Più che una pericolosa provocazione rivolta contro la Russia, gli attacchi ATACM e Storm Shadow rappresentano un tentativo di ribaltare la politica estera
di Alastair Crooke per Strategic Culture Foundation – Traduzione a cura di Old Hunter
“Lo Stato Profondo ha sussurrato a Trump: ‘Non puoi resistere alla tempesta’. Trump ha risposto sottovoce: ‘Io sono la tempesta’. La guerra è iniziata. Lo Stato profondo ha lanciato una guerra di disturbo per disattivare la “tempesta” di Trump. L’attacco ATACM di questa settimana è stato solo una parte di una contro-insurrezione inter-agenzie – un attacco politico diretto a Trump; così come tutte le false narrazioni inter-agenzie attribuite al campo di Trump; e così anche l’escalation di provocazioni dirette all’Iran.
Siate certi che i Cinque Occhi partecipano a pieno titolo alla contro-insurrezione. Macron e Starmer hanno apertamente cospirato insieme a Parigi prima dell’annuncio statunitense di consentire l’attacco ATACMS. I grandi dell’inter-agenzia sono chiaramente molto timorosi. Devono temere che Trump possa svelare la “bufala del Russiagate” (che Trump nel 2016 fosse una “risorsa” russa) e metterli in pericolo.
Ma Trump ha capito cosa sta accadendo:
“Abbiamo bisogno di pace senza indugi… L’establishment della politica estera continua a cercare di trascinare il mondo in un conflitto. La più grande minaccia alla civiltà occidentale oggi non è la Russia. Ci deve essere un impegno totale a smantellare l’intero establishment globalista neocon che ci trascina continuamente in guerre senza fine, fingendo di combattere per la libertà e la democrazia all’estero mentre ci trasformano in un Paese del Terzo Mondo e in una dittatura del Terzo Mondo proprio qui a casa nostra. Il Dipartimento di Stato, la burocrazia della Difesa, i servizi di intelligence e tutto il resto devono essere completamente revisionati e ricostituiti. Per licenziare i Deep Staters [i sostenitori dello Stato Profondo] e far tornare l’America al primo posto – dobbiamo per prima cosa mettere l’America al primo posto”.
Sebbene il lancio di ATACM a lungo raggio sul “profondo territorio russo prima del 2014” non cambi le carte in tavola e non cambierà il corso della guerra (gli ATACMS vengono regolarmente abbattuti – al 90% – dalle difese aeree russe); l’importanza di questo atto, tuttavia, non è strategica, piuttosto, sta nel passaggio al sistema degli attacchi diretti della NATO contro la Russia.
Il colonnello Doug MacGregor riferisce che due fonti gli stanno dicendo che ” le forze missilistiche nucleari russe sono in stato di massima allerta. Sono al più alto livello di prontezza mai raggiunto. Ciò suggerisce che la Russia ha preso molto seriamente questo superamento dei limiti“.
Sì, è stata una provocazione e il Presidente Putin risponderà in modo appropriato. Deve farlo, ma non necessariamente con una escalation nucleare. Perché? Perché la guerra in Ucraina si sta muovendo rapidamente nella sua direzione, con le forze russe che si stanno avvicinando alla riva orientale del Dnieper. In effetti, saranno i fatti sul campo a determinare il suo esito, lasciando poco spazio alla mediazione politica.
Ma ancor più che una pericolosa provocazione rivolta alla Russia, gli attacchi ATACM e Storm Shadow rappresentano un tentativo di capovolgere – letteralmente – la politica estera. Invece di puntare direttamente su un avversario straniero in ascesa che minaccia l’egemonia degli Stati Uniti, la politica estera viene trasformata in un’arma carica puntata sulla guerra interna dell’America. È rivolta specificamente a Trump – per “obbligarlo” e per distogliere la sua attenzione su guerre che non vuole.
La logica suggerisce che Trump vorrebbe tenersi alla larga dai piani di Netanyahu per una guerra contro l’Iran.
Ma i “paladini di Israele” e la Lobby (come sostiene il professor Jeffrey Sachs) hanno da tempo un controllo effettivo sul Congresso e sulle forze armate statunitensi, più di quanto non faccia il Presidente. Spiega Sachs:
“La lobby sionista è talmente potente che Netanyahu ha sostanzialmente avuto il controllo sul Pentagono per combattere guerre per conto dell’estremismo israeliano. La guerra in Iraq del 2003 è stata una guerra di Netanyahu. Il tentativo di rovesciare Bashar al-Assad in Siria, il rovesciamento di Muammar Gheddafi – sono state tutte ‘guerre di Netanyahu'”.
Il punto importante è che Netanyahu può “fare quel che fa” perché è sempre stato pianificato in questo modo – un piano che è stato eseguito per 50 anni. La strategia “Israele prima di tutto” è stata pienamente abbracciata da Scoop Jackson (due volte candidato alla presidenza). E proprio per evitare che questa politica potesse essere annullata, Scoop ha insistito affinché i sionisti occupassero il Dipartimento di Stato e che i neoconservatori e i sionisti tenessero le redini dell’NSC. Lo stesso schema è continuato fino ad oggi.
Alla base c’è l’ultima fesseria con cui la classe politica di entrambi i partiti statunitensi si arricchisce e si permette di sostenere i costi della campagna elettorale dei deputati rimasti: “È un affare molto interessante che la Lobby israeliana o la Lobby sionista investa, ad esempio, cento milioni di dollari nelle campagne elettorali e ne ricavi trilioni – trilioni, non miliardi, trilioni in spese (governative). E così, quando Netanyahu parla, sembra bizzarro, ma non è veramente Trump a scegliere o nominare (quei ‘paladini di Israele’ che fanno parte del suo Team, ma Netanyahu)“, dice Sachs.
Quando Netanyahu descrive le nomine ” Israele prima di tutto” di Trump come il suo “team U.S. da sogno”, la spiegazione non è difficile da capire. Da un lato, Trump ha una “rivoluzione” da fare in America e vuole che le sue nomine siano approvate. Dall’altro, Netanyahu ha un’altra guerra che vuole che gli Stati Uniti combattano per lui.
“Il ‘Grande Cattivo‘ è sempre stata una descrizione della battaglia che pochi hanno capito”, nota un altro commentatore:
” Il Senato è di fatto il fulcro dell’opposizione repubblicana al MAGA e al Presidente Trump. La battaglia visibile … si prende la maggior parte dell’attenzione. Tuttavia, è la battaglia meno visibile contro i repubblicani ideologici radicati che si rivela la più difficile“.
“I repubblicani nella camera alta non cederanno facilmente il potere. Hanno una moltitudine di armi da usare contro l’insurrezione (di Trump)… Lo stiamo vedendo ora nell’allineamento dei senatori repubblicani che si oppongono alla nomina di Matt Gaetz come procuratore generale da parte di Trump, [come] spiega questo recente rapporto“.
“Lo schema di base è che la leadership del Senato sosterrà con riluttanza Matt Gaetz per la carica di giudice principale, dove ‘sostegno’ significa che non si opporranno direttamente; in cambio della nomina del direttore dell’FBI Mike Rogers (co-fondatore del gruppo ‘Mai Trump’) per difendere gli interessi inter-agenzie all’FBI”.
Il potenziale leader repubblicano del Senato, John Thune, giocherà le sue carte attentamente per ottenere il massimo danno. Ha un vantaggio nel cercare di collegare Trump alla carneficina di Netanyahu nella regione.
Thune, mentre annunciava enormi quantità di armi a Israele, ha dichiarato:
“Ai nostri alleati in Israele e al popolo ebraico nel mondo, il mio messaggio è questo: I rinforzi stanno arrivando. Tra sei settimane, i Repubblicani reclameranno la maggioranza del Senato e noi chiariremo che il Congresso degli Stati Uniti si trova perfettamente dalla parte di Israele”.
Anche Trump dovrà giocare con attenzione le sue carte. Dal momento che, per i suoi scopi, la priorità assoluta sono le sue due guerre interne: In primo luogo, “smantellare l’intero establishment neocon globalista” e, in secondo luogo, porre fine alla spesa governativa fuori controllo che ha gonfiato il carrozzone dello Stato profondo e trasformato l’economia reale degli Stati Uniti in un’ombra di sé stessa.
Trump ha bisogno che queste riforme radicali passino, anche se deve sacrificarne una o due per garantirsi l’approvazione del Senato per le altre. Le candidature dei sostenitori di Israele, inutile dirlo, saranno approvate senza problemi.
Tra le due minacce all’agenda di riforme di Trump, l’escalation russa è la minore. La guerra in Ucraina si sta dirigendo a passo spedito verso una qualche forma di epilogo. Uno che vada bene alla Russia. Putin è al posto di comando e non ha bisogno di una grande guerra con la NATO. E Putin non ha neppure bisogno dell'”arte dell’accordo” di Trump. Una risoluzione di qualche tipo avverrà anche senza di lui.
Tuttavia, il ruolo di Trump sarà importante in seguito per definire un nuovo confine tra gli interessi di sicurezza degli atlantisti e quelli del cuore asiatico (compresi smantellare l’intero establishment neocon ).
L’altra guerra potenziale – quella con l’Iran – è la più pericolosa per Trump. L’influenza politica ebraica e la Lobby hanno già portato in passato gli Stati Uniti a molteplici guerre disastrose. Ma ora, Netanyahu ha disperatamente bisogno di una guerra e non è il solo. Gran parte di Israele chiede a gran voce una guerra che ponga fine a “tutti i fronti” che ha davanti a sé. C’è una profonda convinzione che questa prospettiva sia la soluzione e la “Grande Vittoria” di cui Netanyahu e Israele hanno disperatamente bisogno.
Il terreno è stato scavato, sia dalla propaganda secondo cui il programma nucleare iraniano è “incredibilmente vulnerabile” (e non lo è), sia dall’assalto dei media che ripropongono il meme secondo cui attaccare l’Iran ora rappresenta un’opportunità unica nella vita, con Hezbollah e Hamas già resi più deboli. La guerra con l’Iran – del tutto erroneamente – viene quindi venduta come una “guerra facile”.
C’è la certezza incrollabile che debba essere così. “Noi siamo forti, e l’Iran è debole”.
Chi farà retrocedere i sostenitori di Israele? Hanno lo slancio e il fervore. Una guerra contro l’Iran avrà effetti negativi sia per Israele che per gli Stati Uniti. Le ampie ramificazioni probabilmente faranno precipitare proprio la grave crisi finanziaria e di mercato che potrebbe far deragliare la “Tempesta” di Trump.
Alastair Crooke
Link alla fonte: https://strategic-culture.su/news/2024/11/22/the-counter-insurgency-is-on-against-trump-storm/