La deriva di Benjamin Netanyahu da un conservatorismo convinto verso il nazismo è sempre più evidente. Dopo aver rivendicato la missione «storica e spirituale» di realizzare il Grande Israele, cioè di conquistare i territori dei suoi sette vicini, ora esorta a trasformare Israele in Super-Sparta, cioè a militarizzare lo Stato e a interrompere ogni scambio commerciale con gli alleati. Se le parole hanno un significato, Netanyahu ci sta ripetutamente dicendo che i suoi referenti sono i fascisti Vladimir Jabotinsky e Leo Strauss. Una deriva via l’altra è arrivato a esibirsi in un esercizio spudoratamente menzognero davanti all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, attribuendo oscure intenzioni agli avversari e rivendicando il diritto di continuare a massacrare.

storica e spirituale»: realizzare il Grande Israele, dal Nilo all’Eufrate.
di Thierry Meyssan, voltairenet.org, 30 settembre 2025
La settimana scorsa ho messo in guardia i lettori, in particolare israeliani, sulla rapida deriva fascista – forse nazista, stando a quanto disse Ben Gurion di Vladimir Jabotinsky – di Netanyahu [1]. Mi aveva infatti colpito la pubblica conversione del primo ministro alla dottrina del Grande Israele. Con questa espressione si vuole giustificare non solo l’annessione degli interi territori palestinesi allo Stato di Israele, ma anche dell’Egitto orientale, di parte della Giordania e dell’Arabia Saudita, di tutto il Libano, di gran parte della Siria e di parte dell’Iraq, fino a ricostituire l’antico impero assiro «dal Nilo all’Eufrate».
L’annuncio, fatto esclusivamente in ebraico, quindi a esclusivo uso dei connazionali israeliani, ha suscitato aspre critiche da parte di tutti i leader arabi, che si sono ripercosse il 23 settembre al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove il ministro degli Esteri algerino, Ahmed Attaf, ha dichiarato che «l’occupazione israeliana compromette ogni prospettiva di creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano, non solo territorialmente ma anche nello spirito. Alimentandosi del mito del Grande Israele, il governo israeliano sta cercando di ridefinire i confini della regione e di estendere la propria egemonia, a dispetto del diritto internazionale e delle norme che reggono la coesistenza pacifica tra Stati». Questa dichiarazione è stata ripresa dal rappresentante della Russia, membro permanente del Consiglio.
Infatti, come non interrogarsi su questo riferimento, che sinora il primo ministro israeliano aveva sempre evitato di citare nel corso della sua carriera politica, e che oggi, in pieno genocidio a Gaza, invece esplicita? Il termine genocidio non è bizzarria di un giurista, ma il termine ponderatamente usato dal “Comitato speciale per indagare sulle pratiche israeliane che riguardano i diritti umani del popolo palestinese e degli altri arabi dei territori occupati”, che ha presentato il proprio rapporto (riferimento A/79/363) il 20 settembre scorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite [2].
Opinione condivisa anche da Yifat Tomer-Yerushalmi, avvocatessa generale delle Forze di Difesa Israeliane, che ha messo in guardia lo stato-maggiore delle FDI sul fatto che non si possono spostare 1,2 milioni di abitanti della Striscia di Gaza senza preoccuparsi di cosa ne sarà. Ma l’8 settembre il generale Eyal ‘Amir, capo di stato-maggiore, ha ignorato le sue obiezioni. È la prima volta dalla creazione dello Stato di Israele che un capo di stato-maggiore ignora gli avvertimenti di un avvocato generale.

la democrazia israeliana in una Super-Sparta.
Poco importa. Netanyahu ora rivendica la propria complessa eredità dal fascismo e nazismo: il 15 settembre, durante una conferenza organizzata dal ragioniere generale di Israele, il primo ministro ha dichiarato che il mondo intero è contro lo Stato di Israele (il che non è vero: è contro la politica del suo governo). Lo sono in particolare gli europei, che cedono alle pressioni degli immigrati arabi e mussulmani. Il nemico non sono più Hamas e Iran, ma Belgio e Spagna. Sicché, ha proseguito Netanyahu, Israele deve trasformarsi in un Paese autarchico… in una Super-Sparta. Deve abbandonare le attività economiche convenzionali e concentrarsi sull’industria della difesa [3].
Netanyahu ha evocato questo mito con cautela: «Noi siamo Atene e Sparta. Ma diventeremo Atene e Super-Sparta». Va ricordato che nessun politico ha più fatto riferimento a Sparta dalla caduta del III Reich. Fu un leitmotiv dei nazisti e dei loro alleati, compresi gli imperialisti giapponesi. Tutti sostenevano di essere spartani contro ateniesi, proprio come oggi tutti si proclamano ateniesi contro spartani… tutti tranne Netanyahu e gli straussiani. Ecco perché vi rinvio a quanto scrissi due anni fa [4]: l’uomo dietro il colpo di Stato legale di Netanyahu, l’israelo-americano Elliott Abrams, non ha come referente solo Jabotinsky, fondatore del sionismo revisionista, ma anche Leo Strauss.
Ebbene, Leo Strauss non fu soltanto il discepolo di Jabotinsky, che accolse a New York con Benzion Netanyahu (padre di Benjamin), fu anche professore di filosofia all’università di Chicago. Formava in segreto un gruppo di studenti selezionati. Li chiamava i suoi Opliti, cioè i suoi soldati, in riferimento all’antica Grecia. Li metteva alla prova mandandoli a disturbare le lezioni dei propri rivali. Insegnò loro che per proteggersi da un eventuale olocausto non dovevano affidarsi alle democrazie, regimi deboli, ma costruire le proprie dittature. Furono suoi allievi come Richard Perle e Paul Wolfowitz che ingannarono i servizi segreti statunitensi e organizzarono sia gli attentati dell’11 Settembre sia la distruzione dell’Afghanistan e dell’Iraq.
Sparta è un simbolo che tutti i fascisti comprendono. Il giorno successivo alla dichiarazione del primo ministro, il leader dell’opposizione Yair Lapid ha commentato su Radio 103FM: «Sparta è stata distrutta. È figlio di uno storico. Mi ha sorpreso. Sparta è una spada, perché l’ha citata? Perché ci ha trasformati in un Paese in guerra. Non vogliamo essere un Paese in guerra, vogliamo essere un Paese prospero, prospero e ben accetto nel mondo». Lapid avrebbe invece dovuto dire e ribadire che Benzion Netanyahu era un fascista e che Sparta è un riferimento indegno per una democrazia, che i sopravvissuti dell’Olocausto, fuggiti a bordo dell’Exodus e contributori della creazione dello Stato di Israele, si rivolterebbero nella tomba a sentire il primo ministro evocare un mito nazista e a vederlo perpetrare un genocidio.

Come non bastasse, Netanyahu ha pronunciato una serie di menzogne davanti all’80^ sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite [5]. In un’aula disertata per tre quarti, ha affermato che il 7 Ottobre Hamas ha massacrato «1.200 innocenti»; secondo la stampa israeliana in realtà lui vi ha contribuito parecchio ordinando alle FDI di uccidere propri militari e civili per evitare fossero «fatti prigionieri dal nemico» [6]. Netanyahu è quindi responsabile della metà delle morti che denuncia. Netanyahu ha anche affermato che nel suo statuto Hamas esorta ad «assassinare tutti gli ebrei del pianeta»: ma questa dichiarazione non vi è mai figurata. Netanyahu si è anche vantato di adottare ogni misura necessaria per proteggere i civili di Gaza; tutti gli esperti non-israeliani, e spesso israeliani, affermano il contrario. Ha accusato tutti coloro che cercano di proteggere i civili gazawi di essere antisemiti e di diffondere l’antisemitismo; è invece la sua politica, realizzata in nome di uno Stato autoproclamatosi ebraico, ad alimentare l’antisemitismo. Ha accusato il 90% del popolo palestinese di aver sostenuto gli orrori del 7 Ottobre; in realtà i palestinesi hanno appoggiato un’operazione militare di tutta la Resistenza (a eccezione di Fatah) e si sono in larga parte dissociati dai crimini di quel giorno. Ha accusato i palestinesi di non volere uno Stato indipendente accanto a Israele, ma al posto di Israele, anche se Yasser Arafat firmò gli Accordi di Oslo insieme a Yitzhak Rabin, accettando la soluzione a due Stati. E così via.
Quando ammetteremo che Netanyahu non è più un democratico e che è nostro dovere combatterlo prima che uccida tutti i gazawi e cominci a epurare gli israeliani? Più di chiunque altro gli israeliani, i cui genitori furono traditi dalle rispettive patrie e consegnati alla barbarie nazista, dovrebbero insorgere contro ciò che lo Stato di Israele sta diventando, un nemico non solo per gli arabi, ma anche per loro stessi.
Traduzione di Rachele Marmetti
[1] “Netanyahu e il nazismo”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 23 settembre 2025.
[2] « Pratiques et activités d’implantation israéliennes affectant les droits du peuple palestinien et des autres Arabes des territoires occupés » (référence A/79/363), Comité spécial chargé d’enquêter sur les pratiques israéliennes affectant les droits de l’homme du peuple palestinien et des autres Arabes des territoires occupés, Nations unies, 20 septembre 2025.
[3] Le passage a été coupé dans le texte diffusé sur le site internet du Premier ministre, mais il est visible sur le vidéo de l’évènement. Son intervention commence à 4h27’’. «PM Netanyahu’s remarks at the “Fifty States – One Israel” Event at the Ministry of Foreign Affairs, with the largest delegation of American legislators to ever visit Israel», Prime Minister’s Office, September 15, 2025. «כנס אגף החשב הכללי לדורותיו», YouTube.
[4] “Il colpo di Stato degli straussiani in Israele”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 7 marzo 2023.
[5] « Discours de Benyamin Netanyahou devant la 80° session de l’Assemblée générale des Nations unies », par Benyamin Netanyahou, Réseau Voltaire, 26 septembre 2025.
[6] “Il 7 Ottobre le FDI hanno ucciso più israeliani della Resistenza palestinese?”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 14 febbraio 2025.
