processo di pace solo per dimostrare di far ancora parte del club.
Il suo messaggio era un segnale politico rivolto al fronte orientale dell’UE, non una strategia.
Gli europei non stanno difendendo l’Ucraina.
Stanno difendendo la narrazione che ha protetto la loro reputazione negli ultimi tre anni.
3. L’Europa non ha mai voluto “salvare” l’Ucraina: voleva usare l’Ucraina per indebolire la Russia
Questa è sempre stata la logica di fondo, espressa o meno:
- Utilizzare manovalanza ucraina
- Usare soldi americani
- Utilizzare il linguaggio morale europeo
- Mantenere il conflitto lontano dai confini dell’UE
- Dissanguare la Russia al minimo costo per loro stessi
Il piano è fallito.
Ma la mentalità non è cambiata.
Ora l’Europa è terrorizzata dal fatto che il piano di pace di Trump possa rivelare che questa guerra, spacciata per una battaglia per la democrazia, è sempre stata un gioco di potere geopolitico.
4. La classe politica europea è dipendente da un mondo che non esiste più
Si tratta di leader cresciuti nelle sale riunioni, non in situazioni di crisi:
- Credono che recitare le clausole del trattato sia una strategia
- Credono che la superiorità morale sia un’arma
- Credono che la Russia debba essere istruita, non che si debba negoziare con lei
- Credono che gli Stati Uniti he gli Stati Uniti si faranno sempre carico di questo fardello.
- Credono che l’Europa sia ancora il centro del mondo
In realtà:
- Gli Stati Uniti di Trump vogliono uscire
- La Russia è più forte di prima della guerra
- L’Ucraina è sull’orlo del collasso
- L’Europa è economicamente paralizzata e strategicamente irrilevante
Ma la retorica resta congelata, perché ammettere il cambiamento manderebbe in frantumi la loro identità politica.
5. La guerra potrebbe finire, ma l’Europa non lo permetterà
L’Europa sa che:
- L’Ucraina non entrerà nella NATO
- L’Ucraina non riprenderà la Crimea
- L’Occidente non fornirà abbastanza potenza di fuoco
- Il campo di battaglia è perduto
- La negoziazione è l’unica strada
Allora perché continuare a ripetere le vecchie frasi stantie?
Perché l’establishment europeo è terrorizzato dal giorno in cui gli ucraini si renderanno conto di essere stati sacrificati per preservare le illusioni di Bruxelles e i giochi strategici di Washington.
6. Il vero pericolo non è la Russia, ma il rifiuto dell’Europa di accettare la realtà
Ecco come accadono i grandi disastri:
- I leader si aggrappano a una strategia fallimentare
- I burocrati elevano il dogma a razionalità
- I diplomatici parlano come se i trattati fossero più importanti dei carri armati
- I politici mettono in scena un teatrino morale mentre i confini cambiano in tempo reale
- La retorica si intensifica perché non hanno più altro linguaggio
L’Europa non si sta preparando alla pace.
Si sta preparando a difendere la propria narrazione a qualsiasi costo, anche a discapito della sicurezza europea stessa.
