Di Andrew Korybko per Andrew Korybko’s Newsletter – traduzione a cura di Old Hunter
Dopo aver considerato ufficialmente l’ultima incursione oltre frontiera come un atto di terrorismo e non come un’invasione militare, Putin ha chiarito che non distoglierà forze dal fronte del Donbass, impedendo così a Kiev di raggiungere il suo “obiettivo militare primario”.
L’improvviso attacco dell’Ucraina contro la regione russa di Kursk è stato l’argomento dell’incontro di lunedì di Putin con i principali dirigenti e i governatori di tre regioni di confine occidentali. Le sue osservazioni sono state concise ma hanno comunque trasmesso molte informazioni importanti. Ha esordito ricordando che “l’obiettivo principale del Ministero della Difesa è quello di costringere l’avversario a ritirarsi dal nostro territorio e proteggere in modo affidabile i nostri confini di stato collaborando con i Servizi di Frontiera”. A tal fine, “il Servizio di Sicurezza Federale deve collaborare con la Guardia Nazionale come parte del regime antiterroristico e contrastare efficacemente i gruppi di sabotaggio e di ricognizione del nemico. Anche la Guardia Nazionale ha i suoi obiettivi di combattimento”. Ciò si allinea con l’annuncio della scorsa settimana da parte del Comitato nazionale antiterrorismo di una nuova operazione nelle regioni di Bryansk, Kursk e Belgorod. Putin considera quindi questo attacco solo un atto di terrorismo e non una vera e propria invasione, per ora. Riconoscerla ufficialmente come un’invasione porterebbe a chiedersi perché non sia stato dichiarato lo stato di guerra, il che a sua volta potrebbe mettere sotto pressione le autorità per mobilitare la popolazione con la coscrizione obbligatoria, almeno nelle regioni colpite. Putin è riluttante a creare ulteriori disagi alla popolazione e presumibilmente è anche stato avvisato che questo non è indispensabile, da qui la decisione di descrivere tutto nel modo in cui lo ha fatto. Ha poi proseguito condividendo la sua nota opinione secondo cui l’Occidente sta usando l’Ucraina come proxy per condurre una guerra contro la Russia, aggiungendo che in questo particolare contesto l’obiettivo è “rafforzare la loro posizione negoziale per il futuro”. A ciò ha fatto seguito l’esclusione di qualsiasi trattativa finché l’Ucraina continuerà a colpire i civili e a minacciare le centrali nucleari. L’insinuazione è che l’Ucraina debba accettare la sua proposta di cessate il fuoco dell’inizio dell’estate, o essere costretta a farlo dai suoi protettori, come base per la ripresa dei negoziati. Putin ha poi richiamato l’attenzione sull'”obiettivo militare primario” di Kiev a Kursk, che secondo Putin è quello di “fermare l’avanzata delle nostre forze” nel Donbass, dove hanno aumentato il ritmo dei loro guadagni di terreno del cinquanta per cento lungo l’intero fronte. Ciò è conforme alla valutazione della maggior parte degli analisti. In seguito, ha condiviso la sua opinione secondo cui l’obiettivo finale dietro l’attacco improvviso era “creare discordia e divisione nella nostra società”, anche se ciò è fallito e in realtà ha avuto l’effetto opposto di rafforzare la determinazione. Il resto della trascrizione dell’incontro riguarda i resoconti che Putin ha ricevuto dai partecipanti di alto livello, tra cui l’evacuazione in corso di quasi 200.000 persone; l’unico spunto importante che ha aggiunto è stato quello di avvertire il governatore della regione di Bryansk di non dare per scontata la calma della sua regione. Questo lascia intendere che non si escludono altre incursioni oltre frontiera, o piuttosto atti di terrorismo, come vengono ufficialmente definiti dal Cremlino, e che quindi la Russia non dovrebbe a breve abbassare la guardia. Nel corso dell’incontro non è stato specificato cosa si intende fare una volta raggiunto “l’obiettivo principale” di “costringere l’avversario a ritirarsi”, il che può essere interpretato come un segno che non si è ancora pronti a prendere in considerazione questa eventualità, poiché si prevede che ci vorrà ancora del tempo prima che questo possa accadere. Ciò contrasta con l’avvertimento di Putin all’inizio di questa primavera di una zona cuscinetto per proteggere la regione di Belgorod, che ha portato alla spinta della Russia nella regione ucraina di Kharkov, quindi lo stesso potrebbe non essere tentato nella regione ucraina di Sumy.
Da ciò si può intuire che la suddetta spinta non ha raggiunto adeguatamente l’obiettivo previsto dalla Russia, il che non significa che sia fallita, ma solo che le mutate circostanze ne hanno impedito il successo. Di conseguenza, potrebbe essere stata presa la decisione di sospendere temporaneamente la replica di questo modello fino al raggiungimento dell'”obiettivo principale” o di abbandonarlo completamente a favore di qualcos’altro, qualunque esso possa essere. In ogni caso, vale la pena chiedersi cosa seguirà l’espulsione dell’Ucraina dalla regione di Kursk. Gli scenari meno probabili sono il raggiungimento di un altro possibile “accordo tra gentiluomini” con gli Stati Uniti sulla sicurezza delle regioni occidentali russe o il lancio da parte della Russia di una vera e propria offensiva nelle vicine regioni ucraine di Chernigov, Sumy e/o Kharkov. Di questi due aspetti si è parlato in un’interessante analisi di Sergey Poletaev per RT, dal titolo “L’attacco a Kursk: ecco perché Zelensky si è sentito incoraggiato “.
Ecco gli estratti rilevanti del suo articolo:
“La relativa calma per due anni e mezzo lungo i 1.000 chilometri di confine probabilmente non è stata una coincidenza. Possiamo pensare che ci siano stati accordi tra Mosca e Washington, in particolare con l’amministrazione del presidente americano Joe Biden. […]
Secondo la strategia del Cremlino, non c’è una risposta chiara a un’incursione così audace – la risposta dal febbraio 2022 prevede l’utilizzo di tutte le risorse disponibili evitando la mobilitazione generale o l’auto-impiego. Mosca non ha un altro esercito pronto a occupare le nuove aree vulnerabili di confine”.
Il primo suggerimento è sorprendente, dal momento che Putin ha ammesso candidamente lo scorso dicembre quanto fosse stato ingenuo nei confronti dell’Occidente negli anni precedenti fino a quando fu costretto a ordinare l’operazione speciale. La possibilità che sia stato “preso per il naso” ancora una volta è difficile da comprendere, ma forse ha finalmente imparato la lezione, se è vero. Per quanto riguarda il secondo suggerimento, la spinta limitata della Russia nella regione di Kharkov dà credito all’affermazione che in effetti “non ha un altro esercito pronto” per creare altre zone cuscinetto. Ciò potrebbe cambiare se le dinamiche strategico-militari di questo conflitto, che finora sono state a favore della Russia per tutto l’anno, le si rivoltassero improvvisamente contro. Tuttavia, non è prevedibile che questo possa accadere, tranne che nel caso di un evento inaspettato, quindi non è prevista alcuna mobilitazione del tipo necessario per creare altre zone cuscinetto. A meno che l’Ucraina non si trinceri saldamente nella regione di Kursk e/o non riesca ad effettuare altri attacchi improvvisi contro altre regioni russe e/o la Bielorussia, la Russia dovrebbe continuare a guadagnare terreno nel Donbass. In questo scenario, o il ritmo di questo fronte rimarrà invariato almeno fino all’inverno, oppure la Russia potrebbe finalmente ottenere una svolta militare che le consenta di costringere l’Ucraina ad accettare la maggior parte (se non tutte) le sue condizioni di pace. Considerando ufficialmente l’ultima incursione oltre frontiera come un atto di terrorismo invece che come un’invasione militare, Putin ha segnalato che si sta trattenendo dal distogliere le forze da quel fronte, impedendo così a Kiev di raggiungere il suo “obiettivo militare primario”. Per questo motivo, si può concludere che è intenzionato a mantenere la rotta e non lascerà che gli eventi di Kursk lo distraggano da questo. Egli percepisce correttamente che il conflitto potrebbe presto avvicinarsi a un punto di svolta, dopo il quale tutto potrebbe accelerare se le linee del fronte ucraino nel Donbass crolleranno come spera. Tranne che per un evento inaspettato, la Russia continuerà quindi a perseguire i suoi obiettivi massimi nel conflitto, che consistono nel costringere l’Ucraina ad accettare tutte le sue richieste militari, politiche e strategiche.