Premetto che di Afghanistan ne so abbastanza e ne ho scritto molto tempo prima che il disgraziato Paese subisse la ventennale occupazione USA – NATO con relativa “esportazione” di democrazia occidentale fasulla ed ipocrita. Sono passati tre anni dalla disastrosa fuga americana e non voglio qui ritornare sulla tristissima eredità di vittime civili, di finta libertà, di corruzione e droga lasciata dai “liberatori” americani. Avendone già parlato nel mio libro e in vari articoli e dibattiti, non voglio neppure menzionare la nostra completa (e antica) ignoranza sulle tradizioni e il modo di vivere delle varie etnie che compongono il mosaico della società afghana, di cui i Talebani, piaccia o no, ora hanno la responsabilità e la guida, senza peraltro essere riconosciuti dalla comunità internazionale (con l’esclusione della Cina e segnali positivi da Iran e Stati confinanti). Rimango perciò sbigottita nel leggere: su AVVENIRE Fabio Carminati (24/8/2024) “Afghanistan. Vietato parlare e cantare: l’ultimo diktat dei taleban contro le donne” Nella nuova Legge per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio la cancellazione totale del genere femminile: non solo il velo integrale in pubblico, ma anche il silenzio”; su DOMANI Flavia Bevilacqua (23/8/2024) “Afghanistan, dal divieto della voce delle donne alla musica: la nuova legge approvata dai talebani” e altri numerosi esempi di denuncia per la rozzezza islamica talebana. Una nobile mobilitazione internazionale in favore delle donne schiave del velo che richiama le recenti proteste contro il “regime” dell’Iran e non si sogna neppure di comprendere una tradizione radicata e consolidata in qualsiasi “Stato islamico”. Tuttavia, nei confronti dell’Afghanistan dei Talebani, la coda di paglia occidentale raggiunge le sue maggiori performances di ipocrisia per accertate evidenze:

1- Lo Stato afghano non è ufficialmente riconosciuto dalla comunità internazionale, ma ci si permette ancora di fare i censori a casa sua e di impartire lezioni di vita, dopo aver tagliato la corda in modo vergognoso.

2- I 10 miliardi di dollari che Stati Uniti, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale avevano garantito quali riserve finanziarie all’Afghanistan, sono bloccati dalla caduta di Kabul. E magari gli afghani ne avrebbero bisogno per ricostruirsi, poiché tali fondi dovrebbero essere garantiti al popolo afghano anche senza riconoscimento.

3- Non è mai stata perseguita una soluzione della crisi afgana secondo la formula “Afghan-led, Afghan-owned” sostenuta da Pakistan, Iran e Cina. Semplicemente sembra che l’Afghanistan non ci interessi più… ma ci teniamo i suoi soldi.

4- La situazione di drammatica povertà in tutto il Paese ha cause ambientali come i periodi di siccità, il clima proibitivo dell’inverno afgano , i ripetuti terremoti (quello del 22 giugno 2022 ha fatto più di un migliaio di morti). Il World Food Program ha stimato già un anno fa che, su 39milioni di cittadini, 18,9 milioni di afghani vivono in una situazione di insicurezza alimentare acuta e quasi 6 milioni di afghani vivono in insicurezza alimentare di emergenza.

Quindi siamo di fronte ad un Afghanistan in una crisi umanitaria di incredibili proporzioni, perdita di posti di lavoro, mancanza di denaro contante, aumento dei prezzi, mancanza di liquidità nelle casse statali che impedisce interventi governativi di sollievo, un collasso economico per cui quasi la metà dei bambini al di sotto dei cinque anni e il 25% delle donne incinte o che allattano sono bisognosi di sostegno nutrizionale salvavita… Eppure il mondo occidentale dei Diritto-umanisti trova intrigante fare denunce contro l’oscurantismo islamico di burqa, divieti alle donne di cantare e divieti agli uomini di radersi la barba.

Ci sarebbe da ridere se non fosse da piangere!.

Maria Morigi è autrice del saggio “Afghanistan. Storia, Geopolitica, Patrimonio” con prefazione di Angelo Travaglini, Edizione aggiornata 2023 Anteo, Cavriago (Re).

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