Di Paul Craig Roberts per Global research – traduzione a cura di Old Hunter
Se la notizia di Sky News che mi è arrivata questa mattina presto non è una bufala, il governo degli Stati Uniti, sempre più considerato in tutto il mondo come un’organizzazione criminale, non è riuscito a convincere i tribunali britannici a estradare Julian Assange. Washington non è stata in grado o non ha voluto fornire agli inglesi garanzie che Assange non avrebbe subito abusi e che i suoi diritti non sarebbero stati negati. Molti di noi pensano che Assange sia stato sufficientemente abusato dal governo britannico, che lo ha tenuto in isolamento per 62 mesi, una grave violazione dell’habeas corpus, per fare un favore a Washington. Forse la “giustizia britannica” ne ha avuto abbastanza della vergogna di servire come carceriere per Washington tenendo in prigione un uomo che non è stato condannato per alcun reato. I punti di credito che i britannici stavano guadagnando con Washington erano compensati dall’evidente complicità nella vendetta di Washington contro un giornalista che aveva pubblicato le trapelate informazioni imbarazzanti del governo degli Stati Uniti.
Forse i giudici britannici hanno deciso che i 13 anni che Washington ha rubato alla vita di Assange, di sua moglie e dei suoi figli erano sufficienti.
Forse Washington ha deciso che 13 anni di segregazione di Assange, in una forma o nell’altra, erano sufficienti a servire da monito a tutti i giornalisti alla portata delle grinfie di Washington affinché non rendano pubblici i suoi crimini. Qualunque sia la ragione, Washington ha stilato un patteggiamento salva-faccia per porre fine alla persecuzione che ha distrutto il Primo Emendamento. In cambio della dichiarazione di colpevolezza di Assange per “aver cospirato per ottenere e divulgare informazioni sulla difesa nazionale”, la pena per Assange verrà considerata scontata nella prigione britannica. Si conclude così per Assange uno degli episodi più vergognosi della storia del governo americano. Gli americani non potranno mai superare questa vergogna riversata su di loro da Washington, perché il Dipartimento di Giustizia americano (sic) continua a praticarla sugli stessi suoi cittadini. Il corrotto regime di Biden, utilizzando condanne errate e dichiarazioni di colpevolezza forzate, ha condannato al carcere come “insurrezionisti” 1.000 americani che hanno esercitato il diritto di protestare, un diritto tutelato dalla Costituzione. Lo stesso regime corrotto sta perseguendo un ex, e molti credono attuale, presidente americano, compresi i suoi avvocati, con false accuse. Questo rivela al popolo americano che se si può abusare di un presidente in questo modo, esso non ha alcuna potere. La conseguenza è che la paura induce gli americani a rinunciare ai propri diritti e a sottomettersi alla crescente tirannia di Washington. Il mio Paese oggi è completamente diverso da quello che era quando vi sono nato. L’università e l’istruzione pubblica si concentrano sull’insegnare alle nuove generazioni che l’America è uno sfruttatore razzista bianco e che si può nascere nel corpo sbagliato, con il genere di una persona ora determinato da un’autodichiarazione. I Democratici negli Stati Uniti e i partiti al governo in Europa sono impegnati a sostituire le loro popolazioni etniche con immigrati-invasori. Questo, insieme a ciò che viene indottrinato nelle scuole, distrugge la civiltà occidentale. L’impegno politico e intellettuale è già molto scarso. Le università bianche sono diventate i più accaniti detrattori della civiltà occidentale. Entro novembre dovremmo sapere tre cose che, a seconda di come si concluderanno, accelereranno o rallenteranno la nostra fine. La prima è che sapremo cosa faranno i democratici a Trump e, se si tratterà di un oltraggio, se la gente lo accetterà per paura di essere trattata come sono stati trattati i manifestanti del 6 gennaio. Un’altra è che sapremo se il ripudio dei partiti europei al potere nelle recenti elezioni parlamentari europee si ripercuoterà sulle elezioni nazionali francesi. Se lo farà, segnerà il ritorno del nazionalismo europeo e l’inizio della disgregazione della NATO oltre che la fine del potere guerrafondaio statunitense. La terza è che sapremo se Washington e i suoi burattini europei sono sufficientemente pazzi da schierare soldati della NATO in Ucraina e continuare a puntare i missili sui civili russi come Israele fa [con le bombe] con i palestinesi. Se Putin accetterà queste provocazioni, come le precedenti, potremmo trovarci di fronte all’ascesa di un leader di guerra russo che porrà fine alla nostra esistenza e a quella dell’Europa. Il fatto che questi tre aspetti non siano al centro del dibattito occidentale implica una mancanza di consapevolezza e di preparazione nel caso in cui gli eventi dovessero evolversi negativamente. Nel frattempo i giovani americani affrontano l’arruolamento e la de-programmazione come cittadini della civiltà occidentale mentre scorrono i loro cellulari alla costante ricerca di intrattenimento.