È scioccante pensare che un ebreo possa diventare nazista. Eppure, rari, ce ne furono. E ricevettero dal Führer il titolo di «ariani onorari». Vladimir Jabotinsky, leader dei sionisti revisionisti, non lo ricevette, ma condivise con i nazisti la concezione razziale del nazionalismo. Era fautore di un impero ebraico a fianco del III Reich e per realizzarlo ricevette l’aiuto del partito nazista. Un suo discepolo negoziò con Adolf Eichmann lo sterminio di 450 mila ebrei ungheresi in cambio dell’emigrazione di un migliaio di sionisti revisionisti. Si spartirono il bottino del crimine. Il mese scorso, appena prima di essere accusato di genocidio dalle Nazioni Unite, Benjamin Netanyahu ha affermato di non essere sionista, ma sionista revisionista.

di Thierry Meyssan, gov.il/en/pages/event-zabotinsky040123 23 settembre 2025
La Commissione speciale d’indagine sull’incidenza delle pratiche israeliane sui diritti umani del popolo palestinese e degli altri arabi dei territori occupati ha presentato il suo rapporto (A/79/363) all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 settembre [1].
Il rapporto descrive con cautela quanto constatato. C’è scritto: «I fatti registrati nel presente rapporto inducono il Comitato a trarre la conclusione che le politiche e le pratiche israeliane durante il periodo di riferimento presentano elementi caratteristici del genocidio».
Ora è chiaro a tutti: lo Stato di Israele guidato da Netanyahu sta commettendo un genocidio. Un terzo della popolazione israeliana ha manifestato contro il primo ministro e due terzi sono contrari alle sue azioni militari attuali. Come ha fatto l’autoproclamata «unica democrazia del Medio Oriente» ad arrivare a tanto?
Per capirlo dobbiamo innanzitutto distinguere le diverse comunità ebraiche della diaspora dalla popolazione ebraica di Israele. Le loro reazioni sono molto diverse, anche se le comunità ebraiche nel loro complesso continuano a considerare Israele il loro «rifugio» in caso di minaccia antisemita.
Dobbiamo inoltre ammettere che da dicembre 2022 il governo di coalizione di Benjamin Netanyahu non ha alcun rapporto con i governi precedenti. Soltanto gli ebrei della diaspora europea non l’hanno capito, mentre, per esempio, gli ebrei della diaspora americana si sono già dissociati in massa dai crimini di Netanyahu.
Tre mesi dopo la sua ascesa al potere, a inizio marzo 2023, spiegai su queste colonne che il governo di coalizione israeliano si era dato una tabella di marcia per un colpo di Stato progressivo e ne delineai le tappe principali [2]. Identificai anche il gruppo dietro a questo progetto: i sionisti revisionisti di Vladimir Jabotinsky (1890-1940) e i loro alleati straussiani americani. Spiegai che anche i suprematisti ebrei Itamar Ben Gvir (ministro della Sicurezza nazionale) e Bezalel Smotrich (ministro delle Finanze), pur richiamandosi al rabbino Meir Kahane, erano sionisti revisionisti. Kahane era infatti un loro agente negli Stati Uniti.
Ma le comunità ebraiche, che da sempre sono teatro di aspri litigi, si coalizzano per convincersi che nessuno dei propri membri si è mai alleato con il nazismo. Eppure è ciò che è accaduto. Il ministro russo degli Esteri, Sergei Lavrov, nel maggio 2022, in un’intervista alla televisione italiana, cercò di sollevare la questione, ma fu costretto a ritrattare. È vero che fu abbastanza imprudente da parlare dell’ebraismo di Volodymyr Zelensky e non di quello di Netanyahu. Tuttavia, oggi appartengono entrambi alla stessa ideologia, sicché l’osservazione fatta per uno calza a pennello anche per l’altro.
Le relazioni tra sionisti revisionisti e fascisti da un lato e nazisti dall’altro non sono ancora state studiate in quanto tali. Al massimo sappiamo che David Ben Gurion definì Jabotinsky «sicuramente fascista, forse nazista».
Il fascismo è culto della violenza, il nazismo è un’ideologia della gerarchia razziale. Il fascismo compie massacri, il nazismo genocidi.
• Ci risulta ancora estremamente difficile discutere delle relazioni di Jabotinsky con il duce Benito Mussolini. Eppure fu proprio sotto gli auspici di Mussolini che fondò il Betar, nella periferia di Roma.
• Le relazioni tra nazisti ed ebrei non furono mai totalmente ostili. Reinhard Heydrich, in Das Schwarze Korps, a maggio 1935 affermò che bisognava distinguere i nemici, ossia gli ebrei assimilazionisti, dagli amici, ossia gli ebrei favorevoli all’emigrazione in Palestina. Heydrich ha ribadito più volte questa distinzione, anche quando organizzò la Soluzione Finale. Non tutti gli ebrei dovevano essere sterminati, ma solo quelli che non aderivano alle teorie razziali e non ambivano creare un «impero ebraico».
• Dal 1933 al 1939 i nazisti permisero agli ebrei tedeschi di emigrare nella Palestina mandataria britannica a condizione che vendessero le loro proprietà in Germania e ne recuperassero il valore sotto forma di esportazioni tedesche in Palestina. I sionisti revisionisti furono i principali promotori di questo accordo, noto come Accordo di Haavara, o Accordo di Trasferimento, vilipeso invece dalla maggioranza della diaspora [3].

• Ad aprile 1935 le autorità naziste autorizzarono il Betar a indossare uniformi nere perché consideravano questo movimento il migliore supporto dell’Accordo [4].
• In un’intervista rilasciata nel settembre 1935 al quotidiano Der Angriff (L’assalto), di Joseph Goebbels, il banchiere sionista revisionista Georg Kareski difese le leggi razziali di Norimberga. Spiegò che erano in linea con le leggi proposte dai sionisti revisionisti: «Le leggi di Norimberga del 15 settembre 1935, a prescindere dagli aspetti costituzionali, mi sembrano del tutto in sintonia con il reciproco rispetto della specificità di ogni popolo. L’interruzione del processo di dissoluzione di molte comunità ebraiche, favorito dai matrimoni misti, è, dal punto di vista ebraico, molto gradita. Questi fattori, religione e famiglia, sono d’importanza decisiva per la creazione di un nucleo nazionale ebraico in Palestina».
• Nel 1936, in un’intervista al giornale comunista New Masses Jabotinsky dichiarò: «Il revisionismo è ingenuo, brutale e primitivo. È selvaggio. La invito a uscire in strada e a rivolgersi a un uomo qualsiasi, un cinese per esempio, chiedendogli cosa vuole, e le risponderà in maniera esauriente. Noi siamo altrettanto schietti: vogliamo un impero ebraico. Così come ci sono gli imperi italiano e francese nel Mediterraneo, vogliamo un impero ebraico […] La Palestina deve essere la patria di dieci o dodici milioni di ebrei» [5]. I sionisti sognavano un «focolare nazionale» ebraico, i sionisti revisionisti un «impero ebraico».
• Nel 1937 i sionisti revisionisti appoggiarono anche il Piano Madagascar franco-polacco. Anche in questo caso il fine era opporsi all’assimilazionismo e incoraggiare il trasferimento degli ebrei in Madagascar per costruirvi un impero ebraico.
• Il Partito sionista revisionista tedesco (Staatszionisten) fu sciolto solo nel 1938.
• Jabotinsky morì all’inizio della seconda guerra mondiale mentre era in esilio a New York. Ben Gurion si oppose al ritorno dei suoi resti in Israele. Ma i sionisti revisionisti continuarono a collaborare con i nazisti.
• Durante la guerra, il sionista revisionista ungherese Rezso Kasztner negoziò segretamente con i nazisti. Incontrò persino Adolf Eichmann, probabilmente nel 1944, Ne informò figure di spicco come Ben Gurion. Sosteneva di aver ottenuto il permesso di fuggire per coloro che avessero comperato la libertà. Raccolse non meno di 8,6 milioni di franchi svizzeri da ebrei che comunque mandò a morire. Alla fine della guerra divenne portavoce del ministro israeliano del Commercio e dell’Industria. Tuttavia nel 1953 fu accusato di aver truffato e derubato gli ebrei ungheresi. Divenne una figura detestata in Israele e fu assassinato durante il processo. Secondo il recente saggio dello storico Nadav Kaplan, l’eliminazione di Kasztner fu un’operazione dei servizi segreti, commissionata da Ben Gurion [6]. Ci si è chiesti chi avesse beneficiato delle manovre di Kasztner: solo i nazisti o anche i sionisti revisionisti? In altre parole, i due gruppi lavorarono insieme contro gli ebrei ungheresi?
In un’intervista rilasciata a Life nel 1960 Eichmann affermò che Kasztner «accettò di fare tutto il possibile affinché gli ebrei non opponessero alcuna resistenza alla loro deportazione, e si comportassero correttamente nei campi di raggruppamento, se io avessi chiuso gli occhi e consentito ad alcune centinaia o migliaia di giovani ebrei di emigrare in Palestina. Era un buon affare». In altre parole sacrificò 450 mila ebrei ungheresi per salvare 1.684 ebrei revisionisti.
• Tutte queste vicende riemersero quando il giudice Benjamin Halevy, che aveva giudicato il caso Kasztner, dovette presiedere il processo all’SS Eichmann. Quest’ultimo confermò di essere membro di un’associazione sionista revisionista. Ovviamente non fu possibile verificarlo, ma Anna Arendt, che assistette al processo, se ne convinse.
Da quel momento i sovietici denunciarono la collusione tra i sionisti revisionisti e i nazisti, ma gli Occidentali non ne approfondirono le argomentazioni e liquidarono Krusciov come un antisemita.

Nel dopoguerra i sionisti revisionisti s’incistarono nel Mossad, sotto l’autorità di Yitzhak Shamir. Commisero vari crimini in America Latina, Africa e Asia, sempre protetti dalla Cia nel quadro della guerra fredda. Fu in quel periodo che reclutarono il comandante delle Forze speciali SS, Otto Skorzeny.
Ora, quando assistiamo al massacro dei civili palestinesi, con il pretesto di porre fine ad Hamas, che in ogni caso non ha più mezzi per reagire, è lecito chiederci se anche Netanyahu non si stia comportando come un nazista.

Fonte: governo israeliano
Netanyahu, che si è sempre astenuto dall’evocare un Grande Israele, ne ha invece parlato il 23 agosto 2025 in un’intervista rilasciata a i24News, televisione in lingua ebraica. Rispondeva alle domande del giornalista Sharon Gal, ex deputato del partito Israel Beytenou. Gal gli ha mostrato un amuleto, che non si è visto sullo schermo, che rappresentava una mappa della Terra promessa, cioè del Grande Israele.
Poi il giornalista gli ha chiesto se si sentisse vicino a questa idea. Il primo ministro ha provocatoriamente risposto di sentirsi investito di una «missione storica e spirituale» e di essere «molto» legato alla visione di un Grande Israele [7].

Il rapporto della Commissione speciale dell’Onu non è semplicemente un parere di esperti su cui i giudici della Corte internazionale di Giustizia potranno appoggiarsi. È anche un interrogativo che ci investe tutti: abbiamo tratto le conseguenze del graduale cambiamento di regime in Israele?
Gli israeliani che si rifiutano di affrontare la verità saranno le prossime vittime di Netanyahu: proprio come i nazisti uccisero i democratici tedeschi, i sionisti revisionisti non useranno riguardi verso di loro.
[1] «Pratiques et activités d’implantation israéliennes affectant les droits du peuple palestinien et des autres Arabes des territoires occupés» (Pratiche e attività di insediamento israeliane che incidono sui diritti del popolo palestinese e degli altri arabi nei territori occupati) (riferimento A/79/363), Comité spécial chargé d’enquêter sur les pratiques israéliennes affectant les droits de l’homme du peuple palestinien et des autres Arabes des territoires occupés (Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sulle pratiche israeliane che ledono i diritti umani del popolo palestinese e degli altri arabi nei territori occupati), Nazioni Unite, 20 settembre 2025. https://documents.un.org/
[2] “Il colpo di Stato degli straussiani in Israele”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 marzo 2023.
[3] Secondo l’Istituto Jabotinsky di Tel Aviv, le varie organizzazioni del movimento sionista revisionista furono responsabili dell’ingresso in Palestina di 72 immigrati clandestini nel 1937, 3.240 nel 1938, 14.476 nel 1939 e 3.609 nel 1940. Fonte: corrispondenza tra l’Istituto e Francis Nicosia (n. 469 del 28 settembre 1976).
[4] The Third Reich and the Palestine Question, Francis R. Nicosia, University of Texas Press (1985).
[5] « Brown Shirts in Zion : Jabotinsky—The Jewish Hitler », Robert Gessner, New Masses, Vol. 14 No. 8, February 19, 1935.
[6] « מדוע חוסל קסטנר » (Pourquoi Kastner a-t-il été assassiné ?), Nadav Kaplan, Steimatzky (2024).
[7] Voltaire, actualité internationale – N°140-141 – 5 septembre 2025.
