Fonte: Middle East Eye
Una sentenza provvisoria sulla richiesta del Sudafrica di sospendere il bombardamento israeliano di Gaza è attesa entro poche settimane, ma un verdetto finale sul caso potrebbe richiedere fino a quattro anni. E, anche nel caso in cui la Corte accogliesse l’istanza del Sudafrica, poco cambierebbe all’atto pratico, dal momento che la sentenza è di fatto inapplicabile e Israele potrebbe tranquillamente ignorarla. Il peggio che potrebbe capitare a Israele è un danno reputazionale. È la forza a creare il diritto. Il diritto senza forza è carta straccia.
Si è chiuso il sipario sull’udienza pubblica di due giorni del caso del Sudafrica contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ). Mentre Israele respinge ferocemente le accuse del Sudafrica di aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio nella sua feroce guerra a Gaza, ci si interroga su ciò che accadrà dopo.
I palestinesi e i loro sostenitori in tutto il mondo sperano che la Corte Internazionale di Giustizia, spesso definita il “tribunale mondiale”, possa fermare le attività distruttive di Israele a Gaza. Più di 23.000 palestinesi sono stati uccisi, due terzi dei quali erano donne e bambini.
È la prima volta che Israele viene processato ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio, redatta dopo la seconda guerra mondiale alla luce delle atrocità commesse contro gli ebrei e altre minoranze perseguitate durante l’Olocausto.
Ora che la Corte si è riunita all’Aia per le udienze, deve decidere se le accuse mosse dal Sudafrica contro Israele rientrano o meno nell’ambito della Convenzione sul genocidio. La convenzione è stata il primo trattato sui diritti umani adottato dalle Nazioni Unite nel 1948.
Una sentenza provvisoria a favore o contro la richiesta urgente del Sudafrica potrebbe essere attesa entro poche settimane. Questa ordinanza è una misura di emergenza che potrebbe essere attuata prima dell’inizio del caso principale.
Il primo giorno dell’udienza pubblica, il Sudafrica ha chiesto che la Corte Internazionale di Giustizia si pronunciasse su una misura provvisoria per “sospendere immediatamente le operazioni militari israeliane dentro e contro Gaza”. Il Paese africano ha sottolineato che queste misure sono essenziali “per proteggere da ulteriori, gravi e irreparabili danni ai diritti del popolo palestinese ai sensi della Convenzione sul genocidio, che continuano ad essere violati impunemente”.
I provvedimenti provvisori sono esecutivi?
Anche se la Corte Internazionale di Giustizia decidesse eventualmente di emettere un’ordinanza provvisoria, Israele può ignorarla. Le sentenze provvisorie emesse dalla Corte Internazionale di Giustizia sono in teoria giuridicamente vincolanti, ma di solito sono inapplicabili, in quanto il tribunale non ha l’autorità di eseguirle. Tuttavia, possono causare enormi danni alla reputazione.
Un esempio recente di misura provvisoria ignorata è la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia del 2022 che ordina alla Russia di “sospendere immediatamente le operazioni militari iniziate il 24 febbraio 2022 nel territorio dell’Ucraina”. Questo caso continua.
Quindi, in teoria, la Corte Internazionale di Giustizia potrebbe rapidamente pronunciarsi a favore del Sudafrica e ordinare l’immediata cessazione della campagna militare israeliana a Gaza, ma con pochi cambiamenti sul terreno. Tuttavia, se sostenuto, un ordine provvisorio potrebbe significare che i palestinesi sono protetti da quello che potrebbe essere definito un genocidio.
Quando la sentenza della causa del Sudafrica contro Israele sarà definitiva?
I negoziati della Corte Internazionale di Giustizia comportano richieste scritte lunghe e dettagliate, che di solito sono seguite da argomentazioni e controargomentazioni da parte dei rappresentanti legali di ciascun paese. I giudici decideranno quindi un verdetto finale. Si stima che il caso della Corte Internazionale di Giustizia tra Sudafrica e Israele potrebbe durare fino a quattro anni.
Nel 2019 continua un precedente caso della Corte Internazionale di Giustizia intentato dal Gambia, con il sostegno dell’Organizzazione per la cooperazione islamica, contro il Myanmar, accusato di aver commesso attività genocide contro la popolazione di etnia Rohingya nello stato settentrionale di Rakhine, in Myanmar. Nel 2022, i giudici hanno decretato, con 15 voti a favore e 1 contrario, che il Gambia aveva il diritto di portare il caso ai sensi della Convenzione sul genocidio del 1948.
Un anno prima, la Corte Internazionale di Giustizia aveva escluso misure provvisorie contro il Myanmar chiedendo alla sua giunta militare di smettere di commettere genocidio contro i Rohingya. Non è stato emesso alcun verdetto definitivo.
Molti esperti ritengono che questo caso precedente abbia spianato la strada al Sudafrica per portare Israele in tribunale.