COSA SI NASCONDE DIETRO I NEGOZIATI DI PACE PER L’UCRAINA

DiOld Hunter

2 Dicembre 2025
Non sappiamo cosa sia stato detto a Washington, ma possiamo supporre che gli Stati Uniti abbiano assunto una posizione ferma nei confronti dell’Ucraina, senza però correre il rischio di distruggere la solidarietà atlantica. Thierry Meyssan ricapitola quanto accaduto in questa settimana folle.
Per soddisfare il suo movimento MAGA, il presidente Donald Trump deve ripristinare la
potenza economica del suo paese profondamente indebitato, accontentando al contempo
l’ala atlantista dei suoi donatori. Steve Witkoff e Jared Kushner hanno già raggiunto accordi
con il presidente Vladimir Putin. I negoziati presieduti da Mark Rubio sono solo un diversivo.
 

di Thierry Meyssan, voltairenet.org, 2 dicembre 2925

Per comprendere la settimana di negoziati sulla pace in Ucraina è importante innanzitutto sfatare le false informazioni diffuse dalla stampa mainstream: contrariamente a quanto hanno dato da intendere, gli europei non sono mai stati autorizzati a partecipare ai colloqui di Ginevra.

È inoltre opportuno ricordare quanto ho spiegato la scorsa settimana [1]: i governi europei non hanno alcun interesse alla pace. Al contrario, la temono perché essa provocherebbe senza dubbio la loro caduta.

Non è quindi casuale che la stampa tedesca, britannica e francese abbiano affermato che il piano di pace di Ginevra era un documento europeo. Lo hanno affermato con tale pervicacia che noi stessi abbiamo ripreso questa menzogna per poi rettificarla.

Fatta questa premessa, ripercorriamo il susseguirsi degli eventi.

Quando il piano di pace, redatto dagli Stati Uniti e dalla Russia in Florida, è stato reso noto [2], i commentatori ligi agli ordini l’hanno presentato come «scandalosamente filo-russo».

I NEGOZIATI DI GINEVRA

Gli ucraini hanno chiesto di redigere con gli Stati Uniti una controproposta. I colloqui si sono tenuti a Ginevra il 23 e 24 novembre. Ma il 22 novembre alcuni Paesi europei della Ue, insieme a Regno Unito, Norvegia e Giappone, tutti presenti al vertice dei capi di Stato e di governo del G20 a Johannesburg, hanno pubblicato una dichiarazione comune, in cui si legge:
«Siamo pronti a impegnarci affinché la pace futura sia duratura. Affermiamo chiaramente il principio che i confini non devono essere modificati con la forza. Siamo inoltre preoccupati per le restrizioni proposte per le forze armate ucraine, che renderebbero l’Ucraina vulnerabile di fronte a un futuro attacco.
Ribadiamo che l’attuazione di elementi relativi all’Unione Europea e alla Nato richiede il consenso rispettivamente dei membri della Ue e della Nato.»

Germania, Francia e Regno Unito hanno inviato, pur senza invito, diplomatici all’Hotel Intercontinental di Ginevra, dove alloggiavano le delegazioni statunitense e ucraina: hanno potuto discutere con entrambe ma non sono stati ammessi ai negoziati.

Il documento diffuso al termine dei colloqui riporta solo le argomentazioni degli ucraini [3].

Non vi si parla più di denazificazione dell’Ucraina, né della sua neutralità, né di partecipazione della Ue alla sua ricostruzione. Dal punto di vista russo la proposta è quindi inaccettabile.

Riferendo alla stampa del proprio operato, il segretario di Stato Mark Rubio si è limitato a dichiarare che le cose stavano procedendo per il meglio. Probabilmente perché l’Ucraina aveva rinunciato a riconquistare i territori occupati/liberati dalla Russia e accettato che siano riconosciuti internazionalmente come russi.

LA COALIZIONE DEI VOLONTARI

Il 25 novembre la Coalizione dei Volontari – voluta il 1° marzo 2025 dal generale Petr Pavel, presidente ceco nonché ex presidente del comitato militare della Nato, e da Keir Starmer, primo ministro britannico – si è riunita in videoconferenza.

L’espressione «coalizione dei volontari» rimanda al presidente George Bush e alla sua Strategia della sicurezza nazionale del 2002. All’epoca si trattava di aggregare gli alleati (ad eccezione della Francia di Jacques Chirac e della Germania di Gerhard Schröder) per invadere l’Iraq. Questa coalizione pretendeva rappresentare il diritto internazionale. Per raggiungere lo scopo, il Regno Unito aveva ufficialmente pubblicato molte fake news, che in seguito furono oggetto di indagine da parte della Commissione di sir John Chilcot.

Anche ora il Regno Unito ha pubblicato numerose fake news, ha organizzato segretamente voli di droni sugli aeroporti belgi, danesi, estoni, norvegesi, polacchi e rumeni. Ha messo la competenza dei propri esperti a disposizione delle piccole nazioni disorientate e fornito loro risposte [4] atte a convincerle che la Russia si appresta ad attaccare l’Unione Europea.

Rammentiamoci che, durante il vertice della Nato in Galles del 2014, il Regno Unito creò una piccola Nato all’interno della Nato: la Forza di Spedizione Congiunta (JEF), composta da Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia, Paesi Bassi e Svezia, sotto il comando britannico.
Questa mini-Nato ha dispiegato l’operazione Nordic Warden (Guardiano del Nord) quando [a dicembre 2024] sono stati segnalati danni a un cavo sottomarino nel Mar Baltico, l’Estlink2.

Gli Stati membri, dimentichi che furono gli ucraini e/o gli statunitensi a sabotare i gasdotti Nord Stream, hanno creduto che i danni a questi cavi potessero essere stati causati dai russi.
Il 5 novembre 2025 il Regno Unito ha associato alla Forza di Spedizione Congiunta l’Ucraina, sebbene non sia membro della Nato.

La riunione del 25 novembre della Coalizione dei Volontari è stata co-presieduta dal presidente della Francia Emmanuel Macron, dal primo ministro del Regno Unito Keir Starmer e dal cancelliere federale della Germania Friedrich Merz. Si noti che, oltre a 38 Stati, alla Nato e alla Ue, alla riunione ha partecipato anche Georges Soros, rappresentato dall’intermediaria macedone Radmila Seberinska, vicesegretaria generale della Nato.

Il presidente francese Macron ha descritto la linea tenuta a Ginevra, affermando che tutti gli alleati devono restare «uniti per sostenere una pace giusta, dignitosa e duratura per l’Ucraina che preservi la sua sovranità e ne garantisca la sicurezza a lungo termine».
Il primo ministro britannico Starmer si è mostrato particolarmente attento alle garanzie di sicurezza affidabili e al rafforzamento della difesa aerea dell’Ucraina. Londra, che non vuole impegnarsi in uno scontro con la Russia, spera di riuscire a isolarla dietro una «cortina di ferro», come riuscì a fare Winston Churchill nel discorso di Fulton [1946].
Infine il cancelliere tedesco Merz si è rallegrato per la posizione comune di Stati Uniti, Ucraina e Unione Europea e ha sottolineato che ora è necessario negoziare con la Russia.

Il 25 novembre i Volontari sono stati edotti sui negoziati di Ginevra, ai quali però avevano partecipato solo gli Stati Uniti.

LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE

Il 25 novembre l’agenzia di stampa economica Bloomberg ha diffuso la trascrizione di una conversazione telefonica, registrata il 14 ottobre all’insaputa dei protagonisti, tra Steve Witkoff, inviato speciale di Donald Trump, e Yuri Ushakov, ex ambasciatore russo a Washington, ora consigliere diplomatico di Vladimir Putin. L’agenzia di stampa, di parte Democratica, ha pubblicato anche la trascrizione di un’altra conversazione telefonica, del 29 ottobre, questa volta tra Ushakov e Kirill Dmitriev, inviato speciale che ha rappresentato Putin nei negoziati in Florida [5]. Dmitriev ha immediatamente definito questa seconda intercettazione «falsa».

Nella prima telefonata Witkoff suggeriva che il presidente Putin proponesse un piano di una ventina di punti, sul modello di quello del presidente Trump per Gaza. La seconda telefonata sottintendeva che la Russia avesse svolto un ruolo decisivo nel piano di pace della Florida.

Queste due telefonate, intercettate da un servizio segreto non identificato, sono state utilizzate per far credere che il piano della Florida fosse stato redatto esclusivamente dalla Russia. Tuttavia, chiunque sappia come si svolgono questi negoziati, non può credervi: in nessun caso si può dedurne che Witkoff sia una spia russa, si può solo prendere atto che ha svolto il proprio lavoro.

Il piano infatti prevede che la Russia sborserà 100 miliardi di dollari per ricostruire l’Ucraina e non prevede il riconoscimento dell’oblast di Odessa come russo, sebbene questo avrebbe permesso di accettare la richiesta della Transnistria di lasciare la Moldavia per unirsi alla Federazione di Russia.

Secondo il Wall Street Journal, queste intercettazioni non solo forniscono una visione parziale dei negoziati, ma tralasciano l’essenziale. Il 7 agosto Witkoff avrebbe informato la Coalizione dei Volontari che il presidente Putin era disposto a rinunciare a Kherson e Zaporijia se l’Ucraina avesse riconosciuto l’annessione di tutto il Donbass, compresa la minuscola parte ancora ucraina. Scettici, gli europei avrebbero respinto la proposta, fermamente convinti che la Russia voglia conquistare l’intera Ucraina e poi attaccare l’Unione Europea [6].

Nessuno sa quale servizio segreto abbia effettuato queste intercettazioni, oltre un mese prima della loro pubblicazione, ma il nostro pensiero va spontaneamente alle rive del Tamigi. In visita in Kirghizistan, il presidente Putin ha ricordato che in Russia ascoltare conversazioni telefoniche è reato [7].

IL RIFIUTO BELGA DI RUBARE IL DENARO RUSSO CONGELATO

Il 27 novembre il primo ministro belga, Bart de Wever, e la camera di compensazione Clearstream hanno scritto entrambi alla Commissione europea per esprimere la loro ferma opposizione alla confisca dei 215 miliardi di dollari di depositi russi congelati [8].

La quasi totalità degli esperti ritengono che trasformare questi beni congelati in «prestiti di riparazione» equivarrebbe a un pignoramento. Solo gli esperti britannici affermano che equiparare questa confisca a un furto è «una scemenza».

Vero è che, secondo uno studio del Norwegian Institute of International Affairs (NUPI), una sconfitta dell’Ucraina, per l’ondata di rifugiati che ne conseguirebbe, sarebbe per l’Unione Europea due volte più costosa rispetto al prolungamento della situazione attuale [9].

Se non cambierà nulla, l’Ucraina sarà inadempiente nei pagamenti al più tardi a fine giugno.

LA CADUTA DELL’AMMINISTRAZIONE PRESIDENZIALE UCRAINA

28 novembre, mentre la Casa Bianca invitava il presidente non-eletto Zelensky a incontrare il presidente eletto Trump, l’ufficio nazionale anticorruzione dell’Ucraina (NABU) – assistito dagli 80 ispettori statunitensi messi a disposizione dal Dipartimento di Stato – perquisiva l’abitazione di Andriy Yermak, l’onnipotente capo dell’amministrazione presidenziale. Sebbene la stampa avesse annunciato una perquisizione degli uffici di Yermak, gli investigatori hanno messo a soqquadro la sua abitazione, dalle sei del mattino alle 13, e sequestrato molti telefoni cellulari.

L’accusato si è immediatamente dimesso, evitando così di essere censurato dalla Verkhovna Rada [il parlamento ucraino]. Ha annunciato la sua decisione in una lettera al New York Post [10] in cui scrive: «Sono stato oltraggiato e la mia dignità non è stata protetta, benché sia stato a Kiev sin dal 24 febbraio 2022. Di conseguenza, non voglio creare problemi a Zelensky; vado al fronte (…) Sono disgustato dalla spazzatura che è stata riversata su di me e sono ancor più disgustato dalla mancanza di sostegno da parte di coloro che conoscono la verità».

Quattro giorni prima, mentre Rubio discuteva con Yermak a Ginevra, gli investigatori della segreteria di Stato eliminavano Yermak dalla vita politica.

Grazie alla guerra e alla bipolarità di Zelensky, Yermak, che secondo il diritto costituzionale era il numero due del potere civile, di fatto è diventato l’uomo più potente del Paese. Secondo gli investigatori della NABU, era lui che i corrotti chiamavano Ali Baba, l’uomo che coordinava tutte le tangenti e le appropriazioni indebite. È accusato di aver rubato milioni di euro sui contratti energetici, ma avrebbe in realtà rubato miliardi di euro sugli armamenti.

Seguendo le orme di molti altri, anche il deputato del partito di Zelensky, Yuriy Kamelchuk, sarebbe in fuga.

Nel frattempo, il 28 novembre Viktor Orban, primo ministro ungherese nonché amico personale sia di Putin sia di Trump, si è recato al Cremlino, ufficialmente per discutere degli approvvigionamenti di idrocarburi russi, ufficiosamente per proseguire i contatti tra Washington e Mosca. Era accompagnato da Marcel Biro, suo consigliere per la sicurezza nazionale. Il presidente Putin era a sua volta accompagnato da Yuri Ushakov, suo consigliere diplomatico, l’interlocutore di Witkoff nell’intercettazione telefonica di cui si è detto [11]. Il viaggio a Mosca di Orban violava la «solidarietà dell’Unione Europea», ma era in linea con il permesso speciale concessogli dal presidente Trump per negoziare l’approvvigionamento di idrocarburi del suo Paese.

DI RITORNO IN FLORIDA

Secondo un decreto del presidente non-eletto Zelensky, la delegazione ucraina per i negoziati di pace in Florida è composta da nove persone, tra cui il segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa, Rumstem Umerov (in fuga), il capo dell’intelligence militare, generale Kirill Boudanov, il vicecapo dei servizi segreti (SBU), generale Oleksandr Poklad, e il capo di stato-maggiore delle forze armate ucraine, il generale nazionalista integralista Andriy Hnatov. Non è da escludere che Yermak, benché dimissionario, abbia partecipato alla missione.

Umerov, che è stato presidente dei Fondi sovrani ucraini, si era recato negli Stati Uniti poco prima dei negoziati in Florida. Vi aveva incontrato Kash Patel, direttore dell’FBI. Con ogni probabilità, Umerov è un agente della Cia, che ha servito lavorando accanto al deputato Mustafa Abdülcemil Cemiloglu (alias Mustafa Djemilev) [12]. È probabile che abbia concluso un accordo con la giustizia statunitense. È stato lui a garantire a Witkoff che Zelensky avrebbe accettato il piano della Florida. Il fatto che abbia guidato la delegazione ucraina questo fine settimana, nonostante sia in fuga, sembra indicare che Washington abbia tutte le carte in mano.

ULTIMO GIRO DI RISCALAMENTO

Nel momento in cui scriviamo nulla è trapelato dell’incontro di Washington. Tuttavia, il 30 novembre Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha telefonato a Zelensky. Gli ha assicurato che l’Ucraina deve tenere duro, nonostante i bombardamenti russi dei centri energetici.

Poi anche Mark Rutte, segretario generale della Nato, ha chiamato Zelensky. Sembra sia stato meno entusiasta e si sia mostrato cauto sul sostegno statunitense.

Infine il presidente francese Macron ha invitato l’omologo ucraino non-eletto ad andare a trovarlo a Parigi l’indomani, 1° dicembre. Non potrà che alimentare l’illusione. Il 17 novembre aveva infatti pomposamente firmato i documenti di vendita all’Ucraina di 100 aerei Rafale, di sistemi di difesa aerea SAMP/T, di moderni radar per la difesa aerea, di missili aria-aria e di bombe aeree teleguidate. In realtà non si è trattato di contratti ma di dichiarazioni d’intenti. Il finanziamento di queste mirifiche vendite non è assicurato e la loro produzione da parte della Dessault Aviation non potrebbe iniziare prima di cinque o dieci anni.

Nel frattempo, Witkoff e Jared Kushner andranno al Cremlino.

                                                                                                                                                            Thierry Meyssan

Traduzione
Rachele Marmetti

[1] “La caduta del regime di Zelensky e di quello dei suoi alleati”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 25 novembre 2025.

[2] “Il piano di Trump per la pace in Ucraina”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 20 novembre 2025.

[3] “Il piano di pace ucraino”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 novembre 2025.

[4] «“Het is gissen waarom we niet werden opgeroepen”: gespecialiseerd counter-droneteam werd niet ingezet bij drones boven Zaventem vorige week», Dirk Coosemans, Newsblad, 10 november 2025.

[5] «Putin advisers discuss plans for dealing with Trump:Transcript», Bloomberg, November 25, 2025. Version française de la première écoute : «L’intégralité de la conversation entre Steve Witkoff, envoyé spécial de Donald Trump, et Iouri Ouchakov, conseiller diplomatique de Vladimir Poutine, révélée par Bloomberg», Le Monde, 26 novembre 2025.

[6] «Make Money Not War: Trump’s Real Plan for Peace in Ukraine», Drew Hinshaw, Benoit Faucon, Rebecca Ballhaus, Thomas Grove and Joe Parkinson, The Wall Street Journal, December 1, 2025.

[7] «US peace plan, special military operation, contacts in UAE: what Putin said», Tass, November 27, 2025.

[8] «Belgian PM raises stakes on Kyiv lifeline, renewing opposition to Russian frozen-assets reparations loan», Luca Léry Moffat, Kiyv Independent, November 28, 2025.

[9To scenarier for krigen i Ukraina: Hva betyr de for Europa – og hva vil det koste? ou version anglaise : Europe’s choice: Military and economic scenarios for the War in Ukraine, Erlend Bjørtvedt, Karsten Friis, Trygve Johannes Smidt, John Karlsrud, Olav Slettebø, Ole Martin Stormoen and Casper Waagbø, Corisk & Norwegian Institute of International Affairs, November 28, 2025.

[10] «Former top Zelensky aide sends The Post ominous message hours after resignation: ‘I’m going to the front’», Caitlin Doornbos, New York Post, November 28, 2025.

[11] «Встреча с Премьер-министром Венгрии Виктором Орбаном», Кремль, 28 ноября 2025 года.

[12] « L’Ukraine et la Turquie créent une Brigade internationale islamique contre la Russie », par Thierry Meyssan, Télévision nationale syrienne, Réseau Voltaire, 12 août 2015.

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