L’esplosione demografica è uno dei più longevi dogmi della narrazione globalista dagli anni ’70 a oggi. Ma, al pari di altre narrazioni pseudoscientifiche di questi ultimi anni, è falsa.

di Stefano Dumontet e Domenico Fiormonte
Nel 1963 la media mondiale della fertilità era di 5,3 figli per donna, oggi è di 2,3. Il tasso di sostituzione, cioè il tasso di fertilità che mantiene la popolazione stabile, è di 2,1 figli per donna nei paesi avanzati e di 2,3 in quelli invia di sviluppo. Dunque, in media, oggi la popolazione mondiale è stabile: non cresce né decresce. Tuttavia, come si può osservare nei dati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation o su quelli forniti dalle Nazioni Unite dal 1952 a oggi la fertilità umana a tutte le latitudini è crollata. Nel 2100 la popolazione europea sarà di circa 592.000.000 persone. Oggi è di 745.000.000. In Italia la fertilità attuale è di 1,2 figli per donna, insufficiente per assicurare il tasso di sostituzione. Entro il 2100 la popolazione italiana avrà circa 23.500.000 abitanti in meno del 2020. Entro il 2070 si prevede che la popolazione mondiale degli ultra sessantacinquenni raggiungerà i 2,2 miliardi, superando il numero dei soggetti di età inferiore ai 18 anni. Entro la metà del 2030, gli over 80 saranno più numerosi dei neonati.
Mezzo secolo fa c’erano solo 6 paesi al disotto del livello di sostituzione (che, ricordiamo, è di 2,2), oggi sono 83. Entro il 2050 si prevede che questo numero aumenterà fino a 130 paesi, ovvero i 2/3 della popolazione mondiale.
Questa tendenza non è facile da spiegare ed è sicuramente dovuta a molti fattori. Uno di questi, particolarmente inquietante, è il declino del numero degli spermatozoi nel liquido seminale. Uno studio del 2022 rileva che nel 1940 il numero di spermatozoi per millilitro di liquido seminale era di circa 113 milioni, nel 1980 era di circa 95 milioni per arrivare a circa 47 milioni nel 2015.
Oltre a riflettere su questi dati dal punto di vista socio-antropologico (qual è il futuro della specie umana?) viene da chiedersi perché la narrazione mainstream molto raramente affronti questo tema e quali siano gli interessi geopolitici in gioco. Rimandiamo la riflessione a un intervento più articolato, ma uno dei primi aspetti che viene in mente è che la presa d’atto di questa tendenza verso la “decrescita umana” metterebbe in crisi sia l’agenda transumanista sia quella sviluppista. Agende che hanno in comune un punto fondamentale: il controllo sulla popolazione in ogni suo ambito. È forse questa una delle chiavi per comprendere le logiche del tardo capitalismo contemporaneo, dove il dogma dell’esplosione demografica rimane un tassello chiave.