LA RISPOSTA DEI MEMBRI DELLA UE AL PRESIDENTE TRUMP

DiOld Hunter

11 Giugno 2025
Il vertice della Nato dell’Aia potrebbe segnare la fine dell’Unione europea. Il presidente degli Stati Uniti ha infatti annunciato che potrebbe non garantirne più la sicurezza. Se così fosse, sarebbe urgente riorganizzare la stabilità del continente europeo. Washington ha già una soluzione: sostituire all’attuale struttura imperniata sulla Germania una nuova struttura attorno alla Polonia.

di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 10 giugno 2025

Il 24 giugno i Paesi Bassi ospiteranno il vertice dei capi di Stato e di governo della Nato. Potrebbe essere un momento decisivo per l’Organizzazione: appena insediato alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva avvertito gli alleati che se ogni Stato membro non destinerà almeno il 5% del PIL annuale alla difesa, il Pentagono rinuncerà alla posizione di comandante supremo delle forze alleate in Europa (SACEUR). Ma solo cinque mesi fa la maggior parte degli Stati membri spendeva per la difesa meno del 2,5% del PIL.

È evidente che per gli Stati membri è impossibile aumentare di tanto il bilancio per la difesa. L’annuncio del presidente Trump sembrerebbe irrevocabile. Per cui il Pentagono contempla l’ipotesi di ritirarsi dall’Europa.

Visita a sorpresa del presidente polacco a Donald Trump

Il presidente polacco Andrzej Duda si è precipitato a Washington il 22 febbraio per incontrare, senza appuntamento, l’omologo statunitense. È riuscito a parlargli per pochi minuti, a margine della Conferenza di azione politica conservatrice (CPAC). Duda ha assicurato Trump che la Polonia sta ristrutturando le proprie forze armate già da diversi anni ma che, pur aspirando ad avere l’esercito con più effettivi dell’Europa occidentale e centrale, non può accelerare il ritmo. Mostrandosi accomodante, Trump gli ha concesso un po’ di respiro: la Polonia sarà l’ultimo Paese che le truppe statunitensi lasceranno.

A Parigi e a Londra si sono organizzate riunioni su riunioni dei ministri della Difesa e dei capi di stato-maggiore in cui si è parlato di sostituire l’ombrello nucleare statunitense con quello di Francia e Regno Unito. Il progetto si scontra tuttavia con una serie di ostacoli, primo tra tutti: il Regno Unito non possiede realmente la bomba atomica perché la sua gestione dipende dal grande fratello statunitense. Comunque la forza nucleare non può che obbedire a un unico potere politico; di conseguenza gli Stati che si pongono sotto la protezione di un altro Stato devono necessariamente aver fiducia in esso.

Tutta quest’effervescenza è scemata quando Washington ha sospeso per cinque giorni gli scambi delle informazioni d’intelligence. Tutti si sono immediatamente resi conto che senza la potenza degli Stati Uniti i loro eserciti valgono ben poco. Sul campo di battaglia ucraino le armi dell’Unione Europea non funzionavano più. La sconfitta si prospettava imminente. In pochi giorni il mito di una difesa indipendente dell’Unione europea era morto e sepolto. Così tutti, con discrezione, hanno fatto ammenda.

Questo dinamismo, questa concatenazione di vertici sono tipici dei negoziati manovrati da Trump. Il presidente statunitense scuote gli interlocutori, gli offre l’esca di studiare soluzioni, per poi mostrare brutalmente che esse non possono funzionare senza di lui; alla fine impone la propria soluzione.

A inizio giugno il Regno Unito ha pubblicato la Strategic Defense Review 2025 (Revisione della difesa strategica 2025): un’ode adulatoria alla protezione degli Stati Uniti. In stile tipicamente britannico, il ministro della Difesa ha aggiunto al documento l’annuncio dell’acquisto di bombardieri Lockheed Marin F-35 Lightning II, in grado di trasportare e lanciare bombe atomiche. Il 5% del PIL in spese militari è ancora certamente fuori portata, ma questi acquisti rappresentano contratti succulenti che Londra potrebbe firmare in cambio del persistere della protezione degli Stati Uniti.

Vertice a Vilnius dei Nove di Bucarest, dei Paesi scandinavi, della Nato e dell’Ucraina

Più in linea con le richieste di Trump si sono mostrati i Nove di Bucarest (Paesi Baltici, Cechia, Slovacchia, Ungheria e Bulgaria) e i Paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia), che si sono incontrati la scorsa settimana a Vilnius. Tutti i 14 Stati si sono impegnati a spendere nel 2025 il 5% del PIL per la difesa. Hanno quindi accettato la sfida di Trump, anche facendo talvolta ricorso all’astuzia di far passare per spese militari spese di polizia.

Restano quindi 17 Stati membri (esclusi gli Usa) che non soddisferanno le pretese espresse da Trump al vertice dell’Aia. Come reagiranno gli Stati Uniti? Il presidente Trump potrebbe ritenere di non dover più adempiere alle proprie funzioni di protezione di questi 17 Stati, tra cui i tre più importanti: Germania, Francia e Regno Unito. Oppure, dal momento che una minoranza di membri della Nato ha adempiuto ai propri impegni, potrebbe valutare la possibilità di concedere una dilazione agli altri Paesi.

È questo il senso della proposta di Mark Rutte, segretario generale dell’Organizzazione. In occasione della riunione dei ministri della Difesa del 5 giugno, Rutte ha dichiarato che un piano di investimenti complessivo del 5% potrebbe essere suddiviso in una componente del 3,5% per gli obiettivi di capacità e in una seconda componente dell’1,5% per gli investimenti, a condizione che gli Stati membri s’impegnino a rispettare piani annuali che consentano di verificare il rispetto degli impegni assunti.

Questa soluzione è sembrata gradita a Pete Hegseth, segretario alla Difesa degli Stati Uniti, che ha commentato: «Crediamo che un consenso su un impegno del 5% per la Nato sia vicino, se non addirittura a portata di mano, per il vertice Nato all’Aia di fine mese». Ha inoltre annunciato che il prossimo comandante in capo del SACEUR sarà il generale di origine bielorussa Alexus Grynkewich.

Tuttavia la Spagna insiste a rifiutarsi di rispettare l’obiettivo del 5%. La sua ministra della Difesa, Margarita Robles, lo ha dichiarato pubblicamente il 20 maggio.

Ursula von der Leyen si sogna imperatrice d’Europa

Consideriamo la prima risposta possibile, quella che cambierebbe le carte in tavola. Il Trattato di Lisbona stabilisce che la sicurezza dell’Ue non è garantita dai suoi membri ma dalla Nato. Senza la Nato l’Unione europea resterebbe sempre un gigante economico, ma nudo come un verme.

Gli esperti della Ue non credono che Trump compirà questo passo. Sostengono che gli altri membri della Nato potranno sempre accampare che il requisito del 5% non è mai stato adottato in un vertice (quello del 2014 non prevedeva il 5%, bensì il 3%). Inoltre Trump non oserebbe imporre una regola che ha espresso solo verbalmente, non perché la Nato rispetti il diritto internazionale, ma perché gli Stati Uniti sarebbero più credibili se si schierassero in Estremo Oriente lasciando una situazione stabile in Europa.

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato la propria visione del futuro della Ue alla cerimonia di consegna del Premio Carlo Magno, il 29 maggio, ad Aquisgrana. A suo parere, l’Unione europea deve completare l’integrazione di tutti i Paesi dei Balcani e dell’Europa orientale (a eccezione della Russia e della Bielorussia), diventare una più grande potenza economica e garantire la propria sicurezza. Problema: perché gli Stati membri dovrebbero restare nell’Unione se non ci sono gli Stati Uniti a proteggerli? L’imperatrice Von der Leyen non ha risposto a questa spinosa domanda.

Torniamo all’ipotesi del ritiro della protezione statunitense per i 17 Stati che non rispetteranno il requisito del 5%. Trump non fa mistero di ritenere che la Ue, seppure costituita in base a una clausola segreta del Piano Marshall, oggi sia parte dell’“Impero americano”, che egli rifiuta. In pratica sostiene che l’Unione europea non fa che danneggiare gli Stati Uniti (che Trump considera indipendenti dall’“Impero americano”). Inoltre Trump non dissimula il suo sostegno all’Iniziativa dei Tre Mari, ovvero alla riorganizzazione del continente europeo attorno a Polonia e Lituania invece che attorno alla Germania riunificata (quindi alla Ue).

È una visione coerente con la storia. Dal XVI al XVIII secolo, il Granducato di Lituania e il Regno di Polonia formarono la Repubblica delle Due Nazioni. Questo Stato binazionale riuscì a proteggere i propri sudditi dagli attacchi dell’Ordine Teutonico, dell’Impero Russo, dell’Impero Ottomano e dell’Impero Svedese. Tuttavia, a causa dell’opposizione di parte della nobiltà polacca alleata dell’Impero zarista, il Regno delle Due Nazioni fu smantellato. Cionondimeno nel periodo tra le due guerre, il generale Jozef Pilsudski (presidente della Repubblica di Polonia e poi presidente del Consiglio dei ministri) coltivò il sogno di far rinascere la Repubblica delle Due Nazioni. Da qui nacque il concetto di Intermarium, ora denominato Iniziativa dei Tre Mari. Questo organismo intergovernativo comprende 13 Stati: Austria, Bulgaria, Croazia, Cechia, Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia [situati lungo l’asse nord-sud tra i mari Baltico, Adriatico e Nero]. La Moldavia e l’Ucraina sono membri associati, ma è chiaro che la Polonia vorrebbe includervi solo l’Ucraina nord-orientale, cioè la Galizia orientale.

Nel 2017 Trump onorò della propria presenza il vertice dell’Iniziativa dei Tre Mari

Anche Trump, che nel 2017 partecipò al vertice dell’Iniziativa dei Tre Mari, non nasconde di auspicare che questa organizzazione subentri all’Ue.

Firma del Trattato di Nancy

Non volendo essere lasciata in disparte, la Francia ha riattivato il Triangolo di Weimar, ovvero il vertice Germania/Francia/Polonia. Inoltre il 9 maggio il presidente francese, Emmanuel Macron, ha firmato con il primo ministro polacco, Donald Tusk, il Trattato di Nancy. L’obiettivo è il rafforzamento della cooperazione militare tra i due Paesi, ma sempre in ambito Nato.

Resta il fatto che, se l’Ue dovesse scomparire, alla sua morte molti vecchi conflitti territoriali riemergerebbero. La storia insegna che, da Carlo Magno a Adolf Hitler, passando per Carlo V e Napoleone, mai gli europei sono riusciti a far pace tra loro. Solo l’Impero romano e l’“Impero americano” li hanno protetti dalle loro baruffe.

Thierry Meyssan

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *