QUANTO SONO RESILIENTI I BRICS NELLA TEMPESTA GEOPOLITICA? – Parte 2

DiOld Hunter

30 Novembre 2025
I BRICS rappresentano un enorme fattore di potere i cui membri, partner e candidati, sono attualmente messi a dura prova. Oggi, stiamo riflettendo sul termine “tempesta”.

di Peter Hanseler, forumgeopolitica.com, 30 novembre 2025   —   Traduzione a cura di Old Hunter  

Introduzione

Nella prima parte di questa serie abbiamo esaminato i fatti relativi ai paesi BRICS e le principali tendenze economiche che stiamo osservando attualmente. La seconda parte di oggi si concentra sul contesto in cui i paesi BRICS devono svilupparsi come organizzazione più importante del Sud del mondo. Valutiamo le circostanze generali della guerra, il grave pericolo che rappresenterebbe una guerra nucleare e l’imprevedibilità della situazione geopolitica, che ci porta a descrivere la situazione attuale come una “tempesta”. Nella terza e ultima parte, cercheremo quindi di mostrare dove potrebbe dirigersi questa organizzazione e cosa ci si può aspettare dal Collettivo Occidentale in termini di tentativi di impedirlo.

Tempesta

La terza guerra mondiale è già iniziata?

Il modo in cui viene caratterizzata e descritta l’attuale situazione geopolitica dipende dalla prospettiva dell’osservatore. È corretto affermare che, da un punto di vista puramente militare, la terza guerra mondiale è già in pieno svolgimento. Lo abbiamo già affermato nel febbraio 2023 nel nostro articolo “Sonnambuli al lavoro: la Terza Guerra Mondiale è probabilmente già iniziata“. La situazione relativa al coinvolgimento occidentale è diventata ancora più evidente dopo la pubblicazione dell’articolo. Il coinvolgimento diretto, come il fornire informazioni sugli obiettivi all’esercito ucraino con l’aiuto di personale sul campo, non è più oggetto di serie controversie. Pertanto, la questione se la terza guerra mondiale sia già iniziata dal punto di vista militare ha trovato una risposta, anche se i russi non lo dichiarano apertamente per motivi di de-escalation.

Ci sono altri argomenti che potrebbero essere utilizzati per giustificare l’inizio della terza guerra mondiale. Innanzitutto, c’è la diffusione geografica di attacchi di ogni tipo. In secondo luogo, la natura della guerra è cambiata completamente. La guerra può essere condotta non solo cineticamente, ma anche a livello economico o come guerra cibernetica.

Guerra informatica: non se ne sente parlare molto

Gli attacchi informatici transfrontalieri sono all’ordine del giorno e colpiscono tutti i principali attori di questo conflitto. Inoltre, l’Occidente collettivo sta conducendo una guerra economica contro la Russia imponendo una serie di sanzioni dal 2014, intensificate da febbraio 2022, senza precedenti nella storia. Gli Stati Uniti hanno sanzionato anche molti altri paesi, come il Venezuela dal 2015 e, in precedenza, Cuba e l’Iran. Le sanzioni in Venezuela sono dirette contro aziende, individui, il governo e i suoi membri, con sanzioni secondarie contro controparti in tutto il mondo e contro il pubblico in generale attraverso restrizioni all’ingresso. Le sanzioni economiche hanno già portato alla perdita di peso della popolazione a causa della fame per anni (nel 2018 una media di 11 kg). Pertanto, la guerra mondiale può essere ben giustificata anche con queste, seppur nuove, argomentazioni.

All’inizio del 2025 ho pubblicato la serie “La guerra tra due mondi è già iniziata” (Parte 1Parte 2; Parte 3; Parte 4;  Parte 5) e ho sostenuto che ci aspettano decenni di conflitti militari tra l’Occidente collettivo e il Sud del mondo, ma non direttamente – secondo la mia valutazione – piuttosto sotto forma di guerre per procura in luoghi di importanza strategica per entrambi i mondi, come paesi con grandi riserve di materie prime o il  controllo su importanti rotte commerciali. Certo, questa tesi si basa anche sulla speranza che non si verifichi un conflitto diretto tra Stati Uniti e Cina e Russia, poiché il rischio di uno scontro nucleare sarebbe in tal caso terribilmente alto. Per questo motivo, presentiamo il punto di vista del mio amico e collega Scott Ritter, che ritiene che il rischio di uno scontro nucleare diretto tra Stati Uniti e Russia sia molto più elevato di quanto pensassi all’inizio di quest’anno.

Il pericolo di un Armageddon nucleare

Due settimane fa sono stato invitato a Mosca alla presentazione dell’ultimo libro di Scott Ritter, “Highway to Hell“. La versione russa si intitola “Дорога в Ад“.

Scott Ritter a Mosca il 9 novembre 2025, alla presentazione del suo libro.

Conosco bene Scott Ritter personalmente e nutro il massimo rispetto per lui come persona, amico e analista geopolitico. Con la sua rinfrescante modestia, si presenta sempre come un semplice marine e non di un intellettuale, ma questa si rivela pura civetteria quando parla liberamente per oltre un’ora di fronte a un pubblico critico e poi trascorre un’altra ora rispondendo a domande a volte scomode; allora si assiste alla sua invidiabile acutezza intellettuale e alla sua conoscenza incredibilmente ampia e profonda. La tesi di Scott Ritter è davvero spaventosa e si basa su diverse linee argomentative. Ad esempio, sul fatto che i trattati sul disarmo sono stati rescissi dagli Stati Uniti, scadranno presto e, se non rinnovati, moltiplicheranno il rischio di uno scontro nucleare, nonché su alcune affermazioni isolate – ad esempio di David Lasseter – secondo cui una guerra nucleare può essere vinta. Pensieri simili sono stati espressi qualche giorno fa dal noto geopolitico russo Sergei Karaganov in un’intervista a Mosca. Va notato che non rappresenta l’opinione del Cremlino.

Queste affermazioni isolate e pericolose contraddicono chiaramente la dichiarazione congiunta dei capi di Stato e di governo dei cinque Stati dotati di armi nucleari sulla prevenzione della guerra nucleare e sulla lotta alla corsa agli armamenti, datata 3 gennaio 2022, in cui Cina, Stati Uniti, Francia, Russia e Regno Unito hanno affermato chiaramente:

«Affermiamo che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta»

Dichiarazione congiunta dei leader dei cinque Stati dotati di armi nucleari sulla prevenzione della guerra nucleare ed evitare la corsa agli armamenti

Le dichiarazioni di Ritter sono non solo credibili, ma purtroppo realistiche ed estremamente inquietanti: invita Russia e Stati Uniti a impegnarsi in negoziati immediati e incondizionati – non possiamo che essere d’accordo con lui. Inoltre, vorrei rimandare i nostri lettori al primo articolo di Scott, in cui la necessità del controllo degli armamenti è l’argomento “Il fattore Oreshnik“.

Le folli dichiarazioni secondo cui sarebbe possibile utilizzare armi nucleari tattiche evitando comunque l’Armageddon devono essere condannate con la massima fermezza. Sembra quasi che il timore incondizionato della guerra nucleare, che dal 1945 ha protetto l’umanità dal conflitto atomico, stia venendo meno. Supponendo che l’80% della popolazione mondiale morirebbe immediatamente o a seguito di una guerra nucleare su vasta scala, nessuno vorrebbe trovarsi tra il restante 20% che languirebbe nell’inevitabile inverno nucleare apocalittico che ne seguirebbe. Consiglio a chiunque ritenga che le conseguenze di una guerra nucleare siano in qualche modo accettabili di guardare il film catastrofico del 1983 “The Day After”.

Nonostante tutti questi pensieri apocalittici che vengono in mente dopo un intenso scambio con Scott Ritter, credo – forse spinto da un ingenuo ottimismo – che saremo in grado di evitare questa grave catastrofe, anche grazie al lavoro instancabile di Scott Ritter nel rivelare questa problematica esistenziale ai decisori politici e nel sensibilizzare l’opinione pubblica al riguardo.

La tempesta come descrizione del presente

Ciononostante, la situazione è estremamente pericolosa e, anche se si riuscisse a evitare una guerra nucleare, c’è motivo di temere che milioni di persone moriranno nella tempesta che già infuria.

Uso deliberatamente il termine “tempesta” in questo contesto. Quando sento la parola tempesta, non penso solo a venti forti, ma a sistemi di vento che possono causare un cambiamento di 360 gradi nella direzione del vento in pochi secondi – sì, 360 gradi è corretto questa volta. Questa visione si basa sui ricordi d’infanzia del Lago Maggiore, un lago circondato da montagne, una piccola parte del quale si trova nella Svizzera italofona e la maggior parte in Italia, e le cui tempeste sono caratterizzate dal fatto che le correnti discendenti causano questo fenomeno di mutamento improvviso della direzione dei venti.

Tempesta sul Lago Maggiore – Immagine: Il Giornale del Ticino

Perciò, quando sento la parola “tempesta”, mi ricordo come la direzione del vento possa cambiare completamente in pochi secondi. Se si pensa che in una guerra la situazione possa cambiare da un momento all’altro, allora nel caso di una tempesta diventa ancora più imprevedibile, specialmente in tempeste come quelle che ho vissuto.

Il comportamento del presidente Trump, ad esempio, fa girare ogni banderuola attorno al proprio asse; ancora oggi non so se Trump stia perseguendo una strategia che non capisco o se sia intellettualmente così sopraffatto da aver perso ogni orientamento. Più osservo questo spettacolo, o meglio, questa tragicommedia, più tendo a sospettare la seconda ipotesi. Non c’è modo di sapere se il nuovo piano in 28 punti avrà successo; quello che si può dire con certezza è che gli europei faranno tutto il possibile per impedire il raggiungimento della pace. La domanda è quindi se Trump riuscirà a prevalere sugli europei. In tal caso, proteggerebbe – intenzionalmente o meno – anche gli interessi della Russia. L’opinione di Zelensky è del tutto irrilevante al riguardo. Da che parte si schiererà Trump alla fine è prevedibile quanto l’esito del lancio di una monetina.

In relazione agli alti e bassi dell’imprevedibile politica di Trump, dobbiamo spendere qualche parola sulla diplomazia russa, soprattutto dopo la pubblicazione del piano americano in 28 punti. Al momento, sembra che – per dirla senza mezzi termini – gli Stati Uniti stiano letteralmente “slittando” con Zelensky e la leadership dell’UE. Non illudiamoci: il successo di Trump dipende anche dalla flessibilità della diplomazia russa. Alla vigilia di Anchorage, gli Stati Uniti avevano apparentemente chiesto “flessibilità” alla leadership russa per poter superare in astuzia l’asse Ucraina-Europa. E la Russia ha acconsentito. La dichiarazione di Putin secondo cui il piano americano in 28 punti corrisponde “al quadro discusso ad Anchorage” ha probabilmente suscitato grande scalpore in tutto il mondo.

Tuttavia, non lasciamoci ingannare: questa alleanza di convenienza tra Stati Uniti e Russia è utile a entrambe le parti solo se entrambe “mantengono i loro impegni”.

Nonostante tutte le concessioni diplomatiche, però, non dobbiamo illuderci: anche se le condizioni fondamentali della Russia per la pace non sono incluse nel piano di Trump, Putin lo firmerà solo se tali condizioni saranno soddisfatte. E il BRICS sosterrà pienamente Putin in questo.

Negli ultimi giorni, anche lo scandalo Epstein sembra aver preso uno slancio che lascia senza parole. George Galloway, l’eloquente commentatore britannico, ha pubblicato il suo monologo intitolato “Trump non sopravvivrà” domenica 18 novembre 2025.

Le ipotesi avanzate in questo monologo sulla vulnerabilità di Trump e della sua amministrazione al ricatto sono terribili, indicative di una possibile perdita di controllo da parte dell’amministrazione Trump sulla narrazione di questo scandalo, che non potrebbe essere più sgradevole. E questo, a sua volta, garantisce il perpetuarsi dello scandalo, perché più uno scandalo è sgradevole, più a lungo rimane vivo.

Immaginate – e questo sembra ormai uno scenario realistico – che il presidente Trump debba dimettersi in mezzo a questo caos totale, di cui è in parte responsabile. Questo ribalterebbe ogni previsione geopolitica considerata certa o quantomeno convincente. …e porterebbe J.D. Vance alla Casa Bianca.

Per orientarsi in una tempesta, serve anche una bussola. Il Collettivo Occidentale ha perso la sua bussola morale al più tardi nell’ottobre 2023 e da allora non l’ha più ritrovata. Da studioso diligente dell’Olocausto da una vita, non sono in grado di trovare nemmeno un briciolo di giustificazione o comprensione per il genocidio che si sta verificando non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania. Ho espresso dettagliatamente le mie opinioni su questo argomento sgradevole, che non dovrebbe nemmeno esistere, nel mio articolo “Genocidio come ‘autodifesa’ – I media occidentali complici del genocidio a Gaza – Noi ci alziamo!“. Se gli Stati Uniti non si limitassero a portare la loro morale come uno stendardo in processione, ma fossero all’altezza delle loro nobili parole, questo genocidio non sarebbe stato possibile; sto deliberatamente escludendo l’Europa da questa discussione. L’Europa ha cessato da tempo di esistere moralmente e, se esiste, lo fa solo come appendice degli Stati Uniti; purtroppo, questo include anche il mio Paese d’origine, la Svizzera. Il “cessate il fuoco” concluso qualche settimana fa non è un cessate il fuoco: le uccisioni continuano. Questo accordo diabolico serve solo da foglia di fico. Per chi? Per i media occidentali, che promuovono il genocidio, per nascondere il genocidio deliberatamente e consapevolmente inscenato dai sionisti e orchestrato materialmente e politicamente dall’Occidente.

Il mondo si trova quindi in uno stato di grande instabilità. L’umanità è sballottata dalle onde come un guscio di noce, con un’intensità mai vista prima. Ciò è dovuto anche al fatto che l’equilibrio di potere è distribuito su molti più poli rispetto al passato, come conseguenza dello sviluppo di un mondo multipolare.

Durante l’ultima guerra mondiale, il potere, e quindi il potere distruttivo, era concentrato in pochi paesi. Oggi, il numero di paesi che esercitano il potere è molto più elevato. Le ragioni sono numerose: la natura della capacità di conflitto è più diversificata, poiché la capacità di conflitto militare ora include droni economici e missili guidati che aiutano un avversario piccolo, e in precedenza inferiore, a infliggere danni asimmetrici a un avversario molto più grande e ricco. Gli Houthi, ad esempio, sono stati combattuti da Arabia Saudita, Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Francia per oltre 10 anni e hanno ancora il sopravvento. Si stima che 350.000 Houthi, di cui solo circa 20.000 sono truppe da combattimento, siano in grado di tenere a bada cinque delle più grandi potenze militari del Mar Rosso. Probabilmente non c’è mai stata una metafora più vivida di “Davide contro Golia” nella storia militare: un vero e proprio disastro per il prestigio delle forze armate americane ed europee. Va menzionata anche la guerra cibernetica, i cui risultati dipendono dall’intelletto e dalla creatività piuttosto che dal prodotto interno lordo. Questi due esempi, combinati con il numero più elevato di partecipanti, fanno sì che il numero di possibili esiti di questo conflitto aumenti esponenzialmente.

Risultato provvisorio

Il mondo sta effettivamente attraversando un periodo turbolento. Queste non sono certo le condizioni favorevoli affinché la comunità BRICS possa svilupparsi in modo positivo. Si potrebbe sostenere che ciò sia ingiusto nei confronti del Sud del mondo, citando i decenni relativamente pacifici del dopoguerra, durante i quali le strutture di potere dell’Occidente collettivo hanno potuto svilupparsi.

Tuttavia, i concetti di equità non dovrebbero essere utilizzati come argomenti nella geopolitica, perché nonostante foglie di fico come “diritti umani” e “diritto internazionale”, alla fine è la parte più forte che prevale: questo è tutto ciò che conta. La Germania nazista non ha perso la seconda guerra mondiale perché l’equità lo richiedeva, ma perché è stata sconfitta militarmente. Questa volta non sarà diverso.

In questo capitolo intermedio, abbiamo stabilito che la situazione geopolitica nel mondo non potrebbe essere più confusa e che il termine “tempesta” descrive bene la situazione. Ma coloro che sono “nati dalla tempesta” sono intrinsecamente più forti.

Nella terza parte, descriveremo i punti critici che emergono dagli elenchi dei membri, dei partner e dei candidati del BRICS+.

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