Questo fronte emergente della Nuova Guerra Fredda vedrà probabilmente l’Intesa sino-russa coordinarsi più strettamente contro l’Occidente guidato dagli Stati Uniti.

Andrew Korybko sul suo sito substack.com del 24.10.2024 – Traduzione a cura di Old Hunter

L’Africa è sempre più presente nei dibattiti dei principali Paesi e organizzazioni a causa della sua crescente importanza negli affari globali. Le Nazioni Unite prevedono che più della metà della crescita demografica mondiale entro il 2050 si verificherà in questo continente, con il raddoppio del numero di persone nell’Africa subsahariana. Questo aprirà nuove opportunità di mercato e di lavoro, oltre a quelle già esistenti in termini di risorse che hanno già attirato l’interesse internazionale, ma porterà anche a sfide di sviluppo e umanitarie.

La Dichiarazione di Kazan, appena approvata durante l’ultimo vertice dei BRICS, parla di aiutare e potenziare l’Africa in questo periodo di trasformazione, ma questi Paesi – sia nel loro insieme, sia attraverso i mini-laterali, sia a livello bilaterale – dovranno inevitabilmente competere con gli Stati Uniti. La grande strategia di questi ultimi assume diverse forme che verranno brevemente descritte in questa analisi, ma nel complesso mira a ostacolare gli sforzi degli altri per trarre reciproco vantaggio da questi processi, sfruttando al contempo il più possibile l’Africa.

La manifestazione più visibile di questa strategia è la continua fornitura di aiuti umanitari, che a prima vista sembra nobile ma in realtà è guidata da secondi fini. Questa forma di sostegno è stata utilizzata nel corso dei decenni per coltivare e cooptare le élite corrotte, al fine di istituzionalizzare relazioni di dipendenza da cui i Paesi beneficiari difficilmente riescono a liberarsi. Lo scopo è quello di creare leve di influenza che possano essere utilizzate per legittimare accordi sbilanciati con l’Occidente.

I BRICS – che d’ora in poi si riferiscono al gruppo nel suo complesso, ai mini-laterali o ai singoli membri – possono contrastare questo fenomeno assistendo i loro partner africani nello sviluppo agricolo, in modo che alla fine diventino meno dipendenti dagli aiuti americani. I grandi produttori di cereali come la Russia nel frattempo possono anche fornire più aiuti senza vincoli. È necessario trovare un equilibrio tra il soddisfacimento dei bisogni immediati e l’avvicinamento dei Paesi all’autosufficienza nel lungo periodo.

L’altro modo in cui si manifesta la strategia statunitense nei confronti dell’l’Africa è tramite l’“Africa Growth and Opportunity Act” (AGOA) che consente scambi commerciali esenti da dazi tra i paesi africani e l’America. L’aspetto negativo di questo accordo è che gli Stati Uniti hanno eliminato paesi come l’Etiopia e il Mali come punizione per il loro rifiuto di conformarsi alle richieste politiche americane. In altre parole, se da un lato questo accordo offre sicuramente dei vantaggi economici, dall’altro questi possono essere interrotti se i Paesi non fanno ciò che vogliono gli Stati Uniti.

La risposta dei BRICS è stata quella di liberalizzare il commercio e gli investimenti con l’Africa nel suo complesso, il che è più facile che mai grazie alla creazione dell'”Africa Continental Free Trade Area” (AfCFTA). La Cina è all’avanguardia in questo senso grazie alla sua economia molto più grande e sviluppata rispetto agli altri membri dei BRICS, ma anche Russia, India ed Emirati Arabi Uniti stanno facendo passi da gigante in questa direzione. L’obiettivo è diversificare le partnership commerciali di questi paesi in modo che non vengano destabilizzate se gli Stati Uniti li cacciassero dall’AGOA.

Alla dimensione commerciale di questa strategia si aggiunge quella finanziaria, in cui gli Stati Uniti sfruttano il ruolo di guida dell’Occidente nelle istituzioni finanziarie globali come il FMI e la Banca Mondiale per offrire prestiti vincolati a Paesi disperati. Questi vengono poi usati come arma per rafforzare ulteriormente i loro sbilanciati legami commerciali e di investimento e per costringere i loro leader a fare determinate concessioni politiche. Il risultato finale è che i Paesi beneficiari perdono ulteriore sovranità e rischiano disordini socio-politici.

La Cina ha assunto un ruolo guida tra i Paesi BRICS nel fornire prestiti senza vincoli attraverso la sua Belt & Road Initiative (BRI) per finanziare megaprogetti reciprocamente vantaggiosi e aiutare i Paesi in difficoltà a evitare le trappole del debito occidentale del tipo descritto sopra. Il ruolo crescente del BRICS come attore finanziario a sé stante, in particolare per quanto riguarda la Nuova Banca di Sviluppo che ha creato, potrebbe integrare questi sforzi per contrastare le affermazioni secondo cui gli Stati africani stanno solo scambiando la dipendenza occidentale con quella cinese.

Gli Stati Uniti vorrebbero guidare il viaggio dell’Africa attraverso la “Quarta Rivoluzione Industriale”/”Grande Reset” (4IR/GR) portando online l’intero continente attraverso l’iniziativa “Digital Transformation with Africa” (DTA) di dicembre 2022. Il rapporto del Carnegie Endowment di marzo 2024 ha osservato che fino a quella data non era stato fatto molto con i suoi 800 milioni di dollari promessi, ma se si facesse qualche progresso e non si trattasse solo di fondi neri o di una trovata pubblicitaria, allora è probabile che si arrivi a una sorveglianza digitale a livello continentale.

I Paesi africani potrebbero prendere spunto dalla Russia e da altri membri dei BRICS approvando leggi sulla localizzazione dei dati, che vietano di inviare i dati degli utenti all’estero. Non si tratta di una soluzione d’argento alla sorveglianza digitale, ma offre il miglior equilibrio possibile tra i tanto necessari investimenti digitali esteri nelle economie (in questo caso in via di sviluppo) e la sicurezza nazionale. Parallelamente, i Paesi dell’Africa dovrebbero chiedere investimenti di questo tipo agli Stati BRICS, di cui la Cina è già un partner privilegiato.

L’estrazione delle risorse è un altro elemento della grande strategia degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa, cui viene data priorità attraverso il Corridoio di Lobito, presentato dagli Stati Uniti e dall’UE nel settembre 2023 per facilitare l’esportazione dei minerali dell’Africa meridionale verso il mercato occidentale. Questa regione è ricca di rame, litio e altre risorse indispensabili per la 4IR/GR, in cui Stati Uniti e Cina sono in feroce competizione per delineare i contorni della futura economia globale.

Il modo più sicuro per garantire che i paesi africani ricchi di minerali non vengano sfruttati è emulare il “National Wealth And Resources (Permanent Sovereignty) Act” [Legge sulla ricchezza e le risorse nazionali (sovranità permanente)] della Tanzania del 2017, che proibiva l’esportazione di materie prime per la lavorazione. L’obiettivo è quello di incoraggiare la costruzione di un’industria di trasformazione nazionale per aggiungere valore a queste esportazioni e fornire posti di lavoro alla popolazione in crescita. I costi globali aumenteranno se un numero sufficiente di Paesi copierà questa politica, ma ciò avverrà per il bene della popolazione.

Passando alle forme più nefaste della grande strategia statunitense nei confronti dell’Africa, gli osservatori non possono dimenticare le numerose campagne di guerra dell’informazione che stanno conducendo nel continente. Queste mirano a screditare i suoi rivali, come la Russia, a fomentare la discordia tra gli Stati, come ad esempio tra i membri dei BRICS, l’Etiopia e l’Egitto, e a esacerbare le differenze interne preesistenti (di solito incentrate sull’identità) al fine di destabilizzare gli Stati fragili attraverso la guerra ibrida, come punizione per la mancata capitolazione alle richieste degli Stati Uniti.

Migliori politiche di “Pre-Bunking,  Media Literacy [alfabetizzazione mediatica] e Sicurezza Democratica “sono l’unico modo per migliorare le difese degli Stati e delle società che ne sono bersaglio, ma ci vorrà tempo per applicarle, anche nel migliore dei casi, e quindi qualche problema è destinato a seguire queste campagne. I danni alla reputazione dei Paesi BRICS possono essere mitigati attraverso le contro-operazioni, le discordie tra Stati possono essere gestite con la mediazione dei BRICS, mentre i conflitti interni potrebbero richiedere l’assistenza alla sicurezza da parte di alcuni Stati BRICS.

L’ultimo punto conduce direttamente alla prossima forma in cui si manifesta la grande strategia degli Stati Uniti nei confronti dell’Africa, ossia attraverso la conduzione di guerre per procura come quella che sta avvenendo nel Sahel. Il Mali, il Burkina Faso e il Niger hanno espulso le forze francesi e statunitensi negli ultimi anni, hanno formato un’alleanza prima di esplorare una confederazione e sono stati poi bersagliati da altri attacchi terroristici e separatisti sostenuti dall’estero. Francia e Stati Uniti stanno lavorando insieme all‘Ucraina per punire questi tre Paesi.

La Russia ha assunto un ruolo guida nell’aiutare i suoi nuovi partner regionali attraverso il dispiegamento di consiglieri militari e PMC, attraverso una strategia che è stata descritta qui per coloro che desiderano conoscerla. Gli altri Paesi BRICS possono contribuire con l’esportazione di armi e il supporto dell’intelligence se hanno le capacità e la volontà di farlo, anche se la maggior parte di essi non lo fa e si aspettano invece di rimanere ai margini di queste guerre per procura. Se si intensificano, non si può escludere un intervento militare formale dell’Occidente.

In ciò consiste la forma finale della grande strategia statunitense, l’azione militare diretta contro i Paesi africani, che viene impiegata caso per caso con motivazioni molto diverse, dalla Somalia alla Libia. Il famigerato AFRICOM organizza tali attività, notevolmente agevolate dall’arcipelago di basi americane, anche non ufficiali, che dal 2001 si sono diffuse nel continente. L’attuale attenzione al Sahel potrebbe portare a  nuove basi per droni in Costa d’Avorio da cui “colpire chirurgicamente” obiettivi nel nord del Paese. 

Ancora una volta, la Russia è l’unico Stato dei BRICS che ha le capacità e la volontà di contrastare queste minacce, cosa che potrebbe fare autorizzando i suoi partner (compresi quelli non statali) a compiere ritorsioni contro gli Stati che ospitano basi statunitensi e/o a colpire direttamente tali strutture. Anche la guerra per procura tra NATO e Russia in Ucraina potrebbe essere intensificata come risposta asimmetrica per sbilanciare l’Occidente, ma quest’ultimo potrebbe fare lo stesso con la Russia come vendetta per aver sventato i suoi piani in Africa, collegando così questi due fronti della Nuova Guerra Fredda.

La conclusione di questa analisi è che i BRICS hanno un ruolo chiave nell’aiutare l’Africa a difendersi dalle trame egemoniche degli Stati Uniti, ma solo la Russia lo potrà fare in termini di sicurezza, mentre il sostegno economico della Cina rimarrà ineguagliato. Di conseguenza, questo fronte emergente della Nuova Guerra Fredda vedrà probabilmente l’Intesa sinorussa coordinarsi più strettamente contro l’Occidente guidato dagli Stati Uniti, il che offrirà l’opportunità ad altri Stati BRICS come l’India di presentarsi ai Paesi africani come affidabili equilibratori.

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